Capitolo 73: Il verdetto

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Quella sera, la stessa in cui mi ritrovai senza Filippo di nuovo, chiamai Edoardo.

Raggiunsi casa sua in totale stato di shock, con le lacrime agli occhi e la testa altrove. La mente vagava verso Filippo, di continuo, e verso Marco, il quale non si era nemmeno preso la briga di avvertire del fatto che avesse intenzione di riportare il bambino a casa sua.

Non di meno, Marco staccò il cellulare. Lo spense, per impedirmi di chiedere spiegazioni. Era come se, di netto, avessi perso ogni diritto di madre. Avrei potuto denunciarlo, ma preferii aspettare di essere prima contattata dai legali. Solo allora avrei agito, per il bene mio e di mio figlio.

Edoardo mi accolse con un abbraccio senza dire una parola. In effetti c'era ben poco da dire, vista la situazione che stavamo vivendo.
Aveva cucinato per me, speranzoso del fatto che per lo meno mi sforzassi di mangiare qualcosa. Rifiutai il cibo, almeno nel primo momento. Sentii la necessità di sfogarmi, riversare il mio odio nelle parole più vili che la bocca fosse in grado di lasciarmi pronunciare.
Offesi pesantemente Marco, come forse non avevo mai fatto nemmeno ai tempi della separazione. Avrei largamente preferito un altro tradimento, piuttosto che una battaglia per l'affidamento del bambino.

《La perizia dimostrerà che hai tutte le carte in regola. Marco sarà obbligato a darci un taglio con questa farsa melodrammatica. 》

《Credo che, più che una farsa, questo sia il suo modo per vendicarsi del fatto che ho scelto di portare Filippo in Canada contro il suo volere. 》

Edoardo afferrò il problema. Era chiaro che io stessi facendo riferimento al fatto che Marco potesse essere geloso. Ne aveva il diritto? Certo che no, ma se aveva preso di mira l'unica cosa a cui io avessi sempre tenuto davvero, non potevano esserci motivazioni differenti.

《Io credo che a Marco dia fastidio la possibilità che io possa sostituirlo come figura maschile di riferimento. Non credo abbia interesse per altro.》

Mi trovai ad essere d'accordo con Edoardo. Marco stava vivendo di certo una crisi esistenziale. L'idea che io potessi avere un altro uomo, che quest'ultimo potesse entrare nel cuore di Filippo, lo tormentava. Temeva che presto o tardi, il bambino sarebbe arrivato al punto di non riconoscere più la figura di padre, in Marco.
Comprare giocattoli, viziarlo, era di fatto l'unico modo per Marco, per trattenere il bambino, così che non risultasse lo stesse facendo contro il suo volere.
Filippo approvava il modo con cui Marco dimostrava il proprio bene nei confronti del figlio. Da quel comportamento traevano guadagno entrambi, con la netta differenza che solo uno dei due sarebbe stato giustificabile.

《Come mi dovrei comportare?》

Mi decisi finalmente a mangiare qualcosa. Seduta a tavola, afferrai una forchetta ed assaggiai la pasta che Edoardo aveva preparato per me. Era già fredda, ma comunque gustosa.
Sapeva del mio amore per i primi piatti e io non avrei mai potuto rinunciare per lo meno ad assaggiare.

《Cerchiamo di essere solo noi stessi. Entrare in battaglia con Marco non fa bene a Filippo, ne risentirà. La legge prenderà provvedimenti e spero quelli giusti. 》

《E se Filippo dovesse decidere di restare comunque con Marco?》

Edoardo ci pensò un poco prima di rispondere.

《Cercheremo di essere presenti comunque nella sua vita. Non possiamo obbligarlo in nessuna delle due direzioni, possiamo solo accettare le sue scelte. Il bene del bambino va ben oltre la guerra di due genitori. Sarà frustrante, ma ne verremo fuori più forti. 》

_______________________

Il giorno della resa dei conti sopraggiunse in fretta.

Filippo andava e tornava da casa del padre, passava qualche ora in mia compagnia e poi esibiva la volontà di voler tornare con Marco. Io non potevo che accontarlo.

