Capitolo 17: Realtà sciolte come neve al sole

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La mattina di natale regalò uno scenario stupefacente: la neve era caduta per tutta la notte, imbiancando il giardino e regalando un luccichio mai visto prima.

Toby saltellava in mezzo al manto nevoso, mordendo a destra e a sinistra, mentre Filippo gli correva dietro cercando di impedirglielo.
Osservavo la scena dalla mia stanza da letto cercando di non farmi vedere da quella strana coppia, ridendo per ciò a cui stavo assistendo.

La scatolina con gli orecchini era ancora lì, appoggiata sul comodino in attesa di scoprirne il mittente.
Avevo perso metà della notte precedente a pensare.
Ma ero sicura che li avrei indossati comunque, quel giorno.

E se fosse stato Edoardo?
Ma no, impossibile... Come poteva sapere. Marika non lo conosceva neppure, se non di vista.
Quella sera in discoteca lo aveva appena intravisto, quando mi aveva salutata con la mano mentre mi recavo al tavolo degli amici di Edoardo.

Non poteva averglielo detto lei.

Dubito fosse così stregone da sapere esattamente che volessi quelli.

E poi in ogni caso non vi era nessun rapporto tra noi che lo potesse spingere a comprarmi un gioiello.
Suvvia.

Nessuno a parte me e Marika aveva visto quegli orecchini, quindi probabilmente non si ricordava di averne parlato con delle amiche comuni che magari avevano voluto farmi una sorpresa.

Non c'era altra spiegazione logica.
O magari ne aveva parlato con Fausti!
Giusto!

Fausti!

Svelato il mistero.
Avevo parlato con il mio capo di quegli orecchini.
Ricordo di avergli detto esattamente come erano e che speravo di potermeli permettere un giorno, intanto che si scherzava sul fatto che mi ero comprata un vestito un po' sopra i miei standard, troppo osé per una come me.

Una sfigata con il portafogli.

E Marika era lì con me, avrebbe potuto confermare che non si trattasse solo di un mio viaggio mentale.
Forse era il suo regalo di natale per me, ma non mi spiegavo come mai me li avesse lasciati sulla porta.

Forse il biglietto con le scuse si riferiva al fatto che negli ultimi mesi era stato parecchio pressante con me e spesso di cattivo umore per via dell'hotel e della mole di lavoro di cui mi aveva caricata.
Però ci aveva preso. Era davvero uno stronzo e, il fatto che lo avesse ammesso, mi faceva piacere.
Ora capivo anche del perché ci fosse scritto "il regalo quest'anno".
Gli anni precedenti mi aveva sempre regalato qualcosa di inutile o impersonale.
Quest'anno si era davvero superato.

Ora non ci poteva essere nessun dubbio.
Erano le personalissime scuse costose di Fausti.
Mi promisi che in giornata lo avrei contattato per ringraziare.

_______________________

Io e Filippo eravamo seduti nel grande salone a casa dei miei. Il pranzo, come sospettavo già prima di partire, era composto e noioso.
Mio padre aveva voluto invitare gente molto spocchiosa, colleghi di lavoro con famiglie molto chic che non avevo mai visto prima.
Parlavano solo di lavoro, viaggi e soldi.
Non ne potevo già più.
Solo Filippo sembrava divertirsi, insieme ad una bambina nata da una coppia poco più vecchia di me.
Scorrazzavano per il salone senza ascoltare le lamentele dei presenti, rincorrendosi con un pallone in mano.

Mia madre era furiosa, ma per una volta non c'è l'aveva con me.
Si era incazzata con mio padre che aveva invitato ad una giornata dedicata alla famiglia, dei colleghi di lavoro tra l'altro nemmeno troppo di compagnia.

Il natale di mia madre era sacro.

Mangiammo pressoché in silenzio. Alla fine, sotto consiglio di mia madre, non avevo portato nemmeno Toby.
A Natale il nostro cane non era mancato mai.
Ero più rammaricata di aver lasciato a casa il cane, piuttosto che non ci fosse Marco.

