Capitolo 68: Situazioni sottogamba, o soprapugno?

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Alla fine, dopo mille peripezie, trovai il modo di prenotare un volo anticipato.

Venivamo a gettare letteralmente nel cestino dell'immondizia otto giorni di vacanza. La mia prima vacanza all'estero.

L'indomani dell'inaugurazione di Elisa saremmo tornati in Italia.
Non era stato facile convertire i biglietti, senza contare il fatto che entrare e uscire dal Canada a proprio piacimento non era cosa poi tanto fattibile.

Spiegai in un inglese maccheronico che si trattasse di un'emergenza. La receptionist dall'altro capo del telefono mi inoltrò per email i nuovi biglietti, ai quali dovetti aggiungere un supplemento. Non di meno, saremmo atterrati a Milano, parecchio distanti da casa. Avrei evitato di far scomodare mia madre e saremmo tornati con i mezzi pubblici, o nella peggiore delle ipotesi, svenando i miei risparmi su di un taxi.

Gestire Filippo divenne una cosa insostenibile. Iniziò a fare i capricci per mangiare, o fare la doccia. Pretendeva di restare in casa, a giocare con la Playstation di Edoardo. Provammo a convincerlo per tornare al centro commerciale, ma arrivò ad inscenare persino il vomito, pur di non abbandonare il videogioco e le quattro mura in cui si sentiva a proprio agio.

Mi vidi obbligata ad anticipare il volo e comunicarlo ad Edoardo. Non la prese benissimo, ma si rese conto non avessimo alternative.
Ero arrabbiata con Filippo, ma non potevo colpevolizzarlo più di tanto. Avevo sbagliato a fare i conti con la cosa, sin dal principio. La colpa era mia.

Il giorno stesso l'inaugurazione di Elisa lavorammo sul come fare per portare Filippo al negozio. Elisa mi garantì la presenza di altri bambini, in modo tale che mio figlio potesse distrarsi.
Lo comunicai a Filippo, nella speranza accettasse senza capricci di uscire per l'ultima sera della nostra breve vacanza. Era già stato avvertito del fatto che il giorno successivo saremmo tornati a casa, così come desiderava.

Ci preparammo senza brio.
Edoardo, nei giorni precedenti la nostra partenza, smise di essere entusiasta e di compagnia. Non di meno, non ci ritagliammo più momenti per noi, per stare da soli.
La sera dell'inaugurazione lasciammo l'appartamento di Edoardo in silenzio, senza l'allegria che avremmo dovuto provare per il passo da gigante di Elisa.

Filippo passò la prima mezz'ora con il videogioco in mano. Solo con l'arrivo dei primi curiosi, dei primi ospiti, si lasciò andare. Come promesso da Elisa, molti amici giunsero alla festa con i figli, tutti più o meno dell'età di Filippo.
Ringraziai il cielo che fossero bimbi italiani.

Con i primi invitati, giunse anche il signor Berghi.
Lo vidi entrare nel negozio, stretto nel cappotto grigio topo, lo stesso che indossava la sera del compleanno al ristorante di Fausti. Teneva tra le mani un mazzo di fiori colorati.

Mi trovavo accanto al tavolo dei salatini e delle bevande. Afferrai un flute di vino e lo portai alla bocca, ingorda, alla ricerca di qualcosa che potesse rilassarmi.

《È arrivato suassignoria.
Elisa si avvicinò a me, afferrò un bicchiere di vino e le bevve tutto d'un sorso. Eravamo agitate e preoccupate allo stesso modo, anche se per motivi diversi.

Berghi ci venne incontro, poco sorpreso del fatto che ci fossi anche io. Il Fausti doveva averlo avvertito del fatto che fossi in vacanza da Edoardo. Per una volta non giocai con l'effetto sorpresa.

《Sono molto orgoglioso di te, Ellie. 》
Berghi tentò un approccio affettuoso, ma Elisa si allontanò dall'abbraccio.
Spostò allora l'attenzione su di me, ma regalandomi una delle occhiate più glaciali e cariche di odio che io potessi anche solo immaginare nei miei incubi.

