47 - Fingere

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Dire che le cose fossero tornate normali dall'attacco del Divoratore era quasi follia. Agraq era diventata un paesino pieno di persone impaurite, dubbiose, tese. Bastava anche il minimo rumore per far saltare in aria chiunque; talvolta cadeva a terra qualche vaso tenuto fuori dalle finestre a causa del vento e iniziavano a sentirsi subito urla di terrore spargersi e tutto tornava silenzioso solo nel momento in cui ci si rendeva conto che non era stato niente.

I bisbigli, le voci, le dicerie, poi, erano ovunque: il fatto che Sheera Deathblack fosse risultata essere la Dea Nera, un essere divino e primordiale di cui avevano da poco letto e appreso l'esistenza dopo millenni, era letteralmente sulla bocca di ogni singolo Salir. Per non parlare del fatto che Agraq fosse stata la sua casa per i primi anni della sua reincarnazione, o che avessero trattato male sin dall'inizio l'essere più pericoloso con cui si poteva avere a che fare.

Se i Salir erano tremanti di preoccupazione, nei pochi Yarix a far visita non si vedeva altro che ammirazione, cercavano risposte alle proprie domande, come fosse di aspetto la Dea più seducente, dove si rifugiava, dove andava. Era assurdo, potevano passare ore ed ore ad interrogare le persone. Per questo Nath cercava di non farsi vedere così spesso o tutti avrebbero indicato lui, l'unico a saperne più di tutti. Fortunatamente, a breve il portale per Eathevyr si sarebbe chiuso e il popolo dalle agli grigie sarebbe andato via dal Regno Assoluto.

– Wavebane?– si sentì chiamare mentre camminava tranquillo per la piccola piazza intento a consegnare gli ultimi ordini di pane della giornata come la maggior parte delle volte. Si voltò sentendosi osservato e si ritrovò davanti tre ragazzi a fissarlo. Li riconobbe, e per un attimo il suo istinto, guidato da ricordi dolorosi, gli disse di scappare. Ma era il passato, cosa potevano volere ancora da lui?

– Oh, è da un po' che non ci si vede. Vi trovo bene.– sorrise salutando garbatamente, dentro invece sentiva rabbia, tensione e confusione. Fino ad una manciata di anni prima lo avevano preso di mira, era diventato il loro bersaglio solo perché frequentava una ragazzina casinista.

– Vedi di non scherzare!– gli urlò quasi contro il capobanda, nonché il più ricco, alto e bello che si credeva il migliore di tutti. Catturò l'attenzione di alcune donne che passavano lì vicino che ovviamente non fecero nulla. Perché la situazione sembrava non essere cambiata? Li guardò non capendo.

– Dovrei dirvi che state male?–

I due al suo fianco gli si avvicinarono, portandolo sulla difensiva senza che se ne accorgesse.

– Tu lo sapevi vero?– gli chiese uno per primo.

– Sapevo cosa?–

– Della tua amichetta, idiota!– aggiunse l'altro.

Non erano proprio cambiati per niente, assolutamente. Di nuovo se la prendevano con lui, per cosa? Non aver detto dell'identità di Sheera?

– Non erano mica affari vostri, se mi ha chiesto di non dire niente io lo faccio. Non sono come voi.– disse serio volendosi voltare e tornare al suo lavoro ma si ritrovò contro il muro dell'edificio al suo fianco, i due scagnozzi a tenerlo fermo. Avere delle immagini spiacevoli in testa non lo aiutò a liberarsi, solo gli provocò un senso di disgusto e quasi paura di finire come tempo addietro, dove lividi, graffi e ossa rotte erano stati parte delle sua vita.

– Da quanto ne sei a conoscenza? Ti rendi conto con chi abbiamo vissuto? E tu sei rimasto zitto?– continuò il biondino capo banda fisso su di lui prima che lo squadrasse per bene.

– Sei sempre il solito inutile, non sai mai difenderti!–

La presa, le mani degli altri su di sé sparirono poco dopo dal suo corpo, fu libero di respirare normalmente e non trovò più davanti a sé i tre ragazzi della sua età. Li ritrovò dietro, alle sue spalle, al suo posto tenuti con le schiene al muro da una forza invisibile. Nath capì subito di chi fosse il merito, o la colpa, ancor prima che apparisse accanto a sé.

