Capitolo 2

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La porta dello studio di Ace si innalzava davanti a me più imponente del solito. Al di là di essa, Dante stava aspettando poco pazientemente il mio arrivo, lo sapevo nonostante l'impossibilità di sentirlo attraverso il legame.

Separarmi da Gabriel era stato come fare un tuffo nella realtà. Ero uscita bruscamente da quelle conversazioni tranquille fatte di parole non dette da troppo tempo e mi ero ritrovata nella concretezza tesa e soffocante della vita, troppo velocemente. Ma era questo ciò che dovevo affrontare, era inutile far finta che tutto ciò non esistesse.

Strinsi le spalle e presi un gran respiro per farmi coraggio, poi spalancai la porta, pronta a ciò che mi aspettava dall'altra parte.

Come previsto, Dante era lì, e non si voltò nemmeno quando mi sentì entrare. Come io avevo saputo che ci sarebbe stato, anche lui era sicuro che a entrare ero stata io, non aveva nemmeno bisogno di controllare. Rimase immobile, rigido come una statua di ghiaccio, apparentemente disinteressato a qualsiasi cosa.

«Lucrezia, accomodati. Possiamo iniziare.»

Occupai la sedia libera davanti alla scrivania di legno, perplessa. Avevo immaginato qualcosa di più grande, magari in cui avrebbero partecipato i maggiori esponenti dei sette tipi di magia, e invece eravamo solo noi due, tesi e imbarazzati da qualcosa di troppo intimo per poterlo sostenere. O, perlomeno, era così che mi sentivo io.

«Prima di cominciare, vorrei fare un quadro generale della situazione.»

Annuii impercettibilmente, cominciando a tormentarmi le unghie. Era un vizio che non avevo mai avuto, ma l'agitazione era troppa per rimanere immobile.

«Come ben sapete, gli Orion sono persi nel caos più totale. Molti di loro sono morti nell'esplosione, il loro capo è in una situazione di grande tensione dal momento che la sua intera famiglia è in pericolo. La signora Aslan Günay è in stato di coma, i figli dispersi. Non riesce a tenere completamente il controllo di ciò che è rimasto, e i nostri changers stanno ora contribuendo all'annullamento e alla distruzione totale dell'organizzazione, colpendo qua e là nell'attesa di arrivare direttamente a lui. Sa che lo cerchiamo, si sta nascondendo. Ma ben presto arriverà anche il suo momento.»

Deglutii a fatica, pensando a Dakota. Non gli ero stata per niente vicina, troppo impegnata a sentirmi soffocata tra le mura dell'Istituto. Sembrava aver preso bene la notizia che sua madre non era, perlomeno, più in pericolo di vita, ma come potevo conoscere il suo vero stato d'animo?

«I due ragazzi umani sembrano voler collaborare» continuò Ace. «Per ora se ne stanno buoni nelle loro stanze, in attesa, come lo siamo noi. Fannie e Josh sono con loro.»

A quelle parole Dante strinse i pugni così forte che si sentì scricchiolargli una nocca. Non gli andava giù il fatto che stessimo proteggendo due umani, proprio come non aveva voluto me all'inizio. Ma loro avevano contribuito a salvargli la vita, senza di loro non saremmo mai riusciti a portarlo fuori dalla sede degli Orion.

«Stiamo trasformando quest'Istituto in un ritrovo per fenomeni da baraccone» disse tra i denti, continuando a guardare sempre e solo Ace.

Il capo non si lasciò indispettire dalla sua osservazione. «Abbiamo bisogno degli umani qui e ora. La ragazza sembra avere uno scudo mentale che le impedisce di lasciar andare i propri ricordi. In queste condizioni non possiamo permetterle di tornare nel mondo umano. Per quanto riguarda l'Orion, è un elemento fin troppo prezioso per perderlo.» Fece una pausa e ci guardò, quasi sfidando Dante a protestare ancora. Il ragazzo di ghiaccio rimase in silenzio, questa volta, permettendogli di continuare il discorso di prima.

«Voi siete salvi» concluse Ace con tono più caldo, facendo oscillare il suo sguardo da me al ragazzo che mi stava a fianco. Non dissi una parola, e nemmeno Dante lo fece.

«Quando sono partito per studiare quel legame non avrei mai immaginato che sarebbe successo tutto questo...» Si interruppe un istante come a darci il tempo di assimilare le sue parole. «Non avrei immaginato nemmeno che avrei trovato informazioni tanto sorprendenti.»

Quasi mi ero dimenticata del motivo della sua assenza, prima che succedesse tutto, ma ora lo ritirava fuori come se fosse una conversazione di poco conto, e con tanta noncuranza ci diceva una cosa del genere. Quanto tempo era passato da quando era partito per trovare informazioni sul legame? Forse tre mesi, eppure non avevamo avuto il tempo di parlare di tutto questo, che era passato in secondo piano e poi in terzo, continuando a sparire dai nostri pensieri fino a diventare solo un sottofondo.

