Capitolo 8 . Fine aprile 2016

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Quando Tommaso aveva un'idea, tendeva a diventare come un cucciolo impazzito. Abbaiava e saltellava in giro finché le sue richieste non venivano esaudite, facendo rumore e senza conoscere altro modo di farsi ascoltare.

"Dai! Su, su! È da un sacco che non usciamo io e te! Coraggio, coraggio!"

Giulio, che, strano per lui, si stava immergendo nella lettura di La morte a Venezia, alzò lo sguardo dalle pagine appena in tempo per vedersi precipitare addosso Tommaso.

Spalancò gli occhi e lasciò che l'altro gli finisse rovinosamente addosso con la grazia di un elefante.

"Forse non dovresti rischiare di rompere anche il letto o finiremo entrambi a dormire sul pavimento."

"Ma andiamo fuori o no? Ho voglia di un bell'aperitivo con te. Eh?"

E come dirgli di no? Giulio sospirò, sorrise e i due infine uscirono.

In quei giorni Giulio si sentiva più sereno. Non solo era iniziata la primavera, la sua stagione preferita, ma non aveva lo stesso lieve disagio che a volte aveva provato per l'atteggiamento di Tommaso.

Tommaso era sempre stato e sempre sarebbe stato il tipo di persona che cerca di sembrare dura, folle e carismatica a prima vista, ma che rivela una grande e insospettabile gentilezza di fondo. Gentilezza con cui Giulio era sempre stato familiare. Era abituato all'idea che Tommaso sembrasse adorarlo, volendolo sempre proteggere e farlo stare bene. Era sempre stato così, lo aveva aiutato a sopravvivere.

Non era abituato, però, all'idea che Tommaso avesse una qualche infatuazione per lui. E la cosa lo aveva fatto sentire strano. Da qualche tempo, invece, le cose erano andate meglio. Tommaso aveva variato leggermente il modo che aveva di comportarsi con lui. Certo, aveva sempre la sua invadenza, ma aveva iniziato a voltare la testa, a guardare una persona che non fosse lui.

E la cosa lo aveva parecchio rassicurato. Aveva avuto paura che il proprio rapporto con Tom venisse rovinato perché lui non ricambiava il suo sentimento, invece il tutto si stava risolvendo. Perché così come era incapace di nascondere la sua cotta per Giulio, Tommaso non aveva fatto nulla per nascondere di essere molto interessato a Greta. Inizialmente la parola "interessato" prevedeva qualcosa di totalmente al di fuori del sentimentale, ma poi si era evoluto in qualcosa di diverso. E Tommaso aveva cambiato comportamento.

Giulio ringraziò mentalmente la ragazza dai capelli color pastello.

Arrivati al locale si sedettero entrambi sul primo tavolo non prenotato che riuscirono a trovare, in esterna. Iniziava a non fare più esageratamente freddo e per questo sia Giulio che Tommaso potevano sopravvivere standosene seduti fuori con addosso una giacca leggera.

"Dunque, letterato - chiese Tommaso, subito dopo aver chiesto alla cameriera di farsi portare un Caipirinha (Giulio aveva ordinato un analcolico alla frutta...) - Qual è la nostra prossima mossa?"

"In che senso?"

"Non lo so... è da un po' che siamo qui. Vogliamo restare?"

"Mi piace qui. C'è tanta gente, ma se trovi i posti giusti Venezia ha qualcosa di bellissimo. E le persone non sono male."

"Anche a me piace - confessò Tommaso - E poi, viaggiare era stato piuttosto stancante, no?"

"Resta solo da pensare a cosa faremo. Intendo, della nostra vita. Dovremo fare una scelta, prima o poi. Io potrei studiare, diventare un insegnante, ma dovrei fare l'università...."

"Siamo giovani e belli. Per adesso io... sai come si dice, no? Se la vita ti dà dei limoni tu aggiungi la tequila."

"Non credo che il detto..."

"Ssh, la mia versione è più bella."

Chissà come faceva a non preoccuparsi dell'avvenire, Tommaso. A non farsi venire l'ansia riguardo il proprio futuro. Forse perché, semplicemente, non gli importava molto del proprio destino, o di sé in generale.

"Ehi! - esclamò Tommaso - Laggiù c'è Rufus con una tizia!"

°°°

"Sì, adottarlo è stato un po' un problema - stava spiegando Rufus - Più che altro, non mi aspettavo di trovare un cane di razza al canile. Certo, non è puro al cento percento, ma lo adorerei anche se fosse un bastardino."

"E poi è un amore - commentò Iris - Ma guardalo!"

Quando Rufus aveva mandato a Lorenzo la foto del suo nuovo cane, la prima risposta era stata "troppi peli". La seconda, spedita dal cellulare di Lorenzo ma scritta dalle dita di Iris, recitava qualcosa che somigliava a "FAMMELO VEDERE SUBITO VOGLIO PORTARLO A FARE UNA PASSEGGIATA ADESSO."

E così, passeggiata. Lorenzo, l'ultimo fan degli animali sulla Terra, si era rifiutato e aveva detto che doveva occuparsi di ripassare il pezzo a cui stava lavorando (Schumann non si suona da solo! Parole sue).

"Probabilmente - aveva commentato Iris, dopo essere uscita di casa e averlo raggiunto - Adesso starà guardando RuPaul's drag race."

"Lorenzo? Non mi sembra proprio il tipo..."

"Oh tu non sai molte cose di mio fratello."

Così i due si erano ritrovati a camminare fianco a fianco, con un piccolo batuffolo bianco, un samoyed di non più di due mesi. Era magro, sotto tutto quel pelo, e ancora spaventato dal nuovo ambiente. Ma, tutto sommato, era tranquillo.

Iris, con le mani infilate nel parka, gli chiese "Come vuoi chiamarlo?"

"Non so... mi piacerebbe dargli il nome di un compositore..."

"Mozart? O... credo di conoscere solo Mozart. E l'altro del film... ehm..."

"Salieri? No, no... - Rufus pensò per un attimo - Che ne dici di Tchaikowsky?"

Iris rimase zitta per un attimo "Salute?"

"Non sai chi sia Tchaikowsky?"

"Ehi, mio fratello sarà anche mister opera e mister musica classica, ma io ascolto solo rap, non puoi aspettarti troppo."

"Ma... La pulzella d'Orleans? Il lago dei cigni? Dai, lo schiaccianoci, anche i bambini conoscono lo schiaccianoci!"

Lo sguardo di Iris rifletteva il vuoto mentale più totale.

Veniva quasi da chiedersi come potesse anche solo essere imparentata con Lorenzo, Rufus non aveva mai visto due persone così diverse che condividevano lo stesso sangue.

"Comunque. Davvero vuoi chiamare quel batuffolo di amore come un tedesco? Il tedesco suona così cattivo..."

"Russo. Tchaikowskij è russo."

"Anche i russi suonano malvagi, comunque."

Non che fosse male come persona. Era piuttosto divertente, irriverente, ma aveva delle lacune enormi riguardo cose a dir poco basilari.

Nel bel mezzo di quella riflessione, Rufus notò, poco lontani da loro due, seduti a un tavolo, Tommaso e Giulio.

Il primo si alzò in piedi, mettendosi le mani a coppa attorno alla bocca "Ehi troietta, vieni qui!"

Iris alzò un sopracciglio verso Rufus, che rispose con un "È un amico... andiamo?"

"Ma sì."

I due si diressero verso il tavolo, prendendo posto di fianco agli altri.

"Ma ehi - esclamò Giulio, sorridendo - Hai preso un cane? Ah, oh, piacere, io sono Giulio!"

"Iris."

I due si strinsero brevemente la mano.

"Tommaso. Hai una faccia familiare..."

"È sorella di Lorenzo." spiegò Rufus.

Giulio aggrottò le sopracciglia, Tommaso invece parve strozzarsi con la sua stessa saliva.

"Sì, non ci somigliamo per niente." commentò Iris sbuffando e incrociando le braccia al petto.

Giulio si era già abbassato a fare le coccole al neonominato Tchaikowskij, scomparendo quasi del tutto al di sotto del tavolo.

"Comunque - disse Rufus - Come va? Tutto bene?"

"Giulio sta per sostituire quel cane a me - commentò scherzosamente Tommaso - Oggi i vicini volevano uccidermi perché ho messo i Rammstein a volume un pochino troppo alto. A parte quello niente. Abbiamo una vita molto noiosa."

"I che?" chiese Iris.

"La sua roba metal." commentò Giulio da sotto il tavolo.

Il cameriere arrivò e portò a Giulio e Tommaso i loro drink.

"Cazzo, che voglia di ubriacarsi." commentò Tommaso.

"O di fumare." rispose Iris.

Sguardo d'intesa tra i due.

"È divertente però. Non sembri sorella di Lorenzo neanche per metà."

"È un rompicazzo." rispose Iris.

"È solo... un tizio a cui piace essere sempre retto. Alla fine non è così male." disse Rufus.

"Sì - disse Iris - Ma tu questo lo dici perché te lo scopi."

Tommaso si strozzò per la seconda volta dall'inzio della conversazione "Io lo dicevo che c'era tensione sessuale! Lo sapevo!"

Rufus sentì una vampata di calore sul viso. Non si aspettava affatto quel commento. E poi la sola idea che lui e Lorenzo... no, era assolutamente impensabile.

"Io- no aspetta. Io non... guarda che sono etero. Come... come ti è venuta in mente una cosa del genere?"

"Beh mi sembrava ovvio - rispose Iris - Mio fratello non ha esattamente molti amici, se frequenta qualcuno è perché se la fa con lui. Davvero non sei gay?"

"No, no, assolutamente no!" disse Rufus, quasi preso dal panico.

Nella testa passavano le immagini della sera di qualche giorno prima, quando Lorenzo lo aveva baciato e lui non aveva detto di no. Non voleva dire nulla, quello.

Non ne avevano più parlato ed era meglio così.

"Siamo solo amici."

"Scopamici?" suggerì Tommaso.

"Nulla del genere."

"Vorrà dire che mio fratello ha deciso di smettere di isolarsi come un cazzo di eremita - disse Iris - Buon per lui."

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