– Lasciali, è causa persa.– sospirò, Sheera accanto a sé totalmente contrariata.

– Ho voglia di divertirmi un po'.– fece lei. Evidentemente, doveva aver percepito l'energia negativa che tutti e quattro avevano sprigionato, la rabbia e la paura, attirando la sua attenzione. Sapeva che non sarebbe rimasta con le mani in mano se si trattava di lui.

– Mettiamo le cose in chiaro.– cominciò a dire la Dea sotto forma di Salir come l'avevano sempre vista, le braccia al petto, lo sguardo viola agghiacciante in grado di penetrare nell'anima. La loro paura fu un banchetto mediocre a dirla tutta ma era sempre meglio di niente.

– Uno, mi pareva di avervi detto di non toccarlo un'altra volta ma vedo che la vostra memoria è labile.– proseguì facendo un paio di passi verso di loro ancora tenuti fermi contro l'edificio grazie alla sua magia.

– Due, non dategli dell'idiota per essere migliore di voi messi insieme. E tre...–

Si fermò proprio a qualche centimetro di distanza dal volto del capo, la sua mano fredda a percorrergli il collo scoperto, l'unghia nera minacciosa contro la sua pelle a seguire il percorso di una vena importante, lo scorrere del suo sangue. Il freddo del suo tocco per poco non lo fece tremare.

– Il pessimo sapore del vostro cuore non mi impedisce di lasciarlo lì al suo posto quando può saziare la mia fame, perciò... vi conviene non provocarmi. Non sono la Sheera che conoscete e, nel caso non l'aveste capito con il vostro cervellino, ora sono peggio.– concluse ridacchiando maligna prima di liberarli dalla forza immobilizzante a togliere loro il fiato. Per poco non caddero a terra alla ricerca d'aria.

– Tsk! Inutili Salir! Spero che la prossima volta che vi vedrò sarà negli Abissi Infernali con le vostre anime al mio cospetto.– esclamò lei annoiata voltandosi e iniziando a camminare come se non avesse fatto nulla, le persone intorno che avevano osservato la scena sembravano esser diventati di pietra.

– Che ci fai qui?– domandò Nath seguendola nella speranza di distrarsi dagli sguardi altrui. E poi, la sua amica, da quanto sapeva, doveva essere negli Abissi Infernali.

– Controllo il Divoratore a debita distanza, vorrei evitare che si attivasse di nuovo con la mia presenza.– rispose lei dal suo solito tono annoiato e di sufficienza. Fortunatamente il pezzo di roccia violacee era rimasta ancora lì e nessuno si era minimamente avvicinato per paura ma questo non voleva dire che la curiosità non c'era stata, specie per dei chiacchieroni e ficcanaso di prim'ordine di cui Agraq era piena.

– Vedo che il braccio è a posto.– notò poi il giovane, l'arto completamente uguale a prima, di nuovo in carne. Sheera fece spallucce e si fermò ad una decina di metri di distanza dal Divoratore quando lo raggiunsero. Era ancora dormiente perciò non poteva rilevare la sua aura viola sotto forma di Salir a meno che non si fosse avvicinata nuovamente.

Ma non le interessava quella questione, era altro a preoccuparla: per quale motivo erano riapparsi? Più se lo chiedeva e più le risposte erano inesistenti. L'equilibrio era perfetto, il Male non prevaleva sul Bene o viceversa, anzi, erano proprio quegli esseri fuori controllo a modificare l'andamento della positività e negatività. Come era accaduto agli Yarix che si erano uccisi a vicenda, o le foreste mezze morte quando niente del genere sarebbe dovuto accadere.

– Ti va di venire da me per cena?– le chiese Nath così di punto in bianco distraendola dai propri pensieri ingarbugliati. Si voltò a guardarlo stupita di quella domanda, cosa c'entra in quel momento?

– Ho da fare.–

– Per questo te lo sto chiedendo.–

Lo guardò accigliata inclinando appena il volto. Nath l'aveva osservata in quei svariati minuti in cui era rimasta in silenzio a fissare il Divoratore, aveva più che fatto caso al suo mordersi un'unghia nera dal nervoso, il suo sguardo fisso di chi aveva solo voglia di distruggere tutto per dimenticare le preoccupazioni.

