Capitolo 65: Acquisti adolescenziali

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

L'appartamento di Edoardo era piccolo, ma ben gestito negli spazi a nostra disposizione.

Cucina e sala da pranzo erano unite in una sola stanza, separate solo da un arco in muratura.

Vi era un solo bagno, ma questo non sarebbe stato affatto un problema. Non ero tipa da perdere molto tempo in doccia, ero sempre stata abbastanza veloce nel prepararmi. Non avremmo fatto code per la toilette.

La camera da letto che Edoardo aveva riservato per noi era abbastanza spaziosa sia per me, sia per Filippo.
Adagiammo i nostri abiti nell'armadio alla bene e meglio. Non volevamo perderci niente del Canada e delle belle cose che avremmo visto nei giorni a seguire.

《Secondo me Edoardo ti ama. 》intervenne Filippo, steso sul lettone matrimoniale. Ci era salito senza togliere le scarpe, nonostante sapesse quanto fastidio mi recasse. A casa lottavo da anni per togliergli la brutta abitudine.

《E tu che ne sai, eh? 》risi di gusto. Mio figlio stava riuscendo a mettermi a disagio. Lo faceva spesso, in proporzione più volte degli adulti.

《Lo vedo da come ti guarda, mamma. E poi vi siete baciati. 》

In effetti era la prima volta che Edoardo mi baciava davanti al bambino. Non ci pensai nel primo momento, semmai la cosa potesse avere ripercussioni su Filippo.

《E ti ha dato fastidio che Edoardo mi ha baciata?》

Filippo ci pensò su qualche secondo.
Lo vidi roteare gli occhi al cielo, accigliato.

《Ma no! I grandi si baciano di continuo. Anche papà bacia sempre la sua fidanzata, quando sto a casa sua. Anche tu devi baciare qualcuno. 》

Scoppiai a ridere.
Ringraziai il cielo per il fatto che Edoardo non avesse udito la conversazione tra me e mio figlio. Nemmeno a farlo apposta, giunse nella nostra stanza poco dopo.

《Siete pronti per uscire? Io inizio ad avere fame. 》

《Pronti. Anche noi abbiamo fame. 》 conclusi io. In effetti lo stomaco aveva ripreso a brontolare energicamente da quando eravamo giunti nell'appartamento di Edoardo. Sintomo che iniziavo finalmente a rilassarmi.

Il viaggio in auto sino al centro commerciale lo passammo a parlare di Fausti, dell'hotel e del negozio di Elisa.

Edoardo aveva avuto ragione.
Il complesso di negozi, visto da fuori, era davvero immenso.

Visto dagli occhi di un bambino, il centro commerciale poteva semplicemente chiamarsi paese dei balocchi.

Edoardo mi prese la mano, così come fossimo una coppia da sempre. Filippo camminava poco davanti a noi, indicando tutte le bellezze che le vetrine andavano mostrando.

Di fronte ad un negozio di giocattoli, mio figlio arrestò il passo come se tutto d'un tratto fosse diventato un soldato sulle fila.

《Me lo compri? Per favoreee...》

Indicò un trenino elettrico oltre la vetrina. Osservai il prezzo. Non ero pratica nel cambio valuta.

《Costa circa un centinaio d'euro. 》si affrettò Edoardo per rispondere ai miei pensieri.

《Fili, mi sembra un po' troppo per un trenino. 》

Non avevo alcuna intenzione di acquistare giocattoli anche in Canada.

《Posso regalarglielo io? 》 si fece avanti Edoardo. 《Sarebbe carino ci giocasse in appartamento e inoltre potrebbe abbandonare per un po' i videogiochi. 》

Mi sentii una madre snaturata. Edoardo aveva ragione. Filippo non si staccava mai dal videogioco, era una fonte di distrazione per nulla salutare. Un bel trenino sarebbe stato qualcosa di alternativo e divertente, anche da assemblare tutti insieme.

《D'accordo, lo prendiamo. Non accetto che lo acquisti tu, facciamo a metà. 》

I maschi della famiglia entrarono nel negozietto prima di me. Li osservai di sbieco e finii per chiedermi chi dei due fosse davvero il bambino.
Edoardo era più carico di Filippo.

Vagammo per le corsie del negozio di giocattoli. Fui io a trovare una cosa che mi mancava da molto, a cui non giocavo dai tempi della mia adolescenza, insieme a papà.
Un Monopoli, il gioco da tavola più divertente al quale avessi mai partecipato.

《Prendiamo anche questo. Insegnamo a Filippo come si gioca. 》dissi io, tassativa. Edoardo non si scompose, afferrò la scatola e la ripose nel carrello.

Fili non si era accontentato del trenino, poiché esso non sarebbe stato nulla senza una stazione attrezzata e i ferrotranvieri in miniatura. Uscimmo dal negozio di giocattoli tutti più che soddisfatti.
Persino Edoardo si era lasciato trasportare dall'onda adolescenziale, acquistando tutto orgoglioso l'ultimo videogioco per Playstation da poco uscito in commercio.