Di mio marito si parlò poco. Qualcuno mi chiese come mai non fosse presente e molti mi dissero che erano dispiaciuti di non aver potuto conoscere un ragazzo tanto brillante e promettente.
Mio padre si era divertito ad elogiarlo con i colleghi, ma aveva speso poche parole per me.
Di me si sapeva solo che stavo aiutando a ristrutturare un hotel, come che io fossi un manovale.

Non mi interessava molto sinceramente, non vedevo solo l'ora che quella giornata infernale finisse e che tutti si tornasse alle proprie case.
Persino mia madre mi sembrava molto provata dalla giornata.

Finito il dolce, la metà degli invitati era già andata via.
Mia madre stava riordinando la tavola quando decise di imbastire un discorso scomodo con me, approfittando del fatto che Filippo fosse in giardino con la sua nuova amica.

《Dimmi la verità. Come vanno davvero le cose con Marco?》

Ormai non potevo più fingere che fossimo la famiglia felice che tutti volevano. Era arrivato il momento di dire la verità, specie con mia madre.
Doveva sapere.

《Io e Marco non stiamo andando bene. Questa cosa che non è tornato per Natale ci sta creando molti problemi e io sono stanca... Stiamo raschiando il fondo》

Mi aspettai che mia madre mi interrompesse con il suo solito libero arbitrio, invece rimase ad ascoltarmi.

《Lo vedo che qualcosa non va.》

Intervenne alla fine, dopo avermi lasciato sfogare tutta la mia frustrazione.

《Mary, io non sarò nessuno per giudicarti. Arrivata a questo punto è ora che tu e Marco facciate un po' di chiarezza. Qualche tempo fa lo avrei difeso, perché ti conosco. Sei una rompi palle, in tutta onestà. Ma questa volta non mi sento di darti torto... E mi spiace per te.》

Dopo tanti anni, mia madre mi stava ascoltando e in più, mi stava dando ragione.

Non stavo parlando con la stessa donna di sempre.
Ridatemi mia madre! Dove l'avete nascosta?

《Io so di non essere una madre perfetta o una moglie perfetta e so che le mie scelte non le hai condivise. Ma ti prego, cosa dovrei fare?》

Stavo veramente pregando mia madre di aiutarmi e non mi sembrava vero. Stavo parlando con la stessa donna che mi aveva incoraggiata a sposarmi dopo aver scoperto di essere incinta, la stessa che non faceva altro che criticare il mio stile e le mie scelte.
Forse, per una volta,avevo bisogno di lei, e lei se ne era accorta.

《Quando sarà di ritorno da Londra dovreste discutere. Tirare fuori tutte le cose che non vanno e decidere per il vostro bene e quello di vostro figlio...non c'è altro da fare》

Passai la notte in bianco.
Pensai e ripensai alle parole di mia madre e al suo incoraggiarmi a risolvere con Marco.
Era arrivato il momento di fare chiarezza, una volta per tutte.

La sorpresa più grande fu il suo rientro a casa, inaspettato dal momento che al telefono mi aveva preannunciato che non sarebbe tornato nemmeno per Santo Stefano.
Fil era entusiasta e gli si lanciò al collo.
Io rimasi in un angolo, non capendo cosa era successo.

Non erano stati cancellati tutti i voli fino dopo natale?

Aspettai paziente il mio turno, quando finalmente Filippo si calmò e si mise a giocare con il suo nuovo robot, decisi di affrontarlo.

《Allora... Che è successo?》

Marco addentava il suo panino guardando il telegiornale italiano. Un uomo aveva derubato una banca ed era scappato con una refurtiva niente male.
Non sembrava interessato a parlare.

《Non è successo niente. Hanno ristabilito i voli e sono partito. La bufera si è spostata a nord.》

Ancora non gli credevo. Non ci vedevo chiaro.

