Capitolo 23: Inaugurazione (parte 3)

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Edoardo mi strappò dalle mani di Mario e mi trascinò lontano dal giardino.

《Ti ha fatto del male? Dimmelo che lo ammazzo!》

Mi osservava con lo sguardo da pazzo.

Era così premuroso con me.
Io non riuscivo a parlare, ero ancora sotto shock e le mani mi tremavano come foglie.

《No, no. Sto bene, ha solo tentato di baciarmi, non riuscivo ad allontanarmi. Era troppo forte per me.》

Edoardo si guardava ancora intorno,
aspettando il momento in cui Mario si sarebbe fatto vivo di nuovo.
Il malcapitato era ancora sicuramente steso a terra con il labbro spaccato e il naso sanguinante.

Se lo meritava, gran pezzo di merda.
Mi aveva deriso per mesi davanti agli operai, poi aveva tentato di possedermi con la forza.
Edoardo era stato anche troppo delicato!

Eravamo tornati all'interno, nella sala del ricevimento.
Il Fausti gongolava con una coppia di amici in un angolo, facendosi vanto della proprietà.
Vedevo in Edoardo il desiderio di chiarire anche la faccenda con il padre, ma gli strinsi un braccio per lasciargli da intendere che non c'è ne era bisogno.

《Vuoi andare via? Se vuoi ce ne andiamo immediatamente.》

L'idea era allettante e non poco.

Non potevo andarmene, comunque.
Quella era anche la mia serata, il frutto dei miei sacrifici di mesi e mesi di rinunce e orari da pazzi.
No, sinceramente non me ne volevo andare.

《No, voglio restare. Possiamo solo fare finta di niente? Per favore.》

Edoardo si strinse nelle spalle, si vedeva che non era molto felice della mia scelta, ma mi assecondò ugualmente.

Dopo qualche minuto, Mario rientrò nella sala.
Si era ripulito dal sangue, ma la ferita al labbro era evidente.
Vidi il Fausti avvicinarsi a lui, preoccupato, e i due discutere animatamente.
Mario si voltò nella nostra direzione e notai che Edoardo lo fulminò con lo sguardo, mimando un flebile "no" con la testa.

Era il suo modo di dirgli che se avesse osato parlare, ne avrebbe pagato altre conseguenze.

Mario si avvicinò a noi con la testa bassa e la coda tra le gambe.

《Ho detto a mio padre che sono scivolato sui gradini dell'hotel mentre fumavo una sigaretta. Non ho voglia di altre botte per stasera.》

Edoardo mi si mise davanti. Lo aveva fatto con fare protettivo, anche se non ce ne sarebbe stato alcun bisogno. Centinaia di persone avrebbero visto.

《Farai meglio a starle distante, se ti vedo ancora attorno a lei prega, perché ti farò ancora più male. Non mi piace picchiare la gente, ma per te sarei disposto a fare un'eccezione. 》

Edoardo mi voleva così bene?
Mi sentivo come una bambina a scuola, durante la prima cottarella.

《Mary, mi scuso.
Non so cosa mi sia preso. Forse è stato il troppo champagne che mi ha annebbiato. Ma ora sono lucido e mi dispiace!》

《Allora dovresti proprio smettere di bere, se ti rende così bipolare.》intervenne Edoardo. Teneva ancora i pugni chiusi sui fianchi.

Guardavo quel tipo con i capelli laccati e il naso gonfio e, in fondo, mi veniva da ridere.
Aveva davvero lo sguardo da pesce lesso. La tipica persona priva di spina dorsale, senza un briciolo di carattere.

Ci allontanammo da lui senza dire altro.
Non giurai di aver accettato le sue scuse, ma ormai era passata ed ero con Edoardo, tutta la faccenda aveva perso  di interesse nel momento stesso in cui lui mi aveva difesa.
Spostai finalmente la mia attenzione su di lui.

《Non dovevi essere al centro estetico di Elisabetta?》
Me la giocai male. In realtà io non avrei dovuto saperlo.

Edoardo sorseggiava il suo drink ancora nero di rabbia, ma quando finalmente si rese conto che ero tornata tranquilla, si rilassò a sua volta.

《In effetti prima di venire qui ero con lei, ma poi abbiamo avuto una discussione e sono venuto via.》

Ormai la mia curiosità aveva preso il sopravvento.

《Perché avete litigato?》

Edoardo si grattò la nuca come confuso.

《Perché stava facendo una scenata delle sue. Le avevo detto che avrei voluto fare un giro qui, se finita la serata al centro estetico, fosse venuta con me per vedere il mio lavoro di mesi. Lei, oltre ad essersi rifiutata, mi ha pure deriso davanti alle amiche perché a sua detta, io non faccio parte di questo progetto. Sono solo un'estensione di mio padre. 》

Stupida stronza.
Se Edoardo non avesse contribuito a questo progetto, l'Hotel sarebbe mai esistito.

Mi dispiaceva che si fosse permessa di trattarlo così.
In fondo non lo meritava proprio.
Anche lui, come il resto di noi, aveva messo il suo contributo nella realizzazione del piano di Fausti.

《Beh, tu sai quanto lavoro hai fatto. Tutti noi lo sappiamo. Quindi non ti devi preoccupare di quello che pensano gli altri!》

Edoardo mi sorrise e si sporse sul banco per prendere un altro drink per entrambi.

《Allora brindiamo a questa serata, iniziata un po' male ma sicuramente in fase di miglioramento!》

Alzammo i nostri calici guardandoci negli occhi.
Quella sera il verde nel suo sguardo sembrò ancora più vivo e brillante.
Era davvero un uomo splendido.

《Se posso, non prendermi male... Complimenti per l'abito che indossi. Ti sta molto bene! Vedo che indossi i miei orecchini di perle.》

Come?
Gli orecchini?
Sgomento.
Incredulità.

Avevo già scartato l'idea che fosse opera sua e invece pareva proprio  di sì.

《Grazie, sei gentile. Ma allora questo regalo è opera tua? Come potevi sapere?》

Mi sembrò di parlare per bocca altrui.
Ero troppo su di giri.

Lo vidi per un momento molto a disagio.
Di sicuro il mio bisogno di spiegazioni lo stava imbarazzando molto.

《Quel giorno, al centro commerciale c'ero anche io... Ero andato con Elisabetta a fare delle compere. Mentre stavo per andarmene ho sentito quella tua amica urlare davanti alla vetrina e ho visto te che guardavi dentro. Ho sentito un po' della conversazione tra voi e poi siamo andati via.》

Continuavo a fissarlo incredula, senza proferire parola.
Edoardo continuò a parlare guardando il bicchiere.

《Poi quella sera, in discoteca, è successo quel mezzo casino, io mi sentivo in colpa e volevo scusarmi. Non sono bravo in queste cose. Così, sono andato al centro commerciale e ricordando della tua amica, sono entrato nel negozio e ho preso l'unico paio di orecchini che mi sembrava assomigliassero alla descrizione.》

Mi girava la testa.
E non era solo colpa dello champagne di ottima qualità che stavo bevendo.

《Te li ho lasciati sotto casa poco prima che quella pazza della tua amica arrivasse da te. Non volevo che mi vedesse, così me la sono defilata di corsa e ho scritto il biglietto al computer perché non volevo capissi che il regalo provenisse da me. Preferivo pensassi fosse opera di qualcun altro.》

Il mio cuore era gonfio di gioia.
A tutto avevo pensato, ma che fosse stato lui no.

O meglio, ci avevo pensato ma mi sembrava irreale.

《Ho chiesto a tutti, ho creduto me li avesse regalati Fausti, Marco e persino Marika.
Avevo persino pensato di chiederti, ma ero imbarazzata e non volevo fare brutta figura.
Ma comunque grazie, sono bellissimi. Davvero.》

Li sfiorai con la punta delle dita.
Ci tenevo da morire, li adoravo.

Edoardo mi stava a guardare diversamente.
Non lo avevo mai visto così rilassato con me come quella sera, prima d'ora.
Finalmente avevo capito tutto.

Si era voluto scusare.
Avevo capito che quella sera in discoteca non aveva scombussolato solo me.

La serata continuò in modo molto più tranquillo di come era iniziata.
Il dj cambiò completamente stile verso la mezzanotte, alternando canzoni commerciali molto conosciute.
La festa stava iniziando proprio in quel momento.

Gli invitati più anziani se ne erano già andati e poco dopo la pista da ballo montata per l'occasione, si riempì di giovani scatenati con i cocktail in mano.
Anche io finalmente iniziavo a stare meglio.
Io e Edoardo avevamo chiacchierato tutta la sera, evitando sapientemente di parlare ancora del disastro in discoteca.

Alla fine, colta da un momento di pura libidine, lo trascinai in pista.
C'era bisogno di distrarsi un po'.
Ogni tanto Edoardo prendeva in mano il cellulare ed io constatavo che la sua espressione si faceva più cupa, perciò pensai che fosse per opera di Elisabetta.
Lui leggeva, scriveva di fretta sulla tastiera e poi continuava a dedicarsi alla chiacchierata con me.

Edoardo fu un po' restio a venire in pista.
Lo pregai con forza che si divertisse un po', in fondo ce lo meritavamo.

Il dj aveva appena fatto partire un tormentone estivo, gli ospiti urlavano e saltavano a tempo di musica.
Nel mio abito nero da sera facevo molta fatica a muovermi, ma sinceramente me ne fregavo.

Edoardo di fronte a me rideva.
Mi posò le mani sui fianchi tentando di seguire la musica,ma entrambi eravamo molto impacciati.
Tutta la situazione era ridicola, eppure ci mise di buon umore.
Una coppia a fianco si baciava incurante del resto del mondo ed io provai una forte solitudine.

Mi mancava molto avere qualcuno al mio fianco, avere un complice.
Mi mancava amare ed essere amata, guardare la TV insieme, ridere, litigare con qualcuno.
Mi mancava stare ore abbracciati a parlare.
Da quando mi ero separata ormai sei mesi prima, non avevo fatto altro che lavorare e dedicarmi a Filippo, non avevo avuto tempo per me o per altro.

Edoardo si accorse del mio stato d'animo, perché smisi di ballare.
Ero anche stanca, i piedi mi facevano male e avevo bisogno di sedermi un po'.

《Ti piacerebbe vedere la piscina? Ho le chiavi. Mio padre me le ha lasciate perché è ancora incompleta e il Fausti ha scelto di lasciare chiuso temendo la brutta figura con gli invitati.》

Ero un po' agitata, ma non avevo ancora visto come era venuta la piscina interna, per cui presa dalla curiosità, accettai.
Edoardo mi prese per mano e mi accompagnò verso l'uscita della sala.

《Facciamo in modo di non farci vedere, altrimenti gli invitati potrebbero incuriosirsi.》

Mi sentii complice, come una bambina a cui viene chiesto di mantenere un segreto.

Edoardo si fece largo tra la moltitudine di gente al bancone e ci dirigemmo nel corridoio deserto.
Attraversammo l'atrio e ci ritrovammo davanti alla porta che dava alla piscina.

Quando finalmente fummo dentro, rimasi di sasso.
Era uno spettacolo.

Non avevo mai visto, in vita mia, nulla di più bello.

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