Il Cappellaio Matto

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Il Cappellaio spalancò gli occhi; ma quel che rispose fu questo: — Perchè un corvo somiglia a uno scrittoio?—

"Ali, sei viva!" urlò Giorgia correndo ad abbracciare Alice, che riuscì giusto a posare il libro prima di essere stretta forte dall'amica.

"Lo ero anche prima..." commentò divertita, con voce soffocata.

Giorgia si rese conto di stare esagerando e la lasciò, sedendosi sul bordo del letto. "Oddio Alice Avevo davvero paura non mi facevano entrare dicevano che non potevo vederti e io ho pensato adesso muore senza che io l'abbia salutata senza che le abbia detto niente e non la potrò vedere mai più" disse, velocissima. Si fermò a prendere fiato.

"Respira, altrimenti muori tu."  disse Alice, sorridendo. Dentro però si sentiva profondamente commossa per l'affetto di Giorgia, oltre che colpevole per quella fuga troppo lunga che aveva fatto preoccupare tutti.

"Non riuscivano a spiegarmelo. Dicevano che sembravi fisicamente sana, che non avevi niente...E poi di colpo sembravi in coma, non reagivi alle parole, al dolore, a nulla. Sembrava che ti stessi spegnendo."
In questo caso fu la voce di Giorgia a spegnersi.

"Mi hanno detto che probabilmente in realtà non saresti morta, ma che per svegliarti dovevano scoprire cosa aveva causato il coma. Poi invece ti sei svegliata da sola, anche se non si è capito come. Chissà..." Si sedette sul letto e fissò l'altra ragazza per un attimo, pensierosa, poi scosse la testa e si asciugò una lacrima solitaria. "Ma non me ne frega granché in realtà. Sono solo felice che sia successo."

Ad Alice venne in mente quello che le aveva detto Lucia il giorno prima. "Alcune cose non succedono per un motivo o con uno scopo. Succedono e basta."

Giorgia la guardò con un sorriso che diceva 'io ti conosco'. "In che libro l'hai letto?" chiese. Sapeva che alla sua amica piaceva fare citazioni, soprattutto di libri che conosceva solo lei.

"Indovina" la sfidò l'altra.

Un attimo di riflessione. "Alice nel Paese delle Meraviglie?" domandò, guardando il libro aperto capovolto sul comodino per tenere il segno.

"No."

"Allora Storia di una Ladra di Libri?" 

"No."

"Non è possibile, sono gli unici libri che hai qui, e questa non te l'ho mai sentita prima d'ora."

"Infatti non l'ho letta in un libro. Me l'ha detta la mia infermiera."

Giorgia sbuffò, ridacchiando. "Non vale, così."

"Invece sì" la contraddisse Alice. "Io non ti ho mai detto che era in un libro. Lo hai dato per scontato tu, e 'l'esser troppo sicuri è il nemico peggiore degli uomini'."

"Questa la so, aspetta..." disse l'amica, alzando gli occhi mentre ricordava. "Macbeth!" esclamò alla fine, trionfante. 

"Corretto." ammise Alice. "E che ne dici di 'Sono le nostre scelte a dimostrare chi siamo davvero, molto più delle nostre capacità'?"

Giorgia sbuffò divertita. "Solo tu puoi passare così da Shakespeare a Harry Potter."

"Quale Harry Potter?"

"Ehm..."

"Veloce!"

"Il primo, La Pietra Filosofale."

Alice annuì, soddisfatta della sua allieva. "E se ti dico che 'continuare a sorridere è la più grande forma di coraggio'?"

Giorgia si bloccò. Rimase a pensarci qualche secondo.
"Non lo so" concluse alla fine.

"Neanche io" rispose Alice con un sorriso.

"Te la sei inventata ora, non ci credo" sbuffò Giorgia.

"Sì" confessò l'altra con un'alzata di spalle.

"Allora non è in un libro."

"Come fai a saperlo?" domandò Alice, quasi irritata.

"Se l'hai inventata tu, scusa..." si giustificò l'amica.

"Provami che nessun altro ha avuto la mia stessa idea."

"Dovrei leggere tutti i libri del mondo e il tempo della mia vita non sarebbe sufficiente. Non posso farlo."

"Appunto" concluse Alice, soddisfatta.

Giorgia scosse la testa. "A volte non capisco se scema o se sei un genio, Ali."

"Nessuna delle due immagino, il mio QI è nella media."

"In questo momento propendo più per la prima opzione."

Alice scoppiò a ridere e le lanciò il cuscino.

"Ecco, vedi, sei così infantile" sospirò l'altra, con un finto tono rassegnato. Poi tirò a sua volta il cuscino.

"Anche tu, a quanto sembra" commentò Alice rimettendolo a posto.

"No, io te l'ho solo restituito."

"Al mio naso, l'hai restituito."

Giorgia sorrise. Poi si tolse le scarpe per poter incrociare le gambe sul letto e appoggiò la testa alle mani, con i gomiti sulle ginocchia.

"Però" commentò, riflessiva, "Un libro con quella frase puoi scriverlo tu."

La malata scosse la testa. "Nah, chi lo compra un libro scritto da una matta?"

L'amica rimase un attimo interdetta, poi fece un sorrisone. "Tutti, ovviamente! Sai che pubblicità? Ce lo scriviamo in copertina a caratteri cubitali, 'prima di scrivere questo sono stata in una clinica psichiatrica'" disse.

Alice scosse la testa, ridendo.

"Sì, hai ragione, troppo lungo, ci vorrebbe una copertina chilometrica, dobbiamo trovare qualcosa di..."

"Hai detto prima?" la interruppe Alice. "Perché secondo te ne esco?"

Giorgia sgranò gli occhi. "Ali, ma ci sei? Ovvio che esci, hai parlato con me fino ad adesso senza dire cose strane, tirare oggetti, urlare, tentare di assassinarmi o accusarmi di voler fare degli esperimenti con la tua pelle..."

La forse-pazza ridacchiò di nuovo. "No, aspetta, questi dove li hai sentiti?"

L'altra alzò le spalle con aria colpevole. "Li ho più che altro letti in Internet."

"Ma tu veramente vai a cercare casi clinici così? Che problemi ti affliggono?" 

"Non lo so bene" rispose Giorgia, con l'aria di starci riflettendo seriamente. "Però mia madre ogni tanto dice che io e te dovremmo fare cambio di posto. E anche mio padre. E mio fratello. E tutta la scuola. E i sassi. E Poseidone. E il mondo."

"Non hanno tutti i torti, se senti parlare i sassi e Poseidone..." sogghignò Alice. Le sembrò di sentire una voce stridula ridere, sprezzante, dall'angolo della stanza, ma la ignorò.

Giorgia assunse la sua migliore espressione indignata. "Perché tu non parli mai con Poseidone? Io tutte le mattine lo sento al telefono."

"Forse è vero. Dovremmo fare cambio posto" concluse Alice.

"Ma secondo te se ci scambiamo i vestiti come il principe e il povero se ne accorgono?"

"Mi sa di sì."

Ci fu un attimo di silenzio.

"Giorgia?"

"Mh?"

"Comunque ho detto delle cose strane, mentre eri qui, per cui..."

"Sì, ma le hai dette perché sei tu, non perché sei pazza."

"Ah beh, grazie cara."

"Prego tesoro."

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