15 - Provocare

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La speranza, l'attesa di un qualcosa di utile, che possa essere d'aiuto, di un momento nuovo e felice, il vedere con occhi pieni di fiducia e determinazione il futuro. La speranza porta allegria, la voglia di continuare a vivere sotto la sua luce, il pensiero che dopo la sofferenza possa esserci di nuovo il buono. La rivincita momentanea del Bene sul Male. Non per tutti avrebbe funzionato, alcune persone si sarebbero lasciati andare alla disperazione ugualmente, eppure Kyra sperava che quel poco che la sua energia aveva donato agli animi dei Salir potesse essere abbastanza per molti altri.

– Ti piace proprio tanto vedere i sorrisi altrui, eh?–

Nissa si avvicinò alla sua amica ridacchiando come a prenderla in giro affettuosamente vedendola ridacchiare a sua volta. Aveva finito di suonare da poco, con le sue note l'energia positiva si era sparsa ancora più in fretta e rimase in un angolo ad osservare come i bambini correvano felici a giocare tra loro. Spesso l'aveva fatto in passato, ammirare da lontano le persone gioire.

– Dovresti venire spesso, sai?– le disse Nath invece. Kyra si voltò a guardarlo non capendo così lui le indicò tutti i presenti.

– Questa è la prima volta che sono tutti uniti, in cui ognuno è amico dell'altro per davvero. Non era così, specie quando Sheera abitava qui ma quello penso sia normale.–

La Dea annuì e salutò con un sorriso Marcus e sua moglie che li stavano raggiungendo.

– Ho saputo che voi due vi sposerete, è vero o è solo tua madre che dà di matto?– fu la prima cosa che chiese la donna al ragazzo che sbuffò, sua madre sicuramente stava iniziando a spargere le voci di quanto fosse felice ed orgogliosa del figlio maggiore.

– Eh già, il mio fratellino cresce!– disse Nico appena comparso accanto a Nath mettendogli un braccio intorno alle spalle, Dyiara che si congratulò con Nissa abbracciandola. Devono aver legato più di quanto immaginassi pensò Kyra sorridendo prima di ricordarsi di una cosa che si era chiesta quando lei e Sheera avevano incontrato l'anziano Yarix, tutto d'un tratto.

– Scusami Dyiara, avrei una domanda.– interruppe la conversazione che le due stavano avendo.

– Certo, dimmi pure cara.– si fece un po' più seria lei notando una lieve preoccupazione negli occhi della chiara.

– La pietra che hai in casa, quella che Sheera aveva preso l'altro giorno, sai da dove arriva?–

La vide per un attimo pensarci su ma sembrava non avere la risposta che probabilmente la Dea si sarebbe aspettata.

– Sinceramente non me lo ricordo di preciso, so che mi era parso di averla vista cadere dal cielo quando l'ho raccolta anni fa. So che è assurdo ma ho sempre avuto questa sensazione.–

Una pietra proveniente dal... cielo? Kyra alzò lo sguardo verso le stelle e si fece pensierosa talmente tanto da farsi improvvisamente seria da preoccupare quei Salir.

– Sta accadendo qualcosa?– chiese Nissa e subito la chiara si riprese e scosse la testa, mostrando uno dei suoi sorrisi.

– No tranquilli, solo piccoli rischi del mestiere facilmente risolvibili.– mentì sperando di esser credibile, non era lei quella brava a dire bugie. Oltre il cielo c'è l'Infinitus, loro non possono saperlo. E se provenisse da lì quella pietra? Ma non c'è nient'altro che nebbia... Non ha senso! continuò a pensare nel mentre che gli altri parlavano tra loro scherzando su qualcosa che però non sentì.

L'Infinitus, da quel che conosceva, era solo un punto di accesso per l'Eden, gli Abissi Infernali, Eathevyr e il Regno Assoluto, nient'altro. Non c'erano alberi, né rocce, né vento o pioggia. Solo infinita nebbia magica e misteriosa.

– Sicura di stare bene?– le sussurrò Nissa dopo un po' che era rimasta in silenzio tra le sue, ritornando con i piedi per terra. Doveva lasciar perdere quella situazione in quel momento, non voleva preoccupare nessuno né tanto meno mettere in mezzo i suoi amici di nuovo. Era già bastato con la questione di Shedan, si era ripromessa di non svelare i problemi delle Dee a loro.

– Sì, mi stavo solo chiedendo dove fosse Sheera. Ormai è già da un po' che non la vedo in giro.–

In effetti non aveva tutti i torti e si guardarono tutti intorno senza vedere nessuna chioma corvina o caos tra le persone.

– Forse è tornata a casa per la troppa gente.– ipotizzò Marcus ma Kyra scosse la testa. Era impossibile, conosceva troppo bene quella combinaguai e aveva già una mezza idea di quello che poteva star combinando lontana dalla sua presenza a calmarla.

A distrarla brevemente fu la voce di un ragazzo, poi una sensazione di bagnato al braccio sinistro.

– Scusami! Non volevo, sono proprio sbadato.– sentì. Un giovane dell'età di Nico o forse anche di Nath era quasi inciampato vicino a loro e aveva versato senza volerlo il liquido del suo bicchiere sul braccio di Kyra, la quale cercò subito di tranquillizzarlo.

– Non fa niente, tranquillo, può capitare.– provò a dirgli percependo la sua tensione e lui annuì poco dopo sorridendo appena e filandosela come messo in soggezione. La chiara invece si asciugò in fretta con una sua leggera fiamma di nascosto ritornando poi sui suoi passi e ignorando i pensieri della sua amica riguardo lo strano comportamento dello sconosciuto.

– Vado a cercare Sheera prima che combini pazzie.– sospirò salutando i due coniugi e venendo seguita dagli altri tre ragazzi. Più si era più avevano possibilità di trovarla, o così pensavano i Salir.

– Sembri sapere dove andare.– fece caso Nico quando notò che Kyra si muoveva tra le persone sicura.

– Riesco a percepire la sua energia anche in questa forma. Di meno, certo, ma quel che basta per sapere più o meno dove guardare.– gli spiegò attraversando le piccole vie e allontanandosi dal centro del villaggio dove le luci diminuivano.

– Qui dentro? Sicura?– domandò Nissa quando si ritrovarono davanti all'ingresso di una specie di locanda che solitamente frequentavano gli uomini per ubriacarsi, fare scommesse, perdere soldi e beni. Era nelle periferie di Agraq, zone in cui loro raramente passavano.

– Fidati, non l'hai vista in passato e i posti che frequentava.–

Kyra fece un respiro profondo prima di prendere la maniglia di quella grande porta in legno un po' malconcia, dentro quelle mura l'energia negativa era padrona e lo sapeva essendo quelli luoghi dove peccati e desideri impuri si annidavano. Un vero e proprio banchetto, una miniera d'oro per la Dea dall'anima più nera di tutte che si mise a cercare tra la gente: tavoli in legno massiccio erano piedi di boccali di alcol il cui odore prevaleggiava su tutto, risa e lamentele di uomini che giocavano, chi con inganni e chi perdendo ogni cosa; alcuni cantavano totalmente ubriachi, altri si reggevano a piedi a stento e venivano aiutati dalle cameriere.

Non era mai riuscita a capire appieno il perché esistessero dei luoghi del genere dove le persone di divertivano fino a farsi del male, fino a cadere tra le braccia della Dea Nera che trovò. Se ne stava in mezzo ad un piccolo gruppetto di ragazzi e ragazzi intenti a fare una specie di tifo ad uno di loro. Ma che diamine stanno facendo quelli?

Una ragazza, anche lei evidentemente ubriaca, stava sdraiata su un tavolo in mezzo a boccali e bottiglie mezze vuote ed un ragazzo accanto a lei sembrava dover bere del vino sparso sulla sua pelle scoperta e nuda dal ventre fino al collo, solo della stoffa a coprirle parte del seno e dal bacino in giù. Che razza di gioco era quello? Le era totalmente nuovo, e forse mise in soggezione anche quel povero ragazzo anche lui mezzo ubriaco che si rifiutò, o meglio la sua poca lucidità lo convinse a farlo.

Tutt'altro che un problema fu per Sheera, rimasta seduta poco distante, che fu invitata da uno di loro a prendere il posto del loro compagno che venne preso in giro amichevolmente. Come poteva la Dea Nera rifiutare una tale offerta?

Un'altra ragazza prese una bottiglia quasi finita di altro vino e ne versò un po' sul corpo di quella specie di vittima sacrificale. Non farà sul serio!? E invece, la corvina, lasciò percorrere le sue dita fredde sulla Salir dal collo fino a scendere all'addome lentamente, lì dove si chinò appena e lasciò che la sua lingua assaporasse la sua pelle mista al vino.

Poi i suoi occhi, quei pozzi neri infiniti che aveva visto viola scuro centinaia e centinaia di volte, trovarono i suoi grigi dandole i brividi. Conosceva quello sguardo carico di adrenalina, di desiderio, occhi maligni e ingannevoli. Sheera sapeva che lei fosse lì dal momento in cui aveva varcato la soglia, l'aveva percepita, e la stava provocando come solo lei poteva fare muovendole l'anima.

Non si fermò lì però, salendo ancora e lentamente fino ai seni della sconosciuta, e poi il collo fino all'ultima goccia con tanto di festeggiamenti strani da parte degli altri. E quando finì, non staccando gli occhi di dosso dalla Creatrice, si leccò le labbra soddisfatta tornando al suo posto prima di spostare lo sguardo su una ragazza che le si avvicinò e le si sedette sulle gambe dicendole qualcosa.

Benché non sopportasse stare lì, Kyra fece dei passi avanti verso di loro, nel mentre la corvina tornò a bere e guardare gli altri continuare quello strano gioco che sicuramente aveva insegnato loro scolandosi l'ennesima bottiglia prima di far scorrere un dito sul collo della ragazza addosso a sé fino al mento dissuadendola di modo che se ne andasse; evidentemente si era già sfamata dei suoi peccati e desideri e non le interessava più.

– Piaciuto lo spettacolo, dolcezza?– la sentì dire quando le fu dinnanzi osservando come riuscisse a trasmettere così tanta sicurezza e potenza stando solo seduta, le gambe accavallate e scoperte grazie allo spacco della gonna. Sicuramente tutti lì dentro avevano voluto finire sotto le sue grinfie.

– O preferivi essere al posto di quella ragazza?– rincarò la dose ridacchiando maligna.

– Stammi bene a sentire.–

Kyra si chinò appena, le mani appoggiate allo schienale della sedia oltre le sue spalle, i loro volti vicini.

– Ti conviene portare il tuo bel faccino da finta innocente fuori da qui, ora.–

Per poco non si spaventò della serietà con cui aveva detto ogni parola, provocò altro in Sheera che la squadrò attentamente mostrandole un sorrisetto compiaciuto e maligno, una mano che le prese il volto con presa salda.

– Vederti furiosa è eccitante, ma non dirmi cosa fare dolcezza.–

Non doveva cedere, non quella volta, non doveva dargliela vinta. Era difficile resisterle, lei e il suo saper usare le parole per rimescolare le carte a suo favore. Doveva sbrigarsi a uscire da lì, perciò sbuffò e prese la bottiglia dalle mani dell'altra sentendola lamentarsi.

– Te la darò solo se mi segui.– le disse vedendola per niente contenta. Sembrava quasi una bambina a cui era stato tolto il suo giocattolo e per poco non le venne da ridere.

– Muoviti.– ribadì vedendola alzare gli occhi al cielo ma si alzò ascoltandola finalmente e dovette rispettare la parola data, perciò lasciò che finisse quasi in un sol sorso la bottiglia appena furono fuori, gli altri tre rimasti ad aspettare all'ingresso che le raggiunsero.

– Era davvero qui allora.– disse Nico stupito.

– Dove volevi che andassi?– disse Sheera ridacchiando in modo strano e anche fin troppo, tanto che Nath si stupì della cosa. Non era da lei.

– Lasciatela perdere, è ubriaca fradicia e non è in sé.– anticipò la sua domanda Kyra per il suo essere stranamente felice, dando un'occhiataccia alla corvina che si portò le braccia al seno contrariata.

– È quello che pensi tu. Stavo benissimo prima che tu arrivassi.– si difese infatti ma forse lo disse a voce troppo alta, colpa dell'alcol.

– Certo, come no. Mi domando come tu riesca a stare in piedi.–

– Che noiosa!–

Sheera iniziò ad allontanarsi da loro di qualche metro guardando per terra come alla ricerca di qualcosa da calciare o per cui passare il tempo, Nath che si divertì a quella scena. Sembrava troppo una bambina nel corpo di una donna seducente.

– Non pensavo poteste ubriacarvi, il vostro corpo non era immune?– domandò Nissa pensierosa.

– Sì ma solo se siamo nella nostra reale forma, se ci fingiamo Salir o Yarix può accadere in quanto blocchiamo una parte della nostra energia che non è sufficiente a guarirci anche da ferite considerate letali. Reggiamo di gran lunga di più, certo, ma abbiamo anche noi un limite e a lei piace oltrepassarlo.–

– Penso sia meglio se la riporti a casa.– ridacchiò Nath ancora vedendo cosa stava combinando Sheera: inizialmente si mise ad osservare il cielo per qualche istante, poi si sedette a terra annoiata parlando con sé stessa nella Lingua Oscura e sembrava persino rispondere contrariata a quello che diceva. Probabilmente le passò per la testa di rientrare nel locale dal modo in cui iniziò a guardare la porta d'ingresso.

– No ferma!– la bloccò per tempo Kyra quando notò la sua intenzione di lanciare la bottiglia vuota di vino nelle sue mani in testa ad un tizio appena uscito dal locale, probabilmente lo conosceva e ce l'aveva con lui.

– Te la farò pagare per non permettermi di divertirmi come voglio.– ribatté Sheera frustrata mordendosi un'unghia, la chiara che fece sparire il vetro con la magia prima che potesse rubargliela. Si passò una mano sul volto e alla fine salutò i ragazzi velocemente, prendendo con sé l'altra il più in fretta possibile e trascinandola in una via più nascosta in cui usare la magia per teletrasportarsi nella camera della casa di Marcus e Dyiara nella sua solita nube bianca. Meglio evitare che combinasse altri casini che non servivano ai Mondi in quel momento.

– Cosa dovrei fare con quella non lo so.– bisbigliò in un lamento lasciandosi abbandonare sulla sedia chiudendo gli occhi una volta cambiata di abito schioccando le dita mentre attendeva che Sheera si facesse una doccia, levandosi di dosso l'odore di alcol e quant'altro a cui non voleva pensare. Non sapeva nemmeno se fidarsi a lasciarla sola in bagno a dirla tutta. Talvolta era difficile stare dietro a quella Dea, non che lei non l'avesse mai avvisata di come fosse, anzi. Sperava solo di dimenticarsi quella scena che le provocava solo fastidio, la irritava per qualche motivo.

– Ky?– la sentì di nuovo nella stanza, i suoi occhi puntati su di sé. La guardò, se ne stava tranquilla seduta sul letto come ad ammirarla e non capì esattamente cosa le stesse passando per la testa. Di nuovo. La stava osservando in modo strano, i suoi occhi in quel momento viola incomprensibili, i lunghi capelli corvini non più umidi a cadere lungo il corpo ancora privo di vestiti.

– Sì, Neera?– sospirò preparandosi a qualche sua solita parola.

– Ti odio.–

La Dea Bianca rimase interdetta e inclinò la testa da un lato. Aveva sentito bene? Ne rimase confusa.

– Che ho fatto?–

La vide portarsi le braccia al seno come arrabbiata e questo la confuse ancora di più.

– Mi hai fatto perdere la testa per te. Due volte.–

Ci mise un istante a capire esattamente cosa intendesse, poi ridacchiò appena e si alzò in piedi raggiungendola e prendendole il volto tra le mani lasciandosi stregare dalla sua bellezza.

– Sei ubriaca.– le sussurrò divertita.

– E tu la luce più fastidiosamente ammaliante che mi potesse capitare. Non pensavo mi potesse piacere così tanto.–

Iniziò a dubitare che fosse effettivamente la Sheera che conosceva, era incredibile come una persona potesse sembrarne un'altra solamente bevendo. Era raro che le dicesse cose del genere, soprattutto con quel tono calmo e dolce, anche se percepì un pizzico di nervosismo che aumentò quando provò a baciarla e la chiara si allontanò appena.

– L'hai fatto apposta.– la sentì lamentare per niente contenta.

– Vedi di trovare qualcosa da metterti addosso.– le disse invece.

– Ho caldo.–

– Non puoi rimanere così.–

– Perché no? Questa è camera mia.–

Kyra la squadrò un attimo e si diresse verso l'armadio scuotendo la testa.

– Ti tento troppo per caso?– la sentì dire e si voltò per ribattere ma scosse la testa non sapendo se ridere o disperarsi: Sheera se ne stava sdraiata a pancia in su ai piedi del letto, la testa a cadere oltre il bordo a guardarla con occhi maliziosi. Cambiarono in fretta in disgusto.

– Certo che il mondo da questa prospettiva fa ancora più schifo! Pensa se vivessimo a testa in giù.–

Kyra schioccò le dita facendole apparire indosso dei vestiti decenti prima di avvicinarsi e sbadigliare. La stanchezza iniziava a farsi sentire.

– Dormi.– le disse.

– Scherzi? Siamo in piena notte e pretendi che io dorma?– si lamentò la corvina scattando a sedere e mostrando di nuovo sé stessa.

– Mh, sì.– annuì Kyra mettendosi al suo posto sotto le coperte iniziando a sentire freddo, prendendo poi l'altra per un braccio e obbligandola a stendersi sentendola sbuffare. La chiara chiuse gli occhi per un attimo e quando li riaprì sentì qualcosa cadere a terra e si mise a sedere voltandosi verso la finestra: la Dea Nera se ne stava lì in piedi, la schiena inclinata verso l'esterno, i gomiti appoggiati al davanzale, gli occhi chiusi, i capelli mossi lievemente dal vento. Che fosse andata lì con l'intento di sgattaiolare via e ritornare a bere o divertirsi al locale? No, doveva essere per lo stare male di notte, vide i suoi respiri agitati che iniziavano a tornare regolari.

Si alzò e la raggiunse volendo controllare che stesse bene, le lasciò un bacio lieve sul collo scoperto attirando la sua attenzione, spostò lo sguardo su di lei. Non le disse nulla all'inizio, solo la fissò senza alcun giudizio, solo ammirazione.

– Non mi permetterai di uscire, vero?–

Kyra scosse la testa nel sentirla.

– No, per niente.–

La corvina sbuffò, inclinò la testa da un lato quasi sofferente, non sembrava molto contenta di dover stare lì quando era più che sveglia.

– Posso baciarti?– le chiese poi facendola ridacchiare appena. Se si puntava su una cosa era in grado di non levarsela dalla testa fin quando non la otteneva. Persino da ubriaca.

– No, sei troppo andata e so come va a finire.–

– Non è vero.–

Sheera si fece accigliata, resisterle era uno strazio anche per lei ma non doveva cedere per niente, un passo falso e lei avrebbe vinto.

– Ti prego...– la supplicò, ancora più strano da parte sua, quando appoggiò il volto nel suo incavo, il suo respiro sulla sua pelle calda. Sospirò e le prese il volto tra le mani, meno stava a contatto con il suo corpo meglio era in quel momento. Non perché lo volesse lei ma per il bene della Distruttrice.

Da ubriaca i suoi sensi si facevano confusi, i peccati assorbiti le annebbiavano la mente e, anche in quel momento, la sua voglia di sangue era difficile da placare. Kyra sapeva che il proprio la calmava, certo, ma se lo beveva con l'intento di nutrirsi a seguito di negatività accumulata nel suo corpo da poco sarebbe stata male poiché la positività, seppur lieve, che lo caratterizzava sarebbe stato come veleno per lei. L'ultima volta che lo aveva scoperto non era finita bene.

– Domani.–

Sheera inclinò la testa, uno sguardo innocente che non le si addiceva per niente.

– Promesso?–

Kyra le scompigliò appena i capelli facendola sbuffare e riuscì in qualche modo a trascinarla a letto e obbligarla a non muoversi da lì rimanendo in silenzio che fu proprio Sheera a spezzare poco dopo, altrettanto inusuale.

– Dici che le stelle si annoiano a stare ferme sempre lì?–

– Ma che...–

Kyra rise e l'altra sembrò non capire il perché da come la guardò.

– Sei seria?–

– Perché, non dovrei? Io mi annoierei a morte ad essere una stella.–

Sembrava decisa su quanto stesse dicendo, sarebbe riuscita a convincere persino lei se avesse continuato, lei e le sue parole ammalianti.

– Si può sapere quanto hai bevuto?–

La vide farsi pensierosa e fissare il soffitto, poi sorridere come soddisfatta.

– Ventisette bottiglie più qualche bicchiere sparso qua e là.–

– Dove e come ne hai prese così tante?–

– Segreti del mestiere.–

– Promemoria per me, mai starti intorno quando sei ridotta in questo modo.–

– Ehi!–

La Dea Nera la guardò contrariata e l'altra allungò un braccio verso di lei, lasciando che le sue dita calde sfiorassero la sua pelle prima della fronte, poi il naso e infine le labbra. Sentì subito il suo corpo farsi più rilassato e poco dopo si addormentò magicamente. Probabilmente se la sarebbe presa la mattina dopo per aver usato la magia su di lei in quel modo pur di farla dormire dopo giorni passati male ma se ne sarebbe dovuta fare una ragione.

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