Capitolo 58: Domande Sceme

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Guidai silenziosamente per le vie del paese cercando di mantenere la calma.

Edoardo al mio fianco non parlava, mi aveva solo detto di dirigermi al solito pub sulla statale, aveva voglia di hamburger stracolmo di schifezze mi aveva detto, e io non avrei proprio saputo dove andare altrimenti.
Guidavo per inerzia e per la prima volta lo stavo facendo da pilota, con lui al mio fianco. Era comunque un evento da festeggiare.

La serata si era rivelata un disastro.
L'arrivo di Elisabetta aveva complicato ancora di più la situazione, il padre di Edoardo era arrabbiato con me e con il figlio per via della nostra relazione. Non mi sentivo accettata, avevo fatto una bruttissima figura. Il mio umore non era per nulla allegro come quando ero arrivata alla festa e avevo deciso di intrattenermi con Maria. Mi sorprese il fatto di non ricordarla al matrimonio del nipote. Non era una figura che potesse passare inosservata.

Parcheggiai la mia auto e solo a motore spento, tirai un sospiro.
Edoardo al mio fianco mi prese la mano e mi guardò in viso.
Non se la stava passando bene nemmeno lui, ma questo era il risultato delle nostre scelte.

Eravamo insieme. Di nuovo.

《Andiamo, dobbiamo mangiare qualcosa.》 mi disse scendendo dalla mia auto.
Lo seguii silenziosamente fino all'entrata del pub. A quell'ora ancora non era pieno di gente e d'istinto mi sentii sollevata.
Non avevo per niente voglia di altra confusione.

Il ronzio nella mia testa era già sufficiente a tenermi distratta.

Una volta seduti al tavolo, Edoardo affrontò la dolorosa conversazione. Sapevo l'avremmo fatto, prima o dopo.

《Mi spiace per mio padre, lui non sa niente di quello che provo per te. É stato meschino a parlarti in quel modo, ma gli passerà. Fidati. Avrà modo di conoscerti, di volerti bene. Non ce l'ha con te, ma con me. 》

Buttai giù un bel sorso di vino.
Non sapevo se al signor Berghi sarebbe mai passata, ciò invece di cui ero certa era il fatto che non avesse di sicuro una buona stima di me.

《Non sarei dovuta venire.》replicai a denti stretti, ero profondamente pentita di aver accettato l'invito di Edoardo al compleanno del padre.
Mai avrei pensato sarebbe finita in quel modo tanto tragico.

《No, tu invece hai fatto benissimo. È della mia vita che si parla, sono io che scelgo. Prima o poi tutti lo accetteranno. Non posso più lasciare che siano gli altri a scegliere cosa sia meglio per me.》

Il suo sguardo fiero mi rivelò che fosse sincero. Sapevo benissimo che sarebbe ripartito prima o poi, che non sarebbe rimasto in città. La sorella aspettava il suo ritorno in Canada e lui le aveva dato la sua parola che sarebbe andata così. Dovevo accettarlo.

《Quando parti esattamente?》temevo la risposta. Diedi un morso al panino per sembrare disinvolta. Non avevo per niente fame, ma Edoardo aveva insistito perché mangiassi e di certo non avevo voglia di discutere anche con lui. Era più testardo di me.

《In realtà domani nel pomeriggio. Il volo è stato anticipato, sarei dovuto partire tra tre giorni. Ma c'è stata un urgenza e mia sorella ha insistito perché dopo il compleanno di papà fossi ripartito subito.》

Mi sentii morire.
Lo avevo appena rivisto, erano passati appena due giorni. Era già giunto il tempo che se ne andasse di nuovo e chissà per quanto ancora. Era una situazione che iniziavo a non sopportare più.

《Non vorrei che te ne andassi, non di nuovo.》 sussurai. Ero patetica e forse mi stavo comportando in modo infantile, ma era la verità ed era giusto che Edoardo sapesse.
Avrei fatto qualsiasi cosa perché non se ne andasse per l'ennesima volta dalla mia vita.

《Non vorrei nemmeno io, ma devo. Quando do una parola a qualcuno mi piace mantenerla, anche se va contro a quello che desidero in prima persona. Mia sorella non ha nulla a che fare con i capricci di mio padre. 》
Edoardo era serio, sapevo che non era felice, ma di sicuro sarebbe rimasto un uomo di parola.

Smisi di mangiare. Di colpo mi sembrò di non riuscire a deglutire più nulla, nemmeno una briciola di pane.
Non mi sapevo spiegare perché a me le cose andassero sempre nel verso sbagliato, mi sembrò di essere una calamita per le sfortune.

Avevo trovato l'amore e di nuovo avrei dovuto lasciarlo andare?

《Perché non vieni tu con me?》 Edoardo mi spiazzò con una delle sue trovate senza senso.

Non avrei mai potuto seguirlo.
C'era Filippo, mia madre e il mio lavoro. La mia vita in Italia, tutte le mie cose. Era l'idea più pazza e insensata che avessi mai sentito, ma nel mio cuore si rivelò anche la più strabiliante.
Abbassai il capo. Mi stava chiedendo una cosa impossibile e lo sapeva.

《Lo sai che non posso. Vorrei, lo farei, ma non in questo modo e non su due piedi. Filippo non può stare per così tanto tempo senza andare a scuola e d'altra parte se anche venissi da sola, sarei tramortita all'idea che rimanga solo con il padre per un così lungo periodo... Non posso.》

Il discorso stava prendendo una piega tragica. Una parte di me aveva voglia di seguirlo come non mi era mai successo, mentre l'altra lo stava rifiutando categoricamente.
Ero in balia dei miei stati d'animo altalenanti, con un'unica costante, la consapevolezza di amarlo come non avevo mai fatto prima.

《Io ti aspetto comunque, se vorrai venire. Ora mi sono stabilito definitivamente a Toronto dove mia sorella sta progettando il negozio.
Sai, alla fine ha deciso di vendere prodotti italiani e creare un nuovo mercato. Sono super ricercati in Canada. È una bella sfida, ma credo che ce la farà! 》

Ero entusiasta dell'idea di Elisa.
Finalmente qualcuno che aveva avuto il coraggio di lasciare la propria zona di comfort, anche se questa sua scelta stava portando via di nuovo Edoardo dalla mia vita. Era un assurdo compromesso, ma lo avrei dovuto accettare.

Continuammo a parlare del più e del meno e pian piano mi decisi a mangiare quello che avanzava del mio panino. La fame era quella che era, ma la tensione era calata tra noi.
Finalmente decisi di godermi la serata per quella che era o che ne era rimasta.

Un totale disastro, ma almeno eravamo rimasti uniti.

_____________________________

La solita discussione si presentò al momento del conto.
Edoardo era più convinto che mai che spettasse a lui saldare il barista, mentre io insistevo che era la mia volta. Inutile dire che finí come ogni sacrosanta occasione in cui avevamo mangiato insieme.
Edoardo mi obbligò a riporre il portafoglio nella borsa senza sentenziare oltre.

Dopo uno sguardo rapido al mio orologio da polso mi accorsi che avevamo fatto tardi. Avevo chiesto a Marco di tenere Filippo fino al mio rientro e non vi erano stati problemi, ma non volevo che dormisse dal padre per l'ennesima volta per via dei miei impegni mondani. Questa cosa mi faceva sentire sempre tremendamente in colpa.

Nel parcheggio del pub decisi di avvertire il mio ex marito che stavo tornando per recuperare il bambino.
Marco rispose al cellulare e capii immediatamente che stavano già dormendo.

《Mary, lascialo qui. Sta dormendo già da un ora, è un peccato svegliarlo. Sta bene, ha mangiato e si è addormentato guardando i cartoni. Per me non è un disturbo, tanto stavo già dormendo anche io.》

La voce di Marco suonò roca dall'altro capo del telefono. Mi sentii dispiaciuta per averlo svegliato. Decisi che tutto sommato non svegliare Filippo fosse una buona idea e dopo aver ringraziato Marco per la sua solita disponibilità con il bimbo, osservai Edoardo cambiare espressione.

《Andiamo a recuperare la mia auto, ormai è tardi e al ristorante non ci sarà più nessuno. Voglio portarti in un posto prima di rincasare.》

Ero curiosa, avevo il tempo per seguire Edoardo nelle sue folli idee notturne ed ero rilassata dal momento che Filippo era sereno con il padre.

La serata era di nuovo tutta in salita, per la prima volta ero di nuovo entusiasta di stare insieme.
Volevo che mi rimanesse almeno un bel ricordo prima che Edoardo fosse partito per il Canada.

Mio malgrado.

Di nuovo.




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