40 - Gioco del Caos

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Noia, noia, e ancora noia. Quello continuava a tartassare la sua anima nera. Non sapeva cosa fare perché non c'era niente che fosse in grado di catturare la sua attenzione, anche solo per qualche minuto. Niente era alla sua altezza. E il tempo passava così lento a differenza della moneta dorata che Sheera faceva continuamente girare su se stessa sul tavolo non avendo altro da fare. Stava lì, seduta scomposta davanti ad un bancone dell'aula di pozioni nel silenzio rotto solo dal rumore che la moneta creava a contatto con il legno. Intorno a lei gli scaffali di ampolle, pozioni, libroni, e il buio. Poi i freddi raggi della luna che entravano a stento dalle spesse e polverose vetrate malconce. Nient'altro. Era solo lei e il nulla, persino nella sua mente.

Non sapeva come ma era riuscita ad eliminare ogni singolo pensiero dalla sua testa e regnava il niente in essa in quel momento. O almeno fin quando non sentì in lontananza dei passi farsi sempre più vicini e un'aura che aveva già sentito un paio di volte e a cui diede subito volto, non le servì voltarsi verso la soglia per capire che Kath, la ragazza che aveva messo al muro dopo aver parlato male di lei e Nath, era appena entrata nella stanza. Ovviamente si era subito bloccata sul posto quando la vide, Sheera sentì il suo ribrezzo e odio e anche paura. Però la ragazza ritornò sui suoi passi e prese posto dal lato opposto della corvina a debita distanza, in mano un paio di libri.

Sheera sorrise appena maligna. Sveglia a studiare a notte fonda e fuori dall'orario stabilito, che coraggio. Pensavo di essere l'unica. O forse qualcuno di ancora sano c'è... chissà. Aveva appena trovato il suo passatempo, senza interrompere il continuare a far girare la moneta con un piccolo gesto di telecinesi però. Così si mise a guardare la ragazza studiandola. Era sicuramente più bassa di lei di una spanna buona e forse anche qualcosa di più, poi capelli ramati tagliati a caschetto e lisci a circondare un bel viso su cui qualche ciocca cadeva, obbligandola di tanto in tanto a doversela sistemare dietro l'orecchio per permettere a quegli occhi strani di due colori differenti di leggere attentamente il testo del libro che sembrava interessante.

– Hai finito di fissarmi? Me ne sono accorta nel caso non sia chiaro.– le disse brusca Kath e lei ridacchiò.

– La mia intenzione non è mai stata guardarti di nascosto per poi abbassare lo sguardo una volta beccata, sai?– ribatté facendo fare un nuovo giro alla moneta dopo che essa si era fermata.

– Che vuoi?–

– Solo trovare un qualcosa che possa farmi evitare di buttare per aria queste belle ampolle colorate, sarebbe un peccato, non credi?–

Evidentemente il suo tono ironico e malizioso non piacque alla ragazza, motivo in più per lei per continuare a lasciare che i suoi occhi vagassero sul corpo dell'altra. In effetti non era niente male, le lezioni di combattimento rendevano i ragazzi di quel posto perfetti fisicamente. Però, era una perfezione differente dalla sua. Non lo pensava perché si credeva superiore, era davvero così.

Non sapeva spiegarselo ma ogni volta che si guardava nello specchio, lì dove aveva visto le ali nere che continuava a nascondere, si rendeva conto di quanto la sua figura fosse completamente armoniosa, vedeva quanto gli altri ammiravano la sua perfezione a cui aspiravano da sempre. E fin da piccola lo era stata, non era mai cambiato nulla.

– Smettila di fissarmi così, sembra che tu voglia portarmi a letto.– ringhiò Kath alzando il volto verso di lei che scoppiò a ridere maligna.

– Credimi, se lo volessi non saresti seduta lì a studiare–

Kath alzò un sopracciglio e la guardò sia arrabbiata che agitata.

– E allora vedi di spostare il tuo sguardo altrove. E potresti non continuare a fare rumore con quella cosa?–

Sheera sorrise maliziosa e non la ascoltò, facendo girare di nuovo la moneta.