Scelsi di andare allo studio legale da sola e esortai Marco nel fare la stessa cosa.
Venni raggiunta dal mio legale, il quale aveva ricevuto la mia perizia psicologica solo in mattinata. Al telefono mi disse di stare tranquilla, Marco non avrebbe mai potuto chiedere l'affido esclusivo sul bambino. Ero risultata più che idonea per crescere mio figlio.

Anche Marco era risultato idoneo. Stavamo lottando ad armi pari, ma in fondo questo lo sapevamo già.

《Abbiamo parlato a lungo con il bambino. La nostra consulente per i diritti dell'infanzia ha avuto modo di carpire le intenzioni di Filippo. Ora siete voi a dover prendere una decisione. Il bambino esprime la volontà di voler vivere tanto con il padre, con il quale afferma di trovarsi bene, ma allo stesso tempo garantisce di voler vivere anche con la madre. L'affido condiviso va mantenuto, sentiate liberi di decidere quale sarà l'abitazione principale per il bambino. 》

Per la prima volta, io e Marco fummo presi in causa come complici e non come rivali. Ci osservammo, senza odio.
Ci eravamo finalmente resi conto di aver fatto diverse scelte sbagliate, negli ultimi mesi. Mai avevamo tenuto conto del volere di nostro figlio, era giunto il momento di farlo.

《Credo che, se Filippo vuole vivere in pianta stabile con il padre, dovrei accettare la cosa per il suo bene. Mi rincuora il fatto che il bambino possa passare tanto tempo con lui, quanto con me. 》

Ottenni l'approvazione della consulente.

《La vostra separazione consensuale prevede proprio questo. È solo un pezzo di carta, quello in cui sono contenute le tempistiche che Filippo dovrebbe rispettare per stare con uno o l'altro genitore. Qualora Filippo decidesse di stare dal padre con più frequenza, andranno solo ridiscussi i termini dell'assegno di mantenimento. 》

《Non voglio soldi da Marie. Gestiremo la cosa come se Filippo viva da entrambi. Cercheremo di tenerlo in equità di tempo. Ne discuteremo man mano. 》

Non aveva vinto nessuno. Non che si trattasse di una sfida, in realtà. Eppure restava a Filippo l'ardua sentenza. Se avesse deciso di vivere con più frequenza dal padre, mi si sarebbe spezzato il cuore. Lo avrei visto meno e le settimane senza lui sarebbero state vuote e infinite.
Tuttavia, sarei comunque stata felice del fatto che a Marco non fosse garantito l'affido esclusivo sul bambino, il che portava a riconoscermi ancora tutti i miei diritti di madre.

《Possiamo definire chiusa questa faccenda. L'affido resta condiviso, nei termini previsti dalla legge. In sede privata discuterete delle modalità. 》

Fummo congedati dagli avvocati in poco meno di mezz'ora.
Non c'era più motivo di restare, in separata sede toccava a me e Marco discutere del come avremmo gestito la vita del bambino.

《Se decide di stare con te, voglio avere la possibilità di vederlo e portarlo con me ogni volta che lo desidero, allo stesso modo ogni volta che lo desidera Filippo. 》

《D'accordo. Ti chiedo solo di essere cauta con Edoardo. Portalo nella vita del bambino solo se sei sicura del vostro rapporto. 》

Parlò come se fossi un'adolescente alle prime armi, alla prima cottarella. Mi trovai a dover riconoscere che Edoardo ci aveva visto lungo. Mi sentii offesa, ma cercai di rimanere composta.

《Filippo viene e verrà sempre al primo posto per me. Hai sollevato un polverone per niente, Marco. Sono ancora in grado di scindere il bene che provo per mio figlio da quello nei confronti di un uomo. Questo Filippo lo sa, per cui sono certa non ci saranno problemi. 》

《Voglio solo il bene di nostro figlio.》

Concluse lui, poco prima di risalire in auto. Forse si era convinto di aver davvero izzato una lotta tra noi, senza capo né coda.
Lo osservai lasciare il parcheggio. Avevo il cervello sgombro per metà. Il prossimo periodo sarebbe stato fondamentale per prendere diverse decisioni importanti per la mia vita, per la nostra vita.

《Lo voglio anche io, ma ho anche il diritto di pretendere del bene per me stessa. 》















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