16 - Due sfumature

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Era già da qualche ora che parlava agli invitati che si complimentavano con lei senza sosta. I genitori di Nissa furono i primi a raggiungerla dopo aver finito di suonare ed era rimasta un po' con loro a chiacchierare, specialmente di Nath in quanto vedevano che la figlia, dall'altra parte della sala, stava con il ragazzo e parlavano tranquillamente. Li aveva rassicurati dicendo che era una persona fantastica, cercando di convincerli. Parlare per lo meno la distraeva dalla sua preoccupazione per Sheera.

Continuava a guardarsi intorno ma non riusciva a trovarla, non che le fosse più di tanto facile avendo sempre persone davanti a sé ed era appena riuscita a liberarsi di un'altra coppia, avvicinandosi al portone e uscendo dalla sala e stando per il corridoio. Troppa gente, quanto vorrei starmene tranquilla da qualche parte...

Stette per rientrare dopo aver fatto un respiro profondo per riprendersi un po' ma qualcuno la prese per le spalle e la mise contro al muro, quel tocco non era per niente delicato e che, purtroppo, conosceva.

– Ma bene, bene, bene. Chi si vede.–

– Lasciami Zed.– disse seria al ragazzo che si ritrovò di fronte.

– Non ci penso proprio. Mi mancava vedere la cara Kyra. D'altronde non ci vieni più a scuola e ci si annoia senza qualcuno da prendere in giro, vero Fred?–

Kyra vide un altro ragazzo come Zed, alto, magro e dai capelli bruni dietro di lui. La ragazza dagli occhi grigi stava ferma, non le piaceva molto la violenza se non in casi estremi mai accaduti per fortuna. Quei due erano stati la sua rovina quando aveva frequentato fino a pochi anni prima una delle più prestigiose scuole di Stavira. Loro l'avevano sempre umiliata per il suo aspetto, il suo non usare la magia. Era stata per causa loro che aveva deciso di studiare a casa tra gli antichi volumi della biblioteca.

– Sì, ci mancava proprio.–

I due ragazzi la guardarono sghignazzando e a lei tutto quello non era mancato per niente.

– Perché non potete essere dei bravi ragazzi per una volta e smettere di incolpare gli altri? Non vi annoia dopo un po' fare sempre le stesse cose ogni volta?–

A lei annoiava la vita che stava facendo. Non accadeva mai niente di diverso, stessi argomenti, stesse emozioni, bramava qualcosa che sentiva distante e se ne era accorta solo da poco. Mi serve... qualcosa di opposto a me... Ho già provato tutto questo, lo sento. E non mi piace.

– Sei diversa tu, non ti difendi mai. Devo ricominciare a chiamarti Senza Magia?– disse Zed e i ragazzi risero. I Senza Magia erano persone sopravvissute al Wix e il paragone non era dei migliori, poiché si diceva che fossero persone che perdevano la testa e impazzivano, arrivando molte volte, se non sempre, alla morte.

Kyra sentì un calore nel petto, la rabbia diffondersi, gli occhi pizzicarle. Per quale motivo giudicare senza conoscere? Quei due l'avevano passata liscia troppe volte. Guardò Zed negli occhi che si allontanò all'istante e raggiunse Fred, dopo di che se ne andarono senza dire altro. Scosse la testa che le fece male così all'improviso, sbattendo più volte le palpebre. Non sapeva che i suoi occhi fossero diventati per pochi secondi viola chiaro, da cui si era visto una forza infinita. Devo uscire da qui!

                

Si sentiva strana in mezzo a tutta quella gente, d'altronde non era una che stava in posti affollati. Purtroppo aveva accettato una proposta e doveva portarla a termine nonostante le dessero fastidio tutte quelle persone. Erano tutte sorridenti e le parlavano trattandola come una bambina, cosa che odiava. Capiva solo in quel momento Kyra e il suo non voler far parte della nobiltà dove tutti giudicavano e sparlavano di altre persone. Come quando la chiara suonò quella melodia avvolgente che la portò lontano appena la sentì. Per tutto il tempo non le aveva tolto gli occhi di dosso e avrebbe sbranato più che volentieri tutte quelle zitelle che la vedevano come una che voleva solo mostrarsi. Lei sapeva che la chiara non era quel tipo di persona, si sarebbe nascosta pur di stare tranquilla. L'unica spiegazione era che qualcuno l'avesse obbligata.

– Scusami, mi sta chiamando mio padre.– disse velocemente al ragazzo che aveva di fronte che non smetteva di parlarle un secondo.

