20 - Sogni oppure...

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"Il silenzio, quello cupo, inquietante, per niente amichevole. Avvolgeva ogni singola cosa come la notte, una delle più buie che avesse mai visto negli anni, in tutta la vita che aveva condotto fino ad allora. O, perlomeno, quelle che era riuscito a vedere.

– Mio signore...– sussurrò con voce carica d'odio, d'astio. In ginocchio, in una stanza buia e nascosta, abbracciava stretto un mantello sontuoso. Forse sperava che, di chiunque fosse appartenuto quel pezzo di stoffa intriso del suo odore freddo, potesse riapparire lì davanti a sé.

– Voi... Voi mi avete dato tutto ciò che nessuno era stato in grado di comprendere...–

Lacrime nere di chi aveva sofferto per la perdita di qualcuno se non l'unico essere più importante per sé gli macchiarono il volto, i ringhi di disprezzo verso chi aveva ucciso ai suoi piedi mangiandone i cuori caldi nel tentativo di sfogarsi. Inutilmente. Rabbia, era prorompente in sé. Però non poteva fermarsi, arrendersi lì.

Ripulì la bocca dal sangue bevuto e si alzò il piedi, barcollò un attimo nel tentativo di raggiungere la parete davanti a sé scavalcando la manciata di cadaveri ricoperti di viscido liquido rosso il cui odore ancora lo tentava.

Osservò silenzioso la mappa che aveva osservato per anni, sfiorò con le dita il punto in cui si ergeva la capitale, poi spostò la propria attenzione verso un disegno stilizzato appeso lì accanto: una luna, una luna nuova per la precisione. L'intera carta era scura, nera, un piccolissimo spicchio bianco si intravvedeva ma non toglieva l'aria cupa che lasciava trasparire. Per niente.

– Se dovessi fallire...– disse con i pugni stretti ancora nella stoffa rosso scuro dagli orli dorati.

– Ricorda questo piano. Mi avevate detto codeste parole, mi avete fatto giurare di portare a termine il nostro desiderio.–

Incominciò a mettersi addosso la mantella con attenzione, fu come una specie di abbraccio che gli diede più forza, più determinazione. Dopodiché si inginocchiò elegantemente.

– Non vi deluderò. E vi rivendicherò, mio signore. A tutti i costi.–"

            

Inizialmente Kyra, quando si svegliò quella mattina su una delle poltrone del salotto della casa di Evelyn, rimase a pensare cosa avesse fatto la sera prima per sentire il corpo più intorpidito del solito e stanco, e quando notò un paio di antichi libroni a terra e svariati fogli sbadigliò appena rimpiangendo il non aver dormito abbastanza.

Dopo aver camminato con Sheera nei dintorni di Noria, entrambe erano tornate in quella casa cercando di distrarsi dalle ipotesi a cui avevano pensato benché fosse impossibile per entrambe vivere senza pensieri se ne andava dei Mondi. Erano una loro responsabilità d'altronde, ed erano rimaste ore ed ore sveglie a sfogliare quei due libri scritti secoli prima di loro pugno.

Lì avevano appuntato tutte le anomalie che, un tempo, avevano riscontrato cercando di ricondurle nel presente. Purtroppo non trovarono nulla di fortemente rilevante e ben presto Kyra si addormentò sfinita da quella giornata movimentata. Sheera non l'aveva disturbata, evidentemente aveva capito che aveva voluto farle compagnia per tenerla calma la maggior parte del tempo.

– Buongiorno.– salutò stiracchiandosi all'ingresso della piccola cucina in cui trovò i due Salir a tavola con le due Yarix.

– Non hai dormito?– le chiese Nissa facendole spazio per poter aggiungere una sedia al suo fianco, la Dea che non rifiutò e si unì a loro, passandosi le mani davanti al volto cercando di svegliarsi il più possibile. Sperava solo che presto il suo corpo rimediasse alla stanchezza, nella sua reale forma poteva benissimo evitare di chiudere occhio anche per una settimana intera, purtroppo non sotto quella di Salir.

– Mi basterà stare al sole per un po'.–

– Anche Sheera è completamente cotta, vero?– ridacchiò Nath sporgendosi appena per osservare la sua amica oltre porta vedendo solo la sua chioma scura sul divanetto davanti alla sua visuale.

– Abbastanza, sarebbe meglio che tra qualche giorno tornassimo nei nostri mondi anche solo per qualche ora a vedere un po' come va. Sicuramente Neera non rifiuterà, tutto pur di tornare  nel silenzio e l'oscurità.– ridacchiò accettando volentieri il tè offerto da Sandra. Il suo profumo intenso rilassò subito la Dea, meravigliandosi come ogni altra volta di quanto fosse così intrigante ogni cosa che gli Yarix facevano, come trasformavano la natura che la sua energia aveva donato loro.

– Perché delle volte la chiami Neera?– domandò il ragazzo curioso dopo che notò dal suo sguardo quanto affetto ci fosse dietro quando parlava della sua amica combinaguai.

– L'avevo chiamata così una volta per sbaglio, inizialmente pensavo fosse solo la fusione tra Nera e Sheera ma solo dopo ho scoperto che significava capace di grande distruzione o qualcosa del genere. Da lì è rimasto.–

– Scommetto che non le piaceva.–

– Non esattamente, già. Comunque grazie per tutto.– aggiunse sorridendo alle due padrone di casa, che ricambiarono, per l'ospitalità. La Dea sapeva che non erano stati anni facili per molti di loro, per chi si era ritrovato a vivere da solo non avendo più una famiglia, o come loro senza genitori. Aveva visto dalle loro menti che non era stato tutto rose e fiori il ritorno a casa, alla normalità che non era stata una vera e propria normalità, dover crescere i propri fratelli minori con una mancanza fissa.

Per quel motivo Kyra, in quegli anni rimasta a casa sua, aveva cercato in tutti i modi di elaborare qualcosa per permettere di dare almeno un ultimo saluto ai cari a cui non si era potuto dire addio come si deve a causa del caos scatenato dal Demone. Non era stato facile, ma i suoi sforzi sarebbero stati ripagati.

– Vorrei che spargeste in giro un messaggio per tutti.– disse così di punto in bianco interrompendo la conversazione tra i quattro ragazzi, il suo sguardo chiaro che si soffermò sulle due sorelle, subito in ascolto.

– Durante questa luna piena accadrà qualcosa, nulla di grave o altro ma so che a molti di voi farà bene conoscendo benomale la vostra indole e tradizioni. Attendete e non spaventatevi della notte e cosa porterà.– disse solamente, non poteva rivelare nient'altro e le due Yarix intuirono che non avrebbe aggiunto altre informazioni. Perciò annuirono, era facile in quel popolo fare passaparola dato che usavano le ali per spostarsi. In poco tempo potevano volare da un'estremo all'altro di Eathevyr, cosa che i Salir potevano solo sognare.

– Piuttosto, avete già fissato una data per il matrimonio? Imìr non stava nella pelle da quanto ho visto.– cambiò argomento facendo sgranare subito gli occhi sia ad Evelyn che Sandra.

– Matrimonio?–

– Quando è successo? No cosa ci siamo perse scusate?– iniziarono subito a dire incredule facendo ridere gli altri tre. Così Nissa fece vedere l'anello e raccontò con occhi carichi d'amore a ammirazione della proposta di Nath, il quale la ascoltò un po' in imbarazzo finendo di bere il suo tè nella speranza di riprendersi e non arrossire troppo. In effetti non era abituato molto a stare al centro dell'attenzione così tanto, nella sua famiglia ormai tutti erano euforici e prestavano molta più attenzione a lui. Non aveva idea del perché.

– Di nuovo...– sospirò la Dea Bianca quasi con dispiacere in un sussurrò che lui udì essendole accanto, la vide alzarsi in piedi subito e si preoccupò.

– Che è successo?–

– Sheera, oggi sarà di pessimo umore e praticamente ingestibile molto probabilmente.– spiegò mentre tornò in salotto seguita dal ragazzo. Lei si sedette a terra davanti la corvina che non sembrava stare bene: dormiva ancora ed era rannicchiata come a volersi proteggere da qualcosa che la stava provocando dolore. La sua pelle era sudata il che era totalmente inusuale, il respiro affannoso e di tanto in tanto il suo corpo era colpito da piccoli tremori.

– Ha combinato qualcosa?– domandò lui non avendola mai vista così, Kyra che scosse la testa.

– No, sono solo incubi. Non suoi però.–

– In che senso?–

– Durante la notte nei vostri mondi ci sono centinaia e centinaia di persone che faticano a dormire tranquillamente, vengono colpiti da incubi ed essi provocano energia negativa ma in quantità minori per cui i Demoni non si preoccupano di raccattarla dagli Abissi Infernali. Però, dopo un po' si accumulano tutti e l'energia di Sheera li percepisce, iniziandoli a richiamare a sé e nutrirsene. Peccato che questo accada solo quando lei dorme, si tratta sempre di incubi. So solo che nella sua mente vengono catapultate migliaia di immagini velocissime tanto da non farle capire più niente e sente dolore. Raramente riesce a svegliarsi da sola, dovrebbe aspettare che non ci sia più traccia in giro di negatività.– spiegò la Dea, lo sguardo fisso verso il suo opposto pieno di dispiacere.

– Oh, non pensavo che potesse accadere.–

Anche a Nath dispiacque, e iniziò a ripensare a quanto effettivamente la sua amica soffrisse a causa di chi fosse: il Demone, poi il non esser mai stata capita e accettata dalle persone, l'isolamento, erano solo alcuni esempi.

– Posso chiederti una cosa?–

Kyra, la quale si era messa a giocherellare con i capelli corvini del suo opposto il cui corpo stava tornando meno teso grazie al suo tocco, si voltò a guardarlo annuendo. Percepiva in lui curiosità.

– Essendo la Dea Nera, è suo destino soffrire? Nel senso, si nutre di tutto ciò che noi reputiamo cattivo, ingiusto, che ci provoca sensazioni spiacevoli e questo colpisce pure sé stessa. La vedo sempre cercare dolore negli altri ma lo fa perché lo vuole o perché deve? Le piace seriamente uccidere e vedere uccisioni o lo fa per non stare male? Tutto questo, se io fossi al suo posto, mi farebbe odiare me stesso e mi porterebbe a soffrire. Mi sbaglio?–

La ragazza dai capelli candidi rimase per un attimo in silenzio tornando ad osservare il volto di nuovo calmo di Sheera, tornando con la sua mente indietro nel tempo. Non rispose subito, stette attenta a cosa dire.

– Non sbagli, un tempo si odiava talmente tanto da volersi distruggere. Però è accaduto dopo il nostro incontro, dopo che vide e scoprì cosa significasse vivere per le persone, cosa provassero. Era molto più fredda, persino con sé stessa perché era l'unico modo che conosceva per rinnegare le sue emozioni e sensazioni. Le piace il sangue, le urla di dolore, le uccisioni, tutto quello che provoca male per davvero perché è la sua natura ma anche lei riconosce dei limiti che purtroppo oltrepassa quando fuori controllo.–

Sorrise malinconica, per un attimo Nath si pentì di averle fatto quelle domande ma lei continuò, sistemando una ciocca scura dietro l'orecchio della Dea Nera con dolcezza, come ad essere la cosa più preziosa che avesse.

– Anche io ci avevo pensato, a me capitavano sempre cose belle, sentivo le persone ringraziarmi, lodarmi senza che mi conoscessero, mentre lei stava nell'ombra a beccarsi l'odio. Ho sempre ammirato la sua forza per questo, tutt'ora lo faccio. Continua a fare il suo lavoro indipendentemente dalle voci.–

Non disse altro, anche perché notò che la Dea Nera stesse iniziando a svegliarsi e anche il ragazzo lo notò, raggiungendo la cucina per poi ritornare indietro poco dopo con in mano un bicchiere d'acqua che porse alla sua amica appena la vide seduta a stropicciarsi gli occhi. Si vedeva che non aveva riposato, il suo sguardo stanco ne era testimone e sembrava scombussolata oltre che accaldata, buttò giù l'acqua fresca in men che non si dica.

– Tutto bene?– domandò Kyra alzandosi in piedi e prendendo dalle sue mani il bicchiere.

– Prossima domanda? Anzi no, non farmene.– rispose fredda e nervosa. Sì, come previsto sarà ingestibile sospirò tra sé e sé la chiara.

– Vedo cosa posso procurarti qui, magari trovo qualche Fiore della Morte che ti possa aiutare.– le disse solamente sorridendole. Sheera non riuscì nemmeno ad aprir bocca per evitare che andasse in giro che svanì dalla sua vista, lasciandola sola con il suo amico che ridacchiò quando la vide lasciarsi cadere sul divanetto, le braccia sugli occhi come a proteggersi dalla luce.

– Vuoi qualcosa da mangiare?– le chiese, beccandosi una delle sue solite risposte.

– Dubito tu riesca a trovarmi del sangue, a meno che tu non voglia darmi il tuo cuore per quanto mi voglia bene.–

– Ok ok, non ti disturberò, sei ingestibile quando sei nervosa cara Dea.–

– Smamma prima che ti sbrani.–

Nath ridacchiò ancora ma la lasciò da sola, quello che lei aveva esattamente voluto. Sheera invece spostò le braccia e osservò fuori dalla finestra, lì dove vide il sole, i colori, la vita che scorreva come i suoi pensieri che non volevano proprio abbandonarla.

Perché ultimamente continuo a rivivere frammenti di ricordi di Shedan? Sono davvero suoi ricordi? Non capiva, in tutti quegli anni non aveva mai visto o rivissuto niente della vita che il Demone aveva condotto in sua assenza tra i Salir. Chi è quel ragazzo che ha voluto con sé a tutti i costi?

    

Le voci che litigavano tra loro infastidite non gli mancavano mai. Ogni volta che raggiungeva il covo segreto aveva voglia di ritornare indietro da dove era venuto e abbandonare tutto. La stanchezza iniziava a farsi sentire parecchio e anche dubbi da parte di sua madre. Si chiedeva da dove riuscisse a ricavare somme di denaro ogni settimana e dove andasse per giorni prima di tornare a casa sempre di più. D'altronde, aveva solo potuto dirle che lavorava per qualcuno di importante che aveva chiesto il massimo silenzio poiché avevano un progetto speciale che ancora non si poteva rivelare al mondo, questa era stata la scusa. Non che non ci fosse stato del vero nelle sue parole, però vedere sua madre e le sue sorelle preoccuparsi per lui lo portava a pensare per davvero di scappare dall'accordo che aveva fatto mesi e mesi prima. Purtroppo non poteva, non solo perché gli servivano i soldi ma perché lo avrebbero ucciso molto più che sicuramente.

– Hai completato la tua missione?– fu la prima cosa che il capo chiese appena varcò la soglia. Nemmeno il tempo di respirare! pensò mentre si portò una mano al collo e abbassando lo sguardo, stringendosi nella mantella. Nel covo c'era sempre freddo, nemmeno il fuoco scaldava per quanta malignità ci fosse là dentro.

– Presumo di sì...– rispose titubante. Hariz reagì subito come solito, aggressivo e mettendolo con le spalle al muro. Il suo odore era nauseante ancor più del suo aspetto e cercò di non mostrare la sua paura davanti ai suoi occhi piccoli e freddi.

– Che significa presumo di sì, ragazzino?–

Il capo poggiò una mano sul braccio dell'uomo convincendolo a lasciare la presa. Era lui la mente, lui aveva elaborato il piano che seguivano cautamente, lui architettava tutto ed era molto, molto più calmo degli altri, persino di Astor che era un uomo muto il quale osservava qualsiasi cosa da lontano silenziosamente.

– Lascia che si spieghi, capiremo cosa intende, vero?– chiese a lui che annuì, Hariz che mollò la presa liberandolo permettendogli di poter respirare più tranquillamente.

– Avevate detto una volta che il vostro maestro, il Demone, fosse in grado di prevedere il futuro per vie misteriose.– iniziò a dire vedendolo annuire, così continuò.

– Penso che la Dea Nera abbia previsto qualcosa alla festa. Ho studiato bene entrambe prima per capire quando poter mischiare il veleno a qualche bicchiere che avrei potuto dare alla Dea Bianca fingendomi amichevole ma ho notato che l'altra assaggiava ogni singola cosa che lei prendeva in mano come se sapesse.–

Il capo ascoltò attentamente, Flyn che li raggiunse e lo squadrò. Sembrava non fidarsi così tanto delle sue parole.

– Vuol dire che non hai svolto il lavoro?–

Il ragazzo si portò subito le mani avanti scuotendo la testa, voleva evitare di farli arrabbiare e finire nei guai. Stava esaurendo le scuse da usare con la sua famiglia già, cosa avrebbe potuto dire difronte ad ossa rotte o ferite gravi?

– No no, assolutamente. Ho pensato che il veleno potesse funzionare anche senza che lei lo bevesse, toccandola magari. Perciò l'ho mescolato a della semplice acqua e ho finto di finirle addosso casualmente. Le è finito sul braccio.–

Ci fu silenzio per qualche secondo, forse stavano pensando, non ne aveva idea ma non gli piaceva proprio per niente quella situazione. Si morse l'interno della guancia talmente tanto per la tensione che sentì il sapore ferroso del sangue in bocca poco dopo. Fu Flyn a rompere quel silenzio e voltarsi verso il suo capo incuriosito.

– La cosa funziona lo stesso per davvero?– domandò, anche gli altri tre uomini lo fissarono in attesa di risposta. Evidentemente, solo lui aveva più conoscenze di tutti loro, il ragazzo non aveva mai capito il perché ma, nonostante volesse conoscere così tante cose su di lui, quell'essere misterioso dalla maschera bianca sul volto perenne, era meglio stare zitto e guadagnarsi con il tempo il giusto riconoscimento.

– Sì, ma il processo sarà più lento e non immediato come avevamo previsto. Hai fatto bene a non tornare a mani vuote, ora dovremo solo attendere.– disse solamente prima di allontanarsi. Significava che aveva da fare e che non voleva essere disturbato, che avrebbero dovuto aspettare per altri incarichi. Perciò tornarono tutti alle proprie vite fingendo che tutto stesse andando per il verso giusto, come sempre.

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