Non gli avrebbe detto nulla riguardo a cosa doveva affrontare il qualità di Dea né glielo chiese lui, non poteva nemmeno immaginare quanta responsabilità potesse avere, o del pericolo che entrambe le personificazioni di poteri primordiali cercavano di non mostrare agli altri.

– Sono anni che non facciamo qualcosa insieme.– ridacchiò lui quando le scompigliò appena i capelli facendola lamentare, poi la corvina sbuffò avendo capito che voleva solo distrarla per poco.

– Va bene.– borbottò, lui che sorrise felice e le avvolse un braccio sulle spalle obbligandola ad incamminarsi. Il sole basso quasi a toccare l'orizzonte rendeva le loro ombra ancora più allungate e scure, le luci nelle case attraverso i vetri che riflettevano i raggi tiepidi e il cielo aranciato, i profumi di svariati piatti caldi a riempire le strade creando una mescolanza di odori da cui non si capiva da dove provenissero di preciso. In effetti era vero, era da molto che Sheera non usciva a quell'ora per raggiungere la casa di Nath.

Prima del suo risveglio, forse all'età di dodici anni, Marcus e Dyiara avevano controllato di più le volte in cui usciva attraverso compiti da fare come sistemare la casa, aiutare la donna con la cena, o anche solo chiudendola in camera. Ricordava ancora tutti i pasti saltati per quante volte avesse dato loro del filo da torcere, quando tentava di disobbedire e fare di testa sua. Solo in piena notte, nel momento in cui tutti dormivano, era sempre riuscita a sgattaiolare via e se Nath era ancora sveglio riuscivano a vedersi sul tetto del panificio.

– Sono tornato e ho portato compagnia!– avvisò del suo rientro a casa Nath appena varcata la soglia, i colori caldi come l'ambiente per poco non colpì in pieno la Dea che si trattenne dal non fare una smorfia schifata. Come aveva fatto in passato a rimanerne quasi impassibile non ne aveva idea.

– Per compagnia intendi il tuo stomaco?– gli domandò come specie di saluto suo fratello tranquillamente seduto sul divanetto a leggere.

– Non è colpa mia se ho fame.– ribatté subito lui facendo ridacchiare la corvina che attirò l'attenzione di Nico.

– Ah, intendi lei. Sei ancora qui.–

– A quanto pare.– fece lei prima di sentire Peter salutarla quando le passò accanto. Dovette aver intuito che sarebbe rimasta lì con loro per un po' poiché non le chiese niente, fu come essere tornati indietro di qualche anno a quando sfamare la ragazzina più odiata di tutti era la quotidianità.

– Fa strano vedere una degli Argenti sporcarsi le mani.– disse una volta che raggiunse la cucina, appoggiandosi con la spalla contro lo stipite ad osservare Amanda impartire lezioni culinarie a Nissa, tremendamente attenta.

– A casa non mi era permesso, dovevo stare al posto che si addice ad una di alto rango quando mi ha sempre incuriosita. Oh, comunque ciao anche a te, felice di vedere che il tuo braccio è tornato, faceva senso vedere le ossa.– cominciò subito a parlare la ragazza dai capelli biondi quando la notò ma senza perdere la concentrazione. Sembrava star preparando una qualche crostata per niente allettante alla Dea Nera.

– Volete una mano?– entrò anche Nath lì aiutando la madre a prendere qualcosa dagli scomparti più in alto sopra di sé. Una normale serata in famiglia, qualcosa che raramente Sheera aveva visto in entrambe le sue vite. Vedere e sentire tutta la positività era uno strazio da una parte ma dall'altra l'aveva sempre incuriosità poiché non riusciva a capacitarsi di come le persone potessero essere spensierati e tranquilli, felici con piccoli gesti.

