11 - Tra le nuvole

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Bastano pochi istanti per cambiare ogni cosa nella propria vita, che sia una decisione presa su due piedi e con poca importanza o una scelta pensata a lungo. Ma se non accadesse niente di tutto ciò e tutto cambiasse non per tuo volere? Se ogni certezza svanisse nel nulla con uno schiocco di dita? Come affrontarlo? Come si può sapere il proprio cammino da quel momento in poi? Sheera continuava a chiederselo ormai da ore.

Kyra era andata via già da un bel po' ed era rimasta sola come tutte le altre volte, non che le dispiacesse la solitudine. Per sua fortuna era anche l'unica nelle celle quindi poteva ascoltare il silenzio e starsene nell'ombra in tranquillità. Almeno lì non faceva del male a nessun'altro se non a sé stessa.

I graffi che si era fatta si stavano già rimarginando, le sue ferite guarivano molto in fretta da sempre quindi non si preoccupava di doversele medicare. Era solo la sua mente instabile. Se ne stava sdraiata a terra, le braccia aperte, lo sguardo perso nel nulla sopra di sé. E dentro quel vuoto che la stava logorando. Perché però svaniva con la chiara come se non fosse mai esistito? Perché la incuriosiva e sentiva un'attrazione verso quella ragazza dagli occhi grigi? Non sembrano nemmeno essere di quel colore, come se ne nascondessero un altro...

Si guardò la mano con la quale si erano toccate, quando era successo aveva percepito un calore al petto, come se fossero legate. Ma in che modo? Come mai non si lasciava toccare da nessuno, nemmeno sfiorare ma con Kyra non era stata la stessa cosa?

Tutti quei cambiamenti improvvisi non le dispiacevano così tanto in realtà, d'altronde era quello che aveva voluto, basta con la monotonia. Il problema era che non capiva cosa stesse accadendo al suo corpo. Lui sembrava sapere cosa sarebbe potuto succedere da lì in avanti invece. Lo sentiva diverso dal solito ma era sempre il suo, solo più forte.

– Qualcuno vuole portarmi indietro, farmi percorrere il destino che da sempre è destinato a me...– disse in un sussurro senza rendersene conto. Chiuse gli occhi ed eccola lì di nuovo. La voce era tornata. Non la sentiva più da giorni. Risvegliati...

– Risvegliarmi da cosa?–

Il potere della Distruzione... Il momento si avvicina... Il Demone...

Il tempo si fermò all'istante quando sentì quella parola. Aprì gli occhi di scatto mettendosi a sedere, una mano alla fronte imperlata di sudore, il respiro affannato, gli occhi sgranati.

– Lui... Io...– sussurrò continuando a vedere degli occhi rossi. Non aveva paura, ma allora cos'era che la preoccupava talmente tanto? Perché percepiva di essere collegata a quel demone che diceva la voce?

Scosse la testa tentando di dimenticarsi di tutto mentre un rumore le fece spostare lo sguardo sulla porta del corridoio che si stava aprendo. Ma sapeva che non era Kyra, lo sentiva dall'aura debole che non apparteneva alla ragazza. Ruotò gli occhi sapendo che si sarebbe annoiata, nel frattempo quel qualcuno si avvicinò alla cella.

– Allora, come va oggi?– le chiese quella voce calda ma che odiava. Non gli rispose, dandogli solo le spalle. Lo sentì sbuffare e poi parlò di nuovo.

– Sei dura eh? Voglio solo parlare.–

Ancora il silenzio.

– Devo solo sapere perché hai ucciso un uomo. Ce l'avevi con lui? Ti diverti nell'uccidere?–

Di nuovo il nulla.

– E va bene, se parli ti darò qualcosa da mangiare. Non hai fame? Sei qui già da una giornata e mezza.–

Lei si voltò appena e vide Andreas mostrarle dell'acqua e forse del pane caldo. Lei si alzò lentamente e toccò le sbarre con le mani, avvicinando il volto ad esse. Lo fissò negli occhi fredda e lui dovette ammettere che poteva essere inquietante quello sguardo.

– Piuttosto muoio, d'altronde il Wix serve anche a questo. Vivi di meno rispetto alla media. È una condanna a morte mascherata.– gli disse per la prima volta facendogli sentire la sua voce ammaliante. Poi lei ridacchiò maliziosa.

– Hai paura eh? Forse fai bene.– aggiunse prima di allontanarsi e tornarsene nella sua ombra dopo essersi saziata con quella fantastica emozione negativa. Sentì di nuovo i passi dell'uomo allontanarsi e ridacchiò maligna guardando fuori dalla finestra, l'eco di quella voce sconosciuta e lontana. L'Ingannatrice tornerà...

 

Il cielo quel giorno era limpido e privo di nuvole, il sole raggiante e caldo. Non vedeva l'ora che arrivasse la stagione calda. Il bel tempo le metteva il buon umore proprio come in quel momento. O forse erano anche un paio di occhi scuri ad averle sollevato un po' il morale. Non si sentiva così viva da tempo, senza preoccupazioni, limiti. Osservava fuori dalla finestra che aveva davanti mentre stava seduta a tavola per il pranzo. Nath e Nissa erano al suo fianco a parlare e mangiare, specialmente il ragazzo. Sembrava piacergli tutto il cibo che si ritrovava davanti ma era capibile, non era facile abitare con altri tre fratelli più piccoli. Sarah invece era davanti a sé che aspettava il marito andato chissà dove.

– Kyra? Mi stai ascoltando?–

La voce della sua amica la riscosse dal suo stato di beatitudine tornando con i piedi per terra.

– Che?–

– Ti stavamo parlando.–

Kyra si toccò il collo dispiaciuta.

– Scusa. Che dicevate?–

– Lascia stare. Piuttosto, a che pensavi per essere così tanto tra le nuvole?–

– Niente di che.–

Nissa la squadrò guardandola bere e anche Sarah la guardò curiosa.

– Non è che... c'è di mezzo qualche ragazzo?– le disse maliziosa la sua amica. A Kyra per poco non andò di traverso l'acqua.

– Cosa!? Ma stai bene?– le disse la chiara guardandola seria.

– Oh ma andiamo.–

– Beh, no.–

– Ok, non insisto. Che si fa oggi?–

Kyra ci pensò un po' su.

– Facciamo fare a Nath un giro per Stavira? Tu che dici?–

Lei guardò il ragazzo che la guardò con ancora la bocca piena, facendola ridacchiare.

– Sarebbe fantastico.– disse una volta mandato giù il boccone con occhi luminosi.

– Perfetto, allora...–

Kyra non fece in tempo a finire che Sarah, a malincuore, dovette fermarla.

– Oggi non puoi uscire, mi spiace. Ci sono i preparativi per domani sera e sai che tuo padre vuole che la organizzi tu.–

La ragazza si diede una botta in testa, come aveva fatto a dimenticarlo?

– È vero.–

– Non fa niente, possiamo andarci... poi.– disse Nissa cercando di evitare la questione Wix. Non volevano mettere in ansia Nath, non in quel momento che non ci stava pensando affatto.

– No andate voi. Un po' di aria vi farà bene. Magari potreste prendere qualcosa per domani sera.–

– Bell'idea. Ma posso uscire io?– chiese Nath quardando Sarah che gli sorrise. D'altronde lui non era un prigioniero.

– Sì tranquillo, vai pure. Divertitevi.–

– Grazie mille.–

– Buona fortuna con i preparativi.– disse Nissa alzandosi e dando un bacio sulla guancia all'amica che sbuffò, vedendoli poi andare via chiacchierando.

– Che carini quei due.– disse la donna davanti a sé ricordando sé stessa da ragazza, così spensierata e giovane, innamorata.

– Già, secondo me sono fatti l'uno per l'altra. Anche se i genitori di Nissa non approverebbero mai, non fa parte dell'alta società.–

Kyra finì di bere mentre la madre la guardò bene, come se la stesse studiando.

– E tu invece? Pensi di stare da sola per sempre con i tuoi libri?–

La ragazza sbuffò già esasperata.

– Non di nuovo...–

– Tesoro, non esci mai, frequenti solo Nissa. Tra qualche giorno avrai diciotto anni, non puoi buttare al vento tutto questo tempo in solitudine.–

– È che, non so, non me la sento di conoscere persone nuove.–

Sarah non disse altro al riguardo. Sapeva che la figlia era preoccupata più che altro per quello che gli altri avrebbero detto, non era facile per lei vivere mostrando di essere sempre perfetta.

– Hai già in mente come preparare il salone?– le domandò cambiando argomento ma, a quanto pareva, non era meglio dell'altro per Kyra che poggiò la testa contro il tavolo.

– Per niente.– disse sbuffando e facendo ridere l'altra che si alzò, lasciandole una carezza sulla testa.

– Dai, ce la farai. Fatti aiutare da qualcuno magari, quando torno voglio sapere la tua idea.–

Kyra alzò la testa guardandola stranita.

– Dove vai? Pensavo rimanessi qui.–

– Devo accompagnare tuo padre per dare gli inviti. Ci metteremo un po', forse torneremo per pranzo.–

– Va bene. Divertitevi.– disse ironica, rimanendo poi da sola. Di nuovo. Si portò le mani tra i capelli cercando di pensare ma aveva solo il vuoto. Come faccio se non ho idee? Non saprei neanche da dove iniziare! Solitamente era Sarah ad occuparsi di eventi, feste, cerimonie. Lei era brava e si divertiva ogni volta ad organizzare tutto nei minimi dettagli. E purtroppo Andrelius aveva deciso di cominciare a tramandare questa passione a lei. La persona più sbagliata per questo, come poteva una a cui piaceva la vitalità della gente ma solo guardarla da lontano riuscirci?

– Posso?–

Vide Gabrielle accanto a sé che le chiedeva se poteva sistemare il tavolo e annuì, alzandosi. Non posso chiedere nemmeno a loro, sono così indaffarate! Non riuscirò mai da sola. Poi qualcosa nella sua mente si accese. Posso farmi aiutare da qualcuno... Salutò velocemente le cameriere ringraziandole per il pranzo, andando subito verso una meta precisa: le celle. Nessuno le aveva vietato di chiedere alla più improbabile delle persone disponibili in quella villa. Era un'idea folle, ma forse anche la più sensata. Chissà come se la cava.

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