Capitolo 21: inaugurazione( parte 1)

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I mesi successivi passarono in un soffio.

I tempi di consegna dell'hotel cominciavano a farsi parecchio stretti e il Fausti iniziava a fremere per il grande giorno.

Mancavano solo le ultime cose, i ritocchi finali.
Ogni giorno facevo il mio giro di routine per controllare che tutto procedesse come voleva il mio capo.

Per fortuna avevamo assunto una squadra davvero valida e
Massimiliano, lo chef, si era già trasferito dal F&F portando con sé tutte le proprie cose.

"È una cucina immensa, avrò altro che spazio per sbizzarrirmi in ricette favolose", aveva detto quando, per la prima volta, era entrato nel suo harem.

Effettivamente il Fausti non aveva badato a spese.
Sognava di fare sold out, riempire tutte le stanze dell'hotel solo nella prima stagione estiva e garantire ai propri ospiti tutto il lusso e il comfort di cui avevano bisogno.

Effettivamente per  una rilassante vacanza presso l'Holiday non si sarebbe speso poco, quindi era necessario mantenere uno standard molto molto alto e garantire ogni servizio possibile.
Sarebbe venuta gente non poco facoltosa.

Le camere erano completamente organizzate.
Fausti aveva investito un capitale, assumendo per l'occasione una arredatrice molto conosciuta e di tendenza in città, che gli spillò una certa cifra.
Ma non vi erano dubbi, nell'allestimento delle stanze da letto e nelle grandi sale da ricevimento, aveva fatto un ottimo lavoro.
Il colore predominante era il porpora perché a detta del Fausti, regala uno stato di benessere e rilassa gli occhi.

Per me ogni colore sarebbe andato benissimo, tanto si sarebbe compensato con il lusso sfrenato del mobilio.

Ogni camera aveva una vista stupenda sul campo da golf e sul piccolo boschetto, poco distante dall'hotel.
Letti King size, bagni spaziosi e nelle quattro suite, persino una Jacuzzi in camera.
Le suite erano proprio appartamenti di settanta metri quadrati ciascuna. Un vero lusso.

Fausti era riuscito in ogni sua impresa: aveva installato una piscina all'esterno, molto grande e riscaldata, e la famosa piscina al piano terra dell'hotel che, grazie ad un piccolo passaggio, si collegava a quella esterna.
Inoltre, l'area relax adiacente era di una bellezza mai vista, con la possibilità di farsi un bagno turco o una sauna, lettini abbronzanti e un paio di massaggiatori con esperienza decennale per garantire un momento di pura pace dei sensi agli ospiti vacanzieri.

Vi era persino una sala congressi e un paio di piccoli negozi di oggettistica.

Sembrava realmente più una città in miniatura che un hotel, ed era veramente un grosso privilegio poter lavorarci.

Nessuno sano di mente si sarebbe mai fatto scappare un'occasione tanto ghiotta.

_________________________

Ormai la data dell'inaugurazione era stata fissata per il due giugno, poiché essendo un giorno festivo, secondo il Fausti sarebbe venuta più gente.

Avevamo spedito centinaia e centinaia di inviti ad amici, parenti, clienti del ristorante e in più avevamo fatto attaccare manifesti ovunque.
Quella sera Massimiliano avrebbe cucinato per un quantitativo impressionante di persone e lui già, da buon intenditore del mestiere, non stava nella pelle.

Aveva optato per un menù sobrio, ma di classe.
Tartine di caviale e bottarga, tartare di tonno, stuzzichini per ogni gusto e un assaggio di primi piatti con tartufo bianco e nero.
Niente di eccessivamente stravagante o strano, ma prodotti di qualità e gran pregio.

Il Fausti veniva ogni giorno all'Hotel e ad ogni visita si sentiva più eccitato.
La sua gioia era contagiosa e spronava gli operai a fare sempre del loro meglio.
Io osservavo la mia partecipazione e andavo davvero fiera di me stessa.
Grazie ai consigli dati al mio capo su come amministrare il denaro, eravamo stati dentro al budget iniziale e anzi, si partiva pure con qualche soldo extra.

Un lusso ben gestito e ragionevole.

Alla fine di maggio, stavamo dando gli ultimi ritocchi.
Fausti aveva assunto in prova un gran numero di dipendenti, per l'inaugurazione un servizio di catering.
Non so bene il numero esatto, ma pensai che avesse tra le sue dipendenze almeno venti camerieri, dieci donne delle pulizie, qualche portiere, una decina di ragazze in reception con lauree in lingue internazionali, giardinieri e manutentori.
Oltre un centinaio di dipendenti, con contratti regolari.

E io ero una manager
Quindi ricoprivo una pozione di controllo e amministrazione insieme al figlio più vecchio di Fausti, un bellimbusto quarantenne con la puzza sotto il naso.

Il figlio di Fausti, Mario, non si fece mai vivo durante il periodo in cui l'Hotel era solo un cantiere.
Il mio capo mi disse solo nell'ultimo periodo di aver scelto il figlio come braccio sinistro, poiché già io ne ero il destro.

