Capitolo 5 . Marzo 2016

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"Non fa ridere."

Greta invece rideva eccome. Si mise una mano sulla bocca, senza riuscire a controllarsi.

"Greta, ti ammazzo se continui."

"Davvero ti costa tanto chiedergli se è gay? Dai Lorenzo, se vuoi rimorchiare potresti andare in un gay bar e basta."

Lorenzo incrociò le braccia al petto e alzò il naso con l'aria altezzosa che allontanava la maggior parte delle persone sulla terra "Quei posti sono di una volgarità allucinante, lo sai vero? Sono discoteche, solo piene di omosessuali e bisessuali. E indovina?"

"Aspetta, questo discorso lo ho imparato a memoria! Tu odi le discoteche - disse Greta, beccandosi un'occhiataccia dal suo migliore amico - Perché la musica è orrenda e imballabile, tutti sono ubriachi, c'è rumore, non si capisce nulla, i superalcolici fanno schifo e... aspetta che ora me lo ricordo... è il tipo di ambiente che una persona come Iris frequenterebbe."

"Esattamente. Quindi niente gay bar. Non capisco perché per incontrare qualcuno io debba per forza andare in un posto come quello, davvero."

"Va bene, ma comunque potresti chiedere a questo Rufus se è gay, no?"

"Ha avuto delle fidanzate, ma ora è single. E, te lo dico io, è gay - disse lui, con una sicurezza che appartiene a chi sa di avere ragione al duecento percento - Non sono io che devo avere la conferma. È lui che se ne deve accorgere."

"Mi sa che ti stai contraddicendo un po', Lore. Comunque ripeti, quante volte avete avuto un appuntamento?"

"Cinque! Cinque appuntamenti la sera, più i nostri pranzi dopo il lavoro e altre uscite! E lui non si è accorto che sono appuntamenti! Lo sto odiando, davvero. Perché non mi dà dei segnali? Sono esplicito, ti giuro che sono terribilmente esplicito. Lo ammazzo, un giorno lo ammazzo."

Il finissimo ed elegantissimo Lorenzo bestemmiò sottovoce, per poi risistemarsi nervosamente la propria criniera di lunghi ricci.

"Certo che potresti trovarne uno normale di cui innamorarti..."

"Non sono innamorato. È che lui è un figo pazzesco. Non voglio una storia seria, ma se lui capitasse un paio di volte nel mio appartamento non mi dispiacerebbe, ecco."

Greta alzò gli occhi al cielo "Che galantuomo..."

"Lo porto sempre al ristorante, certo che sono un galantuomo!" Lorenzo passò dai capelli alla sciarpa, iniziando a sistemare ossessivamente anche questa.

Lorenzo era sempre stato un tipo con un certo caratterino, che sembrava andarsi accentuando con gli anni. Si poteva dire che lo aveva capito sin dalla prima volta in cui avevano avuto una conversazione che arrivasse oltre lo scambiarsi un saluto di circostanza.

°°°

Quel pomeriggio, Greta stava provando alcuni esercizi sulla pedana. Facendo finta di avere la spada in mano, manteneva la postura corretta e provava affondi, passi in avanti e all'indietro. Addosso non aveva la maschera, lasciando liberi i capelli azzurri, freschi di tinta. Si stava facendo tardi, e quella sera non c'era quasi nessuno nella palestra. Gli insegnanti erano tutti occupati con alcuni studenti più giovani, mentre i pochi altri duellavano tra di loro. Concentrata com'era, non si accorse di essere guardata finché non si sentì chiamare da una voce familiare, ma non abbastanza da essere totalmente riconosciuta.

"Greta?"

La ragazza si voltò, per incontrare gli occhi castani del fratello della sua amica Iris. Doveva averlo visto decine di volte, ma nonostante avesse frequentato la casa di Iris per più di due anni, ancora non ricordava come lui si chiamasse. A giustificarla c'era il fatto che quando stava a casa di Iris, la maggior parte delle volte, non era propriamente sana.

"Oh, ehm, ciao." gli disse lei, sorridendogli.

"Che ci fai nella mia palestra?" chiese il ragazzo, con in mano la spada e la maschera sottobraccio, il mento un po' inclinato verso l'alto con aria altezzosa.

"Non credevo fosse di tua proprietà, ehm..."

"Lorenzo."

Ma certo! Certo che si chiamava Lorenzo. Il ragazzino sempre occupato a suonare mentre lei e Iris stavano nella camera di quest'ultima, che indossava sempre camicie e golfetti e sembrava volersi comportarsi da signorotto non poteva che chiamarsi Lorenzo.

"Ma sì, lo so come ti chiami. Ti conosco da tre anni. Solo... non sapevo che tu facessi scherma."

