Capitolo 45: Corri, Tigre.

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Furono secondi lunghi, intensi.

Edoardo aveva sul volto un misto tra incredulità e amarezza.
Incredulo perché probabilmente mai avrebbe pensato di vedermi alla sfilata quella sera.

Deluso del fatto che non ero venuta da sola.

Christian al mio fianco mi diede un buffetto sulla spalla.
Ero troppo distratta.

《Ci sono problemi? Mi sembri persa.
Qualcosa non va?》

Scossi il capo e riportai l' attenzione verso il mio accompagnatore.
Tutto il mio malessere, il mio sesto senso, alla fine mi avevano condotto a questo.
Sembrò uno stupido scherzo del destino.
Ad ogni evento, ad ogni serata all'Hotel  la famiglia Berghi era presente.
Iniziava ad essere una cosa snervante.

Marika mi attendeva al tavolo del buffet. Sembrava che già avesse capito tutto, da dove scaturiva tutto il mio malessere.

《Anche stasera eh.. Inizia a farsi complicato venire a questi eventi. Vedo che non sei sola comunque, chi è quel bono?》

Christian armeggiava con le posate a  qualche metro da noi, intento ad arraffare tutto quello che poteva.
Era buffissimo.

《È il mio fisioterapista. Si chiama Christian. Mi ha seguita nella riabilitazione in ospedale.》

Restai vaga e lo presentai con disinteresse.
Marika possedeva una mente tanto complessa quanto perspicace, non le scappò nessun dettaglio.

《Ci sei già andata a letto?》mi chiese con una tale naturalezza da farmi sprofondare nell'imbarazzo più totale.

《Certo che no, scema! Si è solo reso disponibile ad accompagnarmi stasera... Com'è che pensi sempre male?》
Ci ritrovammo a ridere come due scolarette al primo anno di liceo osservando il belloccio di quinta.

L'idillo durò comunque poco. Fui interrotta da una scena a dir poco clamorosa.
Christian e Edoardo stavano chiacchierando come si conoscessero da sempre.

Restai a bocca aperta ad osservare quella scenetta irreale.
Ridevano e si scambiavano battute, pensai che tutto questo non fosse frutto di un caso.
Presi coraggio e mi avvicinai, dovevo capire.

《Vi conoscete già?》 la mia voce non fu in grado di nascondere la sorpresa.

《Si o meglio... Eravamo nella stessa scuola. Edoardo è un po' più vecchio di me, di cosa... Un paio d'anni?》chiese al mio "ex".

Mi ricordai del fatto che di Christian sapessi davvero pochissimo. Non avevo ancor ben chiara nemmeno la sua età, una cosa che mi portò a riflettere sul mio reale interesse nei suoi confronti.

" Si, ma nuotavamo nella stessa squadra, ricordi? Christian era davvero bravissimo.
Peccato che hai mollato?》lo interpellò Edoardo. Non capivo se stesse parlando con me o con il mio accompagnatore.

Mi sembrò di vivere una situazione irreale.
L'uomo che amavo stava parlando con l'uomo con cui mi stavo frequentando, il tutto ben condito dalla presenza di una moglie curiosa e bisbetica al seguito e da una migliore amica, la mia, che non stava capendo nulla.

《Dunque tu conosci Marie Anne.》la constatazione di Edoardo rimase sospesa a mezz'aria in attesa che Christian replicasse.

Il suo tono non lasciò spazio ad equivoci, sembrò infastidito di averci trovato lì, insieme.

《Sì, ormai ci conosciamo bene. È una testarda incorreggibile. Se sono qui stasera è solo perché mi ha minacciato!》

I due risero, mentre io mi sarei scavata volentieri una fossa.
Elisabetta al fianco di Edoardo tentò più volte un approccio con me, ma rimasi sulle mie.
Di tutte le persone con cui avrei voluto chiaccherare, lei di sicuro era l'ultima.

Decisi che ormai era ora di defilarmi.
Avevo bisogno di schiarire le idee, così con grazia, mi scusai per andare alla toilette.
Una volta rinchiusa la porta dietro di me, mi lasciai scivolare contro il muro.

Edoardo non sarebbe uscito dalla mia vita tanto facilmente, ogni occasione era buona per vederlo e per fingere di non conoscerlo, ogni evento ci richiamava insieme.
Ero stanca di trovarlo sempre sui miei passi, ero esausta di mentire.

Ero stanca di essere innamorata di lui.

Ero stanca di fingere.

Ero stanca di aspettare qualcosa che non sarebbe successo.

_______________________________

Mi ci volle un po' per riprendermi.
Il bisogno di riflettere lucidamente mi obbligò a restare in bagno per un tempo che mi sembrò indefinito.

Quando finalmente mi sentii pronta ad affrontare la situazione, uscii dalla toilette delle signore.

Christian mi aspettava a braccia conserte vicino all'entrata, aveva l'aria di qualcuno preoccupato.

《Stai bene? Sei continuamente assente questa sera.》

Mi massaggiai la nuca in cerca di una risposta convincente.

《Sto bene. Avevo solo bisogno di sciacquarmi il viso e riprendere fiato, queste serate mi annientano...》mentii, ma fu una pessima interpretazione.

Il mio accompagnatore mi scrutò a fondo.
Era chiaro che non mi stesse credendo davvero.

《Credo di aver capito quale sia il problema. Mi hai parlato di quel tipo con cui ti eri vista, che si era poi sposato lo stesso, nonostante tra voi fosse nato qualcosa. È di Edoardo che stiamo parlando, non è così?》

Nessun preambolo, nessun preliminare.
Christian arrivò immediatamente dritto al sodo.
Non ebbi nemmeno la forza di rispondere. Abbassai solo la testa.

《L'ho capito subito. Il tuo sguardo perso nel vuoto nella sua direzione, il fatto che sei stata tanto sorpresa che ci conoscessimo. La velata ostilità nei confronti di sua moglie. Sei un libro aperto, Marie Anne.》

Aveva ragione.
Per quanto mi fossi sforzata di non mostrare nulla, avevo toppato.
Forse Christian era davvero più sensibile di quello che sembrava.
Se era arrivato ad accorgersi immediatamente della realtà dei fatti, doveva essere un tipo sveglio.

《Tu lo ami ancora, non è così?》

Una semplice domanda, ma come una fucilata in mezzo al petto.

《Non posso amarlo. Non potevo e non potrò. Ha fatto le sue scelte e io le devo accettare. Nel bene e nel male. Sono andata avanti, voglio farlo.》

Christian aggrottò la fronte.
Era come se a quelle parole non avesse creduto nemmeno per un momento.

《Credo che tu non sia pronta per vedere qualcuno Marie e credo anche che tu debba dire la verità a questa persona. Io vedo come ti guarda. Certo, lui ha scelto... Ma non con il cuore.》

Mi dispiaceva sentirlo parlare così, ma sapevo che Christian aveva ragione.
Per quanto fosse una persona bellissima e interessante, la mia mente, ma soprattutto il mio cuore appartenevano a qualcun altro.
Ci saremmo solo presi in giro.

《Puoi portarmi a casa, per favore? Direi che questa serata sarebbe meglio finisse così.》

Mi sentii stremata, avvilita.
Incapace di proseguire oltre.

Christian mi prese sotto braccio e ci avviammo verso l'uscita dell'Hotel.

《Di sicuro questa serata non è andata benissimo, ma almeno puoi essere felice del fatto che ti sei fatta un nuovo amico.》

___________________________

Nel silenzio della mia casa, mi trovai a riflettere su tutto quello che era appena successo.
Christian mi aveva riaccompagnata a casa in assoluto silenzio, forse deluso dalle mie verità, o forse solo in stato confusionale.

Mia madre e Filippo dormivano beati, ognuno nei propri letti.
Io avrei fatto di tutto per dormire, ma non ne fui proprio capace.
Troppi pensieri, troppe emozioni da gestire e l'impossibilità di parlare con il diretto interessato.

D'un tratto il silenzio venne rotto dal suono di un messaggio.
Pensai a tutto, a Marika, a Christian.
Persino a Fausti che chiedeva spiegazioni del perché me ne fossi andata tanto presto dall'Hotel.

E invece non fu nessuno di loro.

Un breve, brevissimo messaggio.

'Ho bisogno di parlarti. Ora.'

Bloccai la Tastiera con il cuore in gola.
Mi precipitai alla finestra con l'ansia, il panico di vedere due fanali accesi accanto al cancello.
Quei due fanali erano lì, esattamente dove li avevo immaginati.

Mi mancò un battito.
Un altro messaggio.

'Scendi, lo so che sei sveglia.'

Non sapevo cosa fare.
Il cuore mi diceva di scendere, la testa mi diceva di restare.

Ma si sapeva, la meglio su di me non l'aveva mai avuta la testa.

Mi infilai di nuovo le scarpe e il cappotto, imboccai la rampa delle scale come non avessi mai fatto l'incidente, come le gambe non mi avessero mai fatto male.

Correvo, così come non facevo da mesi.

Avevo bisogno di correre da lui.

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