CAPITOLO 35 - Epilogo

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Quando fummo abbastanza lontano da Aletheia Reuel prese a parlare.

"So che c'è qualcosa che ti turba e che non hai voluto chiedere ad Aletheia, ma è inutile cercare di nasconderlo, lei sa e vede tutto."

Presi un profondo respiro.

"È per questo che il Regno Celeste la tiene imprigionata da un muro di bufere, segregata su una montagna, legata con una catena e obbligata al silenzio con non so quale patto?"

"Su una cosa hai ragione: per questa sua abilità il Gran Consiglio la obbliga a non rivelare alcuni dettagli, ma per tutto il resto è più complicato di come possa sembrare. È stata una sua scelta isolarsi, imprigionarsi e legarsi."

"È perché mai avrebbe dovuto farlo?"

"Era questo che ti tormentava?" Mi chiese Reuel, troncando la mia domanda.

Scossi la testa.

"Se è andata davvero come dice Aletheia mia madre ha sempre visto il sigillo e Ruelle, e sicuramente quel giorno in ospedale deve aver capito che Leith era il mio Possessore, per questo non gli è mai piaciuto."

Una risata amara mi scosse il ventre.

"E pensare che ho sempre creduto che si trattasse di istinto protettivo materno."

Poi improvvisamente mi balenò alla mente un altro pensiero, orribile.

"Reuel."

Il mio tono di voce così allarmante lo fece fermare su un isolotto.

"Se Clarissa è ancora a piede libero nulla le impedirà di continuare la sua vendetta. Non ho paura per me, io ho sangue angelico, ma mia madre è umana!"

"Non ha attaccato fin ora, dubito che adesso possa farlo." Disse per tranquillizzarmi.

"Ma adesso non c'è Leith."

Reuel sgranò gli occhi e mi strinse a sé.

"Tieniti forte."

Pochi istanti dopo si era buttato in picchiata, attraversando il portale che ci avrebbe ricondotto a casa.

"Mamma! Mamma!" La chiamai più volte, mentre vagavo per casa spalancando qualsiasi porta mi si parasse davanti.

"Non c'è!"

Ero disperata. Lentamente stavo perdendo tutti quelli a cui tenevo.

"Forse è solo uscita..."

Provò inutilmente a rassicurarmi Reuel, che non aveva mai lasciato il mio fianco. Scossi vigorosamente la testa.

"La borsa, il telefono, le chiavi di casa e la macchina, sono tutte qui." Dissi additando nella direzione in cui si trovavano tutti gli oggetti che nominavo.

Prima che potessi rendermene conto mi accasciai per terra. Reuel raggiunse il mio fianco e mi strinse le spalle per aiutarmi a rialzare.

"L'ha presa, è nel Sottomondo. Io devo andare."

"Alexa, non essere imprudente e poi sai anche tu che non hai modo."

Lo guardai: i miei occhi erano vitrei e pieni di sfida.

"Non ci pensare neanche Alexa!" Mi rimproverò capendo le mie intenzioni.

"È l'unico modo!"

Era la prima volta che alzavo così tanto la voce con Reuel e mi sentii subito in colpa.

"Credi che basterà stringere un contratto con un demone qualunque ed entrare nel Sottomondo per salvare sia Leith che tua madre?!"

"Non posso starmene qui con le mani in mano!"

“Non sai neanche se il Leith che troverai sarà lo stesso di cui ti sei innamorata!”

Rimasi per qualche istante in silenzio, nella speranza di trovare un altro significato alle parole di Reuel.

“Stai dicendo di arrendermi? È questo che mi chiedi?!” Ma l’angelo ignorò la mia domanda, andando avanti con il suo discorso.

"Quella volta in cui ti ho portato al lago e quell'altra in cui non sono riuscito ad impedirti di andare nel Sottomondo, mi sono pentito e tu non immagini quanto. Non farò mai più questi stessi errori."

"Non ho bisogno del tuo permesso. Chiederò a Kalin e-"

"Credi che siano tutti a tua disposizione per assecondare i tuoi capricci?"

Quelle parole furono come una lama tagliente. Mi zittii all'istante. Non pensavo che quella fosse l'opinione che Reuel avesse di me.

"Scusam-"

Il tono dell'angelo tornò pacato nel momento in cui si accorse quanto le sue parole mi avevano ferita.

"Credete tutti che trattarmi come una bambina indifesa sia il modo migliore per tenermi al sicuro. Così mi state solo rendendo più debole. Ho affrontato due volte il Sottomondo e lo farò anche una terza se necessario!"

"Ma una di quelle volte sei morta Alexa!"

"E potrò morire di nuovo, non mi importa. La collana mi riporterà in vita."

"Alexa, la collana è caricata con l'energia di tuo padre. Prima o poi finirà!"

"E che finisca! Se ciò e quello che deve succedere. Tanto oramai ho già perso tutti!"

Una lacrima mi rigò la guancia. A quella visione il barlume negli occhi di Reuel cambiò rapidamente.

"Non hai perso tutti! Hai me!"

Non avevo mai visto quello sguardo così disperato sul volto di Reuel, ma durò poco. Pochi istanti dopo fui avvolta in una delicata, ma forte presa, al sapore del miele. Quel bacio così inaspettato mi fece saltare un battito e trattenere il respiro. Sentii una mano spingermi dalla nuca, mentre l'altra sfiorava la mia guancia. Fu strano non percepire quel solito calore che attraversava tutto il mio corpo nel momento in cui le mie labbra si incrociavano con delle altre. E quelle altre erano di Leith; gli appartenevano, ora come mai prima.
Con un violento gesto lo allontanai. Per qualche secondo i miei occhi incontrarono quelli sgranati di Reuel, che poco dopo parlò, rosso in viso.

"S-Scusa...devo andare..."

E con un rapido movimento aprì le ali e scomparve.

Per tutto quel tempo avevo cercato di illudermi, convincendomi che le sue attenzioni nei miei confronti fossero dovute solo al suo ruolo di angelo e non a qualcosa di più. Quel giorno però, ebbi la conferma che Reuel, nei miei confronti, non provava solo amicizia, ma dei sentimenti più profondi. Mi sentii in colpa per non aver trattato la situazione come avrei voluto e, di conseguenza, per averlo allontanato così bruscamente, provocando in lui quella reazione. Ma il fatto che lui ora si fosse allontanato, creava il momento perfetto per mettere in atto il mio piano.

Non avrei abbandonato nè mia madre, nè Leith. Mai.

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