– Oh certo, andate pure.–

– Con permesso.–

Si allontanò da lui subito senza lasciargli la possibilità di salutarla con un breve inchino, finendo in un sol sorso il vino che aveva nel bicchiere. Stava per dare di matto. Se all'inizio era stato semplice fare la brava ragazza, in quel momento stava crollando. Stava iniziando a sentire l'effetto della notte su di sé. Era rimasta vicino alle grandi finestre tutto il tempo evitando Nath nonostante l'avesse visto un paio di volte felice e spensierato con una ragazza. Non poteva farsi vedere da lui se voleva evitare il Wix. E per una volta doveva sottostare alle regole.

L'aria iniziò a farsi opprimente, doveva cercare di uscire da lì. Come poteva? Andreas la continuava ad osservare, lo sentiva. Non le staccava gli occhi di dosso. Si morse il labbro salutando lievemente una coppia con cui aveva parlato in precedenza mentre si avvicinava al grande portone spalancato, appoggiandosi ad esso. L'aria lì arrivava di più ma non era abbastanza, cominciava a farle male la testa e a respirare male. Non mi interessa cosa penserà!

Uscì di fretta dal salone, camminava svelta mentre la vista si offuscò lievemente. Non seppe come ma trovò una porta che conduceva verso l'esterno e non ci pensò due volte ad uscire. L'aria fredda la avvolse come un abbraccio e chiuse gli occhi, poggiandosi al muro della casa. Le mani le tremavano, il respiro era affannato e sentiva un po' ovattato. Per fortuna tutto svanì in poco e si sentì meglio, guardando poi il cielo notturno sopra di sé. Chissà perché devi farmi questo effetto.

Scosse la testa e si scompigliò leggermente i capelli, notando poi qualcosa in lontananza con il suo vedere al buio. Una figura chiara era in un piccolo padiglione in legno dove delle rose rampicanti le sembravano fare compagnia, illuminata da qualche candela. Si avvicinò e capì che quella era Kyra. Cosa ci faceva lì seduta sulla panchina a toccare le rose con le dita?

– Ehi, stai bene?– le chiese prendendola alla sprovvista e spaventandola.

– Scusa, non volevo.– aggiunse subito dopo calmandola. Kyra non si aspettò di vederla lì davanti a sé dopo averla cercata tutto il tempo. Eppure era lì, con quel vestito aderente nero in pizzo con delle maniche lunghe, una scollatura che le arrivava allo stomaco, la gonna fino a terra. I capelli erano sciolti, gli occhi circondati da una linea nera rendendo il suo sguardo ammaliante più del solito e poi le labbra colorate di un rosso sangue.

– Tua madre mi ha tipo sequestrato, non ti dico cosa mi ha fatto subire.– le disse subito Sheera quando notò che la stava squadrando e Kyra rise. Non si sarebbe aspettata altro.

– Che combini qui tutta sola?– continuò Sheera che la vide sospirare e guardare una rosa vicino a sé, sfiorando i suoi petali cadenti.

– Non so, mi sento come se fossi estranea. Come se...–

Kyra si bloccò ma l'altra capì cosa intendesse, d'altronde si sentiva così anche lei.

– Non fossi di questo mondo.– finì la frase al posto suo, sedendosi poi vicino a lei vedendola continuamente sfiorare i petali di quel fiore che stava morendo. Sentiva la sua vita scivolare via.

– Se vuoi farlo tornare a vivere fallo, nessuno te lo vieta.– le disse calma e Kyra la guardò. I suoi occhi grigi le risvegliarono quel calore al petto e distolse lo sguardo, tornando a fissare le stelle.

– Ho visto cosa hai fatto ai libri, li hai riportati come nuovi. Puoi anche ridare vita a quel fiore immagino, no?–

La chiara tornò a guardare il fiore che iniziò a riprendere energie, diventando come gli altri, rigoglioso ed elegante.

– Tu sei fuori per il tuo stare male?– le domandò la chiara cambiando discorso non amando molto il parlare della propria magia, e la corvina annuì.

– È strano no? Sentirsi fuori luogo costantemente.– sospirò poco dopo sempre la corvina, facendo sorridere amaramente l'altra. Era come lei quella ragazza, dubbiosa e... incompleta.

– Quindi non sei mai uscita da Agraq.– iniziò a parlare per non stare in silenzio ed evitare di sentirsi in soggezione con lei intorno.