"Neanche io sapevo che tu lo facessi. È la prima volta che ti vedo qui." Il ragazzo più piccolo alzò un sopracciglio.

"Beh, ho appena ricominciato, era da un po' che non lo facevo."

Lorenzo sogghignò, scostando dal viso magro una ciocca di ricci bruni, che gli arrivavano ormai quasi al mento "Certo, perché prima eri sempre occupata a farti le canne con Iris. So che credete che io non lo sappia, ma fidatevi che la puzza si sente."

Greta alzò gli occhi al cielo "Sto smettendo, comunque."

"Non come Iris." commentò amaramente lui, che in quell'istante parve dimostrare molto più dei suoi quindici anni.

"Allora... - Greta cercò di distoglierlo da quel pensiero - Che ne dici? Duelliamo? Sono abbastanza stufa di scaldarmi."

Lo sguardo di Lorenzo parve illuminarsi "Subito. Duelliamo."

Si sorrisero, mentre Greta andava a recuperare la spada.

°°°

"Parlando di relazioni - saltò su Greta, nel riconoscere la via in cui i due si erano appena inoltrati - Qui vive il ragazzo con cui mi sento in questi giorni. Che dici, andiamo a fargli un saluto?"

Lorenzo alzò entrambe le sopracciglia, con la bocca leggermente aperta "Aspetta, e queste cose non me le dici? Con chi è che ti senti?"

Greta, sorridendo maliziosamente, scosse la testa color pastello "Se mi segui te lo faccio conoscere."

La ragazza si incamminò con un passo più spedito del solito verso il bar dove lavorava Tommaso.

Era, senza dubbio, diverso dalla maggior parte dei ragazzi con cui fosse mai uscita. Estroverso, sempre sul punto di fare una battuta scomoda, con la fissa per la musica metal. Era un tipo a cui piaceva fare il simpaticone e il duro, ma Greta era piuttosto convinta che fosse tutta una facciata ben costruita. In ogni caso era presto per dirlo, erano usciti giusto un paio di volte, volte in cui lui aveva insistito per farle ascoltare un brano dei Dream Theater ed era quasi riuscito a tuffarsi in un canale con la scusa del "te lo giuro, io faccio qualsiasi cazzata mi venga in mente".

Greta aprì la porta del piccolo bar e vide Tommaso, occupato a pulire un tavolo e a parlare con un biondino.

"Ciao Tom! - disse, e il ragazzo si voltò con un sorriso - Ho portato un amico, disturbiamo?"

"Certo che no... ma ehi, quello è Lorenzo, lo conosco!"

Greta passò lo sguardo da Tommaso a Lorenzo, da Lorenzo a Tommaso.

Se Tommaso se ne stava sereno e tranquillo, Lorenzo lanciava saette dagli occhi.

"Esci davvero con quel cafone?" chiese il ragazzo, sbuffando.

"Lo conosci?"

"È un amico di Rufus. Ciao, tu."

Tommaso alzò un sopracciglio con aria abbastanza confusa, ma poi si rivolse ancora a Greta "Lui è Giulio, il mio coinquilino, migliore amico e scopamico!"

"Non siamo scopamici - specificò il biondo che evidentemente era Giulio - Gli piace solo dire cose a caso."

Greta e Giulio si strinsero brevemente la mano, rivolgendosi un sorriso. Tutto era tranquillo, tranne che per l'enorme ed estesa aura di tensione e nervosismo che pareva sprigionarsi dal corpo di Lorenzo.

Lorenzo, lo diceva sempre, era fatto così. Se vedeva qualcuno che a primo impatto gli stava sui coglioni, gli stava molto sui coglioni. E non era facile fargli cambiare idea riguardo le persone. E quello sembrava essere uno dei tanti casi di odio cronico del ragazzo.

"Su, non fare quella faccia incattivita." gli disse Greta, ricevendo in cambio solo un silenzio e un paio di sopracciglia dall'aria incazzata.

"Ehi, se il tuo amico qui ha dei problemi me li può anche dire in faccia." disse Tommaso, con l'aria di essere anche lui piuttosto irritato.

"Certo che ho problemi, ma ti sei visto?"

Greta alzò gli occhi al cielo, sbuffando "Lorenzo, cos'hai esattamente contro di lui?"

"Mi hai visto per letteralmente due minuti in tutta la tua vita." commentò Tommaso.

"Ah, lasciamo perdere. Ho già capito che tipo ho davanti, Greta. Scommettiamo che somiglia a Iris? Io non voglio averci nulla a che fare."

Lorenzo fece dietrofront e uscì dal locale, sotto tre paia di occhi piuttosto confusi.

"Simpatico, il tuo amico." disse Tommaso, seguito da un cenno affermativo di Giulio, che sembrava troppo preso dalle pagine del suo libro per prestare davvero attenzione alle faccende mortali.

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