– Non prendo ordini ragazzina.–

– Oh, giusto, tu li dai.–

La corvina si mise a sedere meglio, spostando la sedia completamente verso di lei per essere faccia a faccia e portò le braccia al seno. Quella ragazza non aveva capito che più faceva così, più lei avrebbe continuato ad istigare. Perché lei adorava dar fastidio, tremendamente.

– Vedo che impari. Ma, se ti do così tanto disturbo, perché non te ne vai altrove?–

Kath la fissò di nuovo, tenendo la pagina che stava girando a metà per un istante, prima di lasciare che una carta toccasse l'altra.

– Nel caso non ti fosse chiaro dopo un mese che sei qui, l'unica aula tenuta aperta per gli studenti che non dormono di notte è questa.–

– Se non mi fosse chiaro non sarei qui. Non credi?– ribatté subito l'altra facendola solo innervosire di più e portandola a sbuffare e alzarsi in piedi di scatto, vedendola poi camminare nella sua direzione e piazzarsi davanti ad una corvina divertita.

– Si può sapere cosa vuoi? È per quello che ho detto l'ultima volta? Vuoi vendicarti?–

Sheera la fissò, poi si leccò le labbra lentamente come un animale che presto avrebbe catturato la sua preda, famelica ma sempre con un certo contegno prima di dare il colpo di grazia.

– Sinceramente? Non lo so. Ho solo voglia di giocare un po', tutto qui. Siete tutti noiosi.–

– Giocare? Dar fastidio ti sembra un gioco? Inventati una scusa migliore!–

Tuttavia, la ragazza dagli occhi neri era più che seria e rimase in silenzio ad aspettare, con una falsa pazienza per giunta, che Kath finisse di accusarla di fregarsene di tutto mentre ragazzi come lei si impegnavano a trovare il loro posto nel mondo. La verità era che, fino a quando sarebbe rimasta rinchiusa là dentro, non avrebbe mai scoperto nulla riguardo sé stessa in mezzo ai libri.

Non poteva sapere chi era, perché avesse delle ali nere, perché i suoi occhi e unghie avessero cambiato colore, perché si sentiva sempre più diversa. Perché sì, dentro di sé la sua energia cresceva ma la teneva sempre costante inconsciamente ma la sua mente si riempievi, e rimpiva ancora e ancora di pensieri sanguinolenti. Aveva avuto l'istinto di uccidere un ragazzo che aveva provato a deridere una ragazzina tra i corridoi quella mattina, aveva sentito le viscere contrarsi di visibilio quando aveva pensato di voler circondare l'intero corpo di Xarxes catene ustionanti sulla sua pelle mentre lo vedeva logorarsi dal dolore delle lame che gli infliggevano la carne, aveva quasi rubato l'anima ad un ragazzo senza rendersene conto, poi aveva bevuto il sangue di una novellina entrata da poco nel tempio e cancellato subito il gesto dalla sua memoria solo a pensarlo.

– Vuoi che trovi un gioco vero per impiegare il mio tempo?– le disse interrompendo le sue parole mentre si alzò lentamente e si spostò, mettendosi dietro di lei che si voltò subito. Forse ebbe paura che potesse ferirla quando la vide fare un passo indietro, andando contro al bancone che le aveva divise fino a qualche istante prima.

– Che vuoi fare?– le domandò quasi in un sibilo Kath mentre Sheera le si avvicinò, prendendo con violenza il suo collo. Ma non strinse la presa come a strangolarla, no. Con l'altra mano invece le prese le mani che avevano tentato di colpirla invano, obbligandola a tenerle sulle gambe ferme. Non le disse nulla, solo la studiò, si mise ad ascoltare il suo battito accelerato. Paura, stupore, confusione, rabbia erano più che evidenti. E poi le osservò gli occhi: quello di destra era di un verde tendente al giallo, mentre l'altro era marrone con qualche accenno di verde. Nemmeno tu sei convinta che questo posto ci possa aiutare eh? Solo che l'hai dimenticato. Vediamo di darti una svegliata...

