Capitolo 11

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Era scesa la sera. Crowley non aveva fatto altro che restare a osservare Aziraphale, nella speranza che egli gli dicesse qualcosa, che si muovesse, che si alzasse e si stiracchiasse come se nulla fosse successo.

Niente da fare, però, l'angelo era immobile come una statua, sdraiato sul letto a pancia in giù, con le ali grigie ben in vista che occupavano non poco spazio all'interno della stanza. Il demone stava seduto su una semplice sedia di legno, tenendo lo schienale davanti a sé, con le braccia incrociate su di esso e il viso appoggiato lì sopra.

Fu allora, quando le stelle brillavano nel cielo color blu profondo e Crowley non aveva neanche la forza di pensare al cielo che il campanello suonò e il demone si voltò verso la porta con aria vagamente turbata.

Chi poteva essere?

Se fosse stato Gabriel, di nuovo, Crowley si sarebbe felicemente concesso di dargli fuoco. Non avrebbe voluto lasciare da solo il suo Angelo per un unico secondo, quindi decise di aspettare che chiunque fosse venuto per, che ne poteva sapere, professare la parola di Geova, se ne andasse.

Il campanello suonò una seconda volta e Crowley non si mosse, tenendo gli occhi fissi sulle palpebre chiuse di Aziraphale, sulla sua espressione serena.

Non aveva tempo per nient'altro se non per lui.

Il campanello suonò una terza volta, una quarta, una quinta...

"Festeggia, Crowley! Ho provato a essere gentile e a non entrare senza essere invitato ma ehi, sembra che tu sia molto concentrato sul tuo lavoro."

Crowley fece caso prima alla voce che alla persona da cui essa proveniva. Una voce maschile ed entusiasta. Si voltò e vide quello che sembrava un ragazzo di vent'anni o poco più, dalla pelle scura e lunghe ciglia nere. I capelli ricci e neri avevano un taglio assurdo, dato che parevano quasi voler imitare la forma di un paio di orecchie da coniglio. C'era da chiedersi che cosa potesse mantenere in posizione verticale quei due alti... cosi di capell

"Eh?" Crowley era già rimasto stordito dalla giornata stressante, non credeva di poter gestire una conversazione normale, figurarsi quella con un tipo che si era appena teletrasportato a casa sua.

"Scusa, scusa, neanche mi sono presentato, io sono Eric! Mi ha mandato Beelzebub, per congratularsi con te e dirti che non ti vogliamo più morto! Certo, non immaginavamo che tu avessi finto di fraternizzare con il nemico solo per farlo cadere, un piano geniale! Nessuno era mai riuscito a far cadere un angelo, prima. Congratulazioni da parte del generale Beelzebub e da tutto l'Inferno. Avevamo intenzione di festeggiare questa nostra vittoria verso il Paradiso, in modo anche da poterti celebrare e forse farti salire di grado."

Crowley aveva già deciso di voler terminare rapidamente quella conversazione. La sola idea di essere premiato per una cosa così orribile lo disgustava.

"Beh, l'angelo non è ancora caduto. È presto per festeggiare, non ti sembra? Vai a dire a Beelzebub che non posso allontanarmi dal mio compito."

Eric sbatté le lunghe ciglia un paio di volte "Ne... sei sicuro?"

"Sicurissimo. Sono molto diligente riguardo il mio lavoro da demone."

Mai Crowley aveva detto una bugia più grande, neanche quando aveva affermato davanti ad Aziraphale con una falsissima sicurezza di non aver mai guardato una sitcom in vita sua.

Poi gli aveva detto la verità qualche tempo dopo, ma solo perché continuava a citare a sproposito Golden Girls.

E Friends.

E tutto il resto.

"È così ammirevole. Ancora ricordo quando sei riuscito a causare la rivoluzione Francese, pazzesco!"

Crowley era bravissimo a prendersi il merito per delle cose che non aveva assolutamente fatto.

"Già... allora, andrai a dire a Beelzebub questa cosa, adesso?"