Tutto d'un tratto, tra i vari profumi di cibo a lei nauseanti, riuscì a percepirne uno che catturò la sua attenzione e proveniva da ciò che stava preparando Amanda: sangue ancora caldo. Senza farci caso si era avvicinata alla donna che l'aveva osservata pensando volesse chiederle qualcosa, invece non si aspettò di vederla osservare le interiora abbandonate di un paio di conigli da poco cacciati e scuoiati, o più precisamente ai loro cuori che la ragazza prese tra le dita e mangiò senza battere ciglio.

– Fai spavento.– sentì dire da Nath al suo fianco fintamente inorridito riportandola alla realtà con il sapore delizioso di sangue in bocca.

– Istinto, non me ne sono accorta.– si scusò quasi lanciando un'occhiataccia al suo amico che ridacchiò nel mentre che si ripulì le mani e le labbra sotto l'acqua del lavandino. Dopodiché le fece segno di seguirlo in camera e così fece, ritrovandosi di nuovo loro due soli.

Nath si stiracchiò un attimo e si buttò sul letto tranquillo, Sheera che capì che aveva solo voglia di parlare un po' e che non l'avrebbe lasciata andare. Perciò prese la sedia lì accanto e ci sedette al contrario, le braccia appoggiate allo schienale in legno già stanca del dover stare ferma. Non aveva la benché minima e pallida idea di quel che gli voleva dire quel ragazzo, le sarebbe bastato leggergli la mente in un batter d'occhio per capire ma era meglio evitare l'uso della magia, anche la più piccola, nei dintorni del Divoratore. A breve lei non sarebbe più potuta andare in giro per i Mondi.

– Devi farmi un favore.– cominciò così lei prendendo alla sprovvista il ragazzo che scattò a sedere. Aveva sentito bene?

– La Dea Nera che mi chiede un favore? Sicura di stare bene?– la punzecchiò un attimo stupito, lei che sbuffò e si legò i capelli velocemente in una coda.

– Non cominciare, sto dicendo davvero.–

Nath alzò le braccia come a dire che non avrebbe continuato e l'avrebbe ascoltata attentamente poiché le sembrava piuttosto seria. Così, con lo sguardo fisso su di lei in attesa, le diede il permesso di parlare.

– Tra qualche settimana è probabile che io non potrò più venire qui né ad Eathevyr, almeno fin quando non capirò come sistemare i Divoratori. Più giorni passano più ne appaiono più rileveranno la mia aura e si attiveranno.–

– E io cosa c'entro con questo?–

– Ti chiedo di tenere d'occhio la situazione, se qui nei dintorni ne vedrai altri di avvisarmi. Non mi fido totalmente dei miei Demoni, e non voglio che escano troppo. Meglio evitare di dare loro troppe libertà, mi bastano Damon e Lilith.–

Il ragazzo annuì, però si fece preoccupato e al tempo stesso dispiaciuto.

– Non puoi dirmi cosa sta accadendo vero? Non possiamo proprio aiutarvi per niente?– chiese, la vide scuotere la testa.

– Oltre al fatto che è pericoloso e non siete completamente immortali, sono questioni che il destino non vi ha chiesto di risolvere. Voi siete Salir, vivete le vostre vite come credete usufruendo di ciò che la Vita vi dà e la Morte vi toglie. Questo basta.–

– Come vuoi. Ti avviserò allora, conta su di me.– sorrise Nath mostrandogli da sotto la maglietta che aveva indosso una collana, o meglio, la collana che gli aveva dato lei poco prima di tornare negli Abissi Infernali per mesi e mesi. Si stupì nel vedere che ce l'avesse ancora ma non così tanto a dirla tutta. Probabilmente non se n'era mai separato. L'avrebbe avvisata attraverso essa.

– Che volevi invece tu che mi hai trascinata qui?– sospirò la corvina poggiando il mento sulle braccia incrociate ancora sulla sedia.

– So che non ti piacciono le feste.–

– Dipende quali.–

– Matrimonio.–

– Ci risiamo!–

La Dea avrebbe voluto sprofondare, sicuramente voleva chiederle qualcosa riguardo quella celebrazione fastidiosa e piena di positività. Fece ridere Nath per questo.

