Capitolo 16

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Nell'auto, a guidare, c'era Dagon, il demone-pesce dagli occhi acquosi e la pelle coperta qui e là da scaglie umide. I capelli radi e castani coprivano appena in parte la testa biancastra. Il tipo di pelle che non ha mai visto il sole.

Dagon era stata, un tempo, un bellissimo angelo, dai capelli folti e gli occhi color del cielo. La stessa cosa valeva per Beelzebub, dai bellissimi capelli neri e i tratti del viso simili a quelli di una giovane donna, chiusa in una bellezza eterna e senza tempo, dal viso saggio e benevolo. Ora il suddetto viso era deturpato e in parte decomposto, come un eterno nuovo cadavere.

E per quello che riguardava Crowley... Crowley era stato il creatore di stelle, si era ritrovato spalla contro spalla con Angeli dello stesso calibro di Gabriel. Era stato forse uno dei peggiori traditori, perché aveva disfatto quello che era il gruppo degli Arcangeli. Persino le creature più belle e perfette potevano cadere terribilmente in basso, evidentemente.

E Crowley, fissando Aziraphale nella penombra notturna, non poteva non chiedersi cosa sarebbe diventato. Gli sarebbe successo qualcosa di orribile, sarebbe stato privato della propria identità, di sé stesso. E sarebbe diventato qualcun altro.

Ogni angelo era stato amorevole, un tempo, e la dannazione cambiava le persone. Le cambiava terribilmente.

Crowley rimase zitto, durante il viaggio, con lo sguardo che passava nervosamente da Aziraphale a Beelzebub, a Dagon, senza una meta precisa.

Una meta precisa, invece, la aveva la macchina, che si fermò non lontano dal luogo in cui qualche giorno prima Crowley era andato a fare la spesa e aveva, disgraziatamente, incontrato Gabriel.

Brixham era un piccolo paesino, ma anch'esso, come ogni città, aveva il proprio ingresso per i piani alti, e soprattutto per i piani bassi.

Beelzebub fu la prima a scendere, in una stradina illuminata poveramente dai lampioni che diffondevano, più che una luce, un bagliore giallastro.

"In ogni caso - disse Aziraphale, rivolgendosi al duca infernale - Gli altri angeli non lasceranno certo che io venga portato laggiù."

"Sarebbero già venuti a salvarti - rispose distrattamente Beelzebub - E fidati, quando sarai del tutto caduto la vedrai in modo molto diverso. Crowley, pensavo gli avessi instillato un qualche dubbio riguardo il Paradiso."

"Infatti - parve affrettarsi Aziraphale - Non è che io abbia fiducia in loro. Ma mi cercheranno comunque."

Beelzebub parve digrignare i denti giallastri in quello che in linea prettamente teorica sarebbe dovuto sembrare un sorriso "Gli angeli non scendono ai piani bassi, se noi non lo vogliamo."

Crowley e Aziraphale si scambiarono uno sguardo complice. Si poteva dire che, in realtà, i due fossero riusciti a far passare all'Inferno un angelo senza che nessuno se ne accorgesse, in realtà.

I quattro iniziarono a camminare sul cemento, finché Crowley non sentì tremare il pavimento sotto di sé. Preciso come il taglio di una lama affilata, il cemento si aprì sotto di lui, rivelando una scala che scendeva verso il basso. Tutti, dunque, iniziarono a dirigersi verso il basso. Aziraphale stava in coda, dietro il demone dai capelli rossi.

Crowley si voltò per un attimo verso di lui e per la prima volta lo vide incerto e impaurito.

"Andrà tutto bene." mimò l'angelo, se così lo si poteva davvero chiamare, con le labbra.

Dopodiché i due si presero per mano per un attimo, quanto bastava per darsi l'un l'altro un poco di calore, un poco di conforto.

Continuarono a scendere e la strada si chiuse sopra di loro, coprendo le stelle, le amate stelle che Crowley aveva in gran parte creato. Chissà quando mai le avrebbe riviste.

L'aria si faceva umida e calda mano a mano che le scale vecchie e rovinate scendevano.