– Dato che ci tieni tanto, e che in parte ce l'ho con te, direi che ho trovato un gioco da fare interessante.–

La ragazza la guardò tra l'odio e la voglia di scappare da lì per evitare quella strana ragazza dall'aura viola che però la bloccava, impedendole di farlo. E poi il suo tono calmo e freddo ma provocatorio era irritante.

– Mi stai impartendo l'ordine di giocare con te? Tu sei fuori di testa! Devo studiare, levati.–

Sheera però non lo fece, solo la guardò con malizia avvicinando il volto al suo.

– Se ti dessi davvero un ordine, a quest'ora non saresti nemmeno qui a contestare ma a supplicarmi.–

Lo sguardo bicolore pieno di confusione la fece ridacchiare maligna.

– Che intendi?–

– Credimi, non lo vuoi sapere davvero. Sei ancora troppo innocente.–

Sheera lasciò la presa e fece un passo indietro, per poi voltarsi diretta verso l'uscita.

– Ti muovi?– le disse poi spazientita senza voltarsi.

– Chi ti dice che voglia seguirti?–

– Te lo leggo in faccia che vorresti sapere qualcosa su di me, come tutti del resto. Non vorrai perderti quest'occasione?–

La sentì tentennare, aveva capito che fosse una ragazza curiosa e aveva premuto proprio su quel tasto, vincendo poco dopo quando Kath prese le sue cose e iniziò a raggiungerla. Per i minuti successivi nessuna delle due disse niente, solo i passi nei corridoi freddi e deserti rovinavano la quiete.

– Dopo di te.– la invitò ad entrare Sheera nella sala di meditazione con tanto di un bel sorriso malizioso.

– Sappi che ti odio.– le sibilò l'altra entrando, anche se titubante.

– Già sentita, me lo dicono in molti, trova una frase migliore.– la stuzzicò per l'ennesima volta chiudendo la porta dietro di loro e facendo scattare la serratura, segno che l'aveva chiusa a chiave. E solo allora Kath si voltò a guardarla stupita.

– La porta era chiusa con un incantesimo di alto livello, come hai fatto?–

Sheera sbuffò mentre si incamminò tranquillamente verso l'enorme masso in cui stava sempre l'insegnante.

– Sono un'aura viola, rompo senza problemi quegli insulsi incantesimi.– le rispose controvoglia sedendosi sulla fredda pietra grigia e aspettando che l'altra la raggiungesse. A quanto pareva, nonostante la luna illuminasse l'ambiente, Kath non vedeva molto, dovendo creare un fuocherello con la magia per evitare di cadere in acqua.

– Quindi, che si fa? Non ho voglia di passare troppo tempo qui. Specialmente con te.– disse dopo un po' Kath quando notò che Sheera schioccò le dita facendo apparire dal nulla un mazzo di carte. Quando lo voce pensò che fosse fortunata ad avere il potere di teletrasportare le cose, era raro anche se lei stessa lo era. Peccato che lo possedeva una persona come Sheera, pensava che fosse un potere sprecato nelle sue mani ghiacciate.

– Odio giocare a carte, e mi aspettavo qualcosa di più originale da te.– le disse subito dopo. Sheera continuò a mischiare il mazzo ma fece un altro sorrisetto maligno.

– Tranquilla, non ci si annoia. O almeno per me.–

– Che intendi dire?–

La corvina posò le carte di lato e poi poggiò la mano sopra esse, spargendo subito dopo lateralmente il mazzo, mostrando tutte le carte bianche che nascondevano altro nel lato opposto.

– Si chiama Gioco del Caos.–

– Che nome assurdo!– si lasciò sfuggire. L'altra invece ridacchiò pur di non pensare a come conoscesse quel gioco non avendoci mai giocato. Altra stranezza, di nuovo.

– Ognuna prende cinque carte a testa e le lascia ancora sul lato bianco mentre le altre non serviranno più. Poi, si girerà la prima carta e bisognerà rivelare ciò che essa vuole poggiando la mano su essa. Se non si risponde in modo onesto, la carta si illumina e ci si infligge una ferita, versando il sangue come punizione per aver mentito e l'altra farà una domanda di qualsiasi genere. Anche qui si ha una penitenza se si mente, togliendo un indumento. Se non si vuole rispondere si fa altrettanto, simbolo di vulnerabilità e mettere a nudo le proprie insicurezze, solita cavolata. La partita finisce quando le dieci carte saranno state tutte lette.–

– Come scusa!?–

Sheera la osservò seria stavolta, per poco non la spaventò per questo.

– È un gioco sulla verità, almeno vedrai chi delle due è la più bugiarda. Chi ha più vestiti addosso vince. Semplice.–

Kath la guardò arrabbiata. Lo stava facendo apposta, le aveva detto che era una falsa e, con quel gioco, poteva dimostrarsi il contrario.

– Come faccio a sapere che non è un tuo trucco per farti vincere? Magari hai fatto un incantesimo e...–

Non finì la frase che la corvina le indicò le carte come ad invitarla a guardarle meglio. Si morse la guancia dal nervoso quando notò, con la magia, che vi era un sigillo appena percettibile sulla superficie bianca di ogni carta: incantesimo della sincerità, impossibile da rompere. Sbuffò e non disse altro, accettando di giocare. Lo fece solo per scoprire un paio di cose sul conto dell'altra, e anche perché le piacevano i giochi.

Fin da piccola aveva scoperto di essere abbastanza ludopatica e a causa di ciò era finita nei guai spedita ad Yreles. Ovviamente non era nulla in confronto a ció che aveva combinato Sheera, la quale scelse a caso cinque carte e Kath subito dopo. Doveva vincere. D'altronde, quanto avrebbe resistito Sheera Deathblack nel dire la verità? Non sapeva però che la corvina stava leggendo ogni suo pensiero facilmente, e ognuno di quelli la portarono a sorridere maligna. La pensano tutti così!

– A te l'onore.– le disse senza smettere di fissarla mordendosi il labbro inferiore assaporando già le emozioni negative della castana che scelse casualmente una carta tra le dieci rimaste davanti a loro. Poi la girò e la osservò attentamente. Vi era sopra disegnato un fiore grigio scuro, quasi nero. Cercò di fare più luce per sé con il fuocherello creato e ringraziò la luce lunare che le colpiva totalmente per averle fatto notare che, sui petali disegnati con maestria e precisione, sembrava esserci del sangue rosso. Era la prima volta che vedeva delle carte del genere e non aveva la minima idea di ciò che voleva significare. Diversamente sembrava valere per Sheera che parlò.

– Un errore commesso che è costato caro.–

Kath la guardò cercando di capire se stesse scherzando ma continuava a stare ferma e con uno sguardo di chi attendeva il suo turno, con falsa pazienza tra l'altro. Perciò ci pensò un attimo e poi poggiò la mano sulla carta. Voleva effettivamente vedere se le regole erano vere e che tutto non fosse una montatura. Perciò mentì.

– Ho un fratello minore e litigavamo spesso. Un giorno discutemmo pesantemente e gli lanciai addosso con la magia dei vasi, ferendolo. Una scheggia lo accecò e da allora i miei genitori non mi permisero più di parlargli, spedendomi qui come se niente fosse.–

Non successe nulla, la carta rimase al suo posto. O così pensò vittoriosa fin quando sotto la sua mano sentì un lieve calore, poi una luce rossastra fioca.

– Non ti fidavi eh?– ridacchiò Sheera davanti a lei che aveva capito le sue intenzioni da subito, lasciandola fare. Kath la guardò truce e ritrasse la mano, notando che l'altra le porse una lama che aveva tenuta nascosta chissà dove.

– È un'idiozia questo gioco...– bisbigliò tra sé e sé mentre prese l'arma senza problemi e decidendo dove infliggersi una ferita non tanto profonda ma abbastanza per far cadere qualche goccia di sangue sulla carta che, una volta che il liquido denso e rosso che scorreva nelle sue vene cadde sopra, ritornò bianca.

– Dì un po', se pensi che sia un'idiozia, perché giochi?– le domandò provocatoria Sheera. Kath la guardò stranita, era quella la sua domanda tra tutte quelle che avrebbe potuto farle?

– Mi piacciono i giochi, sono brava. Mi piace la strategia, capire come funzionano.– rispose senza problemi tenendo ancora la mano sulla carta che poco dopo si spostò verso l'altra. Non aveva mentito.

