Gennaio

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«Mamma, sabato sera vorrei andare a ballare.»

Nemmeno Rebecca credeva alla sua voce, quando l'aveva sentita uscire dalla propria bocca una sera a cena, era un martedi se non sbaglio.

«Ah, beh, ci possiamo... ehm. Ragionare.»

Il ragionamento non era partito fino a che non avevano saputo con minuzia di particolari dove era diretta, con chi, se c'era qualcuno che doveva vedere dentro, a che ora sarebbe uscita, per che ora sarebbe rientrata. Lei con metodo aveva risposto la discoteca, il tipo di musica persino, il numero esatto di amiche comprese quelle in forse, l'orario di partenza, aveva spergiurato che non ci fossero intorti a metà, e aveva dato un ragionevolissimo orario di rientro.

«E poi chi vi porta? E' pieno inverno Rebecca. E io non voglio alzarmi alle tre.»

«Facciamo il pulmino, sette euro andata e ritorno.»

«Ah, bella sta cosa, se fosse esistita ai miei tempi avremmo risparmiato migliaia di euro in carrozziere e meccanico.»

E la sua memoria era corsa a quando era giovane e andava a ballare vomitando al di là della staccionata della ferrovia davanti alle Indie a Pinarella.

Così era iniziato tutto: Luna, la Reby e la Jasmy avevano iniziato ad andare a ballare insieme due o tre volte al mese, dopo gennaio era stata la volta di febbraio in cui aveva iniziato a seguirle anche la Tamy, e poi marzo. Erano regolari, la Reby le teneva a bada e le altre tre la mettevano davanti quando c'era da svicolarsi da situazioni antipatiche. Soprattutto Luna che ogni tanto arrivava con occhi ansiogeni raccontandole per sommi capi perchè la serata non stava andando come previsto. Di solito c'era di mezzo qualcuno che non aveva ben interpretato gesti e parole ed aveva cercato di ricevere di più di quello che Luna voleva dare, ovvero niente.

Quei momenti finivano puntualmente con Luna che, in qualche posto appartato, con la privacy difesa da Rebecca, riprendeva contegno dopo aver sfogato la sua ansia piantandosi le unghie nei polsi e raccontando all'amica cosa stava andando storto, ricevendone in cambio abbracci di sincera vicinanza. Rebecca con il passare del tempo aveva iniziato ad amare quel ruolo di confessionale, quegli abbracci che Luna le dava, sinceri, pieni della gratitudine di chi non viene giudicato.

Rebecca faceva da metronomo delle serate, il cane pastore di un gruppetto di adolescenti schiamazzanti e sciocchine che girava per la discoteca rubando bicchieri e toccando culi col sorriso stampato sulle labbra. Inondavano i profili di storie da ovunque, passando un inverno spensierato, rendendosi conto che si poteva essere più serene con una figura come la Reby di fianco, che sembrava veramente più adulta delle altre, inossidabile.

«Reby cioè te non hai un'idea questa estate sono andata a ballare due volte e una non sono proprio tornata a casa e sono andata tipo in spiaggia la mattina e ho beccato il tipo che apriva gli ombrelloni.

«E l'altra?»

«L'altra ho chiamato mia mamma che usciva dal turno e ti giuro se le parlavo sboccavo.»

«Cazzo Luna sei proprio una che sa controllarsi. Fortuna che ci sono io.»

«Cazzo Reby non fidanzarti che sennò siamo tutte nella merda totale.»

«Magari salvo la vita pure del tipo, oltre alla vostra.»

Faceva ridere soprattutto perchè erano la Jasmy e la Luna e le altre a flirtare, e la Reby a parlarci quando avevano casini, consolarle, abbracciarle, portarle in pista, a volte persino rimanerci da sola in pista, presa da quell'onda sonora, consapevole che di lì a poco qualcuna avrebbe avuto bisogno sicuramente, fosse anche solo per andare in bagno.

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