Prologo: Alice

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Si rammentò che una volta stava lì lì per schiaffeggiarsi, per aver rubato dei punti in una partita di croquet giocata contro se stessa; perché quella strana fanciulla si divertiva a credere di essere in due. "Ma ora è inutile voler credermi in due — pensò la povera Alice, — mi resta appena tanto da formare un'unica bambina."

Risate. Alice non riusciva a ricordarsi altro della serata appena trascorsa.

-Ali, tieni d'occhio Luca, che per me c'andiamo a schiantare!- la chiamò Giorgia dal sedile posteriore dell'auto, con la voce spensierata che smentiva l'orribile presagio.

-Se lo tengo d'occhio io, ci schiantiamo di sicuro- rispose la ragazza, lanciando un'occhiata al ragazzo al volante di fianco a lei, l'unico veramente sobrio.

Le risposero delle risate da dietro.

-Hai bevuto troppo, Ali, parli come una matta...- biascicò una voce maschile dall'altro sedile, il cui proprietario non aveva certo diritto a criticare nulla.

Alice però non ci s'impuntò. Aveva la stessa sensazione di quando si svegliava dopo un bel sogno. Non ricordava cos'era successo, ma era sicura le fosse piaciuto un sacco.

-Lo so, io me lo son detta di non continuare, ma poi come al solito non mi sono data retta.-

-Ma con chi sto parlando adesso?- chiese Giorgia. -Con la Alice che non voleva bere o con quella che ha bevuto?-

-La prima, credo.-

-E allora passami l'altra che te non ti posso proprio sopportare.-

Alice rise. Entrambe.

-Che è quella cosa in mezzo alla strada?- protestò a un certo punto Stefano da dietro. 

Ci fu un lampo di luce rossa.

Poi il buio.

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