Marianna

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Non appena il Coniglio si accorse di Alice affannata alla ricerca, gridò in tono d'ira: — Marianna, che fai qui? Corri subito a casa e portami un paio di guanti e un ventaglio! Presto, presto! —

Quella notte Alice se ne andò. Non era la prima volta che lo faceva. 

Prima dell'incidente, prima di finire in quella clinica, prima del Paese delle Meraviglie, ad Alice piaceva uscire di mattina, soprattutto d'inverno, quando il sole non era ancora sorto e l'aria fredda la avvolgeva. Camminava per la città, con le mani nelle tasche della giacca e il berretto in testa. Seguiva una traccia che lei stessa non vedeva, mentre i suoi piedi sceglievano da soli dove portarla. A volte si fermava su una panchina ed estraeva il blocco da disegno dalla borsa per fare uno schizzo a matita del luogo dove si trovava, delle poche persone che incontrava, degli oggetti davanti a cui era passata tante volte ma che notava solo in quel momento per la prima volta.

Sapeva cogliere la meraviglia di ogni giorno, in quei disegni, i piccoli dettagli che nessuno nota mai semplicemente perché ci è abituato.

Quando invece stava in paese, dagli zii o dai nonni, preferiva allontanarsi dalle strade e camminare per i boschi, assaporando il profumo del muschio e il suono delle foglie che frusciavano. Seguiva i sentieri tracciati nell'erba fino a raggiungere una radura, e se non la trovava si arrampicava su un albero, per poter vedere in lontananza il bagliore del sole che spuntava da dietro le montagne.

In pochi sapevano delle sue passeggiate e tra loro Luca. Lui diceva che Alice era "un'anima fragile e bellissima" e che a volte aveva bisogno del silenzio.

In effetti era vero, ma solo in parte: non c'era mai veramente silenzio, ovunque Alice andasse, ma non c'erano nemmeno parole. Lei non era il tipo di persona da cercare di colmare i vuoti con parole inutili. Era solo un modo per aggiungere vuoto al vuoto.

Ma il vuoto di quelle pareti bianche era diverso, insopportabile. Così, dopo poco tempo trascorso lì, Alice aveva iniziato a scappare.

Lasciava il suo corpo, troppo minuto e debole, che si lasciava imprigionare da un abito bianco e una finestra chiusa. La sua mente se ne volava via come fumo sotto le fessure delle porte. Rabbrividiva nella notte, nonostante la sua figura fosse eterea e incorporea, e i brividi la facevano sentire viva. Camminava a lungo, anche per chilometri, lontana da quel posto strano che voleva aiutarla guarendola da una malattia che non aveva.

Qualcuno potrebbe pensare che la vera malattia di Alice fosse l'odio verso la realtà, ma sarebbe un errore. Alice amava il mondo,  e proprio l'esserne separata la rendeva così taciturna e chiusa, di tanto in tanto. 

Si fermò su un muretto, che dalla città vecchia guardava verso la parte più moderna. Sulla linea d'orizzonte, il cielo che prima era tanto scuro da confondersi con gli edifici si faceva rosato, preannunciando l'arrivo del sole. 

Un altro giorno, pensò Alice. Un altro giorno che per me sarà uguale agli altri.

Era ora di tornare indietro.

***

"Buongiorno, tesoro. Dormito bene?"

Alice annuì.

"Cosa vuoi fare oggi?"

"Un disegno. Ce l'ho bene in mente."

Aprì il diario a una pagina bianca, prese la matita e cominciò ad abbozzare l'immagine di una ragazza in piedi. Le mise addosso un abitino antiquato e in mano un ventaglio di pizzo chiuso e un paio di guanti. Tratteggiò le linee con mano leggera, in modo da rendere i contorni indefiniti, evanescenti. Aggiunse i dettagli, addolcì gli occhi, decorò il tessuto dell'abito, vi disegnò anche delle macchie e infine ombreggiò l'immagine.

Dopo circa tre ore di lavoro, ammirò il risultato, soddisfatta. La ragazza sul foglio pareva una fotografia. Una fotografia vecchia e in bianco e nero, ma comunque molto realistica.

"Sei tu" commentò una voce, facendola sobbalzare. Era Lucia, con il vassoio di plastica del pranzo. Era già ora di mangiare?

"Scusa, non ti volevo spaventare" aggiunse la donna, posando il cibo su una sedia.

Alice la guardò. "Mangio dopo" disse. "Prima leggo un capitolo del libro." 

Lucia percepì la sua tensione, non solo nella voce, ma anche nella posa improvvisamente rigida.

"Piccola, mi hanno detto che non hai mangiato ieri, a cena" cominciò. A quanto pareva, il lato infantile della ragazza le dava un'età ancora minore di quanto si pensasse, se si rifiutava di mangiare come una bambina capricciosa...

"Volevo mangiare dopo aver letto, ma mi sono addormentata a metà capitolo" si giustificò lei, sulla difensiva.

"Tesoro, so che vuoi tornare nel Paese delle Meraviglie, ma se non mangi..."

"Nel Paese delle Meraviglie nessuno mangia" la interruppe Alice, con il tono di una bambina testarda. Cominciava ad arrabbiarsi. Meglio evitare. Gli oggetti più pesanti erano imbullonati al pavimento per evitare che li lanciasse, ma non si poteva dire lo stesso di quelli piccoli che doveva usare in continuazione.

"Certo che no, perché tutti mangiano prima di andarci, non lo sapevi?"

Alice la guardò curiosa, come a dire che non ci aveva proprio pensato.

"Per quello ieri non sei riuscita a rimanere e ti sei addormentata, perché non avevi mangiato prima."

Silenzio.

Poi la testa bionda della ragazza si mosse su e giù, annuendo.

Lucia sorrise perché questa paziente, nonostante le sue bizzarrie, era piuttosto collaborativa.

Mentre Alice mangiava, Lucia guardò fuori dalla finestra. "Oggi mi sa che piove, è tutto nuvolo." commentò.

La ragazza la imitò e disse "Sì, il cielo sa di sale."

"Cioè?" domandò stupita l'infermiera.

"È tutto bianco" rispose Alice, alzando le spalle.

Lucia sorrise e indicò il disegno. "Ti è uscito proprio bene, sai? Sei tu questa, Alice?" 

La ragazza la guardò, confusa. "Nel disegno ci sono io, Marianna. Non so chi sia questa Alice, ti starai sbagliando."

L'altra impiegò qualche secondo a realizzare cosa significavano quelle parole. "Cosa?"

"Ho detto che io sono Marianna, non Alice."

Lanciò un'occhiata all'orologio a muro.

"Cielo, è tardissimo! Sai per caso dove posso trovare il Bianconiglio, a proposito? Devo consegnargli questi guanti e questo ventaglio" aggiunse poi, tenendo la mano chiusa sul nulla. 

Il cielo cominciò a lasciar cadere il sale, sotto forma di fitte lacrime.

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