34 - Polvere e disaccordi

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Svegliarsi senza forze e zero voglia di scendere dal letto non era mai stato un buon segno per la Dea Bianca. Non era nella sua indole solitamente sprizzante di energia e positività, ed era proprio essa a sembrarle svanire lentamente da sé dal momento in cui aveva aperto gli occhi, fissando il soffitto come persa e vuota.

Era la seconda volta che le capitava nella sua vita da immortale, stavolta però non aveva idea del perché. Non è nuovo che sto senza luce a lungo, eppure non mi è mai capitato una cosa simile! pensò mentre si mise a sedere a fatica, i suoi muscoli tesi e dolenti. Era come se si fosse scontrata con Sheera per ore e sentiva l'effetto dei suoi colpi magici di energia negativa, o perlomeno la sensazione le ricordò quello.

Meglio prendere un po' d'aria si decise alzandosi lentamente e raggiungendo la porta con passi incerti all'inizio. Si dovette appoggiare alla maniglia per qualche secondo prima di ritornare a sentire il proprio corpo più stabile. Sheera era uscita dato che non sentiva la sua presenza nelle vicinanze, perciò non poteva chiederle una mano anche se, a dirla tutta, non voleva esserle un peso.

– Buongiorno.– la salutò Dyiara con un sorriso quando entrò in cucina per bere dell'acqua per rinfrescarsi e sperando potesse aiutarla.

– Ciao.– ricambiò il saluto accennando un sorriso stanco e passandosi una mano tra i capelli che si legò in fretta in una lunga treccia. La donna le diede un bicchiere prima ancora che potesse chiederglielo, ormai conosceva le sue abitudini.

– Grazie.–

– Di nulla cara. Non vi abbiamo viste per qualche giorno, non avete avvisato che sareste tornate.–

– Stavate dormendo, non volevamo svegliarvi. Tranquilla.–

Ovviamente, non sapevano della loro discussione ed era meglio così, Dyiara annuì senza sospettare nulla e ritornò per un attimo a continuare a preparare quella che sembrava essere una torta. Continuò a fissarla però, la Dea non ne capì il motivo mentre bevve l'acqua tutta d'un colpo.

– Stai bene? Sembri pallida.– la sentì chiedere poco dopo.

– Sì, sono solo stanca. La stagione fredda non mi aiuta, dovrò tornare nell'Eden tra qualche giorno.– ridacchiò nel tentativo di rassicurarla. Era meglio non dire nulla del rapimento, cosa avrebbero potuto fare quei Salir? Assolutamente nulla, e poi era compito delle Dee occuparsi dei vari problemi e pericoli dei Mondi. Dovevano continuare a mantenere un basso profilo, per quanto possibile.

– Vado un po' a camminare nel bosco qui accanto, devo cercare delle erbe. Potresti avvisare Sheera nel caso?– le disse vedendola annuire.

– Certo, e già che sei lì potresti raccogliere qualche bacca? Se non ti dispiace.–

Non poté dirle di no e poi, forse, la cosa l'avrebbe distratta dalle sue preoccupazioni. Perciò si avviò con passo più deciso verso gli alti alberi limitando l'uso della magia per quanto le fosse possibile. Fortunatamente non c'era mai nessuno nei paraggi e poté tranquillamente lasciare i suoi occhi viola chiaro vagare tra le cortecce e gli arbusti di fronte a sé. Il terreno era umido, il muschio si era espanso su molti alberi rispetto all'ultima volta che si era inoltrata nel bosco, e c'erano anche più rami spezzati a terra.

– Dev'esserci stata una bella tempesta nei paraggi a quanto pare.– si disse quando poggiò una mano sul tronco di un albero sfigurato da un fulmine, il legno bruciato e spaccato in due. Forse era stata la Dea Nera, quando avevano discusso. Non era la prima volta che accadeva.

– Strano, in questo periodo dovrebbero essercene a bizzeffe.–

Era di fronte ad un grande cespuglio di bacche rosse, o solitamente lo erano in quanto l'intera pianta stava appassendo: le foglie erano diventate di un grigio giallognolo, i piccoli rami intrecciati si erano fatti deboli e cadenti, i suoi frutti di un rosso sbiadito.

Si inginocchiò e ne prese una assaggiandola, l'aspro che sentì le provocò una smorfia disgustata. Scosse la testa e le bastò toccare una semplice foglia, l'unica che sembrava in condizioni migliori, per dare più energia all'intera pianta e ridarle vita. Finalmente i rami si fecero più forti, si sollevarono verso l'alto come nel tentativo di raggiungere il cielo, poi le foglie tornarono di un verde brillante e numerosissimi fiori bianchi e rosa sbocciarono, facendo poi apparire le bacche che lei cercava di un rosso intenso.

Sorrise e ne assaggiò un'altra, stavolta aveva un sapore così dolce e fresco che ricordava e ne avrebbe mangiate molte ancora volentieri ma servivano a Dyiara. Così schioccò le dita e dei rami lì vicino iniziarono a volteggiare in aria intrecciandosi tra loro e mutando, trasformandosi in pochissimo tempo in una piccola cesta in cui iniziò a mettere i piccoli frutti.

La cosa le ricordò quando viveva a Stavira, quando da bambina raccoglieva anche lì bacche con Nissa da poco conosciuta. Stare in mezzo la natura l'aveva sempre aiutata ad esprimersi meglio con le persone nella sua vita da Salir, e la sua amica non si era mai lamentata di quante volte l'avesse portata con sé nel grande giardino della villa di Andreas a sporcarsi le mani e i vestiti di terra, o di quante volte si fossero prese cura dei fiori più deboli e delicati. Ripensarci le fece capire quanto fosse diversa la Kyra di allora con la reale Kyra, la Dea. Certo, in molte cose erano simili, però quel vuoto, la mancanza della sua identità l'aveva resa molto più insicura e dubbiosa. E stava accadendo di nuovo per qualche strano motivo sconosciuto.

La sua attenzione si spostò totalmente dai suoi ricordi ad una specie di polverina violacea che notò tra alcune foglie del cespuglio. Prima la fissò e sbattè gli occhi un paio di volte come a voler verificare che stesse davvero vedendo tutto ciò, poi allungò la mano e sfiorò la polvere che le rimase sulle dita. Il suo cuore di energia iniziò a battere più veloce, preoccupato.

– Stanno tornando per davvero...– sussurrò con voce quasi terrorizzata capendo per quale motivo la pianta fosse stata sull'orlo della morte nonostante non avesse dovuto esserlo. Si ripulì la mano e si alzò in fretta prendendo la cesta, bloccandosi però nel momento in cui si ritrovò davanti nient'altro che Lilith. Anche la demone sembrò per un attimo stupita di vederla lì, evidentemente stava girovagando e si erano incrociate senza fare caso l'una all'aura dell'altra.

– Ma chi si vede.– fu la castana a parlare per prima con il solito tono disgustato e odioso che le riservava ogni volta.

– Sheera sa che sei qui?– le chiese invece Kyra rimanendo sul neutro. Peccato che l'altra sembrava molto in vena di litigare e subito si mise ad attaccarla con le sue parole e modi scontrosi.

– Andrai a dirglielo per caso? Non sai che bisogna farsi gli affari propri?–

Kyra sospirò. Non sarebbe finita bene.

– Non le piace quando vagate senza motivo, e nemmeno a me a dirla tutta. Non dovreste uscire.–

Lilith fece un passo verso di lei, poi un altro e si portò nel mentre le braccia al seno fissandola con disprezzo. Niente a cui non fosse abituata.

– Se è per questo, non dovevate nemmeno frequentarvi ma tu hai deciso di fare la bambina abbandonata abbindolando Sheera.–

– Di nuovo con questa storia? Non ti stanchi ogni volta a dire le stesse cose?–

Forse era la terza o quarta volta che le rinfacciava la questione e ormai non le faceva così tanto effetto, non con quelle parole perlomeno.

– Stammi bene a sentire, alla fine non ne abbiamo mai parlato per davvero perciò...– iniziò a dire Lilith minacciosa avvicinandosi ancora a lei, solo un paio di passi a dividerle.

– Apri gli occhi, e guarda quanti problemi stai causando a lei. L'hai portata a non essere più l'essenza vera del Male, l'hai resa innocua con i tuoi occhietti fastidiosi e debole, talmente tanto che non distrugge più come prima, come dovrebbe. Normalmente, dopo una discussione, avrebbe scaricato la sua rabbia negli Abissi Infernali alimentando anche noi con la sua negatività. Peccato che qualche giorno fa sembrava solo un animale indifeso.–

Lilith fece un altro passo, la chiara sentì perfettamente la sua ira nel corpo, avrebbe voluto colpirla, farle del male e anche tanto, avrebbe voluto sentirla gridare dal dolore e chissà quale altra cosa.

– Sei contenta che hai reso l'essere più temuto un tuo burattino?–

– Ehi, non è il mio burattino.– ribatté subito, poi un'altra presenza oscura che le fece alzare gli occhi al cielo.

– Che combinate?– domandò Damon, la situazione sarebbe peggiorata e lo sapeva.

– Oh, niente, sto solo rinfacciandole i suoi peccati, le sue colpe per aver cambiato Sheera.–

– Ti ho detto che non ho mai fatto niente, non l'ho mai obbligata a fare ciò che non voleva, ogni decisione è stata sua!– esclamò stavolta la chiara con tono più alto e deciso facendo un passo verso di lei. Chi era lei per incolparla, per l'ennesima volta?

– Tsk! Certo, come no. Non mi stupirebbe se saltasse fuori che tutta questa questione fosse un tuo sotterfugio per poter controllare quanta negatività lei espanda nei Mondi, di modo che tu possa avere tranquillamente la tua parte.–

– Come scusa?–

Kyra era completamente sconcertata, davvero aveva sempre pensato a quello per tutti quei secoli? E perché dirle solo allora?

– Quelli che ingannano qui siete voi.– disse seria, Damon che si avvicinò alle due ma prese, ovviamente, la parte della demone.

– Non puoi negare che fai del male a lei e viceversa.– concordò infatti.

– Questo è il passato, ora è diverso! Non lo capirete mai vero?–

Damone si chinò appena, le mani in tasca a guardarla con sufficenza e odio.

– Se non fosse per la sua piuma che ti protegge da noi ti avremo già fatta a pezzi.–

– E ci speri davvero?–

– Non prendiamoci in giro, sappiamo tutti benissimo che non sei in grado di difenderti. Sei una Creatura Chiara, questo implica che non sei destinata a combattere. Puoi ferirci, ma quanto? Odi il dolore e dopo poco ci verresti ad aiutare perché sei fatta così, e sei debole. Se non fosse per la sua protezione, se lei non ci fosse, non saresti niente.–

– Se io non esistessi non esisterebbe nemmeno lei, quel che stai dicendo non ha senso.–

Stava provando in tutti i modi a non crollare, a cercare di fronteggiarli ma la negatività che sprigionavano non le stava facendo bene, specie in quelle condizioni in cui le forze le scarseggiavano.

– Non sto parlando di voi come Dee, ma voi come esseri pensanti. Se non vi foste incontrate, se tu non l'avessi cercata perennemente tutti staremmo meglio. Oh, giusto, è anche colpa tua se lei ha perso una parte del suo potere, se per secoli ho dovuto seguire gli ordini di Shedan, se lui ha distrutto Eathevyr.– aggiunse, Lilith al seguito.

– Per colpa tua ha dovuto soffrire e bramare per ciò che le mancava. L'hai condannata ad essere qualcosa che non è. Fossi in te mi sentirei uno schifo, anche se lo sei già.–

Kyra fece un passo indietro, non riusciva più a sentire una parola in più. Doveva andarsene da lì. Non voleva però lasciare loro l'ultima parola e scosse appena la testa guardando Damon.

– Hai sempre pensato queste cose di me, mi hai odiato dal primo sguardo, mi hai minacciato subito dopo. Chissà perché però sei venuto a chiedere aiuto a me quando gli Abissi Infernali stavano per essere disintegrati, voi compresi.–

Vide subito il sorrisetto compiaciuto e crudele del ragazzo svanire e la sua pelle si fece più pallida. La castana invece li guardò e poi cercò una risposta negli occhi del suo collega che però non sembrò essere collaborativo.

– Non te l'ha detto, vero? Bhe, si sa che siete dei doppiogiochisti.– disse per ultima cosa prima di voltarsi e andarsene via da lì camminando sempre più velocemente fino a quando non fu abbastanza lontana da loro, appoggiandosi con la schiena contro un albero, il respiro affannoso, gli occhi già pieni di lacrime incontrollate, le braccia avvolte al petto che le faceva male, le gambe che le tremavano.

Le loro parole l'avevano ferita più di quel che si era aspettata, l'avevano portata nel panico più totale. La mente era offuscata, i pensieri non facevano altro che scorrere e scorrere, una voce nella testa continuava a dirle che era vero, che tutto era colpa sua, era dovuto a lei. E se tutto stesse ricominciando da capo? Se la discussione che aveva avuto con Sheera era davvero solo l'inizio di un altro enorme problema di cui lei era la causa? D'altronde erano state sue le prime parole di fastidio, lei aveva detto che non sopportava quando la corvina esagerasse. Perché era così tanto stordita, frastornata ultimamente? Perché si sentiva fragile?

– Grazie mille Kyra!– la ringraziò tutta felice Dyiara quando entrò in casa mostrandole il cesto di bacche. Aveva cercato di calmarsi il più in fretta possibile, si era asciugata le lacrime e aveva ripreso a camminare non mostrando minimamente che non stesse bene, e la donna fortunatamente non se ne accorse, difatti tornò in cucina tutta raggiante.

– Ehi Ky.– sentì invece dietro le sue spalle, voltandosi appena.

– Quando sei tornata?– le domandò sorridendo felice di vedere la corvina, anche se stava solo cercando disperatamente di non farle notare che qualcosa non andava. Non sarebbe durato e lo sapeva.

– Qualche minuto fa, dove sei andata?–

– Nel bosco, Dyiara aveva bisogno e pensavo che un po' d'aria mi potesse aiutare.–

Le diede un bacio sulla guancia e fece per andare a farsi un bagno per levarsi di dosso l'odore dei Demoni, fastidioso. Peccato che Sheera la prese subito per il polso tirandola a sé, capì che era già arrabbiata dal suo sguardo violaceo ipnotico.

– Perché hai addosso le tracce di Lilith e Damon?–

Glielo chiese cercando di rimanere calma ma oltre la serietà e il suo corpo in allerta sapeva esserci già la vendetta per qualsiasi cosa le avessero fatto.

– Li ho incontrati nel bosco, tutto qui.– le sorrise volendola calmare. Non sembrò funzionare così tanto quella volta.

– Sheera, davvero, è tutto a posto.– insistette, la corvina che mollò la presa e iniziò ad allontanarsi raggiungendo l'ingresso della cucina e parlando con Dyiara, cosa alquanto strana poiché non lo faceva quasi mai. Così si avvicinò volendo sentire la conversazione ma fu troppo breve e la Dea Nera si voltò verso di lei.

– Ho da fare. Stai in casa, puoi darle una mano se vuoi ma ti tiene d'occhio per me.–

Kyra la guardò confusa e stupita. Non era appena tornata da chissà dove? Non aveva già adempiuto ai suoi doveri di Distruttrice quel giorno?

– Non ho bisogno di essere controllata.– le disse però portandosi le braccia incrociate al seno non contenta, Sheera che però non smise di essere seria e tremendamente autoritaria, persino con il suo opposto.

– Non ti voglio vedere in giro. Chiaro?–

Sbuffò arresa, niente l'avrebbe smossa e non aveva abbastanza forze per fronteggiarla e capire cosa le stesse passando per la testa.

– Va bene, va bene. Non mi muovo.– accettò così vedendola subito dopo svanire nella sua solita nube nera e cupa; non le rimase che raggiungere Dyiara e aiutarla a cucinare per il pranzo pur di distrarsi e non preoccuparsi della polvere che aveva visto. Dobbiamo fermarli, di nuovo... Come possiamo farlo però se non sappiamo la causa scatenante? continuava a dirsi. Andrà bene stavolta?

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