Tornammo a fare gli adulti solo all'interno del supermercato.
Ci serviva qualcosa per cena e per i giorni a seguire. Edoardo spinse fino all'ultimo perché restassimo fuori a mangiare, dato che si trattava della prima sera di vacanza.
Filippo e io eravamo molto stanchi, perciò optammo per una cena casalinga e Edoardo non ebbe più nulla da obiettare.

Avrei pensato a tutto io, mentre Edoardo e Filippo si sarebbero goduti i nuovi e briosi giocattoli.

Iniziammo davvero ad essere tutti molto stanchi. Decidemmo di fare rientro a casa, colmi di sporte di cibo e tanta allegria.
L'idea di chiedere ad Elisa e Josh di unirsi a noi per cena, ci venne poco dopo in auto, sulla via del ritorno. La contattai e fui entusiasta del fatto che accettassero con gioia l'invito.

Riempimmo tutte le mensole di cibarie e io decisi il menù della serata. Avrei cucinato qualcosa di italiano, che potesse piacere a tutti, un antipasto di salumi, una carbonara e infine un arrostino con patate. Il dessert lo avevamo acquistato già fatto, poiché rivelai ad Edoardo di essere una frana nel cucinare dolci.

Elisa e Josh ci raggiunsero puntuali.
I tre uomini, intenti ad una partita alla Playstation, lasciarono me ed Elisa sole in cucina.

《Come è andato il primo giorno?》mi chiese curiosa.

《La verità è che mi sembra di essere sempre stata qui. Amo già questa città e a parte il centro commerciale più immenso e memorabile di tutti, non ho ancora visto niente. 》

《Aspetta, ti aiuto. 》

Elisa, fianco a fianco con me, prese a pelare le patate per l'arrosto.

《Non dovresti preoccuparti, siamo in perfetto orario. 》

《Non mi piace stare a guardare. Aiutavo sempre mia madre in cucina. 》

Versammo un po' di vino nei calici e uscimmo sul terrazzo per fumare una sigaretta. L'arrosto era in forno, l'acqua per la pasta era pronta sul fornello.

《Sono appena arrivata e già temo il giorno in cui dovrò andare via. 》sospirai. Tornata in Italia avrei provato almeno a smettere di fumare.

《Goditi questi dodici giorni senza pensare troppo. Domani mi piacerebbe che venissi a darmi una mano in negozio. Sempre se ti va. Abbiamo deciso di inaugurare questo sabato. 》

《È una grande notizia! Brindiamo!》

Alzai il calice verso Elisa. Lei fece lo stesso. I bicchieri tintinnarono l'uno contro l'altro.

《Se avevi altri progetti, non mi offendo. 》

In realtà io e Edoardo non avevamo ancora parlato di nulla. Sarebbe stato entusiasta del fatto che aiutassi la sorella al negozio.

《No, io e Edo ci siamo. Ci mancherebbe. Abbiamo un paio di giorni per preparare tutto. Sarà fantastico. 》

Josh intervenne sbucando dalla portafinestra. I ragazzi iniziavano ad avere fame.

Fioccarono complimenti per la mia carbonara e per l'arrosto.

La cena si rivelò spassosa e movimentata. Il mio Monopoli prese posto al centro del tavolo e ben presto ci trovammo tutti ad entrare ed uscire di prigione. Persino Filippo trovò divertente il gioco di società.
Elisa vinse la partita, stracciando i presenti. Con i suoi hotel in Parco della Vittoria ci stese tutti.

Chiamai mia madre per sapere di Toby, il nostro beagle, e per accettarmi che in Italia tutto stesse andando bene.
La sentii rilassata e soddisfatta, era in buona compagnia. Ci salutammo con affetto, in vivavoce insieme al restante dei presenti.

Filippo iniziò a sentirsi distrutto al culmine di una serata spensierata e divertente.
Lo accompagnai nella nostra stanza. Mi stupii per il fatto che si addormentò subito, anche dentro un letto non suo.

Edoardo era rimasto solo in cucina. Stava riordinando la tavola.

《Dove solo Elisa e Josh?》

《In terrazzo, stanno fumando l'ultima e poi vanno a casa. 》

Decidemmo di raggiungerli per gli ultimi minuti insieme. Si rise ancora un po' del Monopoli e della furbizia di Elisa. Ci salutammo con la promessa che l'indomani ci saremmo trovati al negozio per le ultime cose in vista dell'inaugurazione.

Una volta rimasti soli in casa, mi resi conto di aver bisogno di una doccia calda e di un lungo riposo.

Io e Edoardo ci salutammo davanti alla porta del bagno con un bacio.

《Se avete bisogno di qualsiasi cosa, chiamate. 》

《Lo so.》lo baciai teneramente sulle labbra.

La prima notte in Canada profumava di sogno.
Sapeva di tutti i desideri della mia infanzia, di ricordi passati e di esperienze presenti.

Sotto il getto caldo, mi sentii fortunata.

Tutto stava andando nel migliore dei modi, finalmente.
Dovevo solo riuscire a non pensare al passato e godermi solo il presente.

E il nostro presente stava diventando sempre più strabiliante.




Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro