L'occhio del ciclone

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Jack

Non so come parlarne con gli altri. Quelle stupide schegge nere rovineranno buona parte di noi. So che nessuno può rivelare la sensazione che prova, non ci riesce, come me. Mi siedo sul letto e mi massaggio il cuore, il cuore che circa 300 anni fa ha smesso di battere, poiché si è gelato, e così è rimasto. Il mio cuore immortale. Ma ora potrebbe cambiarmi davvero in male. Ho paura, ma come mi comporto? Non scapperò, non lascerò gli altri a un destino crudele. Eppure Pitch mi vuole. Se mi allontanassi... ma no, mi ritroverebbe. Allora non c'è davvero soluzione? A questo punto devo solo confidare nei miei amici che non verranno controllati. Ed Elsa? Ha un cuore di ghiaccio, come me, e conserva ancora timore nei suoi poteri. Purtroppo, credo che sarà colpita dalla maledizione. Ma quando avrà inizio?

Mi volto verso Hiccup, che dorme sull'altro letto e mi da le spalle. È spesso scosso dagli incubi, sicuramente su Sdentato cattivo. Continuo ad aver paura. E se partisse da un momento all'altro, e lo attaccassi mentre è incosciente, e lo...?

Siamo tutti in pericolo, su questo non ho dubbi.

Mi sdraio e cerco di riaddormentarmi, ma non ci riesco. Per la prima volta dopo 300 anni, mi vengono i brividi di freddo.

Al mattino io e Hiccup andiamo in mensa per colazione. Lui prende una tazza di latte e io... un gelato.

"Se non ti conoscessi ti prenderei per matto." dice lui ridacchiando.

Sbuffo divertito e ribatto: "Se non mi conoscessi noteresti davvero per prima cosa il mio cibo?"

Lui ride. "Già. Chi andrebbe in giro con un bastone?"

Scoppio a ridere e gli do un pugnetto sulla spalla, rischiando di farlo cadere.

Poco dopo arrivano Rapunzel e Merida, che si siedono davanti a noi. La rossa evita il nostro sguardo e si nasconde sotto il cespuglio che ha in testa. Riesco comunque a notare il suo broncio. "Che hai pel di carota?" chiedo canzonandola.

Lei mi fulmina con i suoi occhi lucenti. "Per colpa vostra mia madre è tornata a essere una rottura."

Io e Hic ci guardiamo.

Lei sbuffa e spiega: "Non fa altro che pensare a trovarmi marito. Ma io non ne voglio uno, voglio essere libera."

Rapunzel le posa una mano sulla spalla. "Dai, l'amore è bello."

"Ma mamma me lo fa odiare. E alle volte odio anche lei."

Hiccup scuote la testa. "Non dire così. I genitori possono rompere alle volte, possono non credere in te e trattarti nei peggio modi perché credono che tu sia un perdente."

Merida gli scocca un'occhiata e sento che Rapunzel gli da una pedata da sotto il tavolo.

Lui si riscuote. "Però non devi odiarli, perché loro fanno qualsiasi cosa per il tuo bene. Goditeli perché il tempo passa in fredda." aggiunge con tono triste.

Mi ricordo che suo padre è morto e gli do delle pacche sulla spalla.

Rapunzel posa la mano sulla sua. "Io ho creduto per diciotto anni che una strega fosse mia madre che cercava di tenermi al sicuro, e invece ero prigioniera in una torre e lei sfruttava il potere dei miei capelli per mantenersi giovane. Ho incontrato i miei veri genitori l'anno scorso."

"Lo stesso per mia madre." dice Hic.

Di sicuro così non ci si tira su il morale a vicenda, e se prima il mio era giù, immaginate un po' ora.

Arrivano anche gli altri e si siedono con noi. Anna inizia a parlare a raffica, tutta sorridente, e fa delle battute, ma nessuno ride.

"Avanti, cos'è questo mortorio?" fa alla fine Violetta.

"Non siamo in vena." dice Hiccup.

In quel momento una giovane donna con un abito lungo giallo e blu entra, dietro di lei una scia di docili animaletti del bosco. La donna canta e ha uno sguardo dolce, si siede a un tavolo e alcuni uccellini le sistemano il vestito.

Sorrido. "Vedete cosa intendo? Voi della Disney siete troppo delicati e fiabeschi."

"Fiabeschi?" fa Elsa, squadrandomi.

Arrossisco. "Beh ecco... Perché cantate?"

"Perché cantare è divertente e serve a esprimere quello che provi." dice Anna.

"Puoi farlo anche a parlare." risponde Hic.

"Ma non è divertente!"

Hiro manda giù il latte e dice, leccandosi le labbra. "Io non ho mai cantato."

Baymax abbassa lo sguardo su di lui. "Per il bene dell'udito altrui, è meglio che tu non sforzi la tua ugola."

Hiro strabuzza gli occhi e arrossisce, e tutti noi scoppiamo a ridere. "Wow, questa non me l'aspettavo."

Hiro si volta offeso verso Baymax. "Ma che ti prende?"

"Dico solo la verità. La tua ugola non è portata per cantare, almeno non come quella di un principe, soave e cristallina."

Ci rendiamo conto che Baymax davvero non intendeva offenderlo, anzi stava facendo solo il suo lavoro di operatore sanitario, così ridiamo più forte. Anche Hiro ridacchia alla fine.

Almeno è riuscito a tirarci su di morale, ma non penso possa fare qualcosa per la scheggia nei nostri cuori.

Hiro

Esco in giardino con Baymax.

"Sei arrabbiato per quello che ho detto poco fa?"

Sorrido. "No, stavi scherzando."

"In realtà no, stavo solo dicendo il vero. Credevo di fare del bene."

Mi volto verso di lui e pianto i piedi per terra, le braccia incrociate. "Guarda che non canto male."

Lui alza un dito, ma poi lo riabbassa e mi guarda.

Ghigno e dico con tono da attaccabrighe: "Che fai? Mi prendi in giro?" Mi avvicino a lui saltellando e inizio a tirargli pugni alla pancia, non troppo forti. È un ottimo pungeball. "Avanti, combatti da uomo a robot."

"Hiro, la tua temperatura corporea sta aumentando e i battiti del tuo cuore accelerando." mi spiega, continuando a guardarmi senza reagire ai miei attacchi. "Devi scaricare l'adrenalina accumulata."

"Esatto, non mi sono bastati quei combattimenti con cavalli neri, forza, colpisci."

"Hiro, se lasciare prendere a pugni la mia pancia ti sarà utile, lascerò che tu lo faccia. Tanto non soffrirò."

"Come vuoi." dico. Carico a corsa e sbatto contro la sua pancia, cingendolo con le braccia e cercando di farlo cadere. "Allora, senti la mia potenza?"

"Non sei robusto."

"Vero. Ma ho una forza interiore potente." continuo a dire saltandogli addosso e cercando di arretrarlo. Lui mi prende per il cappuccio e mi mette giù. "Ah, finalmente un contrattacco. Forza continua. Combatti."

"Non voglio farti del male."

Smetto di saltellare sul posto e lo guardo, scotendo la testa. "No il combattimento non c'entra. È come il saluto BALALALALA. È un gioco. Io e Tadashi giocavamo sempre alla lotta e io vincevo."

"I più grandi fanno sempre vincere i più piccoli per far credere loro di essere forti e in questo modo farli divertire e renderli soddisfatti."

"Senti, vuoi giocare o no?" Non aspetto la sua risposta che gli sono subito addosso. Questa volta però mi posa una mano sulla testa e mi blocca. Io continuo a spingere e lui mi lascia andare, vado a sbattergli contro e cado.

"Tutto bene?" mi chiede preoccupato.

Mi passo una mano tra i capelli e rido. "Certo, benissimo."

Si siede accanto a me. "Hiro, e se andassimo a volare?"

"Dopo, ok?"

Guardo il cielo e vedo un ragazzo sfrecciare veloce nell'aria, sulla schiena una ragazza con un abito lungo e azzurro.

"Quella è mia sorella?" sento chiedere.

Mi alzo a sedere e vedo Anna che guarda in alto.

"Sembra di sì."

Diventa rossa. "Cosa andrà a fare con Jack?"

"Ehm... Boh."

Lei mi da le spalle, impettita e se ne va.

"Anna prova gelosia per Elsa." fa Baymax.

"Lo so. Anche io da piccolo la provavo per Tadashi."

"Ora la provi per Violetta."

Arrossisco.

"Hai qualcosa dentro di te, Hiro. Lo sento, e non è bello."

Il cuore inizia a battermi forte e mi massaggio il punto, poi sento una strana sensazione alla pancia. Sono arrabbiato, furioso: Baymax non dovrebbe farsi gli affari miei in questo modo. Perché mi rompe così tanto? Alzo la mano per tirargli un pugno fortissimo, e ho una voglia pazzesca di sgonfiarlo. Ma sarebbe più divertente e utile togliere la card da medico.

"Hiro." mi chiama.

Mi riscuoto e abbasso la mano, spaventato boccheggio. Cosa stavo per fare?

"Posso aiutarti."

"No! Non fare niente, Baymax." dico allontanandomi da lui.

"Non sei cattivo."

Riprendo fiato e sospiro. "Scusa, solo un po' di... Non so. Ma sto bene." Ma sto davvero bene?

Passano i giorni, tanti giorni. Ormai ho perso il conto. Non abbiamo più subito attacchi e ho avuto più tempo per conoscere meglio gli altri ragazzi.

Io e Baymax adesso voliamo. Stacco le mani dalla sua schiena e le allargo, urlando di gioia. Atterriamo vicino a Jack e Hiccup. Quest'ultimo non si è ancora abituato all'assenza di Sdentato, ma noi cerchiamo in tutti i modi di farlo stare bene. Io gli faccio fare spesso dei voli su Baymax, anche se sicuramente per lui non è lo stesso.

Scendo e mi tolgo il casco. "Tocca a te."

Hiccup annuisce e si aggrappa al collo di Baymax così spiccano il volo.

"Gli manca troppo." fa Jack.

"Lo capisco. Anche Baymax ha provato a cercarlo con il suo scanner di ricerca, ma sembra essere troppo lontano."

Jack mi guarda con aria strana, e ricambio lo sguardo fin che non lo distogliamo entrambi.

"Quanto è passato?"

"Dall'accaduto? Due settimane o poco più."

Sorrido beffardo. "Mi riferivo al fidanzamento tuo con Elsa."

Arrossisce poco e mi fa l'occhiolino. "Ancora non ci siamo. E poi, pensa alla tua di ragazza."

"Che vuoi dire? La mia è perfetta. Identica a me, come Elsa con te."

"Già, sembra che non ci possano essere due persone uguali nella stessa Terra, o Fazione." dice con serietà.

Cerco di non pensarci.

Arriva Rapunzel di corsa. "Ragazzi." dice sorridente. "Ce l'hanno fatta, li hanno trovati."

Elsa

Minnie ci chiama a raccolta nell'atrio, e noi la raggiungiamo già pronti per partire.

Dice che il covo segreto dei malvagi è su un'isola lontana, della quale nemmeno sapevano l'esistenza, e che probabilmente hanno creato con la loro oscurità.

"Andrete in elicottero. Il viaggio durerà un po', ma state in guardia."

Usciamo nella piazza, dove il mezzo di trasporto ci sta già attendendo, insieme ai nostri amici.

Olaf ci viene incontro e abbraccia le gambe mie e di Anna. "Buona fortuna."

Kristoff va da mia sorella e la saluta dolcemente.

Saliamo sull'elicottero e ci sediamo allacciandoci le cinture.

Jack si mette accanto a me e mi sta vicina. Gli sorrido e arrossisco. Quei giorni con lui sono stati bellissimi. Mi ha portato a volare, abbiamo fatto le battaglie con la neve, ci siamo raccontati il nostro passato. Con lui sto proprio bene. Credo di essermi innamorata. Esatto, Jack Frost, lo spirito del ghiaccio, è riuscito a sciogliere il mio cuore ghiacciato. E mi sa proprio che io sono riuscita a sciogliere il suo. Proprio come dissero i troll: L'amore scioglierà. Io gli voglio molto bene, ma non mi lascio impressionare facilmente, e poi stiamo attraversando tempi difficili, non ho tempo di pensarci. Almeno, però, mi ha aiutato ancora di più a concentrare e trattenere i miei poteri. Credo, però, che Anna sia gelosa. Beh, non ne ha motivo.

Il viaggio dura molto, quando arriviamo è già sera. Più mi avvicino, più la sensazione strana al cuore aumenta. Ma perché fa così? Ho paura, ma non riesco a parlarne.

Dal finestrino vedo un'isola fluttuante accerchiata da nuvole color rosso sangue e oscurità. Solo a vederla mi vengono i brividi. Jack mi stringe la mano per rassicurarmi e io ricambio la stretta.

Scendiamo e ci avviamo lungo un sentiero in salita.

"I fuochi fauti ci sarebbero utili ora." fa Merida, rabbrividendo.

"Baymax, riesci a trovare Sdentato ora?" chiede Hiro.

Il robot guarda in alto. "Sdentato è nelle vicinanze."

Hiccup sembra più motivato e va davanti al gruppo.

Jack mi chiama e mi porta in disparte per parlare da soli. "Attenta a Pitch. Non voglio perderti."

Il mio cuore accellera i battiti. "Jack, andrà tutto bene. Però volevo parlarti di una cosa..." Incrocio il suo sguardo e per poco non scoppio a piangere. Nemmeno io lo voglio, ma devo, tanto non si può, lo so: "Jack, il nostro noi non può esistere."

Lui trattiene il fiato e gli luccicano gli occhi. "Perché no? Pensavo che..."

Trattieniti, Elsa. "Jack, tu appartieni a Dream, io a Disney. Quando tutto questo sarà finito, dovremmo tornare ognuno nella propria Terra."

"È una stupidaggine."

"È vero però..." prendo un respiro profondo "Tu sei immortale, io no. È impossibile che..."

"Esistono delle soluzioni, io posso..."

"Jack, ti prego."

"No Elsa. Io ti amo." mi dice con disperazione.

Lo guardo e con un nodo alla gola rispondo: "Ti amo anch'io."

Abbassiamo la testa e le lacrime ci rigano il volto. Mi si avvicina ancora. "Almeno un..."

"Per favore, è già difficile." rispondo e mi allontano. "Scusa." Mi asciugo in fretta le lacrime e torno tra gli altri. Non guardo più Jack.

Arriviamo davanti a un palazzo enorme, con la pietra dello stesso colore delle nuvole e grigie.

Ci prepariamo a tutto. Hiro posa una mano sul portone, l'altra stretta a quella di Violetta, e spinge. Entriamo in un salone scuro, anzi oscuro, completamente vuoto, tranne per noi e... Pitch Black.

"Alla fine siete venuti voi qui." dice con malvagità. Alza la mano e stringe il pugno.

Sento dolore al cuore, e poi sale sulla testa e scende per le gambe e filtra in tutto il corpo. Vedo Hiro, Jack e Merida dimenarsi come me, e gli altri ci guardano spaventati.

Anna mi si avvicina e mi posa una mano sulla spalla. Che fa? Mi tocca? Come osa?

Le afferro il polso con forza e incrocio il suo sguardo. Nei suoi occhi sorpresi e terrorizzati mi rifletto: vedo i miei occhi gialli splendenti, come quelli di Pitch. Il mio vestito si colora di rosso sangue con sfumature grigie. Sorrido malvagia a mia sorella. Adesso perirà... Periranno tutti...

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