«La biblioteca dell'Istituto dell'ovest non ci ha dato molte risposte, così sono stato costretto a contattare i nostri changers australiani.»

Mi concessi una sbirciatina verso Dante, che ancora non mi degnava di uno sguardo. Sembrava annoiato, quasi scocciato da quella situazione, e dava l'impressione di non stare ascoltando. Ace non parve interessarsene e continuò a parlare imperterrito. «Dopo varie conversazioni scambiate con Al, il capo dell'Istituto di Perth, la sua spalla destra ha sentito tutto e si è ricordata di aver letto su un libro qualcosa al riguardo.»

Dante gli concesse finalmente un'occhiata, ma non si lasciò coinvolgere totalmente.

«Cos'altro ha detto, Ace?»

Il capo si schiarì la voce. «Poco e niente. Il libro in questione è stato trovato e attende studi più approfonditi. Il nostro contatto, nel frattempo, ci ha fornito un riassunto di ciò che ricordava di aver letto, ma non è molto.»

Ace posizionò sulla scrivania un foglio stampato. C'erano poche righe, che mi affrettai a leggere.

"Un legame E. ha vari stadi che possono essere raggiunti dopo diversi sacrifici. Questo genere di legame nasce da un changer e colui che ha tracce di magia originaria nelle vene. Il processo è reversibile?"

L'ultima domanda terminava lì, come se nessuno avesse dato risposta ad essa.

«Quando l'ho letto la prima volta non sono riuscito a capire. Insomma, secondo me un changer aveva traccia della magia originaria, quindi non capivo la differenza. Solo dopo che mi avete riferito le parole dell'Orion mi è stato tutto più chiaro.»

Alla parola "Orion" rabbrividii, ma Dante non sembrò esserne affetto particolarmente. Continuava a fissare il foglio con sguardo vacuo, ma sembrava che la sua attenzione fosse stata catturata appena da quel pezzo di carta.

«Quel foglio presenta un brevissimo riassunto di quel libro che parla del legame, l'unica fonte che siamo riusciti...»

Dante lo interruppe, parlando per la prima volta. «Dov'è il seguito? Dov'è la risposta alla domanda?»

Le sue parole portarono la consapevolezza su noialtri. Dante era rimasto disinteressato da tutto ciò che riguardava il legame perché voleva reciderlo, ed era ora che la possibilità di farlo davvero si faceva più concreta che la sua attenzione era improvvisamente salita a livelli più alti.

Per qualche motivo, quella rivelazione mi fece male. In fondo anche io volevo vivere la mia vita normalmente e non influenzata da un sentimento tanto forte che rischiava, a volte, di distorcere la mia visione della realtà. Probabilmente se avessi avuto la possibilità di annullare tutto seduta stante avrei acconsentito, però non sarei andata a cercare dall'altra parte del mondo una maniera difficile, e forse impossibile, per farlo. Vedere come lui rifiutava la mia presenza con tutto se stesso fu ciò che mi ferì. Ne avevamo passate tante insieme. Era vero che all'inizio eravamo poco più che due estranei, ma ora quella comunione forzata ci aveva cambiati molto più di quanto avessimo voluto, e ci ritrovavamo così uniti che era impensabile separarsi. Perlomeno per me, ma per lui le cose sembravano stare in modo diverso.

Dante mi rivolse uno sguardo impenetrabile per la prima volta da quando ero entrata. Forse le mie sensazioni erano riuscite ad arrivare fino a lui nonostante il muro che ultimamente ci separava.

Ace sospirò, e i nostri sguardi si allontanarono l'uno dall'altro. «Il libro in questione era vecchio, logoro, e non si sapeva nemmeno da dove provenisse. Molte pagine erano illeggibili, tra cui quella che approfondiva l'argomento che ci interessa.»

Dante serrò la mascella e si ricompose sul suo posto, tornando la solita statua glaciale.

«Molly, la ragazza che ha ritrovato il libro, ha ipotizzato che il legame può essere spezzato. Si è interessata moltissimo al vostro caso, è una persona che crede nelle leggende. O, perlomeno, in quelle che credeva leggende» disse guardando me come se fossi un alieno sceso in terra. Mi sentii per un attimo fuori posto, ma poi Ace ricominciò a parlare e mi distrasse.

«Molly vuole incontrarvi tra tre giorni. E, per quanto mi rammarichi vedervi partire, io sono d'accordo con lei. Questa è una faccenda sulla quale dobbiamo fare luce.»

«Non possiamo partire così presto» protestai. In realtà l'idea di andarmene dall'Istituto mi allettava così tanto che pronunciare quelle parole fu difficile. Tuttavia, Dante si era appena ripreso dalla prigionia, spesso era ancora instabile. E, in più, ero convinta che non avrebbe mai voluto intraprendere un viaggio con me.

Lui però mi sorprese. «Possiamo» mi contraddisse, mostrandosi più interessato di quanto avessi creduto. Ci teneva davvero tanto a distaccarsi definitivamente da me.

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