CAPITOLO 34

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Improvvisamente gli isolotti che ci facevano da percorso scomparvero, e per lunghi minuti fummo circondati dal vuoto, intervallato qua e là da nuvole, che si presentavano come spesse pareti gassose. Quando attraversammo l’ultima, davanti a noi comparve un immensa montagna, segnata da una profonda fenditura che la spezzava in due. All’interno di quella faglia erano incastonate alte arcate a tutto sesto dalle quali ricadevano fragorose tre cascate.

“Dove siamo?” Chiesi quasi sussultando a causa della vista mozzafiato.

Aletheia.” Fu la sola cosa che Reuel disse.

In quello stesso attimo le correnti divennero più forti, ostacolando il nostro avanzare. Per riflesso Reuel mi strinse più forte e, nonostante la forma angelica, potei percepire suoi muscoli irrigidirsi per contrastare la bufera. Restammo per lunghi secondi bloccati nello stesso punto, incapaci di vincere la forza delle correnti, poi accadde l’inaspettabile: una luce così forte da contrastare anche quella che Reuel emanava scaturì dal mio petto, facendo cessare i venti: anche in questo caso la collana ci aveva aiutati.

Poco dopo, atterrammo su una delle cime della montagna e scoprii con piacere di essere fuori dalla portata delle correnti gelide.
Senza dire una parola, ma accertandosi che io lo stessi seguendo, Reuel prese a incamminarsi verso lo strapiombo. Man mano che ci avvicinavamo, diventava sempre più nitida la figura di una donna, seduta di spalle, con le gambe a penzoloni, mentre lo sguardo tenuto alto si perdeva nel cielo.

“Aletheia.” La chiamò Reuel, e quella si girò, colpita da un sussulto: era talmente persa nei suoi pensieri da non essersi neanche accorta della nostra presenza.

Con un gesto leggiadro si sollevò e ci raggiunse. L’abito sfrangiato, che non andava più giù dei polpacci, era di un tessuto candido e leggerissimo, tanto da muoversi ad ogni passo, rivelando le gambe sottili e pallide. Lo stesso valeva per i capelli, lucenti del bianco più puro esistente che, con morbide onde, le ricadevano sul busto, stretto da un corpetto, abbellito da piccole perle. La cosa che più mi stupì però, non furono i piedi scalzi o la catena di ferro attorno alla caviglia, e neppure la sua iride rosa priva di pupilla, ma l’assenza delle ali. Con un lento e delicato gesto mi accarezzò la guancia.

“Alexa. Come sei cresciuta bene.”

Un dolce sorriso le comparse in volto.

“L’ultima volta che ti ho vista avevi solo pochi anni.”

Quella rivelazione mi lasciò di stucco.

Ero già stata nel Regno Celeste?

Ciò non faceva altro che confermare quel pensiero silente che aveva iniziato a vagarmi nella testa da quando avevo scoperto di avere del sangue angelico nelle vene.

“Mio padre è un angelo?”

Il volto della donna si fece ancora più lieto, mentre quello di Reuel rimase impassibile: probabilmente anche lui aveva avuto il mio stesso pensiero.

Aletheia annuì.

“È stato lui a portarmi qui da piccola?”

Annuii anche questa volta e il mio desiderio di sapere divenne sempre più persistente.

“Perché?” Chiesi imperterrita.

“Un arcangelo, di nome Clarissa, scoperta la relazione che tuo padre aveva con un'umana, decise di opporsi perchè non approvata dal Regno Celeste e di rivelare tutto al Gran Consiglio. Tuo padre però era un arcangelo molto scaltro, e riuscì a sabotare qualsiasi prova che Clarissa avesse contro di lui. Così facendo, per un primo momento, il Gran Consiglio non scoprì la sua relazione con tua madre, ma Clarissa era tenace e caparbia, quindi non si arrese. Così, non appena scoprì della tua esistenza, sfidò le leggi del Regno Celeste e si alleò con dei demoni del Sottomondo. Furono loro che appiccarono l’incendio nel fienile, sotto ordine di Clarissa.”

Un brivido mi percorse tutta la schiena e Reuel, accorgendosene, mi pose una mano sulla spalla.

“Tuttavia quando tuo padre se ne accorse era già troppo tardi. Ti portò da me, disperato, in cerca di aiuto per salvarti. Così facendo però tutti i suoi sforzi per tenerti nascosta furono vani. Gli consigliai io stessa di farsi forgiare il ciondolo con la fenice, così andò dall'arcangelo Michele.
In seguito il Gran Consiglio decise che la giusta punizione per tuo padre sarebbe stata quella di allontanarlo da te e tua madre, assicurandosi che tu non potessi ricordare nulla. D’altro canto tua madre decise di non fare mai parola della vera natura di tuo padre, sperando di proteggerti.”

“E ora dov’è?” Avevo la voce tremante e mi si era formato un groppone in gola.

“Il Gran Consiglio aveva ragione: la punizione peggiore per tuo padre era allontanarlo da voi così, non curante delle conseguenze, decise di vendicarsi dell’affronto ricevuto da Clarissa. L’affrontò con l’intenzione di ucciderla ma riuscì solo a strapparle le ali. Successivamente intervenne il Gran Consiglio che li punì entrambi. Tuo padre non si oppose alla punizione, essendo consapevole di essere nel torto. Clarissa, tuttavia, credette fermamente di essere nella ragione e si alleò nuovamente con i demoni, che l’aiutarono a fuggire, portandola nel Sottomondo.

“Ma chi ha sangue angelico non può entrare.” Mi opposi sussurrando.

“Eppure tu dovresti saper bene che c’è un modo.” E così dicendo, Aletheia mi sfiorò la clavicola.

Mi si bloccò il respiro nei polmoni mentre il cuore prese a battere più velocemente.

“Il contratto.” Dissi infine.

“Esattamente. Clarissa strinse volontariamente un contratto con il suo demone più fidato. Poco dopo, non più curante delle leggi del Regno Celeste, si innamorò di quest’ultimo ed insieme ebbero due figli. Il più grande, capendo che Clarissa si trovava in costante pericolo a causa del contratto, uccise il padre, ma appena la donna lo venne a scoprire fu colta da una disperazione e un’ira tale da uccidere il figlio, che tuttavia fece in tempo a nascondere l’altro fratello.”

“E dopo che il contratto venne spezzato, come fece Clarissa a scappare dal Gran Consiglio?”

“Rimase nel Sottomondo.”

Aletheia vedendo la perplessità nel mio volto continuò, con la stessa voce calma e musicale che aveva usato fino a quel momento.

“Nel momento in cui un angelo uccide un qualsiasi essere, se non autorizzato, tutti i legami con il Regno Celeste cessano e la conseguenza è l’esilio.”

“Clarissa ha usato la morte del suo Possessore come capro espiatorio per rimanere nel Sottomondo, uccidendo il suo stesso figlio…”

Come poteva un essere del genere essere addirittura un arcangelo?

Provai ribrezzo al solo pensiero.

“Tutto bene?” Mi chiese Reuel apprensivo, vedendomi sovrappensiero, anche lui visibilmente sorpreso da quel racconto.

Annuii.

“Non mi hai ancora detto il nome di mio padre, nè dove posso trovarlo.”

Lo sguardo di Aletheia divenne improvvisamente più triste.

“Mi dispiace. Non posso dirtelo. Sono stato obbligata a mantenerlo segreto.”

Abbassai lo sguardo, abbandonandomi ad un lungo sospiro.

Ero così vicina…

“Ma Michele non è vincolato da questo segreto.”

Gli occhi mi si illuminarono nuovamente di speranza.

Aletheia mi posò un leggero bacio sulla fronte, raccogliendomi le guance tra i palmi.

“Buona fortuna Alexa. E Reuel...” Disse rivolgendosi all'angelo.

"...sii prudente."

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Salve di nuovo, da quanto tempo non mi facevo viva! Mi prendo questo spazio per ringraziarvi di essere arrivati fino a questo punto della storia. In più ho tre news da darvi:
1) Siamo quasi giunti alla fine. Ebbene si, questo è il penultimo capitolo di questo libro.
2) Sto già lavorando sul terzo, ma non credo uscirà prima di settembre, vi chiedo scusa.
3) Non appena uscirà l'ultimo capitolo ho intenzione di "mettere in pausa" la stesura del terzo libro e concentrarmi sulla revisione del primo e del secondo.

Grazie ancora, a presto.

~Destiny_of_the_Soul

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