Capitolo 70: Amata carta da parati

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Il viaggio, alla fine, non fu affatto turbolento come ci era stato comunicato.

Le ore passate ad osservare la testa color cenere davanti a noi, mi rese la permanenza sull'aereo decisamente più piacevole.

Giungemmo in Italia in orario. Mia madre, sebbene le mie ripetute raccomandazioni, volle venire a prenderci a Milano.

Si accorse subito della presenza di Edoardo insieme a noi e come successe a me sull'aereo, rimase sgomenta. Lo salutò educatamente e Edoardo fece lo stesso con lei. Da signora quale era invitò Edoardo ad unirsi a noi per il ritorno. Privo di mezzi di trasporto a disposizione, quest'ultimo decise di accettare, ma pregò mia madre di accettare del contante. Inutile dire che la mia saggia madre si rifiutò di prendere i suoi soldi.

Stremati dal viaggio, dal fuso orario, arrivammo al mio appartamento con gli occhi crepati per via della stanchezza.
Erano stati quattro giorni parecchio caotici.

Mi preoccupai di avvertire anche Marco del fatto che fossimo tornati in Italia con anticipo.
Ci attese sotto casa mia, preoccupato per Filippo. Non avevo potuto nascondere al padre di mio figlio i reali motivi per cui avevamo deciso di rientrare in fretta e furia.

Mi attendeva una ramanzina alla Marco, fatta di "te l'avevo detto, se solo mi avessi ascoltato. Portare un bambino così piccolo tanto distante era una pessima idea già sin dal principio".

Con mia sorpresa, non mi disse nulla.
Si limitò a salutare i presenti, prendere in braccio il figlio e rendersi presto conto del fatto che stesse bene.

《Posso venire a casa con te?》

Mi tuonò dentro una fucilata, una raffica di pallottole nel petto.

《Certo, ma prima chiedi alla mamma se è d'accordo.》

Come potevo essere d'accordo? Mio figlio stava detestando la mia compagnia e non vedeva l'ora di allontanarsi da me. O almeno ebbi questa impressione.

《Per me non c'è problema, nella sua valigia c'è già tutto ciò che gli occorre. 》

Gliela passai a Marco, demolita in tutti i sensi.
Filippo mi salutò con la mano, prima di sparire definitivamente sull'auto del padre.

《Cerca di capirlo. È solo un po' provato, gli passerà. Tempo un paio di giorni e sarà di nuovo a casa. 》

Ci sperai, sperai davvero che Edoardo avesse ragione.

______________________

I giorni da un paio divennero tre, poi una settimana.

Sentivo con regolarità Filippo al telefono, diceva di stare bene.
Marco mi comunicò che il bambino aveva bisogno di distrarsi, di stare un po' sereno e che rimanere da lui gli faceva bene.

Come se stare con me non fosse mai stato così.

Edoardo gustava la mia pessima presenza, a metà tra il depresso e il disperato.
Da quando eravamo tornati in Italia si era trasferito da me, dal momento che a tutti gli effetti non aveva una casa.
Aveva insistito per andare in hotel, ma io non avevo accettato. Gli avrei lasciato almeno l'agio per trovarsi un posto decente.

《Filippo non vuole tornare.》

《Tornerà, ne sono sicuro. Dagli tempo.》

Rigiravo nella pentola uno dei miei soliti intrugli disgustosi.

《Marie, non per offenderti, ma cosa stai cucinando? Ha un odore terribile. 》

Osservai il sugo per la pasta e mi venne un conato.
Presa dai miei pensieri ero stata capace di confondere il tubetto della mostarda con quello del concentrato di pomodoro.
Presi la padella e gettai tutto nel bidone.

《Stasera pasta con olio e formaggio. 》asserii, poco convinta.

Da lì a poco sarei dovuta tornare al lavoro, agli impegni di tutti i giorni.
Filippo era ancora ufficialmente a casa dall'asilo, poteva decidere di stare un po' dove gli pareva.

Quella stessa sera, Marco mi telefonò per comunicarmi che Filippo aveva espresso il desiderio di restare da lui per tutto il resto delle vacanze.
Mi prese una morsa allo stomaco, ma accettai. Era pur sempre con il papà.

Nei giorni successivi, Edoardo trovò un appartamento. Era spazioso, poco distante dall'hotel dove lavoravo e ad una manciata di chilometri dal suo studio. Aveva ripreso a lavorare a pieno regime, il signor Berghi era tornato in Italia con altri presupposti. I rapporti tra i due andavano migliorando di giorno in giorno e, per un certo verso, mi sentii parte del cambiamento.

