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Dopo appena trenta secondi da quando la professoressa Hart si era girata per scrivere le parole Guerra Mondiale alla lavagna, un aeroplanino di carta atterrò silenzioso sul banco di Perla. Sospirò piano e, dopo aver controllato che l'insegnante non si fosse effettivamente accorta di nulla, lo aprì.

"La lezione è iniziata da appena un minuto e io mi sto già rompendo le palle! Non puoi usare i tuoi poteri e portarci avanti nel tempo?"

Mordendosi le labbra per trattenere un sorriso, si voltò verso destra e incrociò i grandi occhi grigi di Sam. La sua migliore amica la guardava con sguardo languido e con un piccolo sorriso che le incurvava le labbra carnose, mentre le mani erano unite in segno di preghiera. Perla si lasciò sfuggire un risolino e prese una penna dall'astuccio che aveva di fronte per scrivere la risposta, quindi ripiegò l'aeroplanino e glielo rilanciò indietro. Quando l'altra lo aprì e lesse l'enorme "no" che aveva scritto l'amica, un lampo di delusione le attraversò lo sguardo. Sbuffò e accartocciò l'aeroplanino con fare drammatico, poi si grattò la punta del naso con il dito medio.

Da quando aveva scoperto la sua vera natura, circa un mese prima, non vi era stato giorno in cui Sam non avesse provato a chiederle di usare i suoi poteri per le cose più stupide, come ad esempio saltare le lezioni. Perla le aveva spiegato che non era in grado di fare quel tipo di magia, eppure l'amica non si perdeva d'animo e continuava imperterrita a chiederglielo. La cosa tuttavia non le pesava affatto, perché era bello vedere che Sam considerava una cosa del tutto normale che la sua migliore amica fosse una delle streghe più importanti del mondo.

Erano passate quattro settimane dalla sera in cui lei ed i suoi amici avevano combattuto contro Mavrikòs, e le cose erano tornate più o meno alla normalità. Non avevano subito nessun attacco da parte degli Oscuri e avevano ripreso a frequentare la scuola con regolarità. Tuttavia, molte altre cose erano cambiate in quel breve lasso di tempo, cambiando per sempre la vita di ognuno di loro.

La sera successiva all'attacco di Mavrikòs e dei suoi seguaci, Perla e Tyler non avevano perso tempo e si erano subito diretti verso la casa di Lex Young con la speranza che l'uomo potesse chiarire loro le idee su quanto era successo nel giardino della casa di Ted. Una volta arrivati però avevano scoperto che né lui né la professoressa Smith erano in grado di spiegare come Mavrikòs fosse sopravvissuto. Erano più che sicuri che, colpendolo al cuore con i quattro poteri Elementali, il Nero sarebbe morto e la battaglia sarebbe così giunta al termine, eppure non era stato così. Qualcosa doveva essere sfuggito alle loro menti attente, e dovevano scoprire al più presto cosa fosse questo qualcosa. Per questo motivo avevano passato gran parte del loro tempo libero dell'ultimo mese leggendo decine e decine di manuali di Stregoneria, alla ricerca di qualche informazione che avrebbe potuto aiutarli a capirne di più, ma fino a quel momento tutto si era rivelato inutile o illogico.

Inoltre, Perla aveva iniziato a frequentare un corso di autodifesa. Suo padre e Tyler avevano insistito affinché imparasse le basi per uscire illesa da un combattimento corpo a corpo, e lei aveva deciso di accontentarli. Erano ormai due settimane che si recava in un magazzino abbandonato - trasformato in una palestra per l'occasione - e, insieme a un uomo di nome Adrian, si allenava duramente per almeno un paio d'ore al giorno. Capitavano dei giorni in cui Tyler riusciva a liberarsi dai vari impegni legati alla ricerca di una spiegazione su quanto successo con Mavrikòs e l'accompagnava all'allenamento. Non era facile mantenere l'attenzione sulle spiegazioni di Adrian quando sentiva gli occhi castani del suo ragazzo puntati su di sé, soprattutto quando vedeva come lo sguardo ardente di desiderio e passione scivolava sul suo corpo, coperto da una misera canottiera e dei leggings neri. Cercava di mantenere la calma e di concentrarsi, perché sapeva che doveva imparare quante più cose possibili se voleva combattere come si deve.

Poi vi era l'assenza incolmabile di Delia.

A scuola girava la voce che la ragazza fosse morta in un incidente d'auto e, per qualche giorno, non si era parlato d'altro. Perla non sopportava l'idea che la morte dell'amica venisse spacciata per qualcosa che in realtà non era accaduto, ma sapeva che non avrebbero mai potuto dire la verità.

I primi giorni furono quelli più duri. L'immagine del cadavere di Delia riverso a terra le balenava alla mente ogni volta che chiudeva gli occhi e per questo aveva passato gran parte delle notti insonni. Aveva saltato le lezioni e si era rintanata nelle mura della sua stanza, lasciando che le lacrime dessero sfogo a tutto il dolore che provava in quel momento. Non avrebbe sopportato di camminare nei corridoi della scuola e vedere gente che non aveva nemmeno idea di chi fosse Delia addolorata per la sua scomparsa. La verità era che la morte ti distrugge dentro e ti scombussola gli animi in qualsiasi caso, ma Perla era troppo accecata dal dolore per poterla vedere in quel modo.

Non poteva fare a meno di chiedersi se avrebbe potuto fare di più per l'amica, eppure sapeva che non poteva prevedere le intenzioni di Mavrikòs in nessun caso. Poteva fare solamente una cosa ormai, ed era sperare che la morte l'avesse colta così rapidamente da non farla soffrire.

Venne celebrato un funerale intimo e in forma privata. Per tutta la durata del rito, Perla non aveva staccato gli occhi di dosso ai genitori di Delia nemmeno per un attimo. Il padre cercava di nascondere tutto il suo dolore dietro un paio di occhiali da sole rettangolari e stringeva amorosamente la moglie, che invece piangeva silenziosamente e mormorava il nome della figlia come se questa potesse sentirla. Accanto alla bara marrone, sopra la quale era stato appoggiato un enorme mazzo di girasoli - i fiori preferiti di Delia - vi era un cartellone con una foto che la ritraeva insieme a un ragazzo che doveva avere un paio d'anni in più di lei e che le assomigliava molto, e Perla capì subito che si trattava di suo fratello Derren. Non osava immaginare il profondo dolore che dovevano provare i Palmer per aver perso entrambi i loro figli in così poco tempo, soprattutto quando non avevano il corpo di uno dei due su cui piangere.

Quando arrivò il momento di seppellire la bara nella fossa, Perla sentì un nodo alla gola farsi via via sempre più grande e dovette mordicchiarsi le labbra per trattenere le lacrime. Delia era sua amica, aveva tutto il diritto di star male, eppure il suo dolore le sembrava così insignificante rispetto al senso di vuoto che avrebbero provato i suoi genitori per il resto della loro vita. Aveva lasciato che Tyler le stringesse una mano e si era stretta a lui, aggrappandosi a quell'abbraccio come se fosse la sua ancora di salvezza.

La funzione terminò un'ora dopo in un susseguirsi di parole gentili che esprimevano le dovute condoglianze. Perla si era avvicinata ai genitori di Delia e, senza darle la possibilità di dire qualcosa, la signora Palmer l'aveva stretta a sé e l'aveva ringraziata. In quel momento trattenere le lacrime si rivelò essere un'impresa piuttosto difficile.

Era tornata a scuola quattro giorni dopo, il che fu una vera benedizione. Le lezioni le permettevano di distrarsi e, anche grazie alla presenza di Sam e Ted, riusciva a non pensare alla scomparsa dell'amica almeno per qualche ora.

La notte però era tutta un'altra questione. Faticava ancora a dormire e certe volte si lasciava andare a un pianto liberatorio. In una di quelle notti in cui aveva permesso alle lacrime di esprimere tutto il dolore che provava, Tyler si era intrufolato nella sua camera entrando dalla finestra e, senza dire una parola, si era sdraiato accanto a lei e l'aveva stretta a sé. Perla si era lasciata cullare da quell'abbraccio e, stremata dal pianto, pian piano aveva ceduto al sonno. Da quella volta, Tyler passava da lei tutte le sere e le faceva compagnia finché non si addormentava tra le sue braccia.

All'improvviso un secondo aeroplanino di carta atterrò sul suo banco, strappandola dai suoi pensieri.

"Sei distratta. Stai pensando a Mr. Figo a petto nudo, non è vero?"

Quella frase la fece arrossire di colpo. Non stava affatto pensando a quello, ma a causa delle parole di Sam il suo pensiero volò immediatamente alla mattina in cui il suo ragazzo, per mostrarle il tatuaggio che aveva fatto in onore dei suoi genitori, si era sfilato la canottiera. Ricordava perfettamente il corpo meraviglioso che Tyler nascondeva sotto i vestiti, e il ricordo di quel momento le scatenò una sensazione di piacevole calore che le fece girare la testa.

Accartocciò l'aeroplanino con eccessiva violenza e rivolse all'amica uno sguardo di fuoco. Sam alzò le sopracciglia con fare malizioso e curvò le labbra in un enorme sorriso. Perla scosse la testa e riportò l'attenzione sulla figura snella della professoressa Hart, che nel frattempo aveva iniziato a leggere una lettera scritta da un soldato alla madre.

Il resto dell'ora passò in totale tranquillità e Sam non le scrisse più nessun bigliettino. Non appena la campanella suonò la fine della lezione, Perla infilò il libro nello zaino e si alzò, raggiungendo in tutta fretta la sua migliore amica, che la stava aspettando alla porta con un largo sorriso stampato in viso.

«Ti è piaciuto il mio ultimo aeroplanino?» disse con le braccia conserte.

«Sei proprio una cretina» esclamò Perla, che dovette sforzarsi per non tornare con la mente al momento in cui aveva visto Tyler a petto nudo. «Hai idea della figuraccia che avrei fatto se la Hart si fosse accorta del tuo stupido bigliettino e lo avesse letto davanti a tutti? Sarei passata per...»

«Una ragazza di diciassette anni con gli ormoni a mille?» La prese sotto braccio e alzò le spalle. «Probabile, ma come darti torto? Mr. Figo fa impazzire gli ormoni di chiunque

Perla la guardò storto. «E la cosa dovrebbe farmi stare tranquilla?»

«Pensala così: sei tu quella che può baciarlo, toccarlo e farci le cose zozze.»

Quelle parole le imporporarono le guance. «Samantha, dai!» esclamò, dandole un debole schiaffo sulla mano con cui le stava stringendo il braccio.

«Non ho detto nulla di sbagliato, e il tuo imbarazzo avvalora la mia teoria» ridacchiò l'altra; poi socchiuse gli occhi e riservò all'amica uno sguardo indagatore. «C'è qualcosa che devi dirmi, Perla?»

«Direi di no» disse, e non poté fare a meno di sorridere quando un lampo di delusione attraversò gli occhi della sua migliore amica.

Nel frattempo si erano immerse nella calca di studenti che riempiva il corridoio e, dopo un breve tragitto, avevano raggiunto l'armadietto di Sam.

«Parlando di cose altrettanto importanti» disse poi, «ti è arrivata la fatidica lettera?»

Con le parole fatidica lettera Perla sapeva che si stava riferendo alle lettere di ammissione al college, e subito un moto d'ansia si fece strada dentro di lei. Quell'estate aveva svolto tutti i test che servivano e aveva fatto domanda a un paio di college e università. Dopo quello che era successo nell'ultimo periodo però tutto quello era passato in secondo piano, e adesso che il momento di scoprire quello che le riservava il futuro era finalmente arrivato, ogni giorno che passava senza ricevere la lettera tanto attesa era una specie di agonia. Forse era stupido da parte sua pensarci, ma aveva bisogno di un qualcosa che le desse la forza necessaria per affrontare di nuovo Mavrikòs; qualcosa che le desse una prospettiva di vita.

«Ancora no» rispose, lasciandosi sfuggire un sospiro.

Sam sbuffò e aprì l'antina dell'armadietto. «Nemmeno a me. Ho una paura fottuta di non venir presa.»

«A chi lo dici.»

«Non è che potresti usare la magia e...»

«No, Sam, non posso» esclamò la bionda, ridendo.

L'altra le riservò uno sguardo truce e le fece il dito medio. «Stronza!»

«Qualcuno è sceso dalla parte sbagliata del letto, questa mattina?»

Quella voce profonda e carezzevole attirò la loro attenzione. Si voltarono verso destra e subito incrociarono gli occhi castani, striati di un verde brillante, di Ted Evans. Indossava una camicia azzurra con le maniche piegate fino ai gomiti e un paio di pantaloni color cachi. Con i capelli neri arruffati e il viso fresco di barba, si avvicinò a loro con un sorriso smagliante. 

«Ho appena scoperto di avere la peggior migliore amica del mondo» borbottò Sam, incrociando le braccia al petto. «È in grado di fare tutto quello che vuole con tu-sai-cosa, eppure si rifiuta di aiutarmi.»

«Non posso fare quello che mi chiedi, Sam» rispose l'altra ridacchiando.

«Perché, se potessi, lo faresti?»

«Probabilmente no, ma...»

«Visto?» esclamò, guardando Ted con occhi sgranati. «Avevo ragione!»

«Ehi, vedila così» intervenne lui, cingendole le spalle con un braccio per attirarla a sé. «Magari Perla tiene così tanto a te che vuole che tu te la cavi per conto tuo, senza l'uso della mag-...»

«Non dire quella parola!» lo interruppe posandogli una mano sulla bocca. «Potrebbe sentirti qualcuno.»

Perla rise e scosse piano la testa. La sua migliore amica aveva preso troppo sul serio il fatto di mantenere il segreto sulla sua vera natura.

«E comunque» proseguì poi, «sono io che decido come fare per cavarmela.»

«Ma è lei la persona con...» Si fermò non appena Sam gli rivolse un'occhiata di avvertimento e alzò gli occhi al cielo. «Con tu-sai-cosa, perciò è lei che...»

«Non posso credere che tu stia dalla sua parte!»

Ted sospirò e le toccò la punta del naso con un dito. «Amore, sai che ti appoggio in ogni cosa che fai, sempre e comunque, ma...»

All'improvviso il cellulare di Perla vibrò, facendole distogliere l'attenzione da quella discussione. Infilò la mano nel taschino dello zaino e tirò fuori l'apparecchio. Le era arrivato un messaggio, e non appena i suoi occhi lessero il nome del mittente, il cuore prese a batterle forte nel petto.

RAGGIUNGIMI DAVANTI ALL'ENTRATA DELLA SALA MENSA, DEVO PARLARTI. TI AMO.

Quelle semplici parole le fecero incurvare le labbra in un largo sorriso. Ripose il cellulare nel taschino e si sistemò lo zaino sulla spalla.

«Devo andare» disse poi, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Vuoi compagnia?» domandò Ted, facendo scivolare la propria mano in quella della sua fidanzata.

Lei scosse la testa. «No, non vi preoccupate.»

Sam fece un mezzo sorriso e, con uno sguardo che peccava di malizia, mormorò: «Va' a fare le cose zozze.»

«Oddio.» Perla sgranò gli occhi e arrossì. «Ti odio, lo sai?»

Una risata divertita fu tutto quello che ottenne come risposta. La bionda salutò i suoi due amici con un cenno della mano, poi s'incamminò verso la sala mensa. Il corridoio era ancora gremito di studenti che camminavano nella direzione opposta alla sua e raggiungere la meta fu più complicato del previsto. Camminò per un paio di minuti, quindi svoltò a destra e superò il gruppo di cheerleaders che stava provando uno dei loro tanti cori davanti un paio di giocatori dei Black Knights.

Fu allora che lo vide.

Tyler era appoggiato contro il muro accanto alla porta d'ingresso della sala mensa con le braccia conserte e si guardava intorno con indifferenza. Perla non poté fare a meno di sospirare. Il cuore prese a batterle all'impazzata; sebbene lo conoscesse da cinque mesi, ogni volta che lo vedeva rimaneva ammaliata da quel viso dai lineamenti delicati, da quei capelli dorati in cui adorava infilare le mani, da quelle labbra piene che aveva avuto la fortuna di assaporare. 

Quella mattina indossava una semplice maglietta nera che si tendeva alla perfezione sui suoi pettorali sodi e sul ventre piatto e un paio di jeans chiari. Appeso al collo aveva la catenella alla quale era appeso il suo Locket, il cui ciondolo era stato nascosto sotto il tessuto della maglia.

D'un tratto gli occhi castani del ragazzo incrociarono i suoi, azzurri come il cielo in un caldo giorno d'estate, e subito incurvò le labbra in un tenero sorriso. Perla ricambiò il sorriso e, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, gli si avvicinò. Quando si ritrovarono a mezzo metro di distanza l'uno dall'altra, Tyler si sollevò dal muro e le circondò la vita con un braccio, attirandola a sé.

«Buongiorno» sussurrò, affondando il naso nell'incavo del suo collo.

Perla socchiuse gli occhi e sospirò. «Ciao.»

Lui inspirò profondamente e le stampò un fugace bacio sulla gola, prima di allontanarsi per guardarla negli occhi. «Come stai?»

«Bene, tu?»

«Benissimo.» Le carezzò il viso con una mano e rimase a guardarla in silenzio per un lunghissimo istante; poi sospirò piano e chiese: «Novità dai college?»

Perla scosse la testa. «Niente di niente.»

«Devi avere pazienza» mormorò lui, portandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «È ancora presto, ma sono sicuro che, quando meno te lo aspetti, riceverai quella busta tanto importante.»

«Lo spero tanto.»

«Vedrai che andrà così.»

Lei sorrise e intrecciò le mani dietro la sua nuca. «Come fai ad avere sempre così tanta fiducia in me?»

«Perché ti conosco e so cosa sei in grado di fare.» Si diede una rapida occhiata intorno, poi accostò la sua fronte alla propria e sospirò. «Tu sei quella persona che è riuscita a sbloccare i propri poteri in meno di due mesi; e tutto questo senza aver mai avuto una preparazione che, per noi altri Elementi, dura anni

«È diverso.»

«No, invece. Ci tenevi così tanto a diventare la strega che tua madre desiderava che fossi, che ti sei impegnata molto affinché le sue volontà si avverassero; hai imparato a combattere contro gli Oscuri in pochissimo tempo; hai iniziato a frequentare le lezioni di autodifesa da appena due settimane, eppure Adrian mi ha detto che migliori ogni giorno sempre di più, e ad una velocità sorprendente.»

«Adrian ha detto veramente così?»

Lui non le rispose. «Sei la persona più ambiziosa che io conosca, Perla, e se ci tieni a entrare in un college, tu ci riuscirai.»

Perla socchiuse gli occhi e gli passò una mano tra i capelli. Era sempre stata una di quelle persone che vedono sempre il bicchiere mezzo vuoto e non aveva mai avuto molta fiducia in sé stessa. Quelle parole le riportarono alla mente ciò che le aveva detto suo padre diverso tempo prima, ed era bello sapere che persone come lui e Tyler credevano tanto in lei.

«Tu, invece?» chiese poi, tirandosi indietro. «Hai pensato alla proposta di Lex?»

Qualche settimana prima, il professor Young gli aveva proposto di fare dei colloqui per provare a entrare in un college - seppur con enorme ritardo, ma lui si era sin da subito rifiutato. Diceva di non voler avere nessun tipo di raccomandazione e che non era nemmeno sicuro di volerci andare, al college. Perla ricordava perfettamente la sera di qualche mese prima in cui le aveva confessato di non aver mai pensato a cosa fare dopo il liceo, e non le faceva piacere sapere che lui prendeva così sottogamba il proprio futuro. 

Tyler credeva che la sua esistenza si limitasse all'essere un semplice Elemento, e lei non poteva accettare il fatto che il suo ragazzo avesse una così bassa considerazione di sé stesso. Per questo motivo era entusiasta della proposta che gli era stata fatta e, dopo lunghissimi giorni di discussione, era riuscita a fargli promettere che ci avrebbe pensato.

«In questo periodo ho altro per la testa.»

Lei lo guardò storto. «Mi avevi promesso che l'avresti fatto.»

«Lo farò, lo sai che lo farò.» Fece scorrere una mano lungo il suo braccio e intrecciò le sue dita con le proprie. «Ma sai anche che non è la mia priorità, quindi preferisco concentrarmi su altro.»

Le labbra di Perla si socchiusero, come se fosse sul punto di dire qualcosa; ed effettivamente avrebbe voluto dirgli che il suo futuro era una priorità, ma non aveva voglia di iniziare quella discussione e rovinare quella bella mattinata ad entrambi.

«Comunque» esclamò Tyler, approfittando di quel breve istante di silenzio per cambiare discorso, «devo dirti una cosa importante. Riguarda Lex.»

«Che è successo? Ci sono novità?»

Il giovane annuì. «Mi ha mandato un messaggio – cosa che mi ha davvero stupito, dal momento che non credevo che fosse in grado di usare un telefono cellulare. Comunque, mi ha scritto dicendomi che crede di aver trovato qualcosa e di raggiungerlo nel suo appartamento.»

Gli occhi di Perla s'illuminarono dalla gioia. «Davvero?»

Lui annuì di nuovo. «Dovremmo andare, allora.»

«Mi stai chiedendo di saltare la prossima lezione?» domandò lei con un sopracciglio alzato.

Tyler schiuse le labbra in un mezzo sorriso e avvicinò il viso al suo. «No, ti sto chiedendo di saltare tutte le lezioni.»

«Ma... non posso...»

«Certo che puoi!» Il ragazzo le cinse la vita con un braccio e l'attirò a sé. «Non succederà nulla. Anzi, probabilmente nessuno si accorgerà della nostra assenza. E poi è per una cosa importante.»

Perla incrociò le braccia al petto e alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa. «Ora capisco perché Sam ti adora così tanto: mi vuoi portare sulla cattiva strada.»

«Sam mi adora perché è praticamente impossibile non farlo. Sono irresistibile.»

«Eccolo che ricomincia!»

Lui ridacchiò, poi le stampò un dolce bacio sulla guancia. «Andiamo?»

Lo guardò per un lungo istante con uno sguardo indagatore, ma ben presto si ritrovò a sospirare e ad annuire piano. «Andiamo.»

****

Buongiornooooo!

Eccomi tornata con il secondo libro della mia serie, The Elements - La sconfitta. Non credo sia necessario dirvi quanto sia emozionata di essere di nuovo qui, con questo libro. Non vedevo l'ora di pubblicare questo capitolo e di iniziare per la seconda volta una nuova avventura insieme a voi lettori e ai miei personaggi. 

Ci tengo a ringraziarvi di cuore per aver deciso di avventurarvi in questa nuova opera, che spero vi faccia emozionare anche solo un terzo di quanto abbia fatto la prima. In questo libro ne vedremo davvero delle belle: verranno svelati nuovi segreti e molte domande riceveranno finalmente una risposta. Siete pronti? Io sì, e non vedo l'ora che la storia entri nel vivo della trama. 

Ricordatevi sempre di non dare mai nulla per scontato e... STAY TUNED. Non vedevo l'ora di dirlo di nuovo! ahah

Un bacio,
Katja.


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