Il Bianconiglio

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 ...quand'ecco un coniglio bianco dagli occhi rosei passarle accanto, quasi sfiorandola...

"Alice?"

No, non ora.

"Alice..."

Per favore, voglio vedere!

"Alice!"

Con un sospiro, Alice aprì gli occhi. Davanti al suo letto c'era l'infermiera, Lucia. Era una donna sui cinquant'anni, con caldi occhi castani e capelli ricci della stessa tonalità. Tutto, in lei, ricordava una mamma affettuosa, almeno secondo Alice. 

In quel momento, poi, la donna aveva un sorriso gentile ma preoccupato che era perfettamente adatto a questa parte.

"Alice, tutto bene?" le domandò.

"Perché mi hai svegliata? Stavo facendo un sogno e volevo vedere come finiva" rispose la ragazza, con un tono un po' lamentoso da bambina nonostante i suoi diciannove anni.

Lucia esitò e rispose imbarazzata: "Non mi sembrava un bel sogno e ho pensato di svegliarti...Ti faceva paura?"

Alice si mise seduta e scosse la testa, facendo ondeggiare i riccioli biondi. "No. Cioè, un po' sì, ma non poteva farmi male. Gli incubi fanno paura, ma soltanto per scherzo. Non fanno male a nessuno."

Si guardò intorno tristemente, facendo intendere che aveva più paura di quello che vedeva ora. Eppure era solo una stanza, e anche bella e pulita. Una stanza bianca dal soffitto alle pareti, dal pavimento alle sedie su un lato, dalle lenzuola del letto al camice della ragazza che vi sedeva.

L'infermiera sorrise. Alice faceva spesso uscite di questo genere, e Lucia non sapeva mai se intenerirsi o preoccuparsi. Si sedette su una sedia vicina al letto. "Vuoi raccontarmi questo sogno?"

"Perché?" domandò Alice, facendo guizzare gli occhi curiosi.

Nonostante quel viso pallido e quel camice bianco, era infatti estremamente vivace, giocosa, curiosa. Più che "Alice" sembrava un Coniglio Bianco.

"Perché il dottore dice che può servire a guarirti."

Alice abbassò lo sguardo. Io non devo guarire. Non sono malata. E non sono neanche matta.

Poi però il suo sguardo si fissò sulla parete bianca di fronte a lei. Lentamente, iniziò a raccontare, mentre le immagini della sua stessa mente comparivano su quel muro come la proiezione di una pellicola cinematografica. Ricordava ogni singolo dettaglio.

"Ho sognato che ero a scuola. All'università" cominciò.

"Era davvero un brutto sogno, allora" scherzò Lucia, sorridendo, ma la ragazza negò con un cenno.

"No, era bello. C'era Luca. C'erano i miei amici. E anche i professori mi salutavano sorridendo. Però poi è diventato tutto buio, e allora sono uscita per vedere cosa era successo. Sono andata in strada e una donna è spuntata fuori dal suo negozio e mi ha detto che qualcuno mi voleva al telefono."

Mentre parlava, il tono giocoso e infantile lasciava spazio a una voce più matura...quella che aveva avuto prima di finire in quella clinica. Le sue due voci, così come i suoi due atteggiamenti, si alternavano in continuazione e per questo, all'inizio, Lucia aveva suggerito a un medico che Alice fosse affetta da schizofrenia, ipotesi poi esclusa.

Alice proseguì il suo racconto.

"Allora ho seguita quella donna nel negozio, dove c'era una lampadina accesa e almeno un po' si vedeva. Ho risposto al telefono e dall'altro lato si sentiva una voce profonda, inquietante. Diceva che sapeva che ero stata io a rubare il sole e che per colpa mia il cielo si era oscurato."

L'infermiera le prese la mano, comprensiva. "È stato ingiusto da parte sua."

"Oh, no" la smentì Alice. "Aveva ragione. Non mi ricordo quando e come e perché, ma il sole l'avevo davvero rubato io."

"Ah" fece Lucia, perplessa. "E cos'hai fatto, allora?"

"Niente. Mi hai svegliata, quindi non ho visto come finiva la storia."

"Scusami, hai ragione. Ma se succedesse davvero, cosa faresti?"

La risposta giusta, quella che voleva, era ovvia: "Sarei venuta da te e ti avrei chiesto aiuto", ma non era quello che pensava la sua paziente.

"Non può accadere, perché io non posso mica rubare il sole. Nei sogni succedono cose che nella realtà non succedono."

