CAPITOLO 22

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I giorni passavano veloci e io ero riuscita a riappacificarmi con Leith, che però cercava di tenere ridotto al minimo ogni contatto. Reuel continuava a passare spesso da casa, per assicurarsi delle mie condizioni diceva lui, e tra una chiacchiera e l’altra mi raccontava di come Matt se la stesse passando. Qualche volta a scuola incrociavo Damy e Samantha nel corridoio, che erano finite in classi diverse. Di Kalin invece non avevo notizie, sapevo solo che era stato molto felice di riavere indietro la sua giacca, che Leith gli aveva preso. Ora mancava solo due giorni a Natale e le strade erano fitte di persone che si affannavano ad entrare ed uscire da un negozio all’altro in cerca dei regali. In effetti anche io ero in quelle condizioni disperate. Fortunatamente venne in mio aiuto Reiki che, in cambio di un pigiama party a casa mia, si offriva di scortarmi tra gli scaffali straripanti e le grucce sovraccaricate.

Stavamo girando da ore, entrando in negozi caldi e uscendo all’asprezza del vento gelido invernale che colorava di un rosso, tendente al violaceo, le mie guance e le mie mani. Optammo così per una cioccolateria piccola e accogliente, sempre piena di clienti, nascosta da una rampa di scale in discesa.

“Hai deciso cosa regalare a Leith?” Mi chiese Reiki affogando un biscotto nell’alta tazza di cioccolata calda.

In tutta risposta scossi la testa.
Qualsiasi oggetto attirasse la mia attenzione era sempre troppo banale.

“E a tua madre?”

Scossi di nuovo la testa e un sospiro lasciò le labbra di Reiki.

“Sei un caso perso Al!” Esclamò trangugiando il biscotto zuppo di cioccolata.

La mia depressione aumentò quando pensai anche al regalo di Reuel, di cui però non potevo parlare con Reiki, non sapendo come giustificare la natura angelica del ragazzo. Per persone speciali come loro avevo bisogno di qualcosa di unico e particolare.

“Che te ne pare di una collana?” Propose Reiki come regalo per mia madre.

“È preziosa, come volevi tu.”

“Ma troppo scontata.” Ribattei.

Poi mi venne un’illuminazione che mi fece battere i palmi sul tavolo e sbarrare gli occhi, facendo quasi affogare Reiki mentre addentava il suo ennesimo biscotto.

“Ti va di condividere anche con me questa tua brillante idea che mi ha quasi uccisa?” Disse Reiki mentre mandava giù a forza il boccone che le era andato storto.

“Un bracciale!” Reiki mi guardò apatica.

“Che idea originale!” Mi stuzzicò sarcastica.

“E per mia madre un qualcosa di più femminile come…una spilla!” Annunciai ignorando Ry.

Prima di uscire dal negozio in cerca del braccialetto perfetto mandai un rapido messaggio a Damy, lei sarebbe stata il mio pezzo forte.

Qualche ora dopo uscii dall’ultimo negozio, finalmente soddisfatta dei miei acquisti: nella mano stringevo due bustine contenenti due bracciali diversi, ma entrambi in pelle. Uno era nero, mentre l’altro completamente bianco.

In quello stesso istante la mia tasca vibrò, annunciando la mia perfetta riuscita di quei regali. Avevo chiesto a Damy di trovare due pietre che si abbinassero alle personalità di Leith e Reuel, ma che fossero allo stesso tempo rare e luminose. E così aveva fatto, procurandomi la pietra del sole e la pietra della luna. Una arancio-bruno, con un’esplosione di brillantini all’interno, un’altra bianco pallido, con riflessi argentei all’esterno.

E così avevo trovato i due ciondoli perfetti.

Mancava solo la spilla della mamma. Per quella avevo esplicitamente chiesto a Damy che fosse con delle incastonature di ambra. Da quando la nonna mi aveva regalato quel ciondolo sentivo come se l’ambra fosse diventata in un qualche modo la pietra di famiglia e mi era sembrato il regalo più opportuno per mia madre, dato che la collana con la fenice era un cimelio di famiglia. L’ambra però restava una pietra sacra, lavorabile solo dall’arcangelo Michele, e quindi difficilmente ottenibile. Di conseguenza, optammo per una spilla a forma di piuma, con incastonature in quarzo citrino.

Tornai quindi felice a casa, orgogliosa dei miei acquisti, pronta per trascorrere il resto della serata in compagnia di Ry.

Il pigiama party partì carico di eccitamento iniziale, in cui ci ripetevamo come sarebbe stata bella questa notte passata in bianco. Dopo qualche ora la nostra energia stava lentamente scemando, soprattutto la mia, e optammo per un film. Poco dopo mezzanotte la nostra determinazione iniziale era completamente sparita e faticavamo a tenere gli occhi aperti. Ry si addormentò per prima, schiacciandomi più volte con una sua gamba e tenendomi sveglia con il suo lieve russare.

Stavo quasi per svegliarla con uno spintone, quando una fredda brezza notturna fece ondeggiare le tende. Poi un lieve fruscio, accompagnato da dei passi felpati ed un profilo che conoscevo bene.

“Leit-“

Mi fece segno di tacere per non svegliare Ry che dormiva al mio fianco, e iniziò a muoversi verso la porta.

Lo seguii fino al salotto.

“Sei il fantasma del mio natale passato?” Chiesi con un sorrisetto dipinto sulle labbra, mentre mi accucciavo sul divano, infreddolita dall’improvvisa mancanza delle coperte.

“Meglio.”

Si sedette al mio fianco.

“Il tuo Babbo Natale.” Disse porgendomi una piccola scatolina di velluto blu.

“So’ che è ancora presto, ma non voglio sprecare un secondo.”

Anche nel buio della stanza riuscii a vedere il suo sguardo rattristarsi.
Raccolsi delicatamente la scatolina tra le mani, esitando prima di aprirla.

“È bellissimo.”

La mia voce era spezzata per l’emozione. Era un anello bronzato e al posto di un diamante c’era un nodo, il che lo rendeva ancora più speciale.

“È stato forgiato dal miglior fabbro del Sottomondo, sotto mia supervisione, con la lava delle Vasche Infernali." Disse quasi come per aumentare il valore, già inestimabile, di quell’anello.

Mi lasciò qualche secondo per guardarlo, poi me lo prese dalle mani tremanti per l’emozione e, lentamente, me lo infilò al dito.

“Anche io ho qualcosa per te.” Dissi alzandomi e cercando nella tasca della giacca dove avevo lasciato il braccialetto.

Gli porsi la scatolina, che aprì con curiosità.

“Non è niente di speciale rispetto al tuo-“

Prima che potessi finire la frase Leith mi mise a tacere con un breve e inaspettato bacio, seguito da altri, anch’essi brevi, e un ultimo più intenso, ma semplice come gli altri. Quando tornò a guardarmi i suoi occhi si erano illuminati di ametista, accompagnati dalle oramai consuetudinarie pagliuzze dorate.

“Non sai quanto questo valga per me.” Disse mentre mi raccoglieva il viso tra i palmi e avvicinava la sua fronte alla mia.

“Grazie.”

Chiusi gli occhi e ricambiai il suo grazie con un lento e sensuale bacio, che però fu, anche in questo caso, troppo breve.

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