12 - Reputation

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Nell'arco di pochi mesi, i tre divennero famosi a livello nazionale grazie al successo riscosso dalle esibizioni e, soprattutto, all'effetto virale dei post sui social dove era possibile visualizzare stralci di poesie, aforismi, foto e dirette video. Senza accorgersene, erano diventati dei veri e propri influencer: al crescere dell'interesse del pubblico crebbe anche quello della stampa; persero il conto degli articoli su di loro, delle interviste per le tv locali e i notiziari online. Il loro volto era diventato di dominio pubblico e, cosa più importante, faceva audience, soprattutto tra i giovani. Erano proprio i giovani i più internet-dipendenti, quelli che incrementavano il numero di visualizzazioni, cosa che fece gola a molti sponsor.

Quel pomeriggio il trio si era dato appuntamento a casa di Sara per organizzare la scaletta della prossima esibizione. Erano radunati attorno al grande tappeto ai piedi del lettone, circondati da quaderni, fogli e penne. Ogni appuntamento era una nuova sfida e loro ci tenevano a fare le cose per bene e a soddisfare il loro pubblico. Tuttavia quel giorno Sara e Will non riuscirono a contenere a lungo il loro entusiasmo e in breve si ritrovarono a commentare con euforia i recenti risultati.

«Raga, ma avete visto quanta gente all'ultimo evento?»

«Già. E quanti autografi!»

«Will all'uscita è stato praticamente investito da quell'ondata di ragazzine!» sogghignò Sara nella sua direzione. «"Will ti amo... sposami... sei bellissimooo"! Ah ah ah» ripeté imitando vocine stridule e ossessive e ridendo fino alle lacrime.

«Oh, ti prego! Sarei voluto sprofondare...» confessò Will con un lamento coprendosi imbarazzato il viso.

«Su su, non fare il modesto: lo sappiamo che ti è piaciuto» insisté Sara ammiccando e sferrandogli una gomitata sul fianco. «Sei diventato l'idolo delle teenager, che vuoi di più? Scommetto che ora in palestra faranno la fila per parlarti!» Poi rivolse a Jem uno sguardo intrigante. «E vogliamo parlare delle tue di fan?»

«Mmm?» chiese questi con espressione vacua.

«E dai, non fare il finto tonto! La tua aria da Mister Mistero sembra far gola alle ragazze più grandi. Non dirmi che non hai notato le occhiate adulanti che ti scoccano le belle dell'ultimo anno nei corridoi!»

«Ehm, in realtà no» ammise Jem con distacco. «O meglio: sì, ma non m'interessa. È la notorietà che guardano, non me. Fino a qualche mese fa non sapevano neanche che fossi nella classe accanto. E poi, lo sai che non ho occhi che per te» concluse riservando a Sara un'espressione enigmatica.

«Touché!» esclamò con enfasi Will simulando un piccolo inchino.

«Che scemi che siete» li apostrofò Sara, non riuscendo tuttavia a mascherare un certo compiacimento. «Sul serio, raga: tutta questa popolarità... Non avrei mai pensato arrivasse a questi livelli. Saremo capaci di gestirla? Ci cambierà?»

«Se così fosse, baratterei volentieri la popolarità di oggi con l'anonimato di ieri» dichiarò fermamente Jem.

«Beh, ci sono sempre due facce della medaglia. Dovremo stare attenti a non farci travolgere troppo» considerò cauto Will.

«Più facile a dirsi che a farsi, non credi?» lo provocò Jem scettico.

«Vogliamo parlare dei giornalisti e degli sponsor che ormai chiamano a tutte le ore? Non so voi, ma casa mia è diventata un centralino! Mi hanno contattata perfino un paio di youtuber famosi l'altro giorno...» riferì sorpresa Sara.

«Chiedendoti di girare un video in cui giocate a Minecraft?» scherzò Will sollevando incuriosito un sopracciglio.

