25 - Pericoli familiari

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Tutto era nero, cupo, freddo, niente di inusuale per gli Abissi Infernali e come lei, la sovrana di quel luogo spietato. Se ne stava dentro una delle molteplici grotte che usava come rifugi dai Demoni insopportabili per ripararsi dalla pioggia incessante che non permetteva di vedere oltre il proprio naso. Nel cielo nuvole tenebrose, poi tuoni, lampi e fulmini lo segnavano come fosse una tela bianca su cui dipingere la propria furia. La temperatura era calata, nessun Salir o Yarix sarebbe sopravvissuto con dei vestiti leggeri come i suoi in quel luogo. Non che le importasse.

Se ne stava sdraiata a terra, il corpo abbandonato a sé stesso, le braccia spalancate, gli occhi rivolti verso l'entrata della grotta. Ovviamente non c'era altro che silenzio, si era rinchiusa in una specie di bolla magica che le impediva di sentire lo scroscio della pioggia torrenziale.

Cosa provasse in quel momento? Rabbia? Tristezza? Agitazione? Non ne aveva idea, e non era la prima volta, il che la innervosiva ancora di più. Non riusciva quasi mai a definire cosa si muovesse nel suo corpo ghiacciato. Era brava a torturare, quello sì e purtroppo anche sé stessa, non riposando la mente nemmeno un istante. Sembrava essere una cosa naturale quella di pensare e ripensare fino allo sfinimento. Voleva capire, o almeno provarci.

Non aveva mai fatto così, è stato talmente strano! Non avrebbe mai il coraggio di dirmi quelle cose realmente con quel tono. Quella che le aveva parlato non era decisamentestata Kyra. Il suo istinto glielo diceva. O forse si stava sbagliando, il che era pressoché raro. Odiava ammetterlo a sé stessa ma non le era piaciuto come le avesse risposto con i suoi soliti modi da Dea casinista, aggressiva e minacciosa. Sono intrattabile quando sono arrabbiata ma non posso farci niente ridacchiò appena tra sé e sé. Non sapeva chi tra lei e la temperatura di quel luogo fosse più freddo.

Schioccò le dita e tra le sue mani apparì uno dei suoi blocchi da disegno zeppo di fogli, alcuni già occupati da linee, altri lindi e puliti che prese e su cui cominciò a disegnare quello che la mente e il cuore le dicevano. Era così che si calmava, lasciando che le emozioni scorressero dal suo corpo alla carta ruvida. A tratti era persino ipnotico per sé stessa il tracciare la matita vedendo quante linee, segni scuri lasciasse e che inizialmente potevano non simboleggiare niente per lei fino a quando non si rendeva effettivamente conto di quanto stava facendo. Finiva totalmente altrove, talmente tanto da realizzare solo alla fine di ogni disegno ciò che aveva creato. Quella non fu da meno, toccò delicatamente con i polpastrelli il foglio osservando la figura di Kyra in piedi tra gli scogli.

Ricordava quel momento, il vento aveva continuato a muovere lieve e dolcemente i suoi capelli bianchi, poi il sorriso di chi era davvero felice di averla vista, i suoi occhi gioiosi e luminosi. Era stato il giorno in cui le aveva chiesto come sarebbe stato essere reali, con un corpo vero secondo lei.

Fu talmente concentrata sullo studiare ogni singolo dettaglio che non si rese conto che la pioggia fuori da lì si stava placando benché le nuvole nere rimasero comunque nel cielo minacciose né che la bolla di silenzio in cui si era rinchiusa fosse svanita. Si distrasse, tornò con i piedi per terra appena qualcuno le toccò la spalla, delle mani di poco più calde di sé, come il corpo di un uomo ucciso da poco il cui sangue stava smettendo di scorrere. Un tocco che non sentiva in quel modo da parecchio, le dita che percorsero la sua schiena nuda a causa delle sue solite vesti che indossava nel suo mondo, il respiro sul collo, poco dopo delle labbra a lasciarle una specie di bacio.

– Smettila, sai che non lo faccio più.– disse freddamente e seria ma senza voltarsi.

– Ho visto la mia Dea assorta e non ho potuto resistere. Sei tesa.– sospirò Lilith dietro di sé ridacchiando ma non ascoltandola. Perciò la sua Dea reagì subito, voltandosi di scatto e prendendole il volte bruscamente tra le dita, e non in modo gentile ma con forza.

– Continua, e assaporerò i tuoi organi come cena.– minacciò più aggressiva in un ringhio facendo arrendere la demone che sbuffò, sedendosi poco distante da lei mentre Sheera rimise a posto tutti i disegni che potevano riguardare Kyra, era meglio che nessuna Creatura Oscura la vedesse o che scoprisse che aveva un affare con la Dea Bianca. Solo Lilith e Damon ne erano a conoscenza e non avevano sparso la voce o si sarebbero trasformati in sangue viscido e nero. Una delle fortune di essere la Distruttrice: chi non era leale come richiesto faceva una terribile fine e dolorosa.

– Mi pare che tu abbia del lavoro da fare, o sbaglio?– le domandò accigliata Sheera guardandola appena per niente contenta che fosse lì, o più che altro che l'avesse disturbata.

– Mi sto solo prendendo una pausa, rilassati!–

Sheera la guardò truce, non le piaceva che le altre Creature Oscure rimanessero senza la sorveglianza dei due Demoni Supremi.

– Ehilà! Come mai qui Distruttrice?–

Forse è la volta buona che li disintegrò! Sheera si voltò verso Damon appena entrato nella grotta e, a parte i capelli scuri fradici che si stette per asciugare con la magia, aveva ancora pesanti occhiaie nere, la pelle pallida ma i suoi occhi erano molto più vispi rispetto a come li aveva visti giorni prima. Promemoria per me, andare in uno dei miei covi per non farmi trovare! Non le piaceva avere la loro compagnia, specie in quel preciso momento.

– Che diamine vuoi? Dovresti evitare di muoverti troppo.– gli chiese squadrandolo con aria già arrabbiata, infastidita.

– Non ho voglia di starmene sempre fermo e se è per questo tu sei peggio di noi messi insieme quando si parla di non obbedire, perciò non ti lamentare.–

Nella mente di Sheera iniziarono già a presentarsi idee allettanti per poterlo fare fuori, magari qualche tortura sanguinolenta, o era meglio qualcosa di immediato? No, preferiva assolutamente sentirlo supplicare e vederlo agonizzante.

Nel mentre lui si sedette accanto a Lilith e dovette definitivamente dire addio al suo silenzio e la sua quiete, alzandosi e tastando la parete rocciosa dietro di sé fin quando non si sentì un clack netto; apparì un rettangolo di luce lì dove aveva premuto, la superficie ruvida e grigia che svanì al suo interno rivelando una scavatura con tante piccole fiale e ampolle di diverso colore. Ne prese una dopo averle osservate e la lanciò al ragazzo che riuscì a prenderla al volo senza difficoltà. Almeno i suoi sensi erano a posto.

– Bevi e non fiatare. Questa è l'ultima dose, ti riprenderai definitivamente tra qualche ora e voglio che recuperi tutto il tempo perso, chiaro?–

Lui aprì la fiala facendo una smorfia schifato per l'odore nauseante che sentì all'istante, però buttò comunque l'intero liquido giù in un sol sorso. Però non rispose alla sua Dea, entrambi sapevano che avrebbe fatto di testa sua e che Sheera non avrebbe voluto spendere il suo di tempo per controllarlo.

– Spero che questa tua cosa funzioni, non ho voglia di sentirmi uno schifo così ancora per molto!– si lamentò il ragazzo lanciando la fiala e lasciando che si frantumasse contro la roccia di fronte a sé.

– Pensavo che già lo fossi.– intervenne Lilith a mò di sfida, e non ne fu così tanto felice. Sheera invece ritornò a sedere e disegnare su un nuovo foglio in un angolo come se niente fosse, attirando così l'attenzione dei due demoni all'istante. Era normale per lei essere silenziosa, bisognava ammetterlo, ma non comportarsi come se loro non esistessero. Qualcosa non andava.

– Perché sei qui?–

– Cos'è, non posso stare a casa mia ora, Damon?– gli rispose immediatamente. C'era rabbia e nervosismo nella sua voce, i due demoni si guardarono: era di pessimo umore.

– Non iniziare a fare la scorbutica. Sai benissimo a cosa mi sto riferendo.– continuò lui. Normalmente lei gli sarebbe saltata addosso ma quella volta non lo fece, questo indicò ancora che passava dall'essere nella realtà e perdersi nei pensieri. Troppi. In più, quando mai Sheera tornava negli Abissi Infernali quando aveva le energie al massimo? Lei faceva di tutto pur di non stare troppo tempo lì odiando in parte la sua stessa casa, il riflesso di sé stessa.

– È successo qualcosa con quell'odiosa, vero? Che ha combinato Kyra?– ipotizzò annoiata Lilith, e al sol pronunciare quel nome le salì l'odio in corpo ma capì che che aveva fatto centro nel momento in cui la corvina ruppe in briciole la matita che aveva tra le dita fino a quel momento con la magia, il suo sguardo violaceo divenne ancora più cupo.

– Dai, racconta che non abbiamo niente da fare. Avremo motivi in più per odiarla.– la esortò Damon prima di tossire un paio di volte e accomodandosi di più contro la parete.

– Certo, come no. Da quando vi interessa cosa penso?– ribatté all'istante lei.

– Oh ma andiamo! Sei terribile quanto vuoi ma quando c'è di mezzo quella perdi la testa. Sai cosa si intende. Meglio evitare di finire sterminati.–

La Dea Nera rimase in silenzio per qualche secondo non molto intenzionata a parlare a dirla con tutta sincerità, ma alla fine sospirò frustrata e cominciò a camminare avanti e indietro. Era fastidioso essere una Dea talvolta, tutta la pressione, le responsabilità, e lei era una Creatura Oscura, odiava essere vincolata. Faceva tutto da sola e a volte era troppo persino per lei, il suo svago era disintegrare ogni cosa ma era meglio evitare di scaricare l'adrenalina in quel modo quando era agitata e pensierosa.

– Si è comportata come un'altra persona totalmente sconosciuta, mi ha dato sui nervi e non riesco a smettere di rivivere la scena per cercare di capire cosa mi sono persa.– iniziò, spiegando poi le sensazioni che aveva percepito nella chiara quando l'aveva avuta davanti: preoccupazione, disorientamento, irrequietezza, nervosismo. Per non parlare dei suoi occhi, le erano sembrati differenti e non veritieri, come se qualcuno avesse preso il suo posto. La preoccupava, le ricordava ogni volta la visione che continuava ad avere, la voce che continuava a dirle di stare attenta.

– Beh no, non è proprio da Kyra per quanto poco io la conosca e non la voglia conoscere.– si fece confuso Damon.

– È strano che ti abbia detto questo dopo così tanti secoli. E poi l'unica cosa di lei che andava bene è che non ti limitava in ciò che sei.– disse Lilith invece.

– Che poi non mi sembra che tu abbia fatto molto, ha detto che stavi per portare lo squilibrio tra il Bene e il Male ma l'energia che hai raccolto era contenuta perfettamente.– aggiunse. Seppur rimanevano negli Abissi Infernali, qualsiasi Creatura Oscura poteva percepire da lontano il lavoro della loro Dea.

– Da quando ho avuto la visione di quell'incisione sulla pietra capitano avvenimenti fuori dal comune. La leggenda di un Custode che ci proteggeva secoli fa, l'aura negativa che si sposta di continuo ma che ora si è stabilizzata, visioni che mi tormentano, ora Kyra! Mi sembra di esser tornata a quando Shedan è comparso dove non si capiva niente!– esclamò Sheera calciando un paio di sassi per terra. Spero di aver visto male quel giorno, se loro tornassero seriamente non saprei cosa potrebbe significare! Ci sono troppe cose senza un filo logico a differenza di secoli fa!

– Eh già, ma che ci vuoi fare. Ora stanno pure apparendo strane auree viola simili alla tua e la sua in tutti i Mondi inspiegabilmente. Perché dev'essere tutto così complicato e misterioso? Dobbiamo sempre indagare alla fine!- si lamentò Damon attirando l'attenzione della Dea all'istante che lo fissò con un misto di stupore e negazione.

– Aspetta, che hai detto?–

– Che dobbiamo indagare sempre noi?–

– No prima.–

– Perché è tutto complicato?–

– Quella cosa delle auree, deficiente!– gli urlò per poco Lilith all'orecchio dandogli una botta in testa piuttosto forte, a momenti avrebbe sbattuto contro il pavimento se lui non avesse fatto resistenza.

– Oh, sì giusto. Stavo controllando con altri il nostro amico scompari-compari dalla mappa che abbiamo qui e abbiamo notato che hanno iniziato ad apparire piccolissimi puntini di traccia magica viola.– spiegò, Sheera che si voltò per evitare che potessero vedere attraverso i suoi occhi la preoccupazione che si stava insinuando nel suo corpo. Dannazione! Doveva assolutamente distrarli prima che percepissero le sue negatività.

– E che mi dici alla fine di questo nostro amico come lo chiami? L'avete localizzato?– domandò dunque riprendendo a camminare e facendo svanire in uno schiocco di dita i fogli ancora a terra.

– Si era mosso un po' ma abbiamo visto che sta molto spesso nei pressi di Stavira, verso la periferia. Gli altri luoghi sono irrilevanti, non ci torna mai due volte. E con lui sembrano esserci sempre tre Salir, di tanto in tanto ne sbuca anche un quarto.–

Annuì appena, chi potevano mai essere? L'ennesimo mistero. Voleva indagare, piombarsi lì tra quegli sconosciuti e capire ciò che le sfuggiva. Perché stava apparendo un problema, ed era bello grande e grave: l'equilibrio era più che in pericolo. Potrebbe succedere di tutto...

– Ehi voi due, divertitevi altrove ma non qui.– ringhiò all'improvviso nell'istante in cui sentì sfuggire dalla mora un gemito quando Damon le morse il collo dopo che lo provocò evidentemente. Sentì subito quanto si stessero annoiando e quanto avessero bisogno di divertirsi a modo loro, come ogni altra Creatura Oscura. Dovette dare loro le spalle e fare respiri profondi oltre che placare la sua anima e istinto, la bocca si fece secca. Non doveva cedere.

– Quanto ti lamenti!– ribatté Damon con tono malizioso ritrovandosi il corpo della Demone sulle sue gambe.

– Un tempo ti saresti unita a noi.– la sfidò lei con occhi già lussuriosi prima di lasciare segni delle sue unghie sul collo del ragazzo che ridacchiò, levando subito gli abiti da cacciatrice che, negli anni in cui aveva atteso il ritorno di Sheera, aveva imparato ad apprezzare per la loro comodità.

Sheera così fu costretta ad andarsene senza dire una parola e alla svelta, non perché non volesse sentirli o vederli per vergogna, non era nelle Creature Oscure comportarsi così e anzi, avrebbe giovato alla sua energia nutrirsi di tutti i desideri che avrebbero lasciato trasparire dai loro corpi.

Era nel suo mondo e questo per lei significava che tutto era amplificato, sentiva ogni cosa le stesse intorno anche quando non voleva e non era esattamente un bene o avrebbe potuto cedere senza rendersene conto a chissà quale altro piacere o voglia di sangue che sentiva in altri. Questi demoni! Un giorno li farò fuori tutti! pensò mordendosi il labbro nervosa prima di ridacchiare tra sé e sé maligna. In realtà l'aveva già quasi fatto una volta.

– Oggi sei tranquillo, eh?– disse in un sussurro guardando l'oscurità che si estendeva oltre il precipizio che aveva raggiunto, la voragine che faceva da casa all'unico drago rimasto in quelle lande.

Spiegò le sue ali e si buttò di sotto, atterrando poi tranquilla creando un lieve vento che alzò la polvere dal terreno umido e freddo, privo di erba ed alberi. C'era solo buio ma per lei non era mai stato un problema, riuscì a camminare tra i grandi massi fino ad arrivare a dove il gigantesco animale riposava indisturbato a pancia in giù, le ali chiuse. Aprì i suoi occhi azzurri e glaciali solo per controllare chi fosse e sembrò contento di vederla per un certo verso.

– È da un po' che non ci vediamo.– gli disse Sheera avvicinando al suo muso dai denti aguzzi grande quanto lei o poco più, toccando lievemente le sue squame nere fino al collo prima di sedersi e appoggiarsi a lui che rimase sveglio, anzi, spostò la sua lunga coda in modo da creare con il suo corpo una specie di cerchio come a volerla proteggere.

Sheera nel mentre fece un gesto con la mano e la pietra scura che il drago portava perennemente al collo si staccò dal collare di metallo, raggiungendo le sue mani chiuse a coppa. Al sol contatto con la sua pelle divenne viola e si illuminò appena, riflettendo quel colore sul volto della Dea e su parte dell'ambiente circostante.

– Mi licenzierei dall'essere una Dea se potessi!– ridacchiò lei con un sorriso malinconico che provocò all'animale un verso di dispiacere. Poi ci fu solo silenzio mentre la Dea Nera fissava la pietra colorata, il suo tatuaggio sul braccio sinistro che si colorò anch'esso di viola facendo fluire energia negativa in essa: la sua, i suoi pensieri, le sue paure e preoccupazioni.

Quel drago era estremamente importante per lei, avrebbe ucciso chiunque avesse provato a metterci le mani addosso per il semplice fatto che lui, l'essere più fedele in assoluto che gli Abissi Infernali ospitasse, custodiva i suoi incubi rinchiusi in quel piccolo cristallo. Nessuno doveva scoprirlo, nessuno doveva conoscere quella parte della sua oscurità. Nemmeno Kyra ne era a conoscenza, sapeva solamente che fosse importante ma nient'altro.

– Va meglio, tranquillo.– disse quando lui mosse appena la testa nel momento in cui la pietra tornò al suo posto al suo collo, Sheera che si rannicchiò contro di lui beandosi del freddo che c'era lì. Era meno tesa, riuscì persino ad addormentarsi per davvero dopo giorni, finalmente nel suo silenzio, priva di incubi altrui dolorosi.

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