Il fatto che proprio lei parlasse di cosa succedeva e cosa no nella realtà era quasi ironico...Ma almeno in questo caso la sua distinzione era corretta, si disse l'infermiera, rincuorata.

"Ma -insistette- se potessi, ruberesti il sole?"

Alice alzò le spalle. "Non lo so, nel sogno potevo e l'ho fatto, ma te l'ho detto, non mi ricordo il perché." 

Lucia sospirò. "Beh, visto che sei sveglia ti porto la colazione. Ma dimmi, cosa vuoi fare oggi?"

La ragazza guardò fuori dalla finestra, speranzosa. Il giardino oltre il vetro era ancora verde nonostante il freddo e prometteva corse e avventure tra l'erba e gli alberi. Il problema è che quando qualcuno faceva una promessa ad Alice, non la manteneva mai. E infatti...

"Mi dispiace, tesoro" si scusò l'infermiera scuotendo la testa. "Ci abbiamo provato, ma tu stai sempre peggio quando esci." Esitò. "Il fatto è che stai migliorando, Alice. Non vogliono che te lo dica, ma forse te ne stai accorgendo già da sola. Sei sempre più forte e se continui così potrai andartene di qui. Potrai tornare fuori e andare in tutti i giardini che vorrai, e poi magari anche nelle grandi città con tanta gente, e poi al mare, a nuotare...Ma non ancora, piccola." 

Alice sentì un cuore che si incrinava, come se fosse prossimo a spezzarsi, ma non sapeva se si trattasse del suo o di quello di Lucia.

"Non ancora, capisci? Devi tener duro ancora un po'."

La paziente rimase in silenzio per qualche secondo.

"Lucia?" chiamò alla fine. La voce era di nuovo seria.

"Cosa?"

"Domani mi porti un libro?"

L'infermiera sorrise. "Ma certo! Rileggi sempre gli stessi...Ti farà passare la noia averne uno nuovo. Hai già in mente un titolo?"

Alice fece il suo sorriso giocoso e la voce si fece più acuta "Alice nel Paese delle Meraviglie."

Lucia si fermò, interdetta. Tra tutti quelli che poteva trovare...

"Perché? Perché c'è il tuo nome?" chiese, sorridendo accondiscendente.

"No, perché sono curiosa di sapere la storia."

Ma certo. Era curiosa. Eppure Lucia sapeva di non poterla accontentare, di non doverlo fare assolutamente.

"Vedrò cosa posso fare." disse la donna, cercando di restare vaga.

"Devi promettermi che me lo porterai" ordinò scherzosamente la ragazza, mettendo il broncio.

"Promesso" dichiarò Lucia andandosene con un sospiro. 

Ma come si è già detto, quando qualcuno faceva una promessa ad Alice, non la manteneva mai.

My space🐰

Benvenuti nel mio disagio.
Sono Sofy e avevo questa storia in testa da un po'. Sono mesi che adoro alla follia il Paese delle Meraviglie e il Paese dello Specchio, sia nella loro versione originale sia in reinterpretazioni moderne, e volevo scrivere qualcosa che parlasse di questi mondi e dell'impossibile.
Mentre scrivevo questa storia non riuscivo davvero a decidere se a me piaceva o no, per cui ho assolutamente bisogno di consigli. Per cui se qualcosa vi piace, o se vi sembra una gran cavolata, commentate per informarmi, mi fareste un grosso favore.😊
Nota:  Non conosco i danni fisici e psicologici che la mia Alice avrebbe dovuto affrontare nella realtà, né il funzionamento di una casa di cura, non mi sono documentata. Ho voluto creare un caso unico e, magari, anche impossibile.
Buona lettura!
-Sofia📚

Revisione 07/2019

Allora, un po' di tempo fa mi è capitato per caso di rileggere i primi capitoli del libro e di chiedermi inorridita "COS'È 'STO SCHIFO?!" per cui cercherò di renderlo più leggibile perché mi sembra un peccato, visto che, nonostante tutti i suoi problemi, sono comunque affezionata alla mia Alice.
Per cui, eccomi qua, fresca di consultazione psicologica (per lei eh, non per me, anche se forse dovrei...) e speranzosa di costruire qualcosa di meglio. 
Se avete già letto questo libro, fatemi sapere se secondo voi l'ho migliorato o incasinato ancora di più. Se siete nuovi...Seguitemi nella Tana del Coniglio.
-Sofia📚

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