Capitolo 10

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Anno 1940, Settembre.

Dall'inizio del mese, insieme alle foglie, a volteggiare nell'aria di Londra erano state le polveri sollevate durante i bombardamenti della Luftwaffe.

Gli edifici che avevano messo radici centinaia di anni prima ora risultavano fragili come pastafrolla e crollavano durante notti in cui gli uomini tremavano sottoterra, nei rifugi antibomba più vicini.

Era presto, il sole stava sorgendo.

Crowley teneva in mano, tra il pollice e l'indice, quello che qualche ora prima era stato il cavallino di un carrillon a forma di giostra, ma che adesso era un pezzo di legno annerito, separato per sempre dal resto del bel giocattolo, che giaceva, ridotto quasi in polvere, appena mezzo metro più in là.

Lo fissava senza dolore o gioia negli occhi, ma con l'apatia di chi è così confuso da non riuscire a provare nulla.

"Sei stato fuori stanotte?"

Crowley si voltò, incontrando il viso leggermente spaventato di Aziraphale. Si tirò nervosamente in piedi, stringendo il cavallino nel pugno chiuso.

"Forse."

"Saresti potuto morire."

"Avrei solo dovuto compilare qualche scartoffia, farmi dare un nuovo corpo e poi sarei tornato qui. Nessun problema, no?"

"Crowley..."

"Che c'è? - scattò il demone, con la rabbia negli occhi - Volevo vedere com'era. Tutte le volte ci rifugiamo con gli umani e non vediamo nulla, solo le macerie che restano dopo."

"Sì, ma..."

"È stato orrendo. C'era ancora tanta gente in giro."

Crowley tirò fuori dalla tasca della giacca un fazzoletto e si tolse gli occhiali, per ripulirli dalla polvere grigia che si era posata sulle lenti.

"È... qualcosa che hai fatto tu?"

"Che? Parli di... lo credi davvero? Io non... non credo di avere mai visto nulla di così orrendo in vita mia, ti sembra che io possa fare qualcosa del genere?"

Era già tanto per Crowley compiere qualche piccola tentazione, figurarsi creare qualcosa come la dannatissima seconda guerra mondiale.

Aziraphale se ne stava in piedi in mezzo alle macerie, forse in parte sconvolto anche lui da tutto il grigiore e la paura che avevano invaso la loro bella città. La loro casa. Aveva gli occhi che parevano brillare di paura, e le polveri si stavano già posando sulle sue guance paffute. Crowley odiava vederlo terrorizzato a quel modo.

A volte fantasticava di un mondo in cui entrambi potessero essere tranquilli e sereni in ogni loro azione, possibilmente insieme. Invece non facevano altro che vivere di incontri segreti e ansia di essere scoperti. Avrebbe voluto che potessero essere più tranquilli, e vivere senza tutto il casino che gli umani tendevano a fare. Gli stessi umani che amava ma lo deludevano.

Ogni tanto avrebbe preferito tornare tra le stelle.

"A volte gli umani fanno ancora più paura dei nostri superiori. Non ti sembra?" chiese l'angelo.

"E pensare che a volte possono essere così buoni..." commentò Crowley, rimettendosi gli occhiali.

Non era passata nemmeno una settimana da quando il demone si era intrufolato in una chiesa con l'obbiettivo di salvare Aziraphale da alcune spie naziste. Era la prima volta che si rivedevano, da allora.

"La cattiveria delle persone, per te, dovrebbe essere un vantaggio, giusto? Hai più cose di cui prenderti il merito."

"Certo, ma se continua così gli uomini distruggeranno il mondo molto prima del tempo stabilito. Ogni guerra mi sembra peggiore della prima. Come fanno delle creature così intelligenti a fare delle cose del genere?"

"Non ne ho idea. Sai, è come se fossero in una sorta di zona grigia."

"Zona grigia?" ripeté Crowley.

"Per quanto noi cerchiamo di spingerli al bene o al male loro stanno sempre in mezzo. Sono, direi, un po' contradditori, ma forse più equilibrati. Non ti sembra?"

"Beh, allora anche tu sei come un umano. Sei l'angelo più viziato che io abbia mai visto - Crowley alzò lo sguardo al cielo grigio - Non ho voglia di fare questi discorsi. Andiamo via da qui. Prendiamo la mia macchina e andiamocene da qualche parte."

Crowley si voltò, dando la schiena all'angelo, e iniziò a muoversi tra le macerie, verso la sua Bentley, comprata una decina di anni prima. Non era di buon umore, quel giorno, e probabilmente nemmeno la presenza di Aziraphale avrebbe aiutato, quella volta.

A volte non riusciva a sopportare ciò che gli accadeva attorno, o quanto gli umani fossero stupidi. Certo, avrebbe sempre dovuto desiderare che loro dessero il loro peggio, era ciò che la sua fazione desiderava, ma a lui sembrava così orrendo, certe volte. Si sentiva quasi deluso dal loro comportamento.

"Anche tu sei in una zona grigia, allora - commentò Aziraphale dopo qualche secondo, seguendolo - Sei il demone meno malvagio che io abbia mai visto."

"Non dire mai più una cosa del genere, Angelo."

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