«Ah ah, no, per fortuna! Era un giovane gruppo rap che chiedeva la nostra collaborazione a un progetto sulla diversità avviato dai licei di Meltignano. Comunque, anche se fosse, non mi sarei stupita più di tanto, sapete? I gamer spaccano su YouTube.»

«Abbiamo sbagliato tutto, allora» buttò lì Jem sardonico.

«Non direi» replicò con una smorfia Sara prendendo lo smartphone e scorrendo rapidamente il dito sullo schermo. «127k follower su Instagram, 102k su Twitter, 94k sulla pagina Facebook, 51k sul canale YouTube... Scusate se è poco!» concluse allargando le braccia in modo teatrale.

«Mica male per una combriccola di inguaribili sognatori» sogghignò Will.

«Mai la poesia era stata così social!» affermò Sara con fierezza mentre Jem sbuffava nella loro direzione e chiudeva con un tonfo la sua agenda.

«Ma vi sentite? State diventando social dipendenti. Ora stiamo tutto il giorno lì a controllare il numero di visualizzazioni?»

«Se si trasforma in fonte di guadagno, tu che dici? Non bisogna sottovalutare le potenzialità del web. Chissà che non possa diventare un trampolino di lancio per il nostro futuro lavorativo» insinuò Sara.

«Che al nostro Jem non interessa perché ha abbastanza soldi da mantenerci tutti e tre a vita, giusto?» lo punzecchiò Will battendogli una mano sulla spalla e beccandosi un'occhiata torva.

«State costruendo castelli in aria.»

«Per niente ci chiamano Dreamers

«Sentite, sembra tutto bellissimo ora ma, proprio perché siamo giovani, dobbiamo stare attenti a non bruciarci. Sapete come la penso al riguardo» iniziò Jem guardando gli amici con espressione grave. «Pur di guadagnare, gli sponsor sarebbero disposti a tutto. È solo questione di tempo. Senza accorgercene, saremo sempre più circondati da ipocriti a cui non frega niente della nostra missione e che ci adulano solo per i loro interessi. Non si farebbero scrupoli a farci diventare dei fenomeni da circo da gettare in pasto ai media quando più gli conviene» riprese Jem oscurandosi in volto. «Qualsiasi cosa diremo potrà essere usata contro di noi.»

«Amico, c'è sempre qualche rischio da correre nella vita, che tu lo voglia o no. Fin da piccoli abbiamo sognato di diffondere l'amore per la cultura. Abbiamo un dono e la possibilità di usarlo per una buona causa. Vuoi tirarti indietro proprio ora?» lo interrogò incredulo Will.

«Non è questione di tirarsi indietro» obiettò contrariato Jem. «È che il successo alla nostra età può essere tanto strabiliante quanto deleterio. Ci porteranno in cielo, strumentalizzeranno il nostro legame, i nostri messaggi. Poi, quando l'attenzione comincerà a calare ci getteranno nel dimenticatoio come carta straccia. E allora ci sentiremo delle merde» concluse Jem stizzito. «Avete letto gli ultimi articoli e commenti? Hanno già cominciato a sputare veleno contro di noi. Ci danno dei figli di papà viziati e raccomandati che, in preda alla noia, si sono inventati questa cosa delle poesie per ottenere notorietà.»

«Scusa, che ti aspettavi? Che ricevessimo sempre e solo elogi e mai critiche?»

«Certo che mi aspettavo delle critiche ma... fossero almeno costruttive! Dovrei sentirmi in colpa perché ho una famiglia benestante alle spalle? Per essere credibile come artista che dovrei fare, secondo loro? Dormire sotto un ponte?»

«Nessuno sta dicendo questo. Tu continuerai a essere libero di esprimerti per quello che sei. Senti, certuni scrivono cose orribili solo per seminare zizzania o per farsi notare facendo la voce fuori dal coro... Per la tua salute mentale, lascia correre le chiacchiere e cerca di non prendertela. Le malelingue ci saranno sempre, qualsiasi cosa farai. Che critichino pure. Certo, non dico sia carino sentirsi accusare da gente che non sa neanche cosa siano i segni d'interpunzione... ma nel pacchetto trovi di tutto.»

«Aveva ragione Eco quando diceva che i social media hanno dato diritto di parola a legioni d'imbecilli» proseguì imperterrito Jem.

«Può darsi. Comunque questa è meglio se te la tieni per te» gli fece notare Sara lanciando un'occhiata preoccupata al suo profilo affilato come la sua lingua.

«Senti, capisco la tua indignazione ma non puoi farci niente. Il mondo è bello perché è vario. Non possiamo impedire alla gente di giudicarci, nel bene e nel male. Prima impariamo a conviverci e meglio sarà. Anche Gesù era circondato da hater. Questo lo ha forse fermato?»

«No. Peccato, però, che io non sono Gesù.»

«Ma sei Geremia! Il tuo nome parla chiaro: sei un profeta!»

«Sì. Geremia, alias il "profeta sofferente", la cui missione si rivelò un fallimento, come quella di Gesù. Ignorato dai suoi stessi concittadini, fu esiliato in Egitto mentre a Gesù... beh, sappiamo tutti come andò a finire.»

«Fece una brutta fine, è vero... ma risorgendo realizzò le parole di Geremia: "Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti".»

Jem a quel punto non seppe cos'altro replicare. Si limitò a sbuffare e a guardarlo di sbieco. Will era l'unico in grado di lasciarlo senza parole.

«Datti una possibilità e dalla anche agli altri» gli disse Will con voce salda. «Non gettare la spugna al primo ostacolo. Cerca di avere un po' più di autostima.»

«Disse il ragazzo che tutti amavano» dichiarò Jem accigliato.

«Hai finito?» gli chiese Will incrociando le braccia esasperato. «La vuoi piantare con questo cinismo? Sei troppo diffidente nei confronti del genere umano» insisté Will.

«E tu troppo fiducioso!» replicò irritato Jem.

«Cazzo, Jem, se è così che la metti,» esplose Will risentito «rimedio subito» concluse alzandosi e facendo per andarsene.

«Vi prego, non litigate» li supplicò Sara, afferrando il braccio di Will per fermarlo, preoccupata dalla piega che aveva preso la discussione. Aveva assistito attonita al battibecco spostando lo sguardo a destra e sinistra come a una partita di ping pong.

«Sentite, non eravamo pronti a tutto questo e non so se lo saremo mai. Ma penso che andrà bene se l'affrontiamo insieme.» I due respirarono a fondo e si squadrarono in silenzio a vicenda.

«Scusa, sono un idiota» ammise infine Jem, grattandosi la nuca e guardandolo con aria colpevole. «Non so che mi è preso. È che... è una cosa troppo grande per me. Temo di non riuscire a gestirla.»

Will tornò a sedersi tra i due amici ed emise un profondo sospiro. Poi guardò Jem negli occhi e gli disse serio: «Se pensi che io me la stia spassando e non mi faccia problemi a dover affrontare ogni giorno tutta quella gente sei fuori strada. Magari non lo do tanto a vedere, ma sono a disagio anch'io».

«Beh, allora lo mascheri bene» gli fece notare Jem amareggiato.

«Io non... non voglio darvi l'impressione di desiderare i riflettori più della nostra amicizia. Non è così e mai lo sarà. Siamo arrivati fino a questo punto insieme. È che la voglia di poter finalmente realizzare qualcosa di bello è più forte della paura di fallire. Voglio solo dare il meglio di me, tutto qui. E so che lo volete anche voi» concluse con fervore Will.

«Mi dispiace,» ripeté Jem scuotendo il capo «non dovevo prendermela con te, sul serio. Hai ragione: ci siamo dentro tutti e tre. Spero solo che questo non stravolga il nostro rapporto.»

«Non ti preoccupare. Hai fatto bene a sfogarti» lo tranquillizzò Will, dandogli una pacca affettuosa sulla spalla; questi ricambiò abbozzando un sorriso impacciato.

«E adesso potete baciarvi!» dichiarò Sara in tono solenne, strappando a entrambi una risata liberatoria.

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