La Regina di Cuori

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— Che commedia! —disse il Grifone, parlando un po' per sé, un po' per Alice. — Quale commedia? — domandò Alice. — Quella della Regina, — soggiunse il Grifone. — È una sua mania, ma a nessuno viene tagliata la testa, mai. —

"Alice, dobbiamo andare" disse cautamente Lucia, sperando irrazionalmente di riportarla alla realtà.

Lei alzò la testa.

"Su, piccola, dammi la mano" la incoraggiò Lucia, porgendole la propria. Ma nel frattempo cercava con lo sguardo altri infermieri, che ovviamente non c'erano.

La ragazza la guardò, il volto serio. Per un attimo, i suoi occhi sembrarono completamente neri, come se la pupilla li avesse inghiottiti. Fu solo un attimo, ma a dir poco spaventoso.

"Tagliatele la testa!" ordinò poi, puntandole un dito contro.

"Non taglieremo la testa a nessuno" disse l'altra, con calma. "Capito, Alice? La Regina di Cuori faceva sempre quel teatrino, ma a nessuno, nessuno, è mai stata tagliata la testa per davvero."

Le si avvicinò e le prese un braccio, ma Alice si divincolò e rispose "Invece sì! Dicevano che era per finta, ma era una bugia! Era tutto una bugia!"

Si muoveva con una forza inaspettata, con la disperazione di un animale in gabbia. Era terrorizzata. Aveva lo sguardo fisso su qualcosa che sembrava vedere solo lei. "Li ha uccisi. Li ha uccisi tutti! È stata lei!"

Lucia la abbracciò e, questa volta, Alice si lasciò stringere, zittendosi improvvisamente. "Non taglierà la testa a te" sussurrò la donna, intuendo la sua paura. "Ora sei al sicuro."

"Non è vero...Arriverà" rispose Alice, tirando su con il naso.

"Forse, ma io la caccerò via. I dottori la cacceranno via. Tu sei al sicuro adesso. non permetteremo a nessuno di farti del male."

Rimasero strette così per un po', la ragazza in lacrime.

"Io non sono pazza" disse Alice chiaramente. Lucia si staccò per guardarla negli occhi. "No, non penso che tu sia pazza. Ma non sei neanche felice, piccola. È per questo che sto con te, che il dottore sta con te, anche se non ti piace, okay? Per farti passare la paura. Per renderti felice. E alla fine lo sarai."

"Felice?"

"Libera. Perché so che credi che questo posto sia una prigione, ma non è la sicurezza a impedirti di essere libera, Alice. È la paura che ti imprigiona, e solo tu puoi cacciarla via."

Lentamente, tornarono dentro. Alice non guardò nemmeno il mondo che stava lasciando, pur sapendo che non avrebbe avuto il permesso di rivederlo. Almeno, non tanto presto.

"Mamma?" chiese.

Lucia sorrise al nuovo appellativo. "Dimmi."

"Non ricordo perché ho detto quelle cose. Forse in realtà sono pazza."

"O forse sei solo molto confusa. Ti è successa una cosa brutta, tesoro. Te l'ho detto, un po' di tempo fa, che quando succede qualcosa di brutto le persone cercano qualcuno o qualcosa a cui dare la colpa, no?"

Alice annuì.

"È normale che tu volessi qualcuno con cui prendertela per quello che è successo. È normale. Qualcun altro avrebbe scelto se stesso, la vita, il mondo, Dio,...Tu hai scelto la Regina di Cuori. È normale, Alice"

"Nulla in me è normale" commentò la ragazza con amarezza, mordendosi il labbro.

Lucia sorrise. "Piccola, sai quante persone là fuori dicono che non sono normali?"

"Già. Ma loro sono normali, sono io che non lo sono."

"Esatto. Ma non lo sanno. La loro normalità è in parte data per scontata. Se quello che rimane non è normale, si considerano anormali per intero, mi segui?"

"No" rispose Alice con sincerità.

Lucia fece un gesto con la mano. "Non importa. Volevo dire che se ti preoccupi di essere normale perdi tempo. Preoccupati di essere felice."

Lei tentò un sorriso.

"No, aspetta, non intendo così. Devi diventare felice, non sembrarlo. Se stai male, stai male. Ogni tanto fa bene anche arrabbiarsi. Però se pensi di non essere al sicuro, dillo. Non far finta di niente, va bene? Altrimenti nessuno riuscirà a farti sentire bene per davvero."

"Okay."

"Stai bene?"

Alice aprì la bocca per replicare, poi la richiuse, ci pensò e alla fine disse "No."

"Lo immaginavo. Posso fare qualcosa?"

"Non dirlo al dottore, per favore. Non voglio uscire di nuovo" aggiunse Alice precipitosamente, vedendo lo sguardo dell'infermiera. "Però sai che non mi fido di lui."

"E tu sai che non ce n'è motivo" la rimproverò Lucia, facendola sedere sul letto. Erano arrivate in camera e Alice se ne era malapena accorta.

"Adesso fai una bella cosa. Prendi il diario e disegna quello che è successo oggi. Quello che hai visto, se non ti fa troppa paura, oppure noi due in giardino, oppure una metafora, non so, l'artista sei tu...Sorprendimi."

Alice sospirò e prese il diario, mentre Lucia usciva.

Scelse una matita dura, di quelle dal tratto leggero ma netto, i cui errori sono più difficili da cancellare.

Non poteva disegnare quello che aveva visto, non lo ricordava con precisione. Ma le mani le tremavano ancora e il cuore batteva forte. Si sentiva addosso la paura. E, suo malgrado, doveva ammettere che i suoi disegni migliori erano sempre opera di un'Alice spaventata o arrabbiata.

Doveva aver letto qualcosa in proposito, prima di finire lì...Lasciò che la mano andasse per conto proprio, mentre ricordava: quando si prova un'emozione forte o si è stanchi, diminuisce il controllo sull'inconscio, la parte della mente che, tra le altre cose, è la fonte dell'"ispirazione". Sì, doveva essere così.

Intanto continuava a disegnare. Non sapeva esattamente cosa, però; ogni linea sembrava suggerirle quella successiva, senza mai svelarle il quadro completo.

Scoprì il disegno pezzo per pezzo, man mano che si formava. Quella era la parte più divertente, di solito, ma questa volta la riempì di orrore.

Alla fine, sul foglio, bellissima e terribile, stava una donna vestita di velluto, con una corona di rubini sulla testa fiera e, ai suoi piedi, grandi rose bianche macchiate di sangue.

"Sei molto brava" commentò una voce ghignante, vicinissima, come se stesse fissando il disegno da sopra la spalla di Alice. "Assomiglia davvero alla Regina di Cuori" concluse, quasi con ammirazione. 

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