《Per quale motivo se sapevi che era stata preannunciata una bufera, non sei tornato prima?》

Lanciò il panino nel piatto e si alzò in piedi

《ADESSO BASTA! LA DEVI FINIRE CON QUESTA STORIA! Sono tornato come e quando ho potuto, non va bene? Cristo, quanto sei pesante!》

Non sapevo come replicare.
Si è vero, ero pesante.
Ma avevo comunque il diritto sacrosanto di sapere.

《Con chi diavolo eri la vigilia di Natale? Ho sentito un colpo di tosse quando ho riagganciato. Non eri solo.》

Stavamo giungendo a grandi passi verso quello che volevo realmente sapere.
《Ovvio, ero con la O'Brian! Ma stavamo solo discutendo di lavoro Mary! Cosa pensavi che ci fosse?》

Non lo so
Vuoi forse dirmelo tu??

《Nulla, ma posso avere il diritto di capire? Sono tua moglie e tu non mi tratti come tale.》

Ormai il panino sul tavolo si era freddato e Marco stava ripulendo il casino di briciole che aveva fatto masticando.

《Io e Caroline non abbiamo niente, se non un rapporto lavorativo, collaborativo e di stima. È una donna sposata e più vecchia di me che si è fatta un mazzo tanto. Ho solo da imparare da lei... Ok?》

Caroline.
Siamo già arrivati a questa confidenza?

Mollai la presa poco dopo e decisi che mi bastava così. Dovevo imparare a fidarmi di lui. Era pur sempre mio marito.

Quella sera stavo risistemando i bagagli nello scaffale dell'armadio. Non era mia abitudine farlo, ma erano in mezzo alla stanza e mi davano noia.
Mentre stavo spingendo un pesante borsone senza poca fatica, mi cadde tra i piedi un foglio accartocciato.
Era la ricevuta dell'hotel dove Marco aveva pernottato negli ultimi giorni.

Ma la mia attenzione si spostò sull'intestazione della ricevuta.

L'intestazione era a nome di Caroline O'Brian.
Tra i conti della fattura di una camera anche parecchio costosa, spiccava il servizio in camera di cui avevano usufruito più di una volta, varie bottiglie di champagne di prima qualità, ostriche... Fragole con panna.. Cene, caviale.
Ma che diavolo?

E poi mi svegliai.
Finalmente lo feci.
Come se stessi tornando in vita dopo anni e anni sepolta in una tomba abbandonata, stavo togliendo le ultime ragnatele, prima di vedere definitivamente la luce.
Stavo tornando, stavo capendo.
Finalmente avevo realizzato tutto.
Tutta la mia vita, il mio matrimonio, avevano assunto il loro senso.
Un senso che avrei preferito non scoprire mai e non così.

Mi aveva mentito
E lo aveva fatto di proposito.
Aveva cercato di farmi passare per una psicopatica gelosa.
Mi facevo tanti problemi io, per aver dato un bacio, ubriaca in discoteca, ad un tipo per cui mi ero sentita attratta.
Mi facevo problemi per essermi sentita una traditrice, per aver ceduto ad una tentazione, nata forse dal fatto che non mi sentissi più apprezzata da mio marito.

E lui invece mi aveva tradita.
Aveva passato le ultime notti con un altra donna.
Ci aveva lasciati soli a Natale.

Scesi le scale di corsa, mi scaraventai su di lui con tutta la rabbia e la forza che avevo addosso, farfugliando parole senza senso e sbattendogli in faccia quella ricevuta.

Marco non si mosse.
Rimase come di pietra prendendo e accusando i miei colpi.
Quando finalmente mi fui calmata, fu lui ad intervenire, dicendo le uniche cose sensate che avesse potuto pronunciare.

《Ti posso spiegare tutto.》

Si, ma io pretendevo tutte le verità nude e crude che, per mesi, aveva provato a nascondere sotto neve fresca.

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