Capitolo 74: Conquiste silenziose

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Decine di scatoloni giacevano ammassati in ogni angolo del mio appartamento, sparsi qua e là, ancora da imballare a dovere.

Avevo speso giorni, settimane, per prendere la mia decisione e non era stato facile.
Concordando il tutto con Filippo, decidemmo di fare il grande salto e trasferirci a casa di Edoardo. L'opinione di mio figlio era importante per me, volevo prendesse la cosa positivamente e non come fosse obbligato. Il viaggio in Canada mi aveva insegnato molto su Filippo.

Salvammo solo le cose veramente utili e gettammo tutto ciò che, una volta a casa di Edoardo, non ci sarebbe servito più.

La cameretta azzurra di Filippo venne donata ad un ente no profit del paese e sostituita con una nuova.
Fu proprio il bambino a scegliere di proprio pugno l'arredo più adatto alle proprie esigenze di bambino.

Mi sorpresi nel constatare che Filippo fosse cresciuto ancora. Scelse una stanza sobria, molto adulta, color panna. Io e Edoardo restammo entusiasti per via della scelta oculata del bambino, poiché questa ci avrebbe permesso di evitare un'ennesima sostituzione una volta che Filippo fosse diventato adolescente.

Prima di lasciare il mio appartamento, in una mattina calda di fine estate, mi presi il mio tempo per l'ultimo saluto. Varcai ogni stanza con rispetto, tutti gli ambienti che mi avevano vista allegra, triste, innamorata, delusa. Salutai con doveroso entusiasmo quel luogo che negli ultimi due anni mi aveva vista crescere, un pezzo di vita che restava rinchiuso in quelle quattro mura. Il ricordo di chi ero e di cosa ero diventata. Quella casetta aveva avuto un ruolo decisivo nella mia vita e per le mie scelte.

La padrona di casa pretese subito la restituzione delle chiavi. Mi bonificò la caparra e ci salutammo così. Quello fu decisamente il momento in cui tagliai di netto i ponti con il passato. Era giunto il tempo di guardare avanti con spirito gioviale, senza paura. Immergermi in una nuova avventura che non avrei affrontato da sola.

La mia nuova casa non era solo bellissima perché perfettamente arredata o luminosa. Era perfetta perché odorava di famiglia, di vissuto condiviso, di risate.
Mi trovai a dover ammettere a me stessa che convivere con Edoardo non avesse nulla a che vedere con le mie precedenti relazioni. Edoardo mi lasciava semplicemente essere me stessa, riposare quando ne avevo voglia, cucinare se mi andava. Di fatto, il cuoco migliore tra i due era senz'altro lui.
Le pulizie vennero da subito gestite in due e persino Filippo divenne bravo a tenere in ordine la propria stanza. L'inizio delle scuole elementari fece fare al bambino un ennesimo salto di qualità, rendendolo ancora meno viziato e capriccioso. Un bambino, ma con la capacità di essere più adulto rispetto a certi adulti.

A Fili piaceva starsene ore nella cameretta nuova. Edoardo era sempre presente nella vita di Filippo, passavano molto tempo insieme, giocavano alla Playstation oppure leggevano libri la sera prima di dormire, cosa che poche volte avevo visto fare a Marco.
Toby non mancava mai, finalmente poteva godere di un giardinetto nuovo tutto per sé dove scavare e nascondere ossa.
Sebbene fosse ormai anziano, lo ritrovai vitale ed energico nella casa nuova. Di fatto, il trasferimento fece bene anche a lui, oltre che a tutti noi.

Mi sorpresi nel constatare quanto Edoardo ci sapesse fare con mio figlio. Non solo divenne una figura di riferimento, ma addirittura una figura paterna per Filippo. Il tempo che passavano insieme era prezioso, carico d'affetto e di aspettative. Filippo si affezionò subito a Edoardo e io riposi nel cassetto dei ricordi tutte le ansie che mi ero portata dietro dalla vecchia casa. La paura che Filippo non lo accettasse mi aveva attanagliato il sonno per notti.

Il nuovo appartamento ci permise di tornare ad essere spensierati anche in famiglia e con gli amici. Sin dal principio iniziammo ad organizzare cene e pranzi in compagnia. Giunse spesso mia madre con innumerevoli regali per noi, poi il signor Berghi.
Sebbene la riluttanza iniziale, il mio rapporto con il padre di Edoardo prese in breve tempo una piega nuova. Iniziammo a conoscerci meglio e passare tempo di qualità insieme. In poco meno di due mesi dimenticammo vecchi rancori e dissapori. Edoardo gradì il fatto che stessimo cercando di ricostruire un rapporto di fiducia. Non lo feci solo per il mio compagno, ma anche per me stessa. Volevo davvero tagliare il cordone con la me stessa del passato, essere meno ottusa e più predisposta a perdonare.

Si passò poi al turno degli amici. Marika, Mario, il Fausti. Massimiliano si commosse nel vedermi così radiosa nel mio nuovo nido d'amore. Invitammo persino Christian, il mio fisioterapista, con la nuova compagna, il quale dopo diverse torture psicologiche, ammise di averlo lasciato di sua intenzione quei famosi biglietti per il cinema appena pochi mesi prima. Io lo avevo sempre sospettato, ma avevo anche avuto bisogno di saperlo con certezza. L'incidente aveva portato con sé anche cose buone, ad esempio la presenza di Christian nella nostra vita.

Vista la novità della casa nuova, Filippo trasgredì alla sua stessa regola e decise di restare a casa nostra più a lungo.
Marco, per fortuna, non si fece problemi. Era chiaro che Filippo stesse bene con Edoardo, tutti noi avevamo sott'occhio il rapporto tra i due, il quale mutava in un crescendo continuo di giorno in giorno. Marco presto o tardi avrebbe dovuto accettare il fatto che Edoardo potesse diventare un punto di riferimento per nostro figlio, pur rispettando le figure genitoriali in gioco. Non avrei mai preteso che Edoardo prendesse il posto di Marco, mai.

Dopo un paio di mesi dal nostro trasferimento ci eravamo ormai abituati completamente.
La scuola per Filippo aveva riaperto i battenti, Edoardo lavorava molto da casa e io facevo turni diabolici in hotel.
Quella sera, in cui rientrai davvero tardi dal lavoro, mi sorpresi nel trovare Edoardo e Filippo dormire insieme nel lettone.
L'uno accanto all'altro, semi abbracciati, sul viso espressioni beate.
Decisi di non svegliarli, scattai una foto ricordo poco prima di spegnere la luce nella stanza.

Li osservai per qualche minuto, con il cuore colmo di gioia. Non c'era più motivo per temere una crisi di Filippo. Si erano presi bene a vicenda e Edoardo sapeva essere un genitore acquisito perfetto. Dalle parole di Filippo, anche Lory non se la cavava male.

Eravamo una famiglia allargata, di quelle che si vedono spesso in giro. Pareva che le cose potessero davvero funzionare alla grande, in questi termini.

Dopo due intensi anni di agonie, dolori, iniziai a credere che, anche per me esistesse la felicità. La assaporavo nelle piccole cose, nella nostra nuova quotidianità.

Il sorriso di Filippo riempiva le stanze della nostra casa, l'amore mai perso di Edoardo colmava i nostri cuori.

Ripensai spesso alla mia casetta, quella in cui avevo vissuto nell'ultimo periodo.
Mi sentii in dovere di ringraziarla, farlo ogni giorno, rinnovarne sempre il ricordo positivo.

Tutto quello che avevo vissuto al suo interno mi aveva portata a questo.

Mi trovai a sorridere spesso della mia vita e credere che, semmai per assurdo fosse stato possibile, se la vita mi avesse messo di fronte alla temibile scelta di rivivere tutto, io lo avrei accettato.






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