Capitolo 47: Tentar Non Nuoce

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Mi trovai spesso a riflettere sulla scelta che avevo fatto nei confronti di Edoardo e giunsi alla conclusione che in fondo se lo meritava.

Mi costò molto comunque, allontanarlo. Feci una certa fatica.

Non si trattava altro che di una prova perché per molto, forse troppo tempo, io avevo aspettato lui.
Lui a quel punto doveva essere disposto a fare lo stesso per me, semmai ci avesse tenuto davvero.

Ero consapevole che non fosse un ragionamento molto sensato, visto quanto ero innamorata di lui, ma non riuscii ad agire diversamente.

La settimana successiva la sfilata in hotel, Edoardo non si fece vivo.
Capitò di incrociarci al supermercato, per fatalità.
Mi accorsi subito della sua presenza, svoltai di fretta giù per una corsia e sparii verso la cassa aperta più lontana.

Non gli diedi modo di fermarmi, specialmente in un luogo pubblico.

La settimana trascorse senza eventi catastrofici o traumatici.

Il che era già abbastanza una grazia dal cielo.

Il lavoro andava bene, anche se ancora non avevo ripreso a pieno la mia indipendenza.
Non ero pronta ad acquistare una nuova auto.
Continuavo a seguire gli appuntamenti di fisioterapia con Christian, ma il nostro rapporto era inevitabilmente cambiato.

Parlavamo poco, mi intrattenevo meno nel suo studio e per contro, non mi fece più togliere nemmeno la maglietta.
Trovò un modo per evitare di farmi massaggi, disse solo che non ne avevo più bisogno.

Stavo con calma riacquistando sicurezza in me stessa.
La solitudine forzata che mi trovavo a vivere ogni giorno diventava sempre più un'amica e meno una difficoltà.

Il tempo che riuscivo a passare da sola era prezioso, come non lo era mai stato fino ad allora.

Avevo più tempo per Filippo, più tempo per mia madre e più tempo per rilassarmi, quando volevo e dove volevo.

Marco alla fine era andato a convivere con la compagna.
Non mi sentii affatto male, anzi, fui felice che fosse riuscito a rifarsi in breve tempo, una nuova vita.
Filippo mi teneva aggiornata con periodicità.
Papà gli aveva regalato una bellissima cameretta tutta blu e un pigiama stupendo che tanto aveva desiderato.

Avevano riempito la stanza di giocattoli e io mi promisi di fargli osservazione, la prima volta in cui avrei visto il mio ex marito. Almeno su questo volevo ancora voce in capitolo.

Divisi si, ma l'educazione sarebbe sempre rimasta un obbiettivo comune.

Del resto, Marco continuava ad essere il padre di mio figlio e nonostante tutto gli volevo ancora bene, ma avremmo dovuto collaborare di più per il bene di Filippo.

Per lo meno ci avremmo provato.

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Il sabato di quella stessa settimana, dopo sette giorni di silenzio,  avvenne qualcosa di inspiegabile.

Come ogni mattina mi recai al lavoro di buon ora, di ottimo umore e con una tale energia che avrei potuto scalare una montagna.
Era una cosa particolarmente strana per me.

Mario mi placcò davanti al mio ufficio, in viso uno sguardo cupo.

《Hai una cosa sulla scrivania e non sono sicuro ti farà molto piacere.》

Lo osservai perplessa.
Pensai immediatamente ad una pila di fatture da riordinare e subito l'umore positivo con il quale ero arrivata lasciò spazio ad uno strano presentimento.
Avrei  dovuto lavorare fino a pomeriggio inoltrato, maledizione.

Avevo promesso a Filippo che saremmo andati con la nonna al luna Park in prima serata e, dal momento che mia madre soggiornava ancora da noi, non mi sarei potuta permettere un tale ritardo.

《Se è per fare degli straordinari, io non ci sono.》 replicai con convinzione.

Mario scosse il capo.
Mi sembrò ancora più avvilito.

《È peggio, credimi!》

Presa dalla curiosità impellente, aprii la porta e mi trovai di fronte uno scenario assurdo.

La mia scrivania era stata cosparsa di rose rosse, mazzi in ogni angolo dell'ufficio, petali su ogni centimetro di pavimento.
Sembrava di essere da un fioraio, non in un hotel.

O in uno di quei film d'amore americani.

《Che diavolo è successo qui?》 pensai a tutto il casino da sistemare e a tutte queste rose a cui trovare una degna sistemazione.

《Me lo dovresti spiegare tu.》

Mario mi sorrise divertito.
Quella scena doveva essergli piaciuta molto, soprattutto doveva aver goduto dell'espressione avvilita sul mio viso.

《Edoardo è arrivato qui molto presto con un fioraio e ha lasciato qui tutto questo ben di dio. Evidentemente deve farsi scusare qualcosa per grosso. Non è così?》

Misi finalmente un piede dentro il mio ufficio.
Il forte odore di rose mi fece sentire ancora più accigliata.
L'aria era irrespirabile.

《Non deve farsi scusare nulla. Sta solo tentando di convincermi che vuole stare davvero con me.》

Mario rimase impietrito a fissarmi.

《E tu hai anche il coraggio di non credergli?》indicò le rose tutte attorno a noi. Erano una gran bella dimostrazione, anche parecchio costosa.

No, era ovvio che gli credessi.
Solo non avevo ancora finito di metterlo alla prova.
Di essere presa in giro non avevo proprio più voglia.

