CAPITOLO 1

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Mi ero arresa e fatta sovrastare dalla potenza del sottomondo, cadendo.

Da quando avevo incontrato Leith, nel bosco, la mia vita era cambiata completamente. Questo mezzo demone mi aveva obbligata al silenzio con un contratto e aperto le porte di un mondo di cui non ero a conoscenza, colmo di pericoli e insidie: il regno ultraterreno. Tuttavia non lo avevo mai incolpato, accusandolo, in quanto avevamo iniziato a provare dei sentimenti reciproci, gli stessi sentimenti che mi avevano portato qui, nel sottomondo, alla fine della mia vita.

Continuavo a cadere, raggomitolata su me stessa, con gli occhi serrati, mentre le lacrime continuavano a scendere e a mischiarsi con l’aria acida che oramai mi aveva completamente consumata. Improvvisamente mi avvolse una sensazione di piacere, che mai avrei creduto di poter provare nel Sottomondo: una calda coperta si avviluppò attorno al mio corpo, creando una bolla luminescente bloccata a mezz’aria che, lentamente, prese a salire, portandomi sull’altro lato del ponte, e che, scoppiando, mi fece scivolare delicatamente sul sabbioso suolo scuro.

“È viva!”

Due bambini, identici, dal volto tondo ma sciupato, mi guardavano con stupore. La loro unica differenza  stava nel ciuffo scuro, posto su lati diversi, dal quale spuntava un corno anellato, lì dove dovrebbe esserci stato l’occhio.  Sembravano essere pressappoco dell’età di Ru, il mio angelo custode, ma nei loro volti, nascosti da un ciuffo scuro, non c’era segno di innocenza infantile. Crescere nel sottomondo doveva averli fatti maturare prematuramente.

“Si, è stata quella collana!”

Rispose l’altro al fratello con lo stupore dipinto in volto, additandomi incurante di farsi notare.

Istintivamente mi portai una mano sul ciondolo.

Davvero mi aveva salvata?

Non poteva essere altrimenti, e questo spiegherebbe perché quella volta, al lago, il padre di Leith ne fosse così interessato. Ma ora che ero di nuovo sulla terra ferma non avevo altro tempo da perdere a riflettere e, alzandomi, presi a camminare svelta dal lato opposto da cui ero venuta.

“Chi sei?” Mi chiese uno dei gemelli alle mie spalle.

Io fermai un attimo la mia marcia, ma la ripresi subito, cercando di ignorarli. Sarebbe stato meglio limitare al minimo i contatti con un demone. Proprio mentre lo pensavo, quello con il ciuffo a destra mi strinse per il polso. Rabbrividii quando, incrociando il suo sguardo, vidi il suo occhio farsi completamente nero.

“Un libro. Di cure. Per salvare il suo Possessore." Disse come in trance.

Mi liberai il polso con uno strattone deciso e gli occhi del demone tornarono rossi.

"Non sono riuscito a vedere di più.” Annunciò, come sconsolato, al fratello.

Mi portai il polso al petto corrugando le sopracciglia.

“Com-“

Mi zittii mordendomi il labbro. La curiosità non avrebbe portato a nulla di buono.

“Puoi considerarci come stregoni, veggenti o shamani, non abbiamo un nome preciso. Io sono Kai e vedo il futuro.”

Disse quello con il ciuffo a sinistra.

“e lui è mio fratello Lai, che vede il passato.” Indicò il fratello che mi aveva appena stretta per il polso.

Prima che potessi intervenire, Lai parlò.

“Ti accompagniamo noi, sappiamo la strada.” Si propose accennando un sorriso.

“E perché dovreste aiutarmi?” Ero sulla difensiva.

“Puoi considerarci come dei pentiti.”
Rispose Kai, con la voce colma di amarezza.

Esattamente come mi aveva detto Leith, tra coloro che erano nati nel Sottomondo, c’era qualcuno che si pentiva della propria condizione, ma questi non erano visti di buon occhio e, se il Sottomondo non li uccideva, era solo perché le abilità che possedevano gli erano utili. Tuttavia continuavo a non fidarmi del tutto. Non potevo permettere di lasciarmi ingannare, in ballo non c'ero solo io, ma anche Leith. Questa volta la posta in gioco era troppo alta per rischiare.

“Da questa parte.”

Non ebbi il tempo di negare la loro offerta che mi fecero strada, uno avanti e uno dietro, costringendomi a seguirli.

Dopo aver camminato non so quanto tempo in quella scura landa desolata arrivammo davanti ad un portone immenso di ematite lucente. Sull’anta scura erano raffigurati dei rovi, che si intrecciavano sul maniglione, troppo in alto per poterlo raggiungere, a forma di serpente uroboro. Ancora più in alto, nel timpano, era inciso un bassorilievo, raffigurante una donna, con il volto coperto da un velo, mentre delle lunghe catene le pendevano dal collo, collegandosi agli anelli che le ricoprivano le dita.

“Muoviamoci.” Disse Kai attraversando la porta chiusa, come fosse un portale.

Un po’ titubante feci lo stesso e la sensazione che provai fu come attraversare una spessa parete di mercurio, che mi lasciò senza fiato.

“Aspetta qua.” Disse Lai.

“Così attireresti troppa attenzione.”
E senza aggiungere altro si allontanò.

Non appena il fratello si fu allontanato Kai prese a parlare.

“Non ci hai ancora detto il tuo nome.”

Incrociò le braccia appoggiandosi con la schiena alle mura, di mattoni in basalto, che erano comparse non appena avevamo varcato il portone immenso.

“Ann.” Dissi semplicemente, nel tono più convincente che riuscii a trovare.

Mentire era la scappatoia migliore per rimanere al sicuro, senza perdere comunque la loro fiducia. 

“È raro che un umano, anche se preda, venga nel sottomondo.”

Deglutii a fatica mentre il mio sguardo si incupiva.

“Dov’è andato Lai?” Chiesi cercando di cambiare argomento, mentre la mia irrequietudine saliva.

“Nella Miseria dei Ricchi.”

Lo guardai stranita, aspettando che si spiegasse.

“In città. Mentre di qua...” indicò avanti a noi

“...c’è la Perdizione Morale o il Bosco delle Ossa.”

“Perché delle ossa?” un brivido mi risalì la schiena.

“Lo capirai solo quando ci sarai dentro.”

Mi scossi leggermente nelle spalle, per liberarmi da un altro fremito che mi aveva investita nonostante il caldo afoso e asfissiante del Sottomondo.

“E lì.. ” Additai una stretta via alla mia destra, che conduceva a piccoli rialzamenti del terreno.

“...ci sono le Vasche Infernali. Cosa sono?” Il piccolo demone mi guardò meravigliato.

“Le pozze di lava. Ma tu come lo sai?”

“Ho una mappa.” Dissi aprendo un foglio di papiro giallastro che avevo messo nella tasca posteriore dei jeans.

“È stata l’unica cosa che sono riuscita a trovare riguardante il Sottomondo.”
Ora Kai sembrò ancora più stupito.

“Trovato?” Annuii.

“In un libro.” Il demone aggrottò il sopracciglio, rimpicciolendo l'occhio vermiglio.

“Com’era?” Scossi la testa.

“La copertina era usurata e illeggibile, ma aveva un forte odore di bruciato.”

“In ogni caso dubito che quel libro possa appartenere alla biblioteca del Sottomondo. E più probabile che si tratti di un volume limitato.”

Mi stupii dell’abilità di Matt di racimolare anche i libri più rari. Doveva davvero essere un collezionista incallito, come si era definito.

“Fratello!”

Poco dopo, dal viottolo in discesa, comparve la figura esile di Lai, che reggeva tra le braccia un tessuto blu Prussia. Appena ci raggiunse me lo porse. Era un mantello di juta, molto lungo e pesante. Svelta lo indossai e, anche se il caldo del sottomondo era asfissiante, mi nascosi sotto il cappuccio e, a passo sostenuto, ci avviammo verso la Miseria dei Ricchi.

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