Capitolo 32: Non mi lasciare.

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Mi alzai in fretta dal letto, raccattai i miei abiti dal pavimento.

Edoardo ancora dormiva profondamente, nel momento in cui mia madre mi telefonò per comunicarmi che mio padre si era svegliato intontito e parecchio spossato, fintanto che, mentre beveva il caffè accanto al tavolo, si era accasciato a terra in un rantolo di dolore.

Mia madre presa dal panico aveva subito contattato l'ospedale. In cinque  minuti avevano inviato un ambulanza per accertarsi che non fosse nulla di grave.
I paramedici constatarono invece che mio padre aveva avuto un infarto molto forte e che questo aveva comportato la perdita di coscienza e lo svenimento.

Mentre cercavo di rivestirmi in fretta, Edoardo accanto a me si svegliò.

《Che succede? Perché te ne stai andando tanto di corsa?》

Non avevo tempo di rimanere ad osservare il suo corpo nudo ancora steso nel letto, mio padre stava davvero male e dovevo correre in ospedale.
Inoltre, c'era anche Filippo a casa dei miei genitori e molto probabilmente aveva assistito alla scena, dovevo fare in fretta.

《Mio padre non sta bene. I paramedici dicono che ha avuto un infarto parecchio pesante. L'ambulanza sta andando in ospedale, mia madre sta già andando la. Vado anche io!》

Edoardo si alzò a sua volta dal letto cercando i pantaloni in mezzo al casino dei nostri abiti sul pavimento.

《Vengo con te, mi vesto di corsa e ti seguo con la mia auto.》

Mi avrebbe fatto piacere che fosse al mio fianco, ma non poteva venire con me.
Cosa avrei spiegato in seguito a mia madre?

《No, stai tranquillo. Vado io.
Ma appena so qualcosa di certo ti telefono.》

Raccolsi la borsa e le chiavi della macchina sul comodino, mi voltai per guardarlo ancora una volta.
D'istinto mi avvicinai e lo baciai.

《Ti amo. Non serve a niente, ma ti amo Edo.》

Lui di fronte a me, mi accarezzava i capelli  cercando di non abbandonare i miei occhi.

《Adesso vai, avremo tempo di riparlare di questo. Tuo padre ha bisogno di te.》

Non c'era mai abbastanza tempo.
Meno di dieci giorni alle nozze.

_____________________________

Premevo il piede sull'acceleratore senza badare che stavo di gran lunga superando il limite di velocità.

Avevo richiamato mia madre per dirle che stavo arrivando.
Se non mi fossi trattenuta all'Hotel tutta la notte, forse sarei potuta essere più tempestiva ad arrivare.
Forse mio padre non sarebbe nemmeno stato male, o almeno sarei stata al suo fianco e con la mia famiglia.

Parcheggiai l'auto vicino all'entrata del pronto soccorso.
Appena aprii la porta, mi ritrovai di fronte mia madre in lacrime con Filippo al fianco.
Mio figlio era molto pallido ed evidentemente doveva aver assistito alla scena insieme a mia madre.
Mi fiondai su di loro abbracciandoli stretti, piangemmo per molto tempo prima di riuscire a dire qualsiasi cosa.

《Tuo padre è molto grave, Mary. I medici hanno detto che il suo cervello è rimasto molto tempo senza ossigeno, ora si trova in coma. Non sanno se sia reversibile.》

Era una notizia terribile.
La prognosi era riservata, non sapevano quante speranze aveva mio padre di tornare quello di prima.

《Possiamo entrare a vederlo?》

Mia madre scosse piano la testa, come per dirmi no.
Non si poteva entrare, i medici stavano ancora facendo dei controlli e mio padre era già intubato.

Poco dopo un medico uscì dalla stanza, con lo sguardo cupo.
Si avvicinò a noi e si presentò a mia madre.
Dopo averle stretto la mano ci comunicò quello che già temevamo.

《Mi dispiace molto, ma è molto grave.
Lo stiamo monitorando, probabilmente dovrà essere operato.
Si tratta di un infarto miocardico, molto forte.
Possiamo pregare che si rimetta. Nel frattempo faremo del nostro meglio.》

Mia madre scoppiò in un pianto a dirotto.
Il medico si dileguò con uno sguardo affranto lasciandoci alla nostra privacy.
Filippo era stretto a lei, ma non riusciva a capire bene cosa stesse succedendo.

《Non è un posto per un bambino. Vai a casa e porta con te Filippo. Resto io con papà e ti chiamo se c'è bisogno.》

Presi in braccio il mio bambino e ci dirigemmo al di fuori del pronto soccorso.
Dopo averlo seduto sul suo seggiolino, decisi di chiamare Edoardo.

Mi comportavo quasi come fosse il mio compagno, ma sapevo benissimo che era sbagliato da parte mia farmi illusioni.

Il telefono squillò un paio di volte finché mi rispose

《Ehi,allora? Ero in ansia... Come va?》

Sentire la sua voce mi tranquillizzò molto, mi fece sentire più forte.

《Ha avuto un infarto del miocardio. È gravissimo. Sto tornando a casa con Filippo. È ancora sotto shock.》

Dall'altro capo del telefono un lungo sospiro, preoccupato.

《Vengo da te. Ho la giornata libera fino al tardo pomeriggio. Non voglio lasciarti sola, per te è ok?》

Sarebbe più OK se tu fossi single e non pronto a sposarti a breve.

《Va bene, noi intanto andiamo. Ti aspettiamo là.》

Dopo aver portato a casa le mie cose, aver buttato nella lavatrice gli indumenti sporchi, Filippo mi chiese se poteva andare a letto perché si sentiva molto stanco.
In effetti quella mattina era stato sbalzato fuori dal letto molto presto e aveva visto il nonno che andava via con un'ambulanza.
Non doveva stare troppo bene.

Lo accompagnai nella sua stanzetta e lo aiutai ad infilarsi nel letto, in mezzo a tutti i suoi pupazzi.
Aveva solo cinque anni, per l'amor di Dio, ma era stato così maturo quella mattina e così forte, che persino io ne rimasi sorpresa.
All'ospedale non aveva mai lasciato sola la nonna, abbracciandola e dicendole che il nonno sarebbe stato bene.

Il mio bambino intelligente.

Qualche minuto dopo si addormentò.
Permisi a Toby di restare ai suoi piedi quella mattina, con il musetto sulle coperte di Filippo.
Quel cane era davvero un essere umano, ma senza la parola.

Fui strappata dai pensieri quando mi arrivò un sms.

"Aprimi... Sono qui."

Edoardo finalmente era arrivato.

Aprii il portone e mi fiondai giù per le scale.
Ci incontrammo sul secondo pianerottolo.
Non si aspettava che scendessi, ma appena mi vide lasciò cadere a terra la busta della spesa e mi prese in braccio.
Gli saltai letteralmente al collo, piangendo in preda all'ansia e al dolore.

Edoardo mi rassicurò tenendomi tra le braccia per qualche minuto.

《Vieni,andiamo in casa. Così potrai rilassarti un momento.》

Ci accomodammo in cucina, intanto che io preparavo il caffè.
Edoardo posò sul tavolo la borsa con dentro un po' di generi alimentari misti, il necessario per un paio di giorni.

《Sono felice che tu sia qui. Ne avevo davvero bisogno.》

Gli dissi, versando il caffè in due tazzine che mi aveva regalato mia madre poco prima del matrimonio.

《Non potevo non venire. Sarei venuto anche in ospedale, ma poi probabilmente Filippo o tua madre mi avrebbero visto come un intruso, così ho pensato fosse meglio evitare.》

Mi accomodai al tavolo con le mani sulle tempie.
Era stata una mattina molto pesante e ancora non sapevamo come sarebbe finita.

Mio padre era empre stato un burbero, uno che poco dimostrava il proprio affetto.
Ma ci aveva sempre amati molto e non potevo immaginare che fosse bloccato in un letto di ospedale, tentando in ogni modo di aggrapparsi alla vita.
Aveva appena preso un po' di pausa dal lavoro per dedicarsi alla famiglia, al nipotino.

Quanto è duro il destino a volte.

Edoardo insistette per preparare il pranzo. Nessuno in realtà aveva fame, ma dovevamo mettere qualcosa sotto i denti.
Non avevamo mangiato nulla dalla sera precedente e iniziavo a sentirmi molto debole.

Era parecchio bravo ai fornelli.
Preparò un sugo leggero, con qualche oliva e capperi, mise sul fuoco l'acqua per la pasta. Io sistemai la tavola.

《Pensi che Filippo voglia mangiare?》

Mi avvicinai alla porta in punta di piedi, sbirciando senza fare rumore.
Filippo dormiva tenendo stretto il suo peluche preferito e il fedele Toby riposava ancora ai suoi piedi.
Quindo si accorse di me alla porta alzò lievemente la testa per poi tornare a dormire ai piedi del letto, sul tappeto.

《Non credo. Sta dormendo profondamente. Magari gli preparo qualcosa più tardi...》

Ci accomodammo a tavola.
Mangiare un paio di forchettate di pasta fu una delle cose più complicate, quel giorno.
Il boccone si fermava di continuo in gola.

《Se non ti piace, lasciala... Non mi offendo.》

La pasta era buonissima, ero io che non c'è la facevo.

《No. Mi piace... Ho solo lo stomaco davvero chiuso.》

Dopo aver spinto qualche altro boccone a forza nello stomaco, Edoardo mi aiutò a riempire la lavastoviglie e si sedette vicino a me sul divano.
Di tanto in tanto scrivevo un SMS a mia madre, ma la situazione era stazionaria.

Mettemmo su un DVD.
Edoardo scelse un vecchio film western che non avevo mai visto.
Non era proprio il mio genere preferito, così con la complicità della stanchezza, poco dopo mi addormentai con la testa sulle sue gambe.
Edoardo, in silenzio, mi accarezzò a lungo i capelli, permettendomi di rilassarmi un attimo.

Sarei potuta rimanere così per sempre, dimenticando ogni problema o tristezza, ma la vita purtroppo era ben altro rispetto a quella fettina di paradiso che ci era stata concessa.

Il pomeriggio trascorse più o meno tranquillamente.
Edoardo verso le sedici dovette andare via, ma mi promise che sarebbe tornato dopo cena.
Si giustificò dicendomi che aveva impegni di lavoro, anche se ero sicura che dovesse vedere Elisabetta.
Chiamai il Fausti per prendermi la giornata libera, raccontandogli di mio padre.
Avrei dovuto fare il turno di notte, ma non avrei saputo a chi lasciare Filippo e non avevo proprio le forze per lavorare.
Il Fausti capì la situazione e senza troppo insistere, mi lasciò tutta la settimana libera.

Era ormai scesa la sera, quando mia madre mi chiamò al cellulare.

《Mary. Papà è peggiorato. Vieni in ospedale per favore.》

Chiamai immediatamente Marco, anche se la cosa mi bruciava e non poco. Non amavo troppo contattarlo solo quando mi faceva comodo, ma questa era una situazione di emergenza.

Gli spiegai che mio padre stava malissimo e che non potevo più portare con me Filippo in ospedale.
Se avessi potuto lasciarlo da lui per qualche ora.
Marco non solo si rese disponibile, ma si infuriò poiché non glielo avevo detto prima. Era stato suo suocero per cinque anni e gli voleva bene.
Avevo di certo sbagliato a non avvertirlo, ma stavo così male che non ci avevo nemmeno pensato.

Filippo mi diede un bacio sulla guancia prima di salire con il padre nel piccolo appartamento, tenendo stretto il suo peluche blu.
Sembrava ormai avesse accettato, suo malgrado, tutta la faccenda, mi chiese del nonno ma questa volta la mia risposta lo lasciò meno sconvolto.
Se lo aspettava.

Mi affrettai ad arrivare in ospedale.
Accanto all'entrata della stanza di mio padre, mia madre si stringeva in un abbraccio con mia zia, sua sorella.
Dall'altra parte del corridoio mio zio piangeva silenziosamente guardando oltre i finestroni del reparto.

Quando mia madre si accorse della mia presenza, mi venne incontro e mi strinse come forse non aveva mai fatto.

《Sii forte figlia mia. Sii forte per tutti noi, ma sopratutto per Lui.》

E in un attimo, il mio mondo fu distrutto, un altra volta.

Un abbraccio a tutti i miei lettori;)
La storia continua.. ;)

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