Capitolo 46: Tasti On / Off

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Davanti al portone d'entrata, esitai qualche istante.

Sapevo benissimo che non avrei dovuto farlo, sapevo i rischi che Edoardo avrebbe corso e che già stava correndo per il solo fatto di essere qui, sotto casa mia a tarda sera.

Avevo due scelte: uscire o tornare in casa, sentire che cosa avesse da dirmi o ignorare e mettere definitivamente un punto a tutta quella faccenda.
Un' altra volta mi ritrovai a lottare tra cuore e testa, un po' come se fosse un infinito testa o croce.

Avrei vinto, o avrei perso.
O più semplicemente avrei scelto di perdere.

Aprii la porta e me lo ritrovai davanti.
Fuori il tempo non era affatto promettente, in lontananza lampi e tuoni non preannunciavano nulla di buono.
Da lì a poco sarebbe scoppiato un temporale.

《Sali in macchina.》 me lo impose, come si trattasse di un ordine.

《No, non salirò in auto. Se mi devi parlare, lo farai qui.》

Edoardo sembrò irrigidirsi.
Contrasse la mascella, serrò i pugni. Era chiaro fosse agitato.

《Allora finiremo per urlare sotto casa tua, è questo che vuoi? O preferisci pure bagnarti? Sta per piovere.》

Ripensai a mia madre dormiente nel proprio letto con Filippo al fianco,e a tutto il vicinato disturbato dalla nostra lite innescata dopo la mezzanotte.
Mi feci coraggio e decisi di dargli ascolto.
Una volta seduta in auto non feci nemmeno in tempo ad allacciare le cinture che Edoardo scoppiò in una discussione già preannunciata.

《Ti vedi con quel Christian allora?》 mi sembrò su di giri, anche se effettivamente non ne aveva nessun diritto. Non avevamo nemmeno imboccato l'uscita della via.

《È un amico e non mi pare sia un tuo problema.》mi accigliai. Avrei voluto far finire in fretta quella conversazione rivelatasi scomoda sin dal principio.

《Invece è un mio problema, lo è eccome. Non fa proprio per te, lo sai questo?》

Rimasi scioccata fissandolo con lo sguardo di chi non poteva capire dove volesse andare a parare.
Guidava in modo affascinante, ma cercai di non pensarci. Non era il momento di perdermi in lusinghe ed apprezzamenti silenziosi.
Attaccai, ero stanca di lasciarmi continuamente sovrastare da lui.

《Ma che ne sai tu di chi va bene o meno per me? Credo a trent'anni di avere le idee abbastanza chiare! Non mi serve il papà che mi fa la ramanzina su chi è più o meno giusto per me!》mi stavo infuriando.

《No, fidati, non le hai. Non lo conosci affatto! 》

Stavo per perdere davvero il controllo.
Il mio cervello produsse una moltitudine di cattiverie gratuite che avrei potuto dirgli, se solo avessi voluto davvero.

《Perché, a te forse ti conoscevo? O sei forse tu la persona giusta? Dimmi. Dov'è tua moglie mentre sei qui a farmi il quarto grado?》

Edoardo spinse un po' sull'acceleratore.
Ci pensò un po' prima di rispondere, qualche secondo che mi sembrò un secolo.

《Non è più mia moglie. O meglio, a breve non lo sarà più.》

Rimasi sgomenta.
Cosa mi aveva appena rivelato?

《Ma che stai dicendo Edoardo?》 non potevo credere davvero a quello che mi aveva appena detto.

《La verità. Ho discusso con mio padre, non mi guarda più in faccia. Ho fatto rivoltare mia madre nella tomba, probabilmente. Ho deciso che non mi voglio rovinare la vita stando insieme ad una persona che non amo.》

Ero confusa.
Quanto stavano cambiando in fretta le cose? In appena poche ore.

《Ma il negozio? Gli affari? I vostri soldi?》 sembravo più preoccupata per questo. Della fine del suo matrimonio durato a malapena sei mesi in realtà non me ne importava nulla.

《Non mi importa niente dei soldi o del suo negozio. L'ho detto anche con mio padre, non ho più intenzione di fare i comodi di nessuno. Per nessuno.》

Edoardo non distolse lo sguardo dalla strada, ma lo vidi osservarmi con la coda dell'occhio.

Non riuscivo a capire perché aveva scelto proprio questo momento per parlami di una cosa tanto importante.
Mia madre si sarebbe di sicuro preoccupata se non mi avesse vista rincasare ad un orario decente.

《Perché lo stai dicendo a me? Perché adesso? È perché mi hai vista insieme ad un altro, forse?》mi sembrarono le domande più ovvie da porgli.

《Perché tu in parte c'entri in questa storia... O meglio, tu sei stata la mia motivazione!》

Mi si seccò la gola.

La motivazione per raggiungere quale obbiettivo?

Non potevo più aspettare, volevo che sapessi. Christian o meno. Non temo la rivalità con il fisioterapista, se vuoi saperlo.》

Mi presi del tempo per rispondere.

《Edoardo io non voglio essere ritenuta la causa della tua separazione. Non sono stata la motivazione per impedirti di sposarti, non vedo perché dovrei esserlo ora, per lasciarti compiere un gesto tanto folle.》

Mi sembrò di essere dura nei suoi confronti, ma ero così stanca di essere il suo tasto on/off.

《Non sei tu la causa. Avrei fatto comunque questa scelta, però ora so di essere libero di poter stare con te come voglio, come ho sempre voluto!》

Qualcosa mi fece accendere una spia d'allarme dentro, luminosa nello stomaco.
Stava correndo troppo, stava dando per scontato che sarebbe bastata la sua unica decisione per portare me a pensare lo stesso.
Non sarabbe funzionata in questo modo, non più.

《Non credo che sia sufficiente questo per stare insieme.

Edoardo ghiacciò nel bel mezzo della corsia.
Per fortuna la strada a quell'ora era pressoché deserta, avremmo di sicuro rischiato di fare un incidente.

《Che significa? Perché non dovrebbe essere sufficiente?》 sembrò afflitto, più che arrabbiato.

Per la prima volta stavo dirigendo io il gioco, la prima volta in assoluto da quando ci eravamo conosciuti.

《Perché? Hai pure il coraggio di chiederlo! Perché è più di un anno che aspetto, Edoardo ed ora tu piombi qui in piena notte a dirmi che ora è ok e possiamo stare insieme? Pensi mai che anche gli altri abbiano dei sentimenti, oltre a te? Io, ad esempio, ora non posso non sentirmi la tua ruota di scorta! Corri qui perché ti stai separando, ma prima, dov'eri?》ripresi fiato. Avevo corso tipo una maratona per giungere a quell'epilogo.

Stava per divampare un incendio in auto.
Io ero arrabbiata, lui era furioso.
Saremmo finiti per dirci delle cattiverie.

《Tu non sei la mia ruota di scorta. Tu saresti stata la prima scelta e lo sai bene!》

《Eppure non lo sono stata! Maledizione!》

Non mi andava di parlare ancora.
Non stava esattamente andando come speravo.
Era vero, lo amavo da morire, ma l'orgoglio scalciava forte.
Non avevo nessuna intenzione di accontentarlo.
Per lo meno non subito.

Se avesse provato davvero quello che andava dicendo, avrebbe dovuto aspettarmi il giusto tempo, che fosse stato un mese, un anno o solo un giorno.

《Tu sei sempre stata! Perché non mi capisci, Marie?》

Lo avrei mandato volentieri al diavolo, ma decisi di abbassare i toni. Non ci stavamo comportando da adulti.

《Mille occasioni di riflessione ci hanno attraversato. In un anno, io ho sempre avuto le idee molto chiare. Tu, Edoardo? Non credo tu possa dire lo stesso.》

L'auto ripartí a folle velocità con un pilota pressoché impazzito.

《Edoardo rallenta... Ti prego. Mi sto spaventando.》

Il ricordo dell'incidente era ancora vivido nella mia mente.
Avrebbe dovuto saperlo o per lo meno immaginare.
Puntai i piedi sotto il cruscotto. Mimai una frenata, ma al volante non c'ero io e nulla avrei potuto per far arrestare il veicolo.

《Lo vuoi capire che ti amo, ci puoi credere? Dannazione!》

Non riuscivo a sentire nessuna delle sue parole.
Fissavo il contachilometri con lo stomaco in gola.

《Ti ho chiesto di rallentare, non mi sento bene. Per favore, fermati!》

Lo dovetti ripetere almeno cinque volte prima di scoppiare in lacrime. Ero terrorizzata e la persona al mio fianco non lo capiva.
Volle sfogare la sua rabbia, ma nel modo più sbagliato di tutti.

Quando finalmente si accorse che stavo piangendo come una pazza psicopatica, di colpo rallentò la sua folle corsa.

《Ti chiedo scusa, davvero. Stavo perdendo la testa!》

Io ancora non ero in grado di calmarmi. Ero nel bel mezzo di un attacco di panico in piena regola.
Inoltre pensai a mia madre e a Filippo e a quale spiegazione avrei potuto dare al mio rientro.
Si stava per creare un gran casino di cui non avrei avuto affatto bisogno.

Pensai che tutta questa conversazione fosse solo nata dal fatto che Edoardo mi avesse vista qualche ora prima con Christian.
Nulla più.

《Sei solo un cretino.》

D'istinto scesi dall'auto, sbattendo lo sportello. Avevo fame d'aria, sentivo sotto la pelle una tremenda sensazione di morte. Di terrore allo stato puro.
Edoardo mi seguì.
Eravamo in mezzo alla strada deserta, illuminati solo dalla segnaletica.
Mi giunse alle spalle, mi cinse la vita, mi tolse il fiato ulteriormente.

《Si, lo sono. Lo sono sempre stato.》

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Sono iper tornata con molte idee...
Spero che i primi capitoli possano piacervi.
Aspetto qualche commento.
Con affetto...
Ary

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