20 - Sentire

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Cercò di aprire gli occhi senza che la luce solare la accecasse, così odiosa per lei in quel momento. Dopo essersi abituata un minimo riuscì a mettersi a sedere e si guardò attorno cercando di capire dove fosse: nello stesso punto in cui era svenuta la mattina. Era totalmente sola, Andreas non l'aveva minimamente spostata, forse per paura o fregandosene. Osservò il cielo dietro di sé, la finestra ancora rotta da cui la brezza entrava lieve sfiorandole le ciocche scure. Ormai era già sera, aveva dormito tutto il giorno. Non che la cosa la stupì.

Si alzò a fatica e sentì il corpo improvvisamente pesante e a stento riuscì a trascinarsi fuori da quella stanza, riuscendo a trovare un bagno per levarsi di dosso il sangue sulle braccia delle ferite ormai rimarginate e riprendersi da quella notte devastante. Riempì la vasca con la sua amata acqua fredda e ci s'immerse sentendosi subito meglio, il suo corpo non era più indolenzito come prima. Solo la testa le faceva male. Si massaggiò le tempie mentre vagava per i corridoi senza meta una volta rivestitasi. O almeno fin quando per poco non si scontrò con Kyra che la abbracciò subito una volta resasi conto di chi avesse davanti.

– Stai bene per fortuna!– la sentì dire con un sospiro di sollievo, percependo anche la sua voce tremante. Lei le accarezzò le ciocche chiare e le prese il volto guardandola confusa nel vedere i suoi occhi lucidi.

– Scusa, è che sentivo il tuo dolore e...– iniziò subito a dire come a capire la sua perplessità. Ma a Sheera non servì il resto della frase, annuendo e lasciandole una carezza sul volto.

– Tu stai bene invece?– le domandò. Le importava davvero di Kyra, altrimenti non glielo avrebbe mai chiesto. Era la seconda persona dopo Nath, se ci pensava, che continuava a starle intorno.

– Abbastanza. Hai fame?–

Sheera non riuscì nemmeno ad aprire bocca per negare che si ritrovò nelle cucine. A differenza di quel che pensava, l'aria non era umida, pesante o appiccicaticcia. Solo dei profumi dolci che si univano tra loro, profumi che per lei, però, non furono così tanto invitanti. Più che altro era dato dalla notte, di solito quando stava rinchiusa aveva bisogno di sangue. E ora ne aveva bisogno più che mai. Non sapeva nemmeno da quanto non ne beveva anche solo una goccia.

– Se non mangio mi obbligherai vero?– disse sbuffando dopo essersi ritrovata seduta su una sedia, le braccia al seno.

– Può darsi. Sicura che non hai fame dopo l'intera giornata a non mangiare?–

– Se non sbaglio potrei chiederti la stessa cosa.–

Kyra si bloccò, come faceva a sapere che non aveva toccato cibo? L'altra parve capirlo e parlò.

– Ho sentito le cameriere prima, quando mi sono svegliata. Ti cercavano pensando che stessi male, non ti sei presentata né a pranzo né a cena.–

La vide sospirare e sedersi sul tavolo di fronte a sé, lo sguardo che si fece triste. Notò anche che si sfregava le mani come agitata, nervosa.

– Non volevo gente intorno. Dopo quello che Andreas ha fatto volevo solo starmene per conto mio e cercare di capire cosa io voglia fare.–

Sheera avrebbe voluto dirle qualcosa per aiutarla o anche solo un gesto avrebbe potuto fare la differenza. Purtroppo però una stretta allo stomaco la portò a piegarsi in due stretta tra le proprie braccia, il respiro che le mancò per qualche secondo.

– Sheera!-– esclamò subito la chiara alzandosi cercando di avvicinarsi ma la corvina glielo impedì, sentendo che tutto stava svanendo.

– Sto bene. Dammi... solo un secondo...– riuscì a farfugliare mentre la testa le pulsava. La chiara non si mosse nonostante fosse più che preoccupata anche se la vide stare meglio. Non era più piegata e il respiro stava tornando regolare.

– È per la notte che hai passato?– le chiese volendo capire cosa le fosse successo, mordendosi il labbro inferiore nervosa.

– Sì, o meglio, no. Non completamente in realtà.–

– E da cosa? Non ti ho mai vista così, nemmeno alle celle.–

La corvina però non disse nulla, lo sguardo basso che non voleva incrociare il suo. Così la chiara le si mise di fronte, prendendo il volto tra le mani con quel suo tocco caldo e delicato, costringendola a fissarla e mostrandole uno dei suoi sorrisi, così sincero e rassicurante.

– So che hai ucciso una persona rendendolo irriconoscibile, che non ti piacciono le regole, che ami il silenzio e il buio. Dirmi cos'hai ora non cambierà di certo le cose.–

La sua voce calma e soave l'aveva incantata, portandola a sospirare e prendendole le mani per toglierle dal suo viso. Una parte di sé voleva evitare di esser guardata come un essere assurdo come era sempre successo ad Agraq, l'altra però le diceva di fidarsi, che lei non era come nessun altro di tutto il Regno Assoluto. Alla fine prese coraggio e le rivelò ciò che solo Nath, a parte lei, sapeva.

– Non mangio quasi più cibo normale da quando ho dodici anni. Mi sforzo per non dare nell'occhio più di quanto io già ne dia, ma dopo un po' il corpo cede e inizio a stare male.–

L'altra inclinò la testa da un lato, sentiva che non era molto sicura sul rivelare qualsiasi cosa stesse dicendo.

– E allora cosa?– provò a domandarle come a spronarla.

– Sangue.– riuscì a dire alla fine, riuscendo anche a fissarla negli occhi grigi che non mostrarono alcun cenno di paura, disgusto o orrore.

– Sul serio?–

Annuì solamente. A momenti avrebbe potuto vedere degli ingranaggi nella testa della chiara mentre pensava e metabolizzava la cosa.

– Wow, e non sai il perché? Ma devi berlo sempre? Dove lo trovi? Nel senso, non penso ci siano persone disponibili a farsi ammazzare. E il sapore è sempre lo stesso?–

Sheera ridacchiò per la sua reazione, sembrava una bambina alle prese con esperimenti magici interessanti e completamente nuovi da voler scoprire. E in parte ne fu sollevata, cominciando a risponderle.

– No, non so perché. Mi basta bere qualche goccia di svariati animali per non sentirne più di tanto il bisogno nell'arco della settimana ma dipende cosa faccio. E no, il sapore varia.–

– E quand'è stata l'ultima volta che l'hai bevuto?–

Sheera fece spallucce, passandosi una mano tra i capelli.

– Penso quando ho ucciso quell'uomo.–

– Quindi sei a corto. Se non ti sfami cosa succede?–

– Rischio di perdere il controllo e uccidere senza che io ricordi niente.–

Lo sguardo di Kyra cambiò subito in uno più triste e dispiaciuto, la sua mano calda tra i suoi capelli corvini. E la sua pelle era troppo vicina alla sua in quel momento, i suoi sensi erano fin troppo in allerta e riusciva a sentire il suo battito. Ma non avrebbe mai alzato un dito contro di lei a meno che non fosse stata lei stessa a chiederglielo.

– Puoi farlo se ti serve.– la riscosse l'altra.

– Cosa?–

Kyra le fece notare che, senza il proprio volere, aveva fissato il suo polso e, per bloccare sé stessa, aveva iniziato a graffiarsi le braccia. Come se infliggersi ferite potesse aiutarla a non ferire gli altri.

– Hai bisogno di sangue, l'hai appena detto.–

– No, non ci pensare.– le disse all'istante.

– Allora vorrà dire che ti obbligherò.–

Sheera seguì il suo sguardo che si era spostato di lato, fissando sul tavolo qualcosa in particolare: un coltello riposto insieme ad altri ordinatamente. Si morse il labbro e la guardò negli occhi, continuavano ad eeesere sinceri come il suo sorriso.

– Ne sei sicura?– cercò di capire sospirando. Kyra annuì mentre la fame aumentava. Rischiava di creare casini che non voleva. Così prese con la mano il polso della chiara, se lo portò alla bocca dove i canini erano diventati lievemente più lunghi e affilati. Ma prima di morderla guardò ancora quegli occhi grigi che continuavano a non provare paura, poi il sapore del suo sangue le inebriò i sensi all'istante. Era dolce, sentiva la calma attraverso esso che riuscì a rilassare il proprio corpo. Poi la sua forza, il suo volere la libertà. Era la prima volta che beveva da una persona completamente se stessa, cosciente.

Per un attimo l'istinto le disse di prendere di più ma si fermò scacciando quel pensiero e lasciò andare il polso dell'altra rimasta in silenzio tutto il tempo, la ferita che si rimarginò subito ma a cui nessuna delle due fece caso.

– Ora va meglio?– le domandò dolcemente la chiara e annuì, distogliendo lo sguardo un po' a disagio.

– Grazie.– disse solamente. Aveva appena scoperto una cosa di sé, delle sue capacità. Posso sentire cosa provano le persone quando bevo il loro sangue se sono cosciente...

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