Capitolo 1 . Dicembre 2015

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La porta si aprì con un cigolio, dopo un minuto buono che Tommaso aveva passato a lottare con la vecchia serratura.

"Mi sembra grandioso - disse Giulio, aggrottando le sopracciglia davanti alla minuscola stanza - No, davvero grandioso."

"Benvenuto a casa!" Tommaso era raggiante, come se si fosse trovato davanti non un divano pieno di tagli che lasciavano fuoriuscire l'imbottitura e mobili da cucina risalenti al Giurassico, ma il salone  di una qualche villa lussuosa, con tanto di megaschermo e impianto stereo a occupare un'intera parete.

La prima cosa che fece Tommaso, dopo aver mollato per terra le sue valigie e aver lanciato la propria giacca di pelle sul sopracitato divano, fu correre alla finestra, spalancarla e urlare al canale sotto di sé "Siamo a Venezia, puttane!"

Ritirò la testa riccioluta dentro casa, si voltò verso Giulio e gli disse, con un sorriso che gli occupava metà della faccia "Dei vecchi mi hanno guardato malissimo."

"Forse avevano anche ragione."

Tommaso alzò le spalle "Nah."

Dire che si sentiva euforico era anche poco. Era entusiasta della nuova casa, soprattutto dopo aver vissuto da nomade per tutto l'autunno. Quanto poteva fregargliene che fosse piccola e vecchia? Era una casa e non un hotel a una stella, tanto per iniziare, e poi finché c'era Giulio gli andava bene.

Giulio era, oltre che il suo più che migliore amico, anche un dolce batuffolo di riccioli biondi, basso e, la maggior parte delle volte, l'unica cosa che gli impediva di ammazzarsi nel fare cose idiote quando era ubriaco. E ovviamente era terribilmente carino.

Il suddetto batuffolo stava già disfacendo le valigie, composte in grandissima parte da libri di ogni forma e dimensione.

"Non vuoi uscire per festeggiare? - chiese Tommaso, vedendo che l'altro si stava già mettendo al lavoro - Abbiamo tutto il tempo del mondo per sistemare quelle cose, beviamo qualcosa!"

"Alle tre del pomeriggio? Magari stasera - gli rispose Giulio, il quale, frugando nella propria valigia (più che altro un grosso borsone), aveva appena tirato fuori i resti decisamente poco integri di una fisarmonica - Oh. Si è rotta."

"Andiamo a bere per consolarti?"

"Tommaso."

"Vado a disfare le valigie, mamma."

Non andò a disfare le valigie. Prima di tutto andò a vedere il minuscolo bagno dove si cimentò nell'impresa impossibile di eliminare un ragno bastardo che non voleva morire, poi si disse che sentiva troppo silenzio e mise un po' di musica (un brano dei Korn che i vicini non avrebbero apprezzato), dopodiché andò verso la propria valigia che, appena aperta, gli fece cadere l'occhio sul suo piccolo taccuino. Ovviamente lo prese, andò in camera da letto e si gettò sull'unico materasso, disegnando cose a caso, mentre Giulio faceva avanti e indietro tra sala e camera per sistemare le sue cose.

"Oggi chi dorme sul divano letto? Sembra una delle cose più scassate esistenti." disse Giulio, a un certo punto.

"Beh - rispose Tommaso, che era occupato a disegnare il bel visino dell'amico - Potremmo anche dormire insieme. Secondo me qui ci stiamo."

"Come no, l'uno sopra l'altro magari."

"Nudi, magari."

Occhiata fulminante da parte di Giulio.

"Tommaso."

"Sì."

°°°

Rufus si stava facendo i fatti suoi. Come suo solito era arrivato piuttosto in anticipo, quando il ristorante ancora non aveva aperto. Mentre di fianco gli passavano i vari turisti e qualche raro cittadino, aveva tenuto addosso le cuffiette e continuato ad ascoltare un pezzo di Stravinskij su cui si stava esercitando nell'ultimo periodo.

Nel frattempo guardava il cellulare, osservando un sito di adozioni di cani. Casa sua in quel periodo gli sembrava decisamente silenziosa e anche se viveva a Venezia già da un po' non era riuscito a stringere amicizie troppo significative, impegnato com'era tra lavoro e studio. Doveva assolutamente essere preso alla Fenice e si cimentava anima e corpo nell'esercizio, tanto da risultare decisamente sfinito. Però una compagnia canina non gli sarebbe dispiaciuta.

"Scusa? - gli disse una voce che riuscì a farsi sentire oltre la musica - Tu lavori qui?"

"Sì, voi due siete quelli nuovi?"

I due ragazzi che Rufus aveva davanti annuirono. Non avrebbe potuto immaginare due persone più diverse l'una dall'altra.

Uno era letteralmente un armadio, con le spalle larghe e la faccia meno rassicurante del mondo, capelli neri, ricci e corti tenuti a bada con una certa quantità di gel, piercing vari sparsi sul viso e una vecchia giacca di pelle. L'altro era un tipetto minuto e biondo, con i capelli che gli ricordavano una nuvola o dello zucchero filato, il viso da bambino e gli occhi di colore diverso.

"Esatto - disse il più basso, con un marcato accento siciliano, porgendogli la mano- Io sono Giulio, lui è Tommaso. Ci hanno già spiegato cosa dobbiamo fare, quindi non preoccuparti."

Il turno serale stava per iniziare ma la pizzeria ancora non era aperta, quindi i tre ancora per un po' non sarebbero dovuti correre per tutta la città a consegnare cibo.

"Rufus. Voi di dove siete? Palermo?"

"Si sente tanto? - chiese Tommaso, aggrottando le sopracciglia - Io non ci faccio caso. Comunque no, siamo di Siracusa."

"Diciamo che si sente."

"E tu? - disse Giulio, appoggiandosi con un braccio mingherlino al bancone del locale - Di dove sei? Non sembri Veneto."

"Beh, mia madre è tedesca, ma mio padre è del Trentino. Sono venuto qui perché voglio suonare alla Fenice. E in realtà, credo che possano prendermi presto per la prossima stagione. Almeno, lo spero."

"Anche io suono!" disse Tommaso, improvvisamente più interessato. Rufus non poté non notare il terrore negli occhi del biondino.

"Ah sì?"

"Certo, non quella roba tipo Mozart, ecco. Però sono abbastanza convinto che diventerò una rockstar."

"Lo dice da quando aveva dodici anni - commentò Giulio - Ma tu non infrangere i suoi sogni."

Tommaso incrociò le braccia al petto "Suono basso, chitarra e un po' di batteria. Diventerò come i Beatles, però del metal."

Rufus, che era tutto meno che un fan del metal, non riuscì a replicare per un paio di secondi "Ah, e... esattamente come si collega il diventare una rockstar con il consegnare pizze a Venezia?"

Tommaso guardò Giulio con il viso di un ragazzino che non sa come rispondere alla domanda della maestra, poi si voltò verso Rufus e gli sorrise "Onestamente non ne ho idea."

"Cioè, fino a un po' di tempo fa neanche sapevamo che saremmo venuti a vivere qui, a Settembre siamo partiti e niente, siamo andati all'avventura a caso." spiegò Giulio, mettendosi le mani in tasca.

"Oh... ehm. Capito."

°°°

Giulio aveva deciso che Rufus aveva l'aria di essere un tipo simpatico e gentile. Quindi, a fine turno, gli venne naturale chiedergli se voleva cenare con lui e Tommaso.

Sperava solo che Tommaso non lo spaventasse, dato che tutti tendevano a vedere un tizio pericoloso dove invece c'era un idiota che cercava di farsi passare per un cattivo ragazzo.

Ma appunto, Rufus sembrava essere uno piuttosto tranquillo, nonostante fosse piuttosto grosso anche lui. Quadrato, precisamente, basso ma forte.

"Certo - disse lui, alla loro proposta - Solo, se non vi dispiace possiamo cercare un ristorante che abbia dei piatti vegetariani?"

"Sei tipo... uno di quelli che vanno in giro a piedi nudi per sentire l'energia della terra o cazzate simili?" chiese subito Tommaso.

"Beh - rispose Rufus - Adesso ho le scarpe, trai le tue conclusioni."

Giulio sospirò. Adorava Tommaso, ma a volte (sempre) si comportava abbastanza da idiota.

ll biondo stava cercando di identificare che tipo di persona fosse Rufus. Prima di tutto sembrava un tipo piuttosto calmo e tranquillo, ma oltre quello non era riuscito a dedurre molto. Un Grande Gigante Gentile, in pratica.

"Quindi, nessuno di voi due vuole fare l'università o qualcosa del genere? - chiese Rufus, mentre si avviavano tutti e tre lungo una delle tante vecchie stradine costellate di ristoranti - Così, per sapere."

"Non ne avrò bisogno." disse Tommaso, con una scrollata di spalle.

"Non credo, almeno non per ora. Mi piace studiare, ma non so ancora che cosa fare, esattamente..." disse Giulio.

Ed era vero. Camminava sempre nell'incertezza, senza avere idea di che direzione avrebbe preso la sua vita. Si sarebbe lasciato sospingere dal vento, si diceva, e avrebbe scoperto cosa gli riservava il futuro soltanto vivendo.

"È fissato con un sacco di strani libri vecchi e deprimenti."

"Introspettivi."

"Quelli lì, esatto."

Rufus sorrise, quasi fosse intenerito dalle loro interazioni. Giulio aveva bisogno di tutto meno che di qualcuno che gli chiedesse se lui e Tommaso erano fidanzati, già che il suo migliore amico aveva una cotta per lui nascosta nel modo peggiore immaginabile.

Riuscirono a trovare un tavolo libero per un aperitivo in un piccolo locale abbastanza lontano dal centro da non essere letteralmente invaso dai turisti. Per di più era abbastanza tardi, quindi non erano molte le persone che si aggiravano per la città alla ricerca di cibo.

Tommaso e Giulio si sedettero di fronte a Rufus. Quest'ultimo guardò Giulio dritto in viso e quest'ultimo riuscì a prevedere con un anticipo di qualche secondo che cosa l'altro avrebbe detto.

"Ehi, ma... hai gli occhi di due colori diversi?"

Giulio e Tommaso si scambiarono un'occhiata complice.

"Già." disse Giulio, sorridendo con aria leggermente nervosa.

"Wow, sono davvero belli. Ci sei nato, così?"

"Ecco, non proprio... è stato, diciamo, un piccolo incidente."

"In che senso?"

Altra occhiata complice tra i due. Giulio sapeva cosa stava cercando di chiedergli Tommaso, pur senza pronunciare una sola parola. Glielo dico io, chiedeva, oppure gli chiedo di farsi amabilmente i cazzi suoi?

"Parlo io." disse Giulio.





Eccoci qui, ora inizierà la telenovela.

Voi non lo sapete ma non siete affatto pronti a tutto il disagio che circonda questa storia e a questi cosi a caso che sono i personaggi. Perché sono molto a caso.

(E voi che credevate che Tommaso e Giulio stessero insieme sotto un certo punto di vista avevate ragione, perché Tommaso come vedete ha la big crush)

Rufus é un patato e lo sarà sempre.

E chissà  interagiranno con gli altri personaggi...

Nel frattempo, fateci sapere cosa pensate del capitolo con un commento, se la cosa vi aggrada, e se il capitolo non vi ha fatto troppo schifo lasciate una stellina!

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