– Non farò giri di parole.–

– Almeno quello, forse ti potrò risparmiare.–

– Prima però, hai mai visto come funzionano i nostri matrimoni?–

Sheera ci pensò un attimo ma, in effetti, la sua mente era vuota. Niente di cui stupirsi da lei, così il giovane le spiegò brevemente il tutto: qualche settimana prima della data della cerimonia ufficiale vi era una piccola cerimonia in cui solo le famiglie partecipavano e lì si creava un legame tra i due futuri sposi. Aveva già sentito qualcosa al riguardo, Kyra le aveva accennato gli avvenimenti di quando le era quasi capitato a lei prima del suo risveglio.

Dopodiché, vi era la festa più grande che sicuramente loro, essendo Nissa cresciuta a Stavira e figlia della nobiltà, non avrebbero potuto evitare. Anche lì ci sarebbe stato un secondo legame da dover affrontare, la Dea non ne capì il motivo ma non le interessava sinceramente capire tutte le dinamiche inutili. Tanto, o i novelli sposi si amavano o uno finiva con tradire l'altro e lei si sarebbe nutrita delle loro negatività. Cosa molto più interessante per la Dea Nera.

– Durante la seconda cerimonia del legame dovrò avere due persone che mi diano la loro benedizione. Nico ovviamente si è già prenotato quando gli chiesi cosa pensasse se avessi chiesto a Nissa di sposarmi.– ridacchiò lui, la ragazza che poté solo immaginare la reazione di suo fratello minore. Poi, un dubbio l'assalì. O forse più la consapevolezza.

– Aspetta, non me lo stai dicendo perché vuoi che io occupi l'altro posto, vero?–

Lui fece una faccia di chi non poteva mentire e per poco lei non si diede una botta in fronte non volendoci credere.

– Nath! Io? Dovrei darti una benedizione? Hai idea a chi tu lo stia chiedendo?–

La sua disperazione fece scoppiare dal ridere il giovane, i suoi occhi viola completamente disgustati e scettici se non sconvolti erano impagabili. I suoi poteri distruttivi non le impedivano sfortunatamente di farlo o non sarebbe mai riuscita a fare in modo che una sua piuma proteggesse la Dea Bianca, però era pur sempre una condizione scomoda per lei.

– Chez è troppo piccolo ancora. E non voglio nemmeno che gli altri miei parenti lontani che nemmeno conosco bene prendano quel posto.–

– I tuoi genitori? Se lo possono fare al primo rito anche al secondo potreb...–

– Sheera, non devono essere semplici persone a farlo ma chi per noi è importante e sappiamo che ha sempre dato tutto. Tu e Nico mi avete sempre aiutato. Vorrei che ci fossi tu per davvero. Se vuoi questo è un modo come puoi ripagare il favore dei Divoratori.–

La Distruttrice sospirò e si passò una mano sul volto. Per lei, per una Dea, un essere Supremo, impartire un atto del genere significava dover rimanere nella sua reale forma per sigillare il tutto. I Salir potevano venire meno alle promesse fatte con il sangue alla fine, ma non lei e Kyra, né le Creature Chiare e Oscure. Ormai l'intera Agraq era a conoscenza della sua identità e sapeva che la voce si sarebbe sparsa ben oltre, tutto il Regno Assoluto l'avrebbe scoperto. Dunque il problema non era quello.

– Sai fin troppo di questa cosa dei favori da ricambiare.– borbottò, ma alla fine dovette accettare e il giovane Salir la abbracciò ringraziandola. Per poco non si beccò un colpo per quello, bastò lasciare la corvina libera ma non scappò alla sua occhiataccia minacciosa.

– Dai, forse Nissa chiederà di fare lo stesso per lei a Kyra. In quel caso sarà il primo matrimonio con la protezione delle Dee.–

– Ha ha, vantati pure della cosa.– lo spinse appena lei.

– A proposito, Kyra? Strano che non sia con te.–

Per un attimo lui la vide farsi tesa ma poi tornò la solita fredda e distaccata.

– Sta prendendo energie nell'Eden. Non è mai rimasta a lungo nei Mondi durante la stagione fredda.– gli disse solamente cercando di essere convincente. Non era una cosa difficile per chi era in grado di mentire tutti i giorni. Peccato che avrebbe voluto che la cosa potesse funzionare anche su sé stessa, convincersi che le cose andavano bene per davvero.

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