"Oh, sì sì certo... ma sarai stanco. Sicuro di non volerti prendere nemmeno una pausa?"

Fu allora che a Crowley venne un'idea, forse non geniale ma perlomeno decente.

"In effetti un po' di sana compagnia demoniaca non può farmi male. Anche perché sai, non vorrei che l'angelo qui avesse le mie stesse intenzioni."

"In che senso?"

Crowley si complimentò da solo. Si sentiva terribilmente subdolo.

"Non so... se un angelo può cadere, credi che un demone possa essere perdonato? Vuoi da bere?"

"Da bere?"

"Sì. Ho della vodka. Roba umana, sai? A stare sulla terra si scopre che questi hanno inventato un sacco di roba strana."

"Ah... ok. Posso provare."

Crowley corse in cucina a prendere due bicchieri e la bottiglia, per poi tornare indetro nella sala. Eric non sembrava essere un demone troppo difficile da aggirare, probabilmente carpire qualche informazione da lui non sarebbe stato così difficile.

"Allora - disse Crowley, versando la bevanda in entrambi i bicchieri - come stavo dicendo prima, in parte temo che, non so, quest'angelo possa influenzarmi nel modo sbagliato. Se un angelo può cadere, un demone può redimersi?"

"Non credo - disse Eric, ma la sua voce era priva di certezza - Noi siamo imperdonabili, no?"

Il demone appena arrivato bevve la vodka, rimase confuso per qualche secondo, poi finì il bicchiere. Un attimo solo e Crowley lo stava riempiendo di nuovo.

"Non ne sono certo. Proprio per nulla. Ma conosco pochi demoni, forse tu sei più esperto, io non passo molto tempo all'Inferno, sai..."

"In realtà - borbottò Eric - Agli angeli non importa di salvarci. E spesso sono loro a far redimere gli umani, no?"

"Già... ma se un angelo ci provasse? Si potrebbe fare? Siamo davvero imperdonabili?"

Eric sbuffò "Che importa? Alla fine quest'angelo sta cadendo, no? Anzi, non so se dovremmo chiamarlo angelo..."

"Importa - gli disse Crowley, cercando di imitare al meglio la voce da guerriero-esperto-che-cerca-di-insegnare-i-trucchi-del-mestiere-al-suo-giovane-discepolo - Perché se quest'angelo cade, il Paradiso potrebbe cercare di vendicarsi. Dobbiamo capire cosa loro possono fare per diminuire la nostra quantità di soaldati e alimentare le loro schiere. La cosa più importante è conoscere le capacità del nemico."

La cosa più importante, per Crowley, era solo far risvegliare il suo Angelo, stringerlo come se non ci fosse un domani e tornare a fregarsene delle questioni tra Inferno e Paradiso.

"Hai ragione, dovrò assolutamente chiedere informazioni a Beelzebub..."

Crowley, versando altra vodka nel bicchiere di Eric, gli sorrise con aria comprensiva "Benissimo Eric. E, a proposito, ci sono forse novità di cui non sono a conoscenza? È sempre meglio rimanere informati..."

"Aspetta... no, non direi. Non ci sono stati grandi cambiamenti dopo il tuo processo, semplicemente Beelzebub è stato decisamente incazzato per un bel po'. Ma ora va tutto alla grande, giuro! È fantastico, ci stiamo organizzando per tentare gli Angeli, così da spogliare l'avversario delle sue forze... nulla che tu non sappia."

"Mh... certo. Nulla..." sospirò Crowley.

"Aspetta! Solo una cosa.  Quando verrai promosso, non sarai più legato alla Terra. Non avrai più bisogno di startene qui e potrai restare, comodo comodo, all'Inferno."

Crowley disse "Fantastico" ma dentro di sé iniziò a imprecare contro qualunque cosa. Ci mancava solo quello.












Eric is this boi

Amiamolo tutti pliz

Plus: Capitolo un po' di passaggio, ma che introduce cose che in futuro potrebbero rivelarsi importanti...

Intanto, che pensate della nuova copertina? Spero sia decente-

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