Prologo _ 01.09.2015

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L'acqua scorreva sotto Giulio, che dietro si lasciava solo le onde del mare limpido e chiaro. I gabbiani volavano di fianco a lui e lo accompagnavano. Se si guardava indietro vedeva ancora il porto da cui era partito e lo assaliva già la malinconia per la sua casa e la sua famiglia.

La sua meta era sconosciuta, il suo futuro era incerto. Nulla era sicuro.

Gli bastava alzare lo sguardo, però, per vedere qualcuno a cui importava dell'incertezza dell'avvenire ancor meno che del fatto che probabilmente non fosse legale guidare una barca con una motocicletta piazzata in mezzo al ponte.

Tommaso teneva le mani sul timone, il petto gonfio e gli occhiali da sole calati sul naso, sorridendo come la persona più soddisfatta del mondo, nonostante in realtà si stesse dirigendo verso la più insensata delle avventure.

Il ragazzo parve accorgersi che Giulio lo stava guardando e rivolse a lui il proprio viso contento, mentre con un piede batteva il ritmo di quella sua rumorosissima e caotica...

°°°

Musica. L'appartamento di Lorenzo era silenzioso, se non per quel disco che diffondeva nell'aria un brano di "Bach". La situazione, da fuori, sarebbe apparsa alquanto particolare.

In un appartamento che dava su uno dei canali di Venezia, dove erano poste statuette in vetro di Murano in ogni singolo angolo, un ragazzo beveva vino rosso da un bicchiere (che quella sera era stato riempito più di un paio di volte) e teneva nella mano sinistra un oboe. Finì di bere e strimpellò un paio di note mosce di quello che sarebbe dovuto essere il tema di Jurassic Park.

Dopodiché si allungò verso il divano e si gettò disordinatamente su di esso.

Poteva sembrare una serata deprimente, ma era solo routine. Del resto era abbastanza sicuro di non essere la persona più patetica dell'universo, c'era sempre sua sorella, occupata probabilmente a sentire qualche orribile...

°°°

Canzone trap. Nella stanza piena di fumo, Iris era sdraiata su un letto disseminato di briciole a canticchiare un pezzo farcito di autotune che non conosceva ma di cui stava già imparando le parole. Prese in mano il cellulare, controllò i messaggi e gettò la testa sulla spalla del ragazzo che le stava di fianco.

Non aveva fatto nulla quasi tutto il giorno, aveva perso il conto di quante sigarette e canne avesse rollato e si ricordava appena di aver pensato di studiare, quel giorno. Era già tanto se era riuscita ad alzarsi in piedi per prendere un pacchetto di Gocciole e uno di Pan di stelle. Era rimasta tutto il tempo sdraiata con Eric, immersa nella nebbia.

"Tanto - aveva detto - uscire o entrare non fa nessuna differenza. C'è dentro come fuori, la...

°°°

Nebbia. Greta si era abituata con difficoltà alle giornate in cui non riusciva a vedere a un palmo dal proprio naso, in cui la pioggia le cadeva addosso perché aveva dimenticato l'ombrello, rovinandole il maglione scelto accuratamente e il trucco leggero. Si era abituata a tante altre cose, nel frattempo. Alla gente, al freddo, ai modi di fare degli inglesi, al loro accento buffo, al loro cibo non proprio eccelso, alle giornate passate senza sentire una sola parola nella propria lingua.

Quelle cose, almeno, erano compensate da metrò e treni in orario, bellissimi spettacoli a teatro, luoghi meravigliosi per fare foto e il lavoro dei suoi sogni. Greta si era innamorata di Londra e passava facilmente sopra ai suoi difetti non appena si trovava davanti al teatro dove avrebbe suonato. Certo, sarebbe potuta rimanere a Venezia, ma sapeva che non sarebbe stato lo stesso suonare alla...

°°°

Fenice.

Che razza di sogno era, poter suonare là dentro. Rufus ci passava davanti anche quando la strada che percorreva non prevedeva di incrociarla. Quasi come un innamorato disperato, cercava di vederla il più spesso possibile, per quanto ancora non potesse avvicinarsi a lei. Vedere spettacoli, visitare la sala, certo, quello poteva farlo.

Ma l'unica cosa che lo avrebbe mai potuto rendere davvero felice era l'idea di lavorare lì. Era stato un sogno lontano, ai tempi in cui ancora lavorava in montagna, che ogni giorno si era fatto un poco più solido, un poco più concreto. Era sicuro che se fosse riuscito in qualche modo a essere assunto come pianista in quel luogo, la sua vita sarebbe ricominciata e il suo mondo sarebbe stato cambiato per sempre.















Bella raga.
Questa è un'idea che ci ( a noi occhioltremare e Tetra_ ) è venuta questo Aprile vedendo un ragazzo passare per le strade di Venezia.
E da lì ci siamo fatte tantissimi trip.
E sono nati gli altri personaggi e poi abbiamo creato questa trama itricatissima che sembra un po' una soap opera solo con molto più gay.

Un sacco di gay.

E bisessuali.

E altre cose.

Tipo la droga.

E la musica.

Eeeee... in sintesi è un casino.

Ma a noi piace, quindi.

Fanculo.

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