Certo, era tutto un gran casino.
Sebbene mi facesse arrabbiare l'idea che avrei dovuto sistemare prima che il Fausti arrivasse in ufficio e perdesse le staffe, mi sentii ugualmente il cuore gonfio di gioia.
Non sarei mai stata capace di ammetterlo né a Mario, né tanto meno a me stessa.

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Sbrigate le pratiche fino a tarda mattinata e riordinato alla bene meglio i fiori, ero finalmente pronta per rincasare e portare Filippo alle giostre.

Lo contattai per informarlo che saremmo andati al luna Park, il che significava il doversi iniziare a preparare con la nonna.
La sua reazione al telefono fu degna di tutta la mia felicità.
Non vedeva l'ora, lo immaginai.

Era il primo week end che stava con me dopo diverse settimane e avevo davvero voglia di fare qualcosa di divertente insieme a lui e a mia madre.
Stava crescendo troppo in fretta e avevo il terrore di perdermi i momenti piu belli che la sua infanzia avrebbe potuto regalarci.

Mi sentivo incompleta per il fatto che, per l'ennesima volta, avrebbe dovuto guidare mia madre.
Prima o dopo sarei stata pronta per sedermi di nuovo al volante, ma non mi sarei mai forzata nel farlo prima del dovuto.

Ogni cosa a suo tempo.

Quando arrivai davanti al cancello ebbi un'altra sorpresa esilarante.

L'auto di Edoardo era parcheggiata in doppia fila con le frecce attivate.
Si rese conto subito del fatto che stessi  rincasando e spense il motore.
Scese dall'auto per venirmi incontro.

《Che ci fai qui?》mi ritrovai stizzita.

Anche tu mi mancavi. Ho chiesto a tua madre se posso portarvi io al luna Park.》

Mi fissò,in attesa di una mia risposta.
Ero senza parole.

Perché poi mia madre si fosse permessa di avvertirlo dei nostri piani, proprio non lo capii.

《Non se ne parla proprio, è una pessima idea. Cosa ti ha detto lei, per curiosità?》puntai gli occhi sulla finestra da cui mia madre, evidentemente, si stava godendo la scena.

《Ha detto che se va bene a te, va bene anche per lei. Accetta, per favore.》

Affrettai il passo e gli lisciai fianco, lo superai per salire in appartamento.

《Ti ripeto, non se ne parla, puoi andartene se vuoi, anche subito!》

Senza aspettare che potesse replicare, mi richiusi a fatica il portone dietro le spalle.

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《Una possibilità gliela dovresti concedere.》

Mia madre stava infilando il giubbotto a Filippo.
Come avrei dovuto predevedere, lei non si era preparata per uscire.

《Andremo da soli e prenderemo il bus. Non voglio che Edoardo venga con noi. Non ora.》

Mi sembrò di essere stata abbastanza convincente, ma mia madre non volle mollare immediatamente la presa.

《Ci tiene e lo sai. Un uscita da amici, niente impegno. Filippo prima lo ha visto e si è ricordato di quando siete andati a cavallo.
Quel ragazzo gli piace. È un tentativo e non dovresti presentarlo come il tuo compagno.》

Mimai a mia madre di tacere.
Filippo aspettava nell'altra stanza e non avrei voluto che sentisse.
Pensai che a mio figlio sarebbe anche piaciuto uscire con Edoardo, quelle rare volte che l'aveva visto si era trovato bene proprio perché Edoardo ci sapeva fare con i bambini.

Probabilmente se avessi rifiutato ci sarebbe rimasto male.

Mi affacciai alla finestra.
Edoardo era ancora lì, nella stessa posizione in cui l'avevo lasciato. Era rimasto in attesa che noi finalmente prendessimo una decisione.
Tornai con l'attenzione su mia madre.

《D'accordo. Allora andremo con Edoardo, ma sappi che me la pagherai.》replicai in tono scherzoso alla donna.

Aveva ottenuto il suo scopo.
Tutti e due, l'avevano ottenuto.

Filippo saltellò per la casa come un invasato per via della gioia e mia madre mi sorrise teneramente.
Sapevo di farlo per lui, ma sapevo anche di sentirne bisogno a mia volta.

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《Pronto per le giostre? 》

Filippo seduto sul sedile posteriore della sportiva auto di Edoardo si fece scappare un ridolino entusiasta.
Battè le mani così forte da farci vibrare i timpani.

Osservavo la scena come una spettatrice secondaria.

Io e Edoardo in auto con mio figlio in una tipica scena da famiglia felice.

Non parlammo mai dei fiori lungo il tragitto fino al luna Park, non mi sembrò il caso di farlo davanti a Filippo.
Per quanto mi riguardava, quel giorno Edoardo era solo un amico gentile che si era offerto di accompagnarci perché la nonna non si sentiva troppo bene.

Mi incantai ad ascoltarli chiacchierare.
Sembrava quasi si conoscessero da sempre.
Filippo non era mai stato tanto espansivo come con Edoardo.
Evidentemente gli piaceva davvero.

Giunti nel parcheggio del luna Park, Filippo non contenne più l'euforia.

《 Ti prometto che ci divertiremo un sacco! Vedrai, faremo ridere anche la mamma!》 gli disse Edoardo aiutandolo a scendere dall'auto.

Lo ripeté più volte e con una tale convinzione che alla fine, finii per credergli anche io.

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