Molte cose stavano cambiando, per l'ennesima volta.

Alla fine del mio solito turno, Edoardo passò dall'hotel per portarmi a vedere il suo nuovo appartamento. Era situato in una zona di pregio, un bel quartiere di recente costruzione.

《Ti piace?》

Lo trovai magnifico. Era nuovo, ammobiliato di tutto punto, spazioso come mi aveva detto.

《È davvero bellissimo. Ma non è troppo grande per una persona sola?》

《Non credo di volerci restare solo per molto tempo. 》

Mi spiazzò.
Si sporse verso di me, allungandomi un mazzo di chiavi.

《Non ti sto chiedendo di vivere con me, lo so che è precoce, ma vorrei che venissi quì tutte le volte che vuoi e la sentissi come fosse casa tua. 》

Mi guardai attorno.
Era la casa che avevo sempre desiderato, ma in un momento della mia vita dove non avrei mai potuto permettermela e non solo dal punto di vista economico.

《Mi alletta tenere le chiavi, ma non posso. 》cercai di restituirle al proprietario. Edoardo respinse la mia mano con vigore.

《Tienile. Ti ho detto che non mi aspetto niente. So che ci sono molte cose da valutare. Vorrei solo che, in parte, gioissi di questo posto con me. 》

Non mi fu più possibile rifiutarmi.
Rientrai nel mio vecchio appartamento poco dopo, sola. Toby, ormai vecchio e stanco, non mi faceva più le feste al rientro come una volta. Filippo non aveva intenzione di tornare presto a casa.

Osservai la mia nuova carta da parati al muro.
D'istinto mi prese la rabbia, il dolore, una moltitudine di emozioni negative.

La strappai, la tolsi con tutta la foga che avevo in corpo, scheggiando un'unghia contro il muro.
Al di sotto, spuntò la vecchia copertura, quella gialla che tanto avevamo cercato di far sparire nel tempo. Mi servì fare la pazza, vedere qualcosa che non fosse cambiato, e quella carta da parati era ancora lì, a ricordarmi quanto fosse gialla e sbiadita. Come sempre.

Telefonai a Marika.
Fu l'unica persona che mi venne in mente di chiamare, dovevo parlare con una persona estranea ai fatti per farmi un'idea chiara di ciò che stava succedendo.

Non solo si dimostrò disponibile per parlare, ma mezz'ora dopo me la trovai sotto casa.

《Che diavolo è successo quì dentro? È passato Satana in persona a distruggere la nostra carta da parati?》

《Marika, sono a pezzi.》

Le mostrai le chiavi che Edoardo mi aveva appena lasciato, poco prima di fare rientro nel mio appartamento.

《Tu cosa vuoi?》

《La verità? Buttare giù questo appartamento terribile e trasferirmi da lui, ma poi torno alla realtà, penso a Filippo. Non posso farlo. 》

Marika si sedette sul divanetto. Divaricò le ginocchia e ci poggiò i gomiti sopra. Tutto d'un tratto mi sembrò una psicologa.

《Allora, mettiamola così. Io non sono una madre, ma credo che adesso tu stia un po' esagerando. Potete fare ogni passo con le dovute maniere. 》

《E se Filippo non accettasse? Se non gli andasse di vivere con Edoardo?》

Marika si accigliò.

《Marie, ma chi è la madre qui? Tu o tuo figlio? Si tratta solo di non stravolgere le sue abitudini. Hai diritto di essere felice, si o no?》

Ero consapevole avesse ragione, ma non la trovai una cosa tanto facile.

《Ok, farò come dici tu. 》

Ci scolammo una bottiglia di vino come ai vecchi tempi, parlando di cose più leggere. Edoardo mi chiamò per sapere se stessi bene. Gli dissi di essere in buona compagnia, di stare tranquillo. A differenza mia, Edoardo si trovava oberato di lavoro. Mi disse di mancargli e mi si strinse il cuore.

《L'ho giudicato male, comunque.》intervenne Marika al termine della mia telefonata.

《In che senso?》

《Visto tutto quello che è successo, non avrei mai pensato che ti desse le chiavi di casa sua. Pensavo che nemmeno tornasse dal Canada insieme a te. 》

Sì, le cose erano davvero cambiate molto. Io e Edoardo praticamente eravamo diventati una coppia senza ufficializzarlo.
Marika iniziò ad essere più brilla del previsto.

《Fammi solo un piacere Marie. Semmai ti venisse la brillante idea di sposarti però, pensaci almeno un migliaio di volte!》








Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro