26 - Pareri

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Era da parecchio che stava girando per tutta Agraq e i suoi dintorni, la mattinata era volata in fretta e non aveva trovato la benché minima traccia della sua amica Dea dalle ali candide. Non era normale che svanisse nel nulla per qualche giorno senza nemmeno avvisarla o salutarla, il che la rendeva più preoccupata e irrequieta, vagando continuamente da sembrare una pazza.

Aveva controllato a casa di Dyiara anche quel giorno, poi il bosco lì vicino, la scuola, il fioraio, ogni bottega ma niente. E non c'era traccia nemmeno di Sheera, l'aria era tranquilla e non pioveva più da un giorno anche se il sole non era ancora tornato.

Nissa si morse il labbro nervosa avendo continuamente una strana sensazione; se fossero andate via entrambe per i loro compiti, Kyra l'avrebbe sicuramente avvisata per non farla andare in pensiero, peccato che non fosse accaduto. Aveva persino chiesto ad Evelyn e sua sorella, quando era tornata ad Eathevyr per i suoi soliti studi, se avessero percepito nel loro mondo un minimo la loro aura nonostante fosse difficile anche per gli Yarix individuare le auree viola delle Dee. La risposta ovviamente fu negativa.

La campanellina ormai familiare suonò appena aprì la porta del panificio, ritrovandosi subito Peter tutto contento di vederla nonostante si vedessero ogni giorno. Aveva provato molti mesi prima a convincere i genitori di Nath di farla rimanere in una locanda in zona non avendo problemi economici ma avevano rifiutato e perciò, alla fine, si era ritrovata ad essere piuttosto legata con ognuno di loro in modo speciale.

Talvolta, a dirla tutta, le mancava casa sua, i suoi veri genitori; essi avevano deciso, dopo la festa nella capitale, di farla stare ancora un po' nel piccolo villaggio in modo da distrarsi e non pensare a suo padre costantemente. Era solo fino al fidanzamento ufficiale, alla piccola cerimonia di unione in cui sarebbe dovuta tornare a Stavira insieme a Nath. I primi mesi sarebbero stati difficili per lui sicuramente, ma lei gli aveva promesso che sarebbe durato poco e che sarebbero potuti tornare a casa sua e alla sua panetteria ogni qualvolta volesse.

– Nath! La tua amata ti attende, non farla aspettare!– esclamò l'uomo verso la dispensa facendo un cenno di saluto alla ragazza che ricambiò con un sorriso prima di vederlo svanire nel cuore di quel locale.

Suo figlio apparì poco dopo con la solita maglia leggera che indossava per lavorare, e con essa i capelli ricoperti appena da farina come solito.

– Potresti sembrare più pallido di Sheera così, lo sai?– ridacchiò lei avvicinandosi a lui e abbracciandolo.

– Nha, sarà sempre più pallida lei, è impossibile da battere.–

Il ragazzo ricambiò l'abbraccio e le lasciò anche un bacio tenero sulle sue labbra prendendola appena per i fianchi felice di vederla.

– Le hai trovate per caso?– le domandò con i loro volti vicini. La ragazza sapeva che anche lui era preoccupato per la sua amica nonostante cercasse di non darlo a vedere.

– No, non credo siano qui. E non è da Kyra sparire in questo modo. Per la tua amica sì, giusto?–

– Abbastanza, è complicato capirla. Ci sono abituato ma non per questo non mi preoccupa. Di solito quando svaniva così senza dire niente non era nulla di buono.–

Nissa sospirò, dei clienti erano entrati e il ragazzo doveva tornare al lavoro.

– Ritorno un po' nel bosco a rivedere i nuovi appunti, ci vediamo stasera.– lo salutò sorridente baciandogli la guancia e senza lasciargli il tempo di dire un'altra parola.

Appena uscì da lì dovette stringersi nella propria mantella per il freddo, non le piaceva molto la stagione fredda, tutti quegli alberi spogli, secchi, il brutto tempo che obbligava a stare in casa. Stavira era sempre stata più calda, caotica anche con la gente tra le strade in pesanti cappotti, ma calda.

Attraversò tranquilla il centro del paese, salutò chiunque la riconoscesse, ovvero quasi tutti per cui malediceva il suo stato sociale come di consuetudine, fino a raggiungere i campi lievementi coperti da una nebbia fine. Gocce di rugiada bagnavano l'erba che sembrava essersi fatta più scura, così come i tronchi degli alberi le cui chiome spoglie non avevano niente a che vedere con quelle dei pini dei numerosi boschi delle zone. Il terriccio morbido e umido, il muschio sui massi sparsi qua e là, rami spezzati a terra secchi come le ultime foglie che ancora si stavano decomponendo.

– Che ambiente triste vero? Non mi è mai piaciuto.– sentì dire all'improvviso da una voce che la fece trasalire dopo un po' che si era seduta proprio all'entrata del bosco che dava in lontananza sulla casa di Marcus a sfogliare i suoi preziosi quaderni.

– Hai idea di quanto tu mi abbia spaventata?– esclamò con il cuore a mille mentre la sua mente cercava di realizzare chi avesse di fronte a sé, o meglio, chi fosse comparso di fronte a sé: Kyra ridacchiava tranquillamente seduta tra i rami di un albero ormai morto da anni che neppure lei poteva riportare in vita. La squadrò un attimo prima di buttarsi giù e atterrare leggera come una piuma e senza cenno di caduta, cosa abbastanza insolita per lei, o questo avrebbe detto la Dea Nera se fosse stata lì.

– Come va qui?– le domandò la ragazza dai capelli bianchi sedendosi al suo fianco.

– Dov'eri? Ti cercavo, sei sparita così all'improvviso.– disse invece l'altra con le braccia al seno a mò di rimprovero.

– Nell'Eden, avevo bisogno di pensare e staccare un po'.– le rispose senza troppi problemi ma non le piacque molto quel tono lievemente triste.

– Cosa c'è che non va?– le domandò così prendendo dalla borsa che aveva con sé un pezzo di focaccia, dividendolo e dandogliene un pezzo. Era calda e da poco sfornata, Peter l'aveva rimpinzata prima di uscire dalla panetteria come sempre. La Dea non rifiutò sentendo anche quel profumino invitante.

– Io non ho detto niente.–

– Kyra, lo vedo dai tuoi occhi che hai la testa altrove. Non avrò la tua età né la tua magia ma posso dire di conoscerti, per quel che vale.–

La vide sospirare prima di passarsi una mano sul braccio sinistro come se le desse fastidio, iniziando poi a parlare di nuovo e smettere di fare la finta felice, che stesse bene. Non poteva mentire a lungo alla sua migliore amica.

– Si nota così tanto?– le domandò la chiara mettendosi in bocca un pezzo di cibo preoccupata, se una normale Salir lo notava, figurarsi la Distruttrice. Come poteva fronteggiarla?

– Beh, ti conosco in fondo. Allora?–

– Ho discusso con Sheera. Non capitava da, beh, parecchio e non so come comportarmi adesso.–

Nissa si bloccò, aveva sentito bene? Quelle due battibeccavano, si sfidavano, si infastidivano ogni giorno e niente le aveva divise. Cosa era accaduto allora? Non ci voleva credere.

– Che ti ha fatto quella?– le chiese già pronta ad andare dalla corvina e dirgliene quattro, poco le importava del fatto che avrebbe potuto farla fuori solo guardandola truce.

– Lei niente. Ho cominciato io stavolta.–

Kyra si passò una mano tra i capelli con cui poi iniziò a giocherellare, Nissa che la fissò per qualche istante scioccata. Non stava mentendo, era pessima nel farlo.

– Ha usato i suoi soliti trucchi per prendere emozioni negative per potersi sfamare, ovviamente le anime sono diminuite moltissimo e deve andare avanti con quello che riesce.– le iniziò a spiegare.

– Sì, è chiaro.–

– Solo che, non so il perché, ma mi ha infastidito appena l'ho percepito. Quando è tornata ero arrabbiata con lei e ho cominciato a dire cose senza senso di cui anche adesso non me ne capacito. Ovviamente lei ha perso le staffe e ci siamo divise.–

– Quindi tutti questi giorni eri a casa tua? Non l'hai proprio più vista?–

Kyra scosse la testa e alla bionda dispiacque vederla così triste e con il senso di colpa.

– Non saprei cosa dirle, so che ho sbagliato ma sai com'è lei, è così imprevedibile. Se ce l'avesse con me ora e non mi volesse nemmeno vedere?–

Nissa le si sedette di fronte prendendole le mani, sorridendo come aveva imparato da lei.

– Andiamo, sei riuscita a fare breccia in uno dei cuori più freddi di tutti i Mondi. Direi che è normale discutere per tutti, mi stupisco che voi stiate così bene nonostante siate letteralmente opposte. Cosa ti spaventa?–

La chiara distolse lo sguardo, vide per un attimo dolore nei suoi occhi che con lei aveva lasciato viola chiaro.

– Di ritrovarmi nella stessa disperazione del passato, quando mi ha evitata.– la sentì dire a bassa voce. Capì che non le avrebbe detto altro poiché rimase in silenzio. E poi, non sembrava in vena di spiegarle la sua vita precedente nei dettagli.

– Magari la morte a cui hai assistito ti ha mandato sulla difensiva, non so.– provò così ad ipotizzare cambiando argomento. La vide subito farsi pensierosa.

– Tu dici? Non mi è capitato niente del genere prima d'ora.–

– Beh, ora sei in carne ed ossa, probabilmente questo influisce.–

La Dea annuì, in effetti il dolore che le aveva attraversato il corpo era stato più reale e forte di quel che ricordava. Poi sorrise a Nissa come a volerla ringraziare. Stare con lei le sollevava un po' il morale e poi non aveva nessun'altro che la conoscesse bene come quella Salir eccetto Sheera.

– Dovresti parlarle in ogni caso. Non riuscirete a stare lontane a lungo, impazzirete.– continuò ridacchiando la sua amica dandole un pizzicotto e facendola lamentare.

– Non saprei, era piuttosto arrabbiata anche lei, se lo fosse ancora? Peggiorerei le cose.–

– Sì, potrebbe ucciderti, ma aspetta! Sei immortale scema!– la prese un po' in giro facendo ridere entrambe. Era strano vedere una ragazza dare consigli ad una Dea per problemi di cuore, o così le sembrava anche se era pur sempre una persona. Solitamente avveniva il contrario.

– Va bene va bene, ci proverò.– sospirò arresa alla fine alzando le braccia in segno di resa, Nissa che sorrise soddisfatta e facendosi per un attimo maliziosa.

– Bene, allora vai a cercarla. Tanto sappiamo tutti che sistemerete ogni cosa finendo a letto voi due.–

Kyra sgranò gli occhi e la spinse via da sé dandole un colpo affettuoso e coprendosi il volto che stava cominciando ad andare in fiamme.

– Ehi! Ma che dici?–

– Vedremo se avrò ragione cara Dea Bianca, lo vedremo.–

                 

Il vento soffiava tra i capelli lunghi e scuri, il freddo sulla pelle avvolgente, il cielo scuro le cui nuvole ancora non lasciavano intravedere nemmeno una singola stella luminosa. Era inutile dire che le piaceva la stagione fredda, forse perché le ricordava l'oscurità della propria anima e degli Abissi Infernali. E poi tutto era così fermo e spoglio, privo di vita, le persone si ammalavano e tra questi anche chi moriva, potendo così raccogliere quelle anime. Lei era sempre lì ad attendere quei momenti in silenzio.

– Che ci fai lassù a quest'ora tu?–

Sentì la voce familiare di Nath e si riscosse da ogni pensiero che le aveva occupato la mente, rendendosi conto dove fosse: tranquillamente seduta sul bordo del tetto della casa del ragazzo nel pieno della notte dopo esser andata via dal suo mondo volendo stare priva di distrazioni quali demoni e anime disperse. Giusto per un po', non poteva pretendere di abbandonare tutto.

– Sinceramente non mi ero resa conto di essere qui da te. Forse l'abitudine, sai.– disse a quel ragazzo che spalancò la finestra che conduceva alla sua camera, un sorriso sul volto.

– Dai entra.– le disse, e Sheera eseguì anche se se ne pentì poco dopo sentendo un lieve tepore colpirla subito provocandole una lieve smorfia di disgusto che lo fece ridacchiare. Tutt'intorno era illuminato da svariate candele a creare un'atmosfera tranquilla, rilassante e per certi versi romantico; la ragazza sapeva quanto a Nath piacesse, soprattutto stare in mezzo al calore che potevano creare grazie a fiammelle magiche e squadrò la finestra che lui aveva tenuto spalancata ricordandosi del suo stare male al chiuso. Peccato che la fece sentire disgustosamente in colpa poiché voleva evitare che si ammalasse a causa sua. Prima che potesse dirgli qualcosa, lui la precedette mettendosi addosso un paio di maglioni pesanti che probabilmente aveva fatto a mano sua madre.

– Lasciala aperta, tranquilla. Non vorrei che morissi!– ridacchiò prendendola un po' in giro, beccandosi un'occhiataccia.

– Molto divertente.–

Nath sorrise e si lasciò cadere sul letto, evidentemente stanco dalla lunga giornata, infatti si passò una mano sul volto prima di sbadigliare. Aveva più che sonno ma sembrava voler parlare, non che alla Dea facesse così tanto piacere in realtà, aveva bisogno di stare tranquilla nel suo silenzio.

– Nissa vi cercava.– iniziò a dire guardandola.

– Perché dovrebbe?–

– Siete sparite per giorni. Mi pare ovvio.–

– Ero nel mio mondo.– sbuffò sedendosi accanto a lui che la fissò per qualche istante.

– È successo qualcosa? Con Kyra intendo, a quest'ora saresti con lei.– le chiese a bruciapelo e il suo silenzio lo fece annuire. Così la prese per il braccio e la obbligò a sdraiarsi ignorando le sue lamentele e minacce nel momento in cui le cinse le spalle come a volerla abbracciare. Però si arrese, rimanendo entrambi a fissare il soffitto come avevano fatto spesso in quella camera mentre Nath ripeteva ogni cosa che aveva imparato a scuola o quello che accadeva nel villaggio, le voci, i pettegolezzi su di sé. Solo che, quella volta, era la corvina a parlare e non viceversa; spiegò quello che poté della discussione con Kyra, accennò un paio di sue preoccupazioni riguardante la visione che ritraeva la chiara in pericolo, quanto il mistero che celasse le desse fastidio.

– Beh, si è solo arrabbiata, sarà già calma conoscendola.– fece spallucce il ragazzo.

– Probabile.–

– E allora che ci fai qui? Dovresti andare da lei.–

Lo disse quasi con tono di rimprovero e questo provocò la corvina che gli diede subito un pizzicotto al braccio, il suo lamento che la fece ridacchiare soddisfatta e maligna.

– Guarda che ha fatto male! Ti ricordo che hai una forza fuori dal comune.–

– Ma non mi dire. Sei solo esagerato.– ribatté lei portandosi le braccia al seno.

– Insopportabile come sempre, eh?–

– Ovviamente, ma...–

Si bloccò un attimo, giusto il tempo per spostarsi e mettendosi a cavalcioni su di lui lasciandolo spiazzato, la cosa gli era assolutamente nuova. E qualcosa gli diceva che la situazione stava per farsi pericolosa per lui.

– Ti aspettavi altro per caso?– gli domandò ancora lei all'orecchio con tono provocante e Nath chiuse gli occhi sentendosi completamente fuori di sé tutto d'un tratto e sapeva perché, o meglio, poteva intuirlo. D'altronde aveva a che fare con l'Incantatrice.

– Ti prego, non usare il tuo essere ammaliante e seducente con me. Fa troppo strano, in più avrei una ragazza che se entra qui e ci beccasse così non so cosa penserebbe, figurarsi la mia famiglia!- le disse guardandola negli occhi quasi terrorizzato e lei sorrise maliziosa e assumendo al tempo stesso uno sguardo come offeso, triste, innocente.

– Non mi vuoi più tra i piedi?–

– Sheera, ti prego, non mi piace questo tuo gioco.– deglutì a fatica cercando di evitare di guardarla troppo o avrebbe ascoltato la sua mente, la sua voglia di studiare ogni centimetro del suo corpo freddo che mai lo aveva attratto in quel modo prima di allora. Tutto finì fortunatamente appena lei, dopo avergli scompigliato i capelli scuri vittoriosa, ritornò a sedersi sul materasso sentendolo sospirare sollevato che fosse finita. Come facevano tutti gli altri che ne venivano colpiti per molto più tempo? Il potere di quella Dea era tremendo, quante persone poteva fare propri burattini con solo quel contatto? In parte gli era ancora nuova quel lato di sé.

– Cos'è, ti ho pietrificato anche?– ridacchiò ancora la ragazza distraendolo dai suoi pensieri dopo esser rimasto immobile e in silenzio.

– Ho solo sonno, è stata una giornata pesante.– mentì benché lei lo percepì eccome. Nath sbadigliò nuovamente e decise a quel punto che era meglio andarsene e salutarlo con tanto di un lieve bacio sulla guancia prima di alzarsi in piedi; la cosa a momenti terrorizzò il ragazzo che la fissò sconcertato.

– Da quando sei così affettuosa? Che ti sta succedendo? Sei davvero tu?–

– Cos'è, preferisci che ti uccida? Non mi lamento se vuoi. O preferisci qualcos'altro?– ribatté guardandolo maliziosamente un'altra volta. Lui le lanciò il cuscino addosso all'istante ma non la colpì neanche di striscio.

– Non hai una buona mira. E magari, perché non sfoghi questa tua eccitazione che ti sento addosso con la tua ragazza?– gli disse ancora all'orecchio facendogli poi l'occhiolino.

– Tu sei fuori di testa!– esclamò l'amico con il volto in fiamme spingendola lontano da sé, quella ragazza stava continuando ad usare quel potere ammaliante per divertimento.

– Sono la Dea dei peccati, cosa ti aspettavi?–

– Sei tremenda.–

– Grazie del complimento. Ci vediamo rompiscatole.– sentì alla fine, la Dea Nera che uscì dalla finestra liberandolo finalmente e chiudendo la finestra con un incantesimo, volando con le sue forti ali nere in giro.

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Ehilà! Scusate l'orario, mi stavo completamente dimenticando di dover pubblicare ahahaha. Dovrò mettermi tre mila sveglie per questo.

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