– Mai. Ma non credo che neanche tu sia uscita da Stavira.–

– Già. Anche se mi piacerebbe andare in giro, senza confini, limiti. Le mappe non sono la stessa cosa. I miei non mi ci manderebbero dato che tutti pensano che io sia malata per il mio aspetto.–

– Dove andresti?–

– Mi piacerebbe sentire il mare. Quel suono rilassante e calmo.–

Kyra rise appena la sentì lamentarsi e l'altra sorrise nel sentirla. La sua risata era così calda e cristallina.

– Tu andresti subito in grotte o tra gli alberi delle foreste scommetto.–

– Direi che hai ragione. Vicino ad Agraq c'è un bosco dove mi sono sempre rifugiata. Lì c'è pace, non c'è mai nessuno.–

– Ti va di camminare un po'?– chiese alla fine la chiara e Sheera annuì ed entrambe vagarono per il grande giardino tranquille. La luna piena illuminava l'ambiente e permetteva a Kyra di vedere senza troppi problemi mentre la corvina le stava affianco. Solo con la sua presenza si sentiva bene.

– Mi fissavi mentre suonavo.– le disse guardandola con la testa inclinata da un lato. La vide subito toccarsi il collo, sembrava in imbarazzo.

– Beh, era impossibile non farlo. Non so nemmeno se mi sia piaciuta di più la musica o te. Se ti vestissi così tutti i giorni sarebbe una dannazione per chiunque.–

Il cuore di Kyra perse un battito e si sentì avvampare, probabilmente la corvina lo notò perché ridacchiò.

– Non ridere cretina!– esclamò la chiara coprendosi il volto con le mani.

– Non ho detto granché, ho solo fatto un semplice apprezzamento.–

Kyra si tolse le mani dal viso e la guardò, fermandosi e di conseguenza fermò anche l'altra che la guardò confusa.

– Guarda che quella che ammalia di più tra noi sei tu.–

Sheera le mostrò un sorrisetto malizioso all'istante.

– Quindi ammalio, eh?–

Kyra la spinse lievemente indietro quando le si avvicinò, allontanandola da sé e ridendo per la sua reazione, non se lo era aspettato per niente.

– Ehi!– si lamentò la corvina guardandola accigliata, facendola ridere ancora di più. Poi la corvina riuscì a prenderla per un braccio e avvicinarla a sé stavolta, di nuovo i loro corpi vicini.

– Potrai negare all'infinito ma so che non sai resistermi. Lo vedo.– le disse all'orecchio con la sua voce leggermente roca che le fece sentire un brivido lungo la schiena. Kyra rimase al suo gioco, avvicinando il volto al suo di poco, fissandola negli occhi in quel momento viola scuro, intenso e profondo.

– Tu dici?– le disse calma, i suoi occhi divennero viola chiaro. Era come se fossero persone differenti ma allo stesso tempo appartenenti a loro. Non c'era nessuno intorno, nessun rumore, solo i loro sguardi che si incatenavano l'uno all'altro. Non si conoscevano quasi per nulla eppure la voglia di sfiorarsi, toccarsi e scoprire ogni cosa dell'altra era insostenibile.

– Non eri tu quella che mi veniva a trovare nelle celle senza che io lo chiedessi?–

Kyra le sfiorò il collo con le dita, salendo fino al volto, accarezzandole la pelle chiara e fredda rispetto alla sua.

– Non credo che ti dispiaccia la mia presenza.– le sussurrò sulle labbra che sfiorò con le dita.

– Chi lo sa.–

Si guardarono per poco, poi la chiara non sopportò più quella lontananza e la baciò. L'altra ridacchiò appena ma non si scompose, prendendola per i fianchi e avvicinandola di più a sé. Era un bacio casto ma la sensazione di sentirsi liberi era forte, il poter scegliere senza essere influenzati da nessuno, il tempo che si fermava per qualche secondo solo per loro.

– Tu hai qualcosa che non va.– le disse Sheera una volta che si staccarono e l'altra cercò di evitare il suo sguardo ma la corvina le prese il mento tra le dita con un tocco delicato, costringendola a farlo. I loro occhi erano tornati normali e nessuna si era accorta di quel cambiamento.

– Non è niente.– le disse la chiara ma mentiva, non poteva nascondersi a lei.

– Kyra.–

Lei sospirò e poggiò il volto nel suo incavo abbracciandola. Sheera non se lo aspettò ma ricambiò, toccandole i capelli e rilassandola.

– Non andartene...–

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