Il cavaliere

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Si strinsero le mani, e il Cavaliere s'avviò lentamente a cavallo per la foresta.— Non passerà molto che lo vedrò cadere, credo, — si disse Alice, mentre lo guardava. — Eccolo, è caduto con la testa in giù, come al solito. Però, si rialza abbastanza facilmente... 

Però ha ragione.

Alice rimuginava, seduta davanti alla finestra. 

Fuori, il lampione più vicino appariva coronato da un'aureola arcobaleno, ma i cui stessi colori erano tenui, sbiaditi, quasi avessero paura di turbare la calma della notte.

Potrei restare qui, ma vale la pena rinunciare all'impossibile proprio ora che ci sono così vicina?
Non sapeva rispondersi.

Dopotutto la realtà era qualcosa di certo, sicuro. Il Paese delle Meraviglie era un viaggio verso l'ignoto, un azzardo, un salto nel vuoto, proprio come se avesse dovuto veramente saltare nella Tana del Coniglio.

Mentre ci pensava, sentì qualcuno tossire piano per segnalare la propria presenza.

Alice si voltò. Luca era lì, all'ingresso della stanza. Aveva un colorito pallido e profonde occhiaie sotto gli occhi.

"Ciao, meraviglia" le disse con un sorriso stanco.

Lei sbuffò, senza lasciarsi intenerire. "Dove sei stato finora?"

Luca si fece scuro in volto. "Scusami, hai ragione, avevo promesso di portarti nel Paese delle Meraviglie e invece hai fatto gran parte della strada da sola. Però ti manca ancora il bosco della Settima Casella."

"Tu...Tu lo sapevi? Perché non mi hai detto niente?"

"Perdonami, ma non posso dirtelo. Non ancora. Se arriveremo all'Ottava Casella, ti spiegherò tutto."

" 'Se'? Che vuol dire? Perché non dovremmo?"

"Perché puoi decidere di restare qua. Ma non prendere la tua scelta tanto alla leggera, Alice. Tu non te ne rendi conto, ma sei come Humpty Dumpty. Anche se ovviamente sei più simpatica."

Ad Alice si seccò la bocca e ignorò quel flebile tentativo di umorismo. "In che senso?"

"Nel senso che anche tu puoi scendere dal muro su cui stai in bilico. Puoi farlo davvero, ha ragione Lucia. Solo che tu fino ad adesso non hai voluto, perché senti il fascino del baratro, della caduta."

"Sai, secondo Licia Troisi, cadere è volare..." commentò Alice, pur rendendosi conto di quanto fosse fuori luogo fare una citazione proprio in quel momento. Ma nei momenti di indecisione, è naturale aggrapparsi a una cosa familiare.

"Esatto. Hai capito che, se cadrai in avanti, andrai in pezzi come Humpty, ma se ti girerai e sceglierai l'altro lato del muro non sarà una caduta normale. C'è un mondo che ti aspetta, là sotto, Alice, che ti reclama come sua Regina. Ma tu non sai cosa ci troverai e non chiedermi di dirtelo, perché non non lo so bene neanche io. Puoi scegliere di andarci e far vincere l'Unicorno, o scendere dal muro e consegnare la corona al Leone. Poi puoi anche decidere di farli perdere entrambi e lasciarti cadere davvero. Puoi scegliere il nulla, il restare sul muro. Solo, pensaci, per favore, perché c'è qualcuno che non ha la tua possibilità."

Alice vide che aveva gli occhi lucidi. "Per esempio tu" disse.

Luca annuì piano. "Sì, il luogo dove andrò non dipende da me. Però tu non farti influenzare, perché non riuscirei ad andare avanti sapendo di averti trascinata in un mondo che non avresti voluto conoscere."

Un mondo che non avrebbe voluto conoscere...C'era questa possibilità?

"Secondo il libro, nell'Ottava Casella tutte le Regine si incontrano e sono felici insieme. Significa che incontrerò anche la Regina di Cuori?"

"Sì" rispose Luca. "E forse riuscirai a fare pace con lei."

Alice rifletté. "Aspetta un attimo" disse, e prese il suo diario, quello in cui non aveva più scritto una sola parola, in cui l'unica traccia di sincerità erano le immagini evanescenti della sua mente malata, messe su carta dalla grafite.

Con le mani tremanti, tracciò l'ultimo schizzo e aggiunse una nota, le uniche parole vere di tutto il diario.

Poi si girò verso Luca. Lui era ancora lì, immobile.

"Restare sul muro vorrebbe dire arrendermi del tutto, smettere di vivere. E non è questo che voglio. E tanto meno voglio cadere dal muro, rimanendo per sempre in un manicomio. Ma sono stanca, Luca, stanca di stare in un mondo che mi appartiene solo a metà. Mi dispiace per le persone che lascerò, ma loro non possono seguirmi e io sono troppo stanca per restare. Ci ho passato molti giorni, alcuni orribili, altri stupendi e altri ancora desolatamente vuoti, ma ora voglio dare spazio all'altra parte di me. Voglio superare la Settima Casella. Portami nel Paese delle Meraviglie."

Il ragazzo sospirò, passandosi una mano fra i capelli. "Allora è vero. Tu appartieni al Paese delle Meraviglie e il Paese delle Meraviglie appartiene a te. E allora, sarò il tuo cavaliere e ti guiderò attraverso il bosco" concluse, con l'aria di chi sta ripetendo la frase di un rito, di una cerimonia.

Alice chiuse gli occhi, pronta a separare la sua mente dal suo corpo, ma Luca la fermò. "No. Questo non è un gioco e nemmeno una fantasia. Devi uscire per davvero."

"Come?"

"Di solito si passa dalla porta" rispose lui con il suo vecchio sorriso scherzoso, che sembrava essere stato attaccato alla meglio sul suo viso stanco. 

"Mi fermeranno" rispose seria Alice.

"Nessuno di loro può fermarti" negò Luca. "Non se non pensano di doverlo fare. Tu cammina naturalmente, molti pazienti hanno il permesso di girare per il centro. Devi solo stare tranquilla. Io verrò con te, ma sappi che gli altri non possono vedermi."

"Non...?"
Le venne improvvisamente in mente che tutte le volte che era venuta a trovarla era sempre apparso all'improvviso, senza mai entrare fisicamente nella sua stanza.

"Ti giuro che ti spiegherò tutto alla fine di questa cosa. Ora andiamo"

E andarono. Alice indossò le scarpe e si avviò per i due corridoi che conducevano fuori di lì. Qualcuno la guardò in modo strano, ma per fortuna c'era poca gente e non incontrò il suo medico curante. E poi c'era quella mano, spettrale ma calda, che stringeva la sua, guidandola come una bambina.

Alice si avvicinò alla porta come in un sogno. Tutto il bianco che aveva attorno, ormai, non la infastidiva più. Sì, sono debole, si disse, ma il Re Bianco ha detto che a volte non c'è niente di male ad essere debole. Forse diventerò più forte. C'è tempo.

Uscì. L'aria della sera le punse la pelle come migliaia di spilli e si pentì di non aver preso il cappotto.

"Tranquilla" le sussurrò Luca. "Tra poco sarai al caldo. Ma sbrigati, appena ti vedranno fuori arriveranno."

Aggirarono l'edificio e si ritrovarono sul retro. Dietro la cancellata, c'era un bosco.

Alice avrebbe dovuto stupirsene. La clinica era in città, non era possibile che ci fosse un'area verde così estesa e così vicina. Ma più che sorpresa, fu sollevata. "Quindi non dobbiamo andare fino a Londra per trovare la Tana del Coniglio, vero?"

Luca le strinse la mano. "Il Paese delle Meraviglie non segue una logica, neanche per la geografia. Sta dove vuole stare." 

Quel concetto, pur così assurdo, ad Alice sembrò naturalissimo.

In quel momento sentì le voci di persone che si avvicinavano di corsa.

"Dobbiamo andare. In fretta."

"Ma come ci arriviamo? C'è la ringhiera, sarà alta tre metri."

"Tu vai solo avanti."

Alice obbedì. A metà strada, sentì le ali spuntare dalle cicatrici sulla schiena, questa volta senza dolore. Non le aveva neppure pensate, eppure eccole lì. La sollevarono da terra senza sforzo.

Sentì la sorpresa dietro di sé quando atterrò dall'altro lato, ma non ci badò.

Ai suoi piedi c'era l'imbocco di una galleria buia, apparentemente senza fondo. Batté le mani e sentì il suono riecheggiare.

"Ci siamo" disse Luca, che in qualche modo era arrivato lì con lei.

"Devi guardarmi andar via e poi compiere l'ultimo passo da sola. Ti fidi?"

"Mi fido della vertigine come mi fido della caduta."

Luca sorrise, un sorriso stanco ma sincero. "È solo per merito tuo che io sono tornato. Solo per merito tuo posso raggiungere il Paese delle Meraviglie e ti devo ringraziare. Ti aspetto sul fondo, amore mio."

Alice lo guardò saltare e scomparire immediatamente, inghiottito dall'oscurità. Osservò il panorama attorno e notò che lì la neve si era già sciolta. Cominciavano a spuntare i primi fiori primaverili. Davanti a lei c'era un ciuffo di anemoni blu, affiancati da un arbusto di rose bianche completamente fuori stagione. Ma nel Paese delle Meraviglie nulla aveva una logica.

"Mi piacerebbe essere la Regina Bianca" rifletté. "Ma quel trono è già occupato. Per cui sì, sarò la Regina Blu."

Presa la sua decisione, saltò. Mentre cadeva, sentì un lieve peso che le si posava sulla testa. Pensando alla sua tiara, sorrise.

⚠ATTENZIONE⚠

Il libro non è ancora finito. Nel frattempo, però, sarei curiosa di sentire le vostre opinioni e i vostri consigli...Lasciate un commento, lo leggerò volentieri. 😘    
-Sofy📚

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