Battute poco convincenti e di pessimo gusto, ma tipiche di Fausti.

Mario era nato da una relazione non duratura tra Fausti e una donna che per un po' lavorò nel ristorante, quando ancora il padre del mio titolare era vivo e gestiva gli interessi di famiglia.

Dopo che il bambino nacque, Fausti lo riconobbe come suo figlio, ma non continuò la relazione con quella donna che poco dopo morì di tumore.
Il bambino scelse di vivere con i nonni materni, ma di tanto in tanto frequentava il padre.
Motivo per il quale si sapeva così poco di lui.
Fausti lo amava profondamente anche se non lo dimostrava mai, lo aveva sempre viziato rendendolo quel pezzo di merda che era diventato, molto legato ai soldi e alla bella vita.
Non aveva idea di come si gestiva un locale, non sapeva spendere in modo ragionevole i propri soldi e pretendeva di far comunque parte del progetto del padre, ma solo per racimolare quanti più utili poteva.

Girava con una Bentley sotto il culo, frequentava donne stupide,ma belle, e si poteva permettere di viaggiare per il mondo spesato dalle casse del papà.

Una volta so che aveva provato a lavorare in una ditta di trasporti come amministratore delegato, ma aveva pietosamente fallito ed era stato spronato ad andarsene con una buona uscita, fornita in denaro.

Un somaro di prima categoria.
Uno stupido vestito in giacca e cravatta.

Era chiaro che non mi piacesse affatto.
Detestavo la sua presenza attorno, tanto più perché era un viscido e un maleducato, non perdeva tempo a mettermi in ridicolo davanti agli operai quando poteva, nonostante il padre lo rimproverasse spesso.

Ricordo che una volta mi definí un antipatica e noiosa, una vecchia nel corpo di una trentenne.
Lo odiai immediatamente

Tornando al tema dell'inaugurazione, era richiesto un abbigliamento formale e di classe.
Persi mezza giornata con il naso nell'armadio alla ricerca di qualcosa di elegante, ma a parte quel tubino acquistato per quella famosa sera in discoteca, non avevo altro.
Avevo bisogno di comprare qualcosa.
Di nuovo.
Per l ennesima volta negli ultimi mesi, avrei dovuto dare fondo al mio stipendio per comprare qualcosa che avrei indossato una volta e mai più.

Ci volevo davvero andare a quella serata.
Uno perché era anche opera mia e del mio lavoro, e me ne sentivo personalmente soddisfatta.
Due perché,anche Edoardo sarebbe venuto e avremmo passato la serata insieme, ovvio come amici, ma pur sempre insieme.

Nell'ultimo periodo l'avevo visto poco.
Veniva in cantiere, ma restava il tempo di mostrare le planimetrie agli operai con i lavori da svolgere e poi se ne andava.
Ci salutavamo di striscio e a malapena scambiavamo due parole di circostanza.

Una sera mi invitò persino a bere un caffè e fare due chiacchiere portando con me anche Filippo, ma fui costretta a declinare l'invito perché Fil aveva preso l'influenza all'asilo e non smetteva di tossire.
Avevo persino preso dei giorni di permesso al lavoro, non riuscivo a farlo guarire nemmeno con gli antibiotici.

Edoardo sembrava assente in cantiere, vagava tra i piani dell'hotel a fianco del padre, ma parlava poco e sembrava molto lontano con la testa.
Lo guardavo ogni tanto, cercando di capire cosa non andasse, ma come si accorgeva che lo stavo fissando, distoglievo lo sguardo.

Mancavano pochi giorni al grande evento, quando lo sentii parlare con il padre nella hall dell'hotel.
Stava giusto dicendo che all'inaugurazione non sarebbe più venuto perché Elisabetta aveva organizzato una serata al suo centro estetico e aveva insistito perché lui non mancasse.

Mi mancò la terra sotto i piedi.
Ero delusa e mi rattristai del fatto che non partecipasse ad una cosa che in fin dei conti era anche opera sua.

Ero più triste più che altro perché non lo avrei visto.

Come a peggiorare ancora di più la faccenda, Mario mi si palesò di fronte quel giorno con aria di sfida, invitandomi ad andare con lui alla festa.
Fausti che era di fronte a me a discutere degli ultimi preparativi e la trovò un'idea splendida.

Alla fine accettai, un po' per non deludere Fausti.
Mi sincerai del fatto che mi passasse a prendere sotto casa per andare insieme, dopotutto non avevo di meglio, se non andare da sola.

Con un ghigno soddisfatto Mario si  strisciò come una biscia attaccata alla mia spalla e mi comunicò che alle diciannove sarebbe stato sotto casa mia. Gli diedi l'indirizzo, mio malgrado, e si allontanò con il padre, quest'ultimo tutto soddisfatto perché insieme io e Mario avremmo fatto di sicuro un'ottima figura.

Io, al contrario, non riuscivo a pensare a qualcosa che non fosse per forza negativo.

Sarebbe stata una serata proprio di merda.

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