29 - I Superior

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Le numerose case una accanto all'altra delle periferie in cui vivevano i Rubies, così chiamati per via degli alberi dalle foglie rosse tipici di quelle zone a segnare l'inizio dei territori di Stavira, poi piccole villette maestose degli Aereus di cui, solitamente, facevano parte i Kafar e gli imprenditori; la differenza si poteva vedere chiaramente tra loro e gli Argenti poiché quest'ultimi possedevano case molto più imponenti e dai giardini immensi e meravigliosi, pieni di vita anche con la stagione fredda. La maggior parte degli Aurum invece vivevano nel più che visibile palazzo al centro di tutto, nelle stanze ai primi piani, oppure erano da qualche altra parte più appartati a fingersi di rango più basso.

– Deduco che i Superior si tengano stretti le torri.– disse Sheera dal tono annoiato dopo essersi sorbita tutta la spiegazione da parte dell'uomo più giovane di cui aveva rimosso il nome, non che le importasse. Erano due ore se non di più che vagavano a cavallo, erano partiti spediti senza difficoltà per le campagne ma, una volta raggiunte le periferie dovettero tornare al passo. Questioni di sicurezza per le persone a piedi, cosa per cui la corvina normalmente non avrebbe guardato.

Avrebbe fatto fuori chiunque in quel momento, non sopportava il sprecare tempo in quel modo quando avrebbe potuto benissimo teletrasportarsi fin lì da Agraq. Aveva anche provato a dissuadere Kyra nell'entrare nelle menti dei tre e sbrigare la faccenda, inutile dire che l'aveva guardata storto contrariata. In parte lo capiva, però fingere di essere qualcosa che non si era dopo un po' la stancava se non si aveva dietro un motivo più macabro, sanguinolento o comunque più allettante che non spaventare degli inutili Salir con la presenza di una Dea distruttiva.

– Esatto, raramente escono.–

– Devono avere una vita piuttosto impegnativa.–

Kyra la guardò arresa da parecchio, proprio non sopportava quel posto e quella gente in vesti sfarzose. Ma come biasimarla? Dopo quello che aveva passato sotto l'ombra di Salir era capibile il suo ribrezzo per la loro società, il fatto che chiunque fosse diverso venisse punito semplicemente per fatto che era stato sé stesso.

– Ma scherziamo?– la sentì poi bisbigliare quasi in un lamento, e inizialmente non ne capì il motivo fino a quando non seguì il suo sguardo diretto proprio di fronte a loro: il palazzo era illuminato dai raggi solari e rendevano le pareti in un certo senso luminose, fin troppo per la Dea Nera. E poi il giardino che già di per sé sembrò una reggia sprigionava vita da ogni dove, entrambe potevano vedere quanta energia positiva ci fosse là dentro, tra le foglie, i fiori, l'erba, i piccoli insetti che vi abitavano.

– Non ridere.– ringhiò a bassa voce poi verso di lei che si trattenne dal non provocarla ulteriormente mentre oltrepassavano l'enorme cancello metallico simile all'argento che venne aperto e richiuso al loro passaggio da altre due guardie composti e seri.

Si fermarono di fronte al portone in pietra scolpita e per un attimo, ad entrambe, ricordarono i loro portali nell'Infinitus per i numerosi decori, anche se non erano alla loro altezza, al loro prestigio. Non c'erano ossa e teschi, né fiori o arbusti, tantomeno rune magiche. Semplicemente, c'erano raffigurazioni di persone in vesti particolari, ricordarono alla corvina quelli che aveva visto indossare da Maestro per cui il solo pensiero le fece salire la voglia di trovarlo e ucciderlo. Sempre che non fosse già morto in quegli anni. Perché doveva venirmi in mente adesso? Non ho più una vita da Salir!

Le tre guardie smontarono dai propri cavalli che furono affidati ad una quarta guardia che li aveva raggiunti, era solo più giovane e forse ancora un'apprendista dato che non indossava un mantello di stoffa sofisticata come gli altri. Dovettero essersi in un certo senso dimenticati di avere ospiti fin quando non si voltarono verso le due ragazze come a volerle aiutare, anche se già tardi. Sheera era perfettamente in piedi e intenta a dare una mano alla chiara a scendere, fissandogli poi con il suo sguardo nero inquietante e profondo come a giudicarli.

– Ricordatevi le buone maniere, sapevo che in posti del genere ci teneste.– lanciò una frecciatina loro sorpassandoli, Kyra al suo fianco che scosse la testa e mostrò uno dei suoi sorrisi calorosi e rassicuranti.

– Non ascoltatela, si sta solo annoiando e ha voglia di importunare le persone.–

I tre si guardarono, probabilmente si chiesero cosa potessero avere di speciale quelle due ragazze totalmente opposte da esser state chiamate dai Superior.

– Noi non possiamo entrare al momento, ordini dall'alto. Ci hanno detto di dirvi di proseguire diritto e basta.– le avvisò Hakir ricambiando il sorriso un po' impacciato, evidentemente si sentiva a disagio dopo le parole della corvina che non li salutò nemmeno a differenza dell'altra.

– Non fare casini, Distruttrice.– le sussurrò poi sulla pelle appena furono abbastanza distanti da loro, intente a salire la piccola scalinata che precedeva il portone.

– Mi tenti ancora di più negandomi qualcosa, Creatrice.–

Kyra le diede un pizzicotto sul braccio facendola lamentare e ridacchiando per il suo sguardo truce, sorpassandola e sfiorando con le dita la superficie liscia e fredda della pietra; questa si spalancò appena, giusto lo spazio per farle passare ed entrare nel grande palazzo.

– Oh, ti prego!– esclamò Sheera esasperata, Kyra che scoppiò a ridere seriamente.

– Questo è un incubo, io me ne vado!– continuò la corvina facendo dietrofront ma venendo fermata dall'altra che la prese a braccetto.

– Dove credi di andare? Ci hanno chiamate per un motivo, te compresa. Perciò vedi di non fare tragedie come una bambina.–

– Come scusa?–

Kyra ridacchiò e le lasciò un bacio casto sulle labbra sentendola cedere e voltarsi di nuovo verso quell'enorme corridoio che pareva ininito. L'unico problema per lei? La luce. Tanta, luminosa, si rifletteva ovunque a causa della pietra bianca e lucida del pavimento, delle pareti, entrava dalle altissime finestre e illuminava ogni cosa. Statue con inserti oro, colonne maestose, antichi lampadari di cristalli, avrebbe distrutto tutto per quanto le provocasse fastidio tutto quel bianco. La sensazione era simile a quella che provava ogni volta nel guardare il portale per l'Eden, e ogni volta lì pensava a quanto avrebbe voluto spargerci del sangue. Perché doveva essere differente lì?

Kyra invece si guardava intorno incuriosita e meravigliata da tale bellezza ed eleganza, i raggi solari le toccavano la pelle lasciando che se ne nutrisse. Osservò anche il pavimento lucido che rifletteva l'alto soffitto nonché l'unica zona in ombra come uno specchio. Rimase così attenta nel contemplare l'ambiente che trasalì quando sentì una voce chiamarle, suscitando una lieve risata maligna da parte della corvina al suo fianco compiaciuta dal suo spavento.

– Benvenute.– disse di nuovo un uomo anziano dai capelli argento dall'età, la pelle rugosa, occhi nocciola ancora pieni di vita. Risaltavano con il colore della giacca e dei pantaloni di un arancio scuro ed elegante a dirla tutta, dava un tocco di colore all'ambiente a tratti monotono del corridoio e anche della porta su cui lui le aveva aspettate e che sorpassò facendole cenno di seguirle.

– Senti odore di inganno? O altro?– domandò guardando Sheera prima di varcare la soglia. La vide scuotere la testa, non c'era niente di anomalo nell'aria che lei potesse fiutare, il che significava che potevano stare tranquille al momento.

– Ecco qui i grandi Salir più potenti.– si disse Sheera a bassa voce quando si ritrovò in una grande sala circolare. Le pareti e il pavimento era identico al corridoio, stessa cosa per le colonne e le statue ma la novità era sicuramente il grande tavolo circolare con ben venti sedute. Alcuni uomini di svariata età, che andavano dai trenta ai cent'anni per coloro che si aiutavano a camminare con dei bastoni, avevano già preso posto, altri iniziarono a farlo nel momento in cui le videro.

– L'agitazione è una pessima nemica con me intorno, sappiatelo.– disse Sheera squadrandoli uno ad uno. Lo percepiva più che chiaramente la preoccupazione e la paura verso di lei, ma come biasimarli? Sapere che avessero davanti un essere pericoloso oltre i normali schemi a cui erano abituati non era semplice.

– Accomodatevi pure.– disse uno di loro prendendo coraggio e facendo cenno alle uniche due guardie alla porta di avvicinare delle sedie, anche se Sheera notò un posto sopra una colonna spoglia in ombra su cui si teletrasportò, sempre che quella potesse esser considerata tale, ma pur sempre meno fastidiosa.

– Le dà fastidio la luce, non vi preoccupate.– rassicurò subito Kyra quegli uomini rimasti confusi e sentendosi anche a disagio poiché la corvina seduta là in alto a svariati passi da terra sembrava giudicarli, studiarli proprio come un predatore fa con la sua vittima prima di attaccare. I suoi occhi lasciati viola scuro non erano di certo d'aiuto, tutto il contrario di quelli della Dea Bianca che prese posto accanto a due dei Superior più giovani, il suo opposto alle sue spalle tranquilla nel suo amato silenzio.

– Teoricamente non dovremmo avere contatti del genere con voi, vi avevo detto delle nostre identità solo per casi estremi e non per parlare.– iniziò a dire poi sempre con il suo volto raggiante, i loro animi più rilassati.

– Ne siamo al corrente, e ci scusiamo per questo...– spiegò subito uno di loro prima che continuasse un suo collega.

– Ma ci sono arrivate delle voci che ci hanno fatto preoccupare.–

Entrambe le Dee annuirono appena facendosi sull'attenti, in ascolto.

– Ecco, qualche giorno fa è arrivato qui un ragazzo disperato. Aveva ferite ancora aperte per tutto il corpo e sul volto una maschera bianca. A mala pena camminava, pareva devastato.– continuò un altro, e poi un'altro ancora.

– Ci disse di provenire dai pressi di un importante villaggio del Distretto di Bardiia, Briarenest se non erro, dove diciamo che, sì ecco...–

Sembrava piuttosto in difficoltà, come se non sapesse come approcciarsi con loro e come dargli torto? Guardò a mala pena Sheera in attesa al suo posto, la sua pazienza che iniziava a scarseggiare e parecchio velocemente.

– Ha detto che Voi avete devastato tutto incurante delle persone, gli edifici, ogni cosa e lui era l'unico sopravvissuto.– sputò alla fine.

– Io l'avrei fatto?– si stupì la corvina, Kyra che si voltò appena verso di lei.

– Sappiamo che siete importanti per la nostra esistenza, ma dei disastri del genere non possiamo ignorarli così, siamo noi a dirigere la vita altrui e assicurare loro un posto dove vivere senza paure.– proseguì l'uomo vestito in arancione. Sheera si dovette trattenere dal non strangolarli uno ad uno e far sentire loro ogni singola parola, ogni singolo incubo di centinaia e centinaia di persone abbandonate a sé stesse nel Regno Assoluto. I Superior dirigevano tutto ed era vero, ma si concentravano solo nelle zone che faceva loro comodo.

Briarenest era famosa per le stoffe pregiate che tutti a Stavira indossavano con orgoglio e giudicando gli altri, fosse stato raso al suolo un'altro luogo insignificante non avrebbero nemmeno alzato lo sguardo. Lei lo vide perfettamente dalle loro anime grigie, macchiate a tratti di superbia e altri peccati non nuovi a lei.

– Quando sarebbe accaduto questo fatto?– domandò Kyra pensierosa.

– Tre o quattro giorni fa.–

– Mi spiace dirvelo ma non è possibile che sia stata lei.–

La guardarono straniti e stupiti, forse si sarebbero aspettati di averla dalla loro parte, di provare un senso di fastidio di fronte alla Dea del Caos, e non che la difendesse. Kyra sapeva che la corvina sapeva dire la propria per i fatti suoi ma era meglio se a parlare fosse lei poiché non possedeva l'uso di parole taglienti come il suo opposto, e la sua aura rassicurava sempre chiunque le si trovasse intorno.

– Eravamo entrambe nei nostri Mondi e non possiamo intervenire in modo così diretto da lontano. In più, in quanto sua energia opposta, avrei subito percepito il suo lavoro ovunque io fossi, la sua aura agire.– spiegò seria ma allo stesso tempo con la gentilezza che la contraddistingueva. Sheera se ne stupiva ogni volta.

– Ma, allora, cos'è accaduto? Quel ragazzo sembrava davvero disperato e sull'orlo di una crisi, abbiamo mandato dei nostri uomini ad indagare ed era tutto vero.–

– Non lo so, possiamo comunque indagare.–

Kyra guardò la corvina come a cercare approvazione e la vide sospirare e teletrasportarsi di nuovo a terra, dietro di lei più precisamente, le sue mani ghiacciate sulle sue spalle a darle un brivido sulla pelle.

– Vi faremo sapere, però accusare in questo modo non mi piace.– iniziò a dire lei con una fermezza invidiabile, un tono seducente e così forte. Ci si sentiva impotenti dinnanzi a tale combinazione, senza tralasciare la sua bellezza fuori dal comune.

– Inoltre, quello che facciamo non vi riguarda. Gli Yarix non si sono mai lamentati e noi non abbiamo mai cambiato di fare ciò per cui esistiamo, non vedo il motivo per cui dovremmo smettere a causa vostra.–

–Sheera, va bene così.– sentì nella sua mente dalla chiara ma non si fermò, strinse appena la presa come a voler dire all'altra di non intromettersi. Avrebbe fatto qualcosa che non le piaceva ma poco le importava.

– Prendetevi le vostre responsabilità, magari imparerete qualcosa. Ah, giusto per informazione, non siamo mai state qui, chiaro?–

Li videro annuire lentamente, dopodiché Sheera schioccò le dita e lasciò che una nube nera avvolgesse lei e Kyra portandole fuori da lì, fuori dai cancelli del palazzo e verso le periferie più tranquille, il sole che stava già calando. Le giornate ormai si erano ridotte parecchio, ci si svegliava e in un battito di ciglia ci si ritrovava di nuovo a letto a dormire.

– Potevi evitare di usare il tuo essere Incantatrice.– borbottò Kyra quando si ritrovarono da sole a camminare per le vie quasi deserte, Sheera che alzò gli occhi al cielo stiracchiandosi.

– Non volevo stare un secondo in più lì.–

– Parlando di cose serie...– ricominciò la chiara guardandola preoccupata e al tempo stesso dispiaciuta.

– Hai perso il controllo di nuovo?– le domandò. La corvina si bloccò, sapeva che in realtà glielo stava chiedendo non per il fatto di non essere lucida in quei momenti di per sé ma perché si sentiva in colpa per la discussione. Di nuovo. Era una delle cose più snervanti della Dea Bianca, quella di sentirsi sempre in colpa nonostante il tempo che passava e cancellava tutto.

– No, o almeno non mi pare. Non ne ho avuto postumi perciò lo escludo. Non sono stata seriamente io a qualsiasi cosa si stessero riferendo quegli idioti.–

– I Demoni?–

– Solo Damon e Lilith possono uscire ma non l'hanno fatto in questi giorni.–

Kyra annuì, doveva esserci altro che sfuggiva ad entrambe, ma cosa? L'unico modo per capirlo era andare sul luogo del massacro in prima persona, entrambe lo pensarono e, appena trovarono un vicolo stretto e fuori dagli sguardi altrui, si resero invisibili e spiccarono il volo.

Sfortunatamente il Distretto di Bardiia era dal lato opposto da quello di Leia in cui si trovavano, ma fortunatamente vicino a quello di Gonterre da permetterle di tornare ad Agraq giusto per far sapere ai loro amici Salir di stare bene e che avevano risolto; le correnti di vento furono d'aiuto anche nel raggiungere la meta, spirarono quel che poterono per portarle il più velocemente possibile. Il teletrasporto l'avevano evitato non sapendo cosa avrebbero potuto trovare, e poi dall'alto avrebbero potuto osservare tutto il territorio per studiarlo e verificare che non ci fossero pericoli.

– Dovrebbe essere quello, giusto?– domandò Sheera quando si fermarono a mezz'aria, la chiara che annuì ed entrambe che si fecero cupe: sotto i loro piedi una distesa d'erba secca e terra smossa in maniera anomala si presentò, alberi e arbusti ribaltati le cui radici cercavano il cielo anziché il terreno, poi case in frantumi, roccia e polvere sparsa ovunque.

– Molto strano...– sussurrò Kyra quando atterrò cauta.

– Concordo.– la seguì l'altra.

– Non sento un briciolo di dolore qui, non come quando sono tornata ad Eathevyr quando mi sono risvegliata.– pensò ad alta voce Kyra iniziando a camminare tra le macerie.

– Se è per questo non sento minimamente presenza di anime disperse e sangue, tanto meno di corpi morti.–

Niente di tutto quello era normale, e nemmeno vero. Ebbero la conferma nel momento in cui Kyra provò a toccare quello che doveva essere una maceria e la sua mano l'aveva attraversata. Le Dee si guardarono, ancora avevano indosso l'incantesimo di invisibilità per evitare che altri potessero vederle nel caso in cui tutto quello fosse stato pericoloso. Nessuna delle due però lo avvertì, sentirono altro però: Sheera l'inganno e Kyra la vita scorrere.

Fu proprio lei a schioccare le dita e far apparire nella sua mano una sfera di luce pura, scagliandola poi verso il terreno. Subito dopo, apparve una nebbia fine che le avvolse ma sparì in una manciata di secondi e rivelando la verità: il villaggio era perfettamente intatto, le case erano al loro posto, delle persone camminavano e parlavano tra loro tranquille e ignare di quanto era accaduto. Illusione, e anche piuttosto potente ma non abbastanza da far cascare noi pensò Kyra. Chi poteva aver fatto una cosa del genere? A distrarla fu la voce di Sheera.

– Ho bisogno di bere!– la sentì esclamare vedendola allontanarsi.

– Tu vieni?– le domandò poi voltandosi appena verso di lei che sorrise.

– Mi vuoi ancora tra i piedi?– scherzò raggiungendola e prendendola per mano felice che glielo avesse chiesto. Anche se sapeva che voleva parlare di qualcosa di importante, altrimenti non l'avrebbe fatto in quelle condizioni poiché non le piaceva essere vista quasi esausta.


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