Ora, l'Inferno non è un ribollire fiammeggiante di anime urlanti. Certo, c'è anche quello, ma si tratta principalmente della parte riservata ai dannati. I caduti raramente ci mettono piede, a meno che non siano assegnati alla punizione degli uomini che sono stati malvagi (un compito sgradito ai più, tutto quel caldo non piace davvero a nessuno, e per quanto si possa essere sadici prima o poi le orecchie iniziano a risentire di tutte quelle urla.)

Quasi tutti i demoni, in realtà, stanno nella zona adibita a ufficio.

Zona anch'essa piuttosto sgradita a Crowley. Stretta, maleodorante, dalle luci sfarfallanti e perennemente basse. E la compagnia non era certo delle migliori, per lui che non era mai andato molto d'accordo con gli altri demoni.

La zona ufficio era controllata, all'ingresso, da un grosso demone spaparanzato su una poltrona mangiata dagli insetti, in un ingresso piccolo e accogliente quanto poteva esserlo l'abbraccio della morte.

"Beelzebub - salutò rispettosamente il demone, segnando i loro nomi su un lurido taccuino che aveva l'aria di essere stato lanciato un paio di volte in una qualche palude - Dagon... Crowley?"

"Mi sono rimesso in carreggiata." disse, facendo sembrare che la sola idea di tornare al lavoro lo rendesse allegro e pimpante come non mai.

"E lui? - chiese il demone, alzando un sopracciglio verso Aziraphale che si guardava attorno con aria vagamente smarrita - Chi è? Avete rapito un angelo?"

"Meglio - disse Dagon, con un poco grazioso sorrisetto - Crowley, di a Saleos cosa hai fatto per farti riaccettare qui."

Crowley si mise le mani in tasca, alzando il mento con aria orgogliosa "Ho tentato un angelo, e ora lui sta cadendo."

Saleos fece uscire dalle proprie labbra, per un attimo, la spessa lingua blu da lucertola "Incredibile. È un grande successo. Vorranno tutti fare qualcosa del genere, adesso."

E conoscendo il tipico senso della sportività dei demoni, probabilmente chiunque avrebbe cercato di appenderlo a un muro o annegarlo per la gelosia. Un signor nessuno, recentemente esiliato come lui che faceva una cosa del genere, così grandiosa, e veniva riaccolto a braccia aperte probabilmente meritava di essere perlomeno malmenato.

"Quindi - disse Beelzebub - Dobbiamo registrarlo."

Salos sbuffò, tirando fuori da una tasca dei pantaloni una piccola chiave e aprendo uno dei tanti cassetti posti davanti a sé. Prese un foglio pieno di spazi bianchi da riempire e una penna a sfera, da cui tolse il tappo con i denti.

"Nome?"

Aziraphale rimase zitto per qualche secondo. Crowley lo guardò e provò quell'odio per sé stesso che gli era ormai tremendamente familiare. Voleva portarlo via dà lì, da quel luogo orrendo le cui pareti erano intrise di odio.

Oh, cosa ne sarebbe stato di lui?

"Aziraphale."

"No, ascolta raggio di sole. Non puoi avere quel nome. È un nome da angelo." disse Salos, sbuffando impazientemente.

"Abbiamo tutti cambiato nome, cadendo." specificò Crowley.

Aziraphale rimase zitto per un po', con uno sguardo vagamente ingrigito. Crowley lo sentiva già. Quel posto lo opprimeva, non lo faceva stare bene. E come poteva non essere così, del resto?

Crowley avrebbe solo voluto prenderlo con sé e tirarlo fuori da lì il più velocemente possibile.

"Azazel." disse Aziraphale, con aria decisa.

"Ora va meglio. Continuiamo..."

Crowley e Aziraphale si scambiarono uno sguardo. Entrambi avevano la stessa espressione. Trattenevano ogni cosa, cercando di non far capire ai demoni attorno a loro che cosa gli passava per la testa.

L'unica cosa a cui riuscivano a pensare, però, era come sarebbero usciti da una situazione così brutta, questa volta.




















Beh, siamo alle porte dell'Inferno, signori. Cose stanno per succedere.

In questi giorni ho provato a decidere quanto sarà lunga questa storia e onestamente non ne ho idea. Voi che mi dite? Cosa pensate del capitolo?

Non è un granché, ma in questi giorni sono stata un po' impegnata e ora ho pure la febbre.

E intendo dire che sono andata a una fiera del fumetto vestita da Crowley.

COMUNQUE SCIAO. Al prossimo capitolo miei cari.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro