La Lepre di Marzo

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— Vuoi un po' di vino? — disse la Lepre di Marzo affabilmente. Alice osservò la mensa, e vide che non c'era altro che tè. — Non vedo il vino, — ella osservò. — Non ce n'è, replicò la Lepre di Marzo. — Ma non è creanza invitare a bere quel che non c'è, — disse Alice in collera. — Neppure è stata creanza da parte tua sederti qui senza essere invitata, — osservò la Lepre di Marzo. 

"Senti un capogiro? Ti fa male la testa?"

Alice sbuffò. "No. Sto bene, dottore."

Il medico la guardava scettico. Le aveva fatto centinaia di domande del genere solo negli ultimi dieci minuti.

"Alice" disse piano. "Sei stata in coma per quarantotto ore e non sappiamo ancora perché. Il tuo corpo è andato in economia, hai rallentato i battiti e la respirazione. Sembravi un orso in letargo."

La paziente lo guardò di traverso.

"Uno scoiattolo in letargo ti piace di più?" sospirò l'uomo, sistemandosi gli occhiali sul naso.

Alice annuì, anche se non le piaceva niente di lui. Né il suo tono professionale, né le sue mani sottili e pallide, né il suo camice, bianco come tutto l'ospedale.

"Uno scoiattolo in letargo, allora" continuò lui. "Sarebbe normale che tu ti sentissi intorpidita, confusa, che avessi fame...E invece non stai male?"

La ragazza non lo guardò nemmeno mentre scuoteva la testa.

"Non ti ricordi cosa è successo? Come ti sei addormentata, se hai sognato..."

"Tutti sognano tutte le notti, ma spesso non ricordano niente" disse seccamente lei.

"Lo so, hai ragione" ammise lui, pazientemente. "Volevo chiederti se ti ricordi che sogni hai fatto e se ti va di raccontarmeli."

La paziente tacque. Quell'uomo risvegliava sempre in lei un'antipatia incontrollabile.

"Capisco" borbottò il dottore.

No. No che non capisci.

Si sedette sulla sedia, rigirandosi le mani l'una nell'altra. "So che non ti piaccio, ma sto cercando di aiutarti."

Stai zitto. Tanto tu non sai come aiutarmi, non puoi aiutarmi e non vuoi nemmeno aiutarmi, lo so. Io non mi fido di te. Continui a dire che vuoi aiutarmi quando mi vuoi imprigionare. Smetti di mentire, non ti credo, non fai che illudermi che andrà bene quando tutto sta andando in pezzi. Non andrà bene, non sarò mai sana come lo pensi tu e nemmeno voglio esserlo. Lasciami scappare, lasciami andare via da qui, dove la mia mente domina tutto e la mia furia è l'unica regola, dove se voglio posso farti a pezzi senza che provi alcun dolore, perché tu non sei veramente lì. Dove potrò farti del male senza che nessuno lo sappia, nemmeno tu. A te e a tutti quelli come te. Lì dove regna il caos e l'unica logica è l'assenza di logica. Perché la realtà è una prigione, la sicurezza e la normalità non sono altro che sbarre: tengono i pericoli fuori, tengono me dentro. Libertà è pericolo, libertà è potere. Libertà è tutto quello che io non ho. 

Ma di tutto questo, Alice non disse nulla. 

"Se sto sbagliando qualcosa, Alice, devi solo dirmelo" continuò il medico.

Silenzio.

"Pensaci" disse lui alla fine, alzandosi in piedi.

La ragazza si rannicchiò, non sapendo neanche se scoppiare a piangere per la rabbia o per il senso di colpa.

Poco dopo, Lucia la trovò seduta con la schiena contro il cuscino e le braccia incrociate. Sembrava una bambina ribelle, a vederla, ma Lucia sapeva bene che dentro aveva un motivo tutt'altro che infantile per comportarsi così. Doveva solo scoprire quale.

"Tesoro, il dottore mi ha detto che non hai fame. Non mangi?"

"Sì sì, mangio" rispose lei, indifferente.

"Perché a me dici di sì e al dottore no?" domandò l'infermiera, con una punta di severità nella voce.

Alice distolse lo sguardo. " 'Il dottore' non mi piace."

"Vuoi dirmi perché?" chiese la donna dolcemente.

La ragazza la guardò, stupita. Esitò un attimo prima di rispondere "Io...Io non lo so. È come se lui mi avesse fatto qualcosa di brutto, in passato, anche se non ricordo di averlo mai visto fuori di qui."

Poi fece un sorriso amaro, puntando lo sguardo fuori dalla finestra. "Anche se in realtà questo non conta, ci sono così tante cose che non ricordo più."

Si girò di nuovo verso Lucia. "Se lo conoscessi già ma non me lo ricordassi, tu me lo diresti?"

"Ma certo, piccola. Se lo sapessi te lo direi."

Alice scosse piano la testa. "Grazie. Però lui ha qualcosa di strano, qualcosa che mi fa arrabbiare e mi fa..." si zittì un attimo. "Mi fa paura. Tanta. Come se lo conoscessi già, te l'ho detto."

"Oh, non credo, cara. Se lo conoscessi, sapresti che è buono. Ha aiutato tante persone."

"Io invece ho creato problemi a tante persone, ma non sono cattiva" ribatté Alice prontamente.

Lucia le prese la mano. "Tesoro, non dire così. È l'incidente che ha creato problemi a te."

"Ne sei sicura?"

"Sicurissima."

Alice arricciò il naso e la guardò confusa. "Ma io cosa ho fatto di male all'incidente?"

Lucia non sapeva se sorridere o sospirare per quel ragionamento da bambina.

"Niente. L'incidente non è una persona, non ha deciso di farti male. A volte succedono delle cose che sono belle o brutte, ma non possono essere buone o cattive, perché non sono decise da nessuno, non sono colpa di nessuno. Succedono e basta."

Alice rimase in silenzio per un po'.

"Anche il fatto che tu sia la mia infermiera è solo una cosa che succede?"

Lucia annuì.

"Allora sono contenta che succeda." sentenziò Alice, stiracchiandosi.

"Colazione?"

***

"Lui non c'è?"

Una voce nuova, da contralto. Sembrava non provenire da nessun punto in particolare.

"No, ma verrà" spiegò tranquillamente Alice, in un sussurro, capendo il riferimento a Luca.

"Ah, neanche mio marito è un tipo presente. Non fa che giocare a scacchi con i suoi servi." commentò la voce.

"Oh, smettila. Luca è un tipo presente."

"Capisco. Ma toglimi una curiosità: come mai non hai raccontato il sogno all'infermiera? Ho sentito che è saggia per essere..."

"Per essere una di Sopra, sì. Ti sorprenderà, ma non tutti qui sono stupidi come pensi."

La donna misteriosa scosse la testa (Alice lo capì dal tintinnio degli orecchini), continuando il suo discorso.

"Comunque potevi dirlo a lei."

"No, l'avrebbe detto al dottore e non mi fido di lui. Sono sicura di averlo già incontrato."

"Non ancora, ma lo incontrerai. La tua memoria sarebbe orribile se andasse solo in una..."

"Sì, okay, lascia stare. Comunque sento che non è una brava persona."

"Il mondo non è diviso in brave persone e criminali" commentò la voce.

Alice dovette ammettere che aveva ragione. In parte.

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