《Sapevo di trovarti qui, ero stato avvertito dal tuo capo.》

《Buonasera. Anche io sapevo del suo arrivo. 》

Per una volta giocai in posizione di difesa. A differenza dell'evento a cui era stata cacciata perché non invitata, ossia il compleanno di Berghi, all'inaugurazione di Elisa l'intruso era proprio lui.

《Evidentemente, sono stato poco chiaro con te, in Italia. Dovremmo riparlare di certe cose anche quì. Chissà che il fuso orario non ti faccia un po' più sveglia. 》

Mi accigliai. Cercai Edoardo tra la folla, ma non lo vidi. Elisa fuggì dalle grinfie del padre immediatamente il suo arrivo, lasciandomi sola ad affrontare i miei demoni del passato. Era giunto il momento di essere coraggiosa, di chiudere definitivamente il capitolo. Buttai giù il mio vino, con orgoglio. Ero esausta.

《Senta, signore, in tutta franchezza, di quello che pensa o non pensa di me, me ne frego. Mi ha seriamente rotto le scatole. Io amo Edoardo, lui ama me. Tutta questa faccenda, questo astio che cova, non serve né a lei, né a me. 》

Berghi rise di gusto.
Invece di godersi l'inaugurazione di Elisa, perdeva tempo a punzecchiare me.

《Sarò sempre contro questa relazione. Finché avrò vita. Se tu non ti fossi messa in mezzo, ora Edoardo sarebbe in Italia, sposato e tranquillo. Invece no, tu hai voluto intrometterti, rovinare tutto. 》

Fu la mia volta di ridere. Risi forte, con l'intenzione di prenderlo in giro. Finsi di aver appena udito una delle battute più esilaranti di tutte. Attirai l'attenzione dei presenti, di Josh e Elisa che erano a poca distanza da noi.

《Tranquillo? Mi faccia il piacere! È dovuto scappare dall'altra parte del mondo per evitarla, per dimenticare di aver sposato una donna che non amava, per chiudere i ponti con il passato. A lei sembra una cosa felice?》

《Lo dici tu, che non fosse innamorato di Elisabetta. Edoardo stava bene con lei, sei arrivata tu e hai sconvolto i piani. Di tutti. 》

Gli posai una mano sulla spalla e lo vidi irrigidirsi. Il vino mi stava infondendo un po' di coraggio.
Se solo lo avessi avuto prima.

《Io lo so, Berghi, cosa ha chiesto ad Edoardo. So che ha preteso delle garanzie per un prestito in denaro, so che il matrimonio le è sembrata l'idea migliore. Un contratto, davanti alla legge. Se questo per lei è amore, allora non ha mai amato in vita sua, ed è molto tempo che glielo volevo dire. Ci lasci in pace. La smetta di accanirsi così, non otterrà nulla, se non la pressione alta e il fegato grosso. Si faccia una bella bevuta e si goda la serata. 》gli passai un flute.

Berghi lo afferrò. Nei suoi occhi vidi mille e non più emozioni, abbastanza da non permettergli più diritto di replica. Io sapevo la verità, l'avevo sempre saputa. Lui non era al corrente che io fossi sempre stata informata di quanto in realtà lui fosse subdolo, manipolatore, materialista.

Lo abbandonai al tavolo del buffet, da solo.
Solo come era arrivato, solo come se ne sarebbe andato.

Trovai Edoardo in magazzino, intento nel riordinare merce in vendita.

《Sono minuti che ti cerco. È arrivato tuo padre. 》

Lo vidi incupirsi, farsi serio. Smise di sistemare i cartoni di prosecco millesimato.

《Ti ha parlato?》

Avrei potuto rovinargli la serata, o spingerlo con cattiveria verso il padre.
Avrei certamente potuto aizzarli l'uno contro l'altro, ma a pensarci bene, decisi che non ne valesse la pena. Avevo già risolto tutto, da sola. Mi ero presa la mia rivincita, se così la potevo definire.

《A dire il vero, a malapena. Credo comunque che, per questa sera, ci lascerà in pace. 》






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