Nuove rivelazioni

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Serena mi trascina di vagone in vagone senza mollare la presa sulla mia mano, quasi tema una mia fuga. Finalmente entriamo nel vagone con il resto della mia classe. Per fortuna le prof sono lontane da dove ci siamo sedute. Subito le streghe si avvicinano.

"Oh, buongiorno. Finalmente qualcuno ci degna della sua presenza."

"Che cosa vuoi?" ribatte aggressiva Serena aggrottando la fronte.

"Bon bon. Non serve scaldarsi tanto, piccolina."

"Ciao ragazze. Sì, ero di strada e ho fatto un salto qui per salutarvi di nuovo. Dunque? Che c'è?" intervengo io prima che Serena erutti insulti a destra e manca insieme a cenere e lapilli. Non è il caso di scatenare un putiferio nel vagone pieno di gente, in particolare di nostri compagni.

"Avanti, non fare l'ingenua. Sai cosa vogliamo chiederti: dov'è il tuo moroso?" Sofia sa essere molto infida nelle sue insinuazioni.

"Tanto per cominciare, non è il mio moroso."

"Scusami, intendevo il tuo limona-amico" si corregge interrompendomi.

Mi limito a fulminarla con lo sguardo senza sprecare fiato inutile.

"Dopodiché," continuo "non vedo per quale insulso motivo dovrei rendere conto a voi, sciame di putridi insetti stagnanti, di dove si trova lui adesso. La traduzione, per chi non avesse ancora sviluppato tutte le facoltà intellettive del cervello umano" semplifico fissandole negli occhi "è che non ve ne può fregare di meno."

La freccia ha fatto centro nel bersaglio. Non capita spesso che quelle quattro vengano insultate per bene. E io ho appena iniziato a divertirmi.

"Perché lo vogliamo sapere. Dobbiamo parlare con lui."

Certo, contaci, cocca: è come lasciare in una stanza un bambino con le caramelle e dirgli di non mangiarle.

"Dì la verità, non lo sai. È per questo che non ce lo dici." continua Barbara

"Ti ha lasciata da sola, eh? Ti ha abbandonata non appena ha capito che sei insignificante." risponde Jessica toccando un tasto dolente.

"Si chiama impegno professionale. Ma è ovvio, voi non frequentate nessuno così tanto intelligente. Scapperebbero solo a sentirvi parlare!" almeno lo spero per quei poveri ragazzi.

"Ha parlato quella che ha mezza scuola che le sbava dietro..." incalza Barbara ironica.

"Certo, non lo sai? I maschi che ci vedono passare in corridoio fischiano anche a lei." aggiunge Daniela sullo stesso tono.

Colgo la palla al balzo:

"Anch'io fischio al mio cagnolino quando voglio che mi riporti il legnetto."

Qualche mio compagno che ci sta ascoltando ridacchia alla mia battuta.

Le arpie accusano il colpo. "Ciò non toglie che nessuno ti considera, nemmeno il tuo Cristian. Se non fosse così non saresti qui a parlarne con noi!"

Già, su questo punto hanno ragione in pieno! Se non si fosse allontanato io sarei ancora a parlare con lui senza perdere il mio tempo con queste megere di prima categoria...

"Dite la verità," interviene Serena nel dibattito "siete solo invidiose, altrimenti non vi interesserebbe tanto."

Sbam! Immagino il rumore di un vaso di cristallo che va in mille pezzi sul pavimento. Questa è una provocazione da knock-out!

"No, non è vero. Come potrebbe farci invidia una cosa così banale?" cercano di spiegarsi.

"Sento le unghie sugli specchi..." noto i loro sguardi perdersi nel vuoto in cerca di un'ispirazione.

"La verità è che siete solo delle egoiste! Volete tutto per voi." Ormai sono partita alla carica, quattro anni di ingiustizie represse stanno riemergendo di colpo "Non riuscite a capacitarvi di come io o qualcun altro di noi sia al vostro stesso livello perché vi immaginate sopra di tutto e tutti e non vi rendete conto che esiste qualcuno anche qua fuori e non gira tutto attorno a voi!" Ecco, mi sono liberata.

Non mi piace quel lampo negli occhi di Barbara: non significa niente di buono.

È lei infatti la prima a riprendersi e a parlare: "Ah, è così? Adesso le egoiste saremmo noi? E non pensi a te che te la spassi con uno sconosciuto su e giù per i vagoni sul treno mentre Matteo è tutto l'anno che ti corre dietro e tu non ti sei accorta di niente?"

Sento una lama perforarmi da parte a parte. Cosa ha detto? Matteo? Lo guardo: ha sentito tutto, lo sguardo colpevole verso il basso di chi non vuole che una notizia del genere venga fuori in questo modo. Capisco che lei ha ragione. Abbattuta, corro fino in fondo al treno, con un nodo alla gola e i goccioloni agli occhi. Trovo un posto isolato e mi siedo a piangere.

Avevo una cotta per Matteo l'anno scorso. Poi lui ha cominciato a vedersi con una tipa. Si piacevano, glielo leggevo in faccia quando li osservavo, verde per l'invidia. Dopo tre mesi si erano lasciati, ma sapevo di non avere alcuna speranza. Non mi aveva mai lasciato intendere nulla di simile.

A quanto pare anche i ragazzi non sanno esprimere bene le loro emozioni. Uffa!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro