45 - Una mano in più

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Il tempo talvolta sembrava non passare mai tra le mura di pietra, dove il sole non batteva mai e l'umidità creava un odore sgradevole e nauseante, entrava nelle ossa fino a dare dolore in tutto il corpo. All'inizio, le prime volte che si era ritrovato in quel covo, aveva pensato che era solo questione di abitudine e sarebbe stato in grado di sopportare il tutto. In parte aveva avuto ragione, riusciva a respirare quell'aria di chiuso senza sentire i propri polmoni soffrire e bruciare, le sue articolazioni talvolta scricchiolavano e chiedevano pietà ma aveva imparato ad ignorare, i suoi occhi si erano abituati a stare quasi nella penombra e passare in breve tempo alla luce che regnava all'esterno.

– Non ho ancora capito a cosa servano queste carte, sono davvero strane!– esclamò tranquillamente seduto su una sedia al tavolo in cui Hariz e Flyn erano intenti a giocare con un mazzo di carte differente da quello che lui teneva in mano e che stava studiando confuso e incuriosito al tempo stesso.

– Quelle servono per il Gioco del Caos ragazzo.– gli disse l'uomo con più cicatrici in assoluto sparse sul corpo massiccio. Inclinò la testa, era la prima volta che sentiva un nome del genere.

– Era un gioco usato dai demoni nel rifugio principale per scacciare la noia e divertirsi a modo loro.– aggiunse il più basso prima di iniziare ad inveire contro Hariz, il quale sembrava star per vincere, come poteva piacergli la cosa? Era già stato battuto per tre volte da quando avevano cominciato a giocare.

– Pensavo che ai demoni piacessero le armi e il sangue.–

– Oh, è così. Ma non è una normale partita di carte come la nostra.– continuò Hariz con un ghigno di vittoria in volto, Flyn che buttò a terra il tavolo arrabbiato senza smettere di sbraitare dicendo che avesse barato tutto il tempo. Gray si era abituato in fretta alla cosa, quando mai quell'anziano uomo spregevole non perdeva le staffe?

– Sapete come funzionano le regole?– domandò riprendendo ad ammirare le carte completamente affascinato. I disegni sopra esse erano spettacolari, curati e persino il materiale sembrava diverso, più pregiato e in un certo senso magico. Hariz al suo fianco gli diede una pacca sulla spalla facendolo sussultare, da quando aveva portato a termine il suo precedente compito sembrava essersi ammorbidito con lui, o più che altro si era guadagnato un minimo di fiducia. Stava diventando sempre più uno di loro, sfortunatamente.

– Siamo Salir ragazzo, non abbiamo idea di come funzioni. Li abbiamo visti da lontano e posso dirti che ogni simbolo ha un significato di cui solo loro sono a conoscenza. Ogni tanto si ferivano,  si spogliavano, si attaccavano a vicenda fino a sputare sangue. Non erano così bravi a stare bravi e buoni.–

Gray annuì nel mentre che osservò una carta in specifico che catturò la propria attenzione: ovviamente e indubbiamente nera, dai bordi decorati da una fine cornice oro simile ad un filo spinato, e al centro un nero ancora più intenso. Sembrava risucchiare ogni cosa, gli provocò un senso di tensione, un brivido lungo la schiena. Per poco non incominciò a sudare freddo.

– La tua più grande paura, carta interessante per certi aspetti essendo difficile ammettere la propria debolezza.– sentì dire da una voce femminile sul suo collo che lo fece sussultare, per poco non cadde dalla sedia, il battito a mille. Il suo sguardo rimase fisso dietro di sé dove una ragazza gli stava perfettamente in piedi: pelle chiara, lunghi capelli castano scuro lasciati sciolti ad incorniciarle il volto, labbra rosso ipnotico, occhi ambrati ma freddi. Essi però possedevano qualcosa di strano ma non aveva abbastanza luce per poterli vedere meglio. E poi, era rimasto talmente preso alla sprovvista che non riusciva proprio a capacitarsi di chi fosse.

Non l'aveva mai vista nonostante indossasse lunghi pantaloni aderenti, a metterle in risalto le gambe snelle e lunghe, in pelle marrone di cacciatrice di taglie come gli stivaletti alla caviglia del medesimo colore e materiale; la camicia di un arancio scuro invece le diede un'aria sofisticata, il colletto slacciato da lasciar intravvedere una collana oro nascosta sotto la stoffa, le maniche arrotolate accuratamente a metà braccio.

– Cos'hai da guardare? Sembra la prima volta che vedi una donna.– gli fece lei accigliata portandolo alla realtà.

– Scusatemi, non volevo essere maleducato!– esclamò abbassando il volto e sentendosi come in colpa e anche... impotente? Lei ridacchiò appena e si mise a giocherellare con una ciocca scura iniziando a camminare per il covo come a studiarlo. Anche Flyn e Hariz non erano riusciti a dire una parola, troppo presi ad ammirarla come lupi davanti ad una preda succulenta. La ragazza però sembrava non curarsene, li ignorava con una tale semplicità da fare invidia. Gray non avrebbe sopportato degli sguardi del genere per più di tre secondi.

– Vi presento Kerrell, una demone che era alleata di Shedan come me molti anni fa, ancor prima che i Salir iniziassero ad essere reclutati.– si sentì dire dalla voce del loro capo che fece scattare in piedi tutti e tre i presenti appena lo videro varcare l'ingresso e raggiungere la sconosciuta.

– Siate gentili con lei, passare dall'essere rinchiusi nell'Oblio ad avere di nuovo la libertà non è una cosa da poco.– aggiunse prendendo a braccetto la così chiamata Kerrell, la quale li osservò con sufficienza e disinteresse.

– Resterà con noi per un po', ci aiuterà nella nostra conquista.–

Flyn si rizzò ancora di più nonostante la sua schiena curvata dall'età, non sembrò molto contento di ciò per qualche motivo.

– Non ci avevate avvisati del suo arrivo né che avessimo bisogno di una mano in più!– disse con dissenso, il capo che lo fissò. La maschera che indossava non permetteva mai di vedere né chi fosse realmente né cosa stesse provando, cosa volessero dire i suoi occhi coperti.

– Non mi serve aggiornarvi su tutte le componenti del mio piano. Abbiamo imprigionato una Dea, voi siete Salir, cosa pensate di poter fare contro di lei nel caso fuggisse di nuovo? Serve una Creatura Oscura che sappia fare il suo lavoro. Non voglio sentire lamentele.– gli disse con una strana calma che però sembrava comunque tagliente, Kerrell che ridacchiò, il suo sguardo di superiorità addosso a loro li fece sentire inutili per davvero.

– Lasciali stare, dovranno abituarsi a me per forza o mostrerò loro cosa sono in grado di fare.– sembrò quasi dissuadere il capo dal voler dare ai suoi scagnozzi una lezione per il loro scetticismo. Peccato che Flyn scattò verso la ragazza come a volerle dare un colpo della sua spada tenuta sempre al suo fianco, la demone però fu di una velocità fuori dal comune e, non seppero nemmeno come a causa della sua rapidità nei movimenti, lo spedì a terra fissandolo per un istante prima di calpestargli il braccio per raggiungere il capo nuovamente incurante delle sue lamentele di dolore.

– Non sfidate un demone di nuovo, non ne uscireste vivi.– li avvisò con voce suadente, sentire una donna parlare sembrò annebbiare la mente ad Hariz, Gray si stupì del suo silenzio.

Il capo invece rise di gusto per la scena pietosa del suo sottoposto che tentava di rialzarsi e invitò Kerrell con un cenno della mano a seguirlo verso la sua stanza privata accessibile solo a lui e a chi ne veniva invitato. Niente di speciale, solo pareti di roccia ancora più strette, vecchie pergamente e appunti mangiati dalla muffa, un piccolo tavolo con mappe e ampolle vuote.

– Il ragazzino non mi dispiace, è carino. Gli altri due invece, ti dirò, sono putridume. Ti saresti dovuto trovare altri alleati, Tharius. Non me lo aspettavo da te.– fu Kerrell a prendere la parola e sedersi sull'unica sedia malridotta con tanto di tono schifato e per niente contenta di quello che aveva visto.

– Lo so ma conoscevano Shedan, se avessi preso del nuovi sarebbe stato più difficile convincerli e spiegargli avvenimenti accaduti secoli fa. Il ragazzino perlomeno era a conoscenza del lavoro sporco di suo padre, ha semplicemente preso il suo posto. Un rimpiazzo.– le spiegò levandosi dal volto la maschera e permettendole di vedere i suoi occhi speciali, occhi di colori diversi. A lei non interessò, conosceva Tharius abbastanza bene.

– Quindi hai preferito non rischiare. I Salir d'altronde sono chiacchieroni.–

– Vedo che hai già capito.–

Lui prese da terra vicino a sé una fiala ammucchiata ad altre e gliela lanciò, un gesto semplice che le diceva di doverla bere senza che glielo dicesse.

– Non mi hai portata fuori dall'Oblio solo per controllare una stupida Creatura Chiara, vero?– fece lei dopo aver ingerito l'intero contenuto senza fiatare né curarsi di cosa fosse. Lo vide avvicinarsi a sé e capì dalla sua espressione che aveva le idee chiare.

– A tempo debito ti dirò tutto, pazienta.–

– Ti va bene che non sono un demone puro, altrimenti ti avrei già sbranato.– sbuffò la ragazza facendolo ridacchiare maligno. Kerrell era nata da due Creature Oscure, dai loro peccati precisamente, qualche secolo dopo la scomparsa delle Dee e della cattura degli Yarix, nel Regno Assoluto. Era un demone, certo, ma diverso dagli altri poiché non era stato il potere della Distruzione a darle quella forma. Per questo motivo lei era sempre stata vista dall'alto in basso oltre al fatto di non essere potente e forte al pari d'altri, esattamente come Tharius. Si erano incontrati per caso e trovato elementi comuni d'odio. Avevano entrambi servito il solo signore nonostante fossero stati ritenuti i più deboli.

Eppure, Tharius era riuscito a scappare all'ira della Dea Nera quando era tornata ma non era riuscito a portare con sé la sua amica. Aveva lavorato per mesi pur di farla uscire dall'Oblio e continuare il lavoro lì dove anche i più forti avevano fallito. Ormai, la conquista dei poteri Supremi, era l'unica cosa che contava per lui per dimenticare di esser osservato con disprezzo.

– Non potrai ancora uscire, devi riprendere le forze. Sai che ci tengo.– continuò lui vedendola annuire.

– Perciò sì, al momento ti affido la Dea Bianca. Nessuno deve aprire la porta, deve rimanere chiusa completamente nella sua prigionia. Basta un minimo di luce e riuscirà a scappare.–

La vide annuire nuovamente, o forse stava pensando già a come vendicarsi dell'essere stata imprigionata nell'Oblio, il luogo in cui qualsiasi paura mangiava le anime fino ad esaurirle. Gli mostrò un sorriso per nulla benevolo, i suoi occhi ambrati scintillarono nell'oscurità.

– Sta tranquillo amico mio, il tuo piano funzionerà, e noi regneremo su tutti Mondi come gli esseri più potenti mai esistiti.–

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