– È il tuo turno.– aggiunse volendo sapere come se la sarebbe cavata la ragazza scappata al Wix che non si ritrasse, poggiando la mano e rispondendo subito, senza esitazione.

– Aver avuto una relazione con la figlia del Protettore da cui stavo quando ho evitato il Wix che mi ha mandata in questo posto squallido.–

– Stai scherzando spero! L'hai fatto sul serio?– esclamò senza pensarci la castana.

– Già.–

La carta svanì qualche istante dopo sotto la mano fredda di Sheera. Non aveva mentito.

– Beh, solo una fuori di testa come te lo farebbe!–

– Risparmi i complimenti carina.–

Kath le lanciò un'occhiataccia prima di voltare la seconda carta: un fiore appassito.

– Dire chi si odia di più.– le spiegò ancora. L'unica cosa che poteva fare era fidarsi, lei era l'unica che conosceva il gioco. O così pareva.

– Mh... Non saprei...– si mise a pensare ad alta voce osservando fuori dalla finestra accanto a loro. Poi sbuffò e si levò di dosso il maglioncino che portava. Sheera ridacchiò per quello.

– Getti già la spugna?–

– Vediamo te quanto durerai.–

– Non ho problemi.–

– Allora rispondi.–

La corvina non se lo fece ripetere.

– Me stessa.–

Odia... Sé stessa? Ma come... Kath non riuscì a credere che la carta fosse svanita alle sue parole. Come poteva qualcuno sentirsi così deciso e sicuro di sé odiarsi? Forse è vero che nasconde molto, come dice Fenrid... Non le fece nessuna domanda, anche perché le regole del gioco non lo permettevano e le rispettava, come aveva sempre fatto. Andarono avanti, le domande diventarono difficili e arrivava a non sapere cosa rispondere.

Tutt'altro accadeva con la corvina che non si era mai tirata indietro, rimanendo però sempre sulle sue, fredda, senza emozioni. Di tanto in tanto la guardava maligna e maliziosa. Certe parole non se le era aspettate, come quando dovettero dire se avrebbero sacrificato qualcosa per amore e lei aveva detto che l'aveva già fatto. Forse era per quello che era sempre scorbutica? Aveva una ferita ancora aperta che la portava a distaccarsi dal mondo? Scopriva piccole cose di Sheera, certo, ma non quello che le interessava. Non cedeva mai e alla fine rimase solo una carta, Kath che era rimasta con addosso solo la maglia scura e che si sentiva agitata mentre rispose davanti all'immagine di un buco nero: doveva dire la sua peggiore paura. Tirò un sospiro di sollievo quando notò che la carta si spostò verso Sheera.

– Chissà di cosa hai paura. Sembri non aver niente che possa fermarti.– ridacchiò un po' nervosa mentre la osservava fissare la carta. C'era qualcosa di strano però rispetto a prima, se ne accorse subito: il suo corpo dalla pelle pallida era teso, i suoi occhi scuri fissi indecisi. E in effetti Sheera era nel dubbio più totale. Di cosa aveva paura? Cosa la immobilizzava? Pensò a quegli occhi rossi ma sentì solo rabbia appena li vide nella mente. Non erano loro, quindi cosa? Kyra...

Con la sorpresa di Kath, si levò di dosso la canottiera che portava, levandosi per la prima volta un indumento, rimanendo con un reggiseno scuro. Poi si alzò per stiracchiarsi un poco, tornando a fissare Kath che non le levava gli occhi di dosso, provocandole un sorrisetto malizioso.

– Complimenti per aver resistito così a lungo.– ridacchio notando su come si era soffermata sulla pelle scoperta. Kath avvampò e si alzò di scatto ribattendo subito.

– Te l'ho detto, me la cavo con i giochi.–

– Oh, non intendevo quello.–

La castana la guardò confusa ma in parte anche fin troppo cosciente di quello che le stava passando per la testa.

– Faccio questo effetto a tutti, non ti preoccupare.– sussurrò maliziosa e maligna Sheera quando le si avvicinò di colpo, mettendola con le spalle al muro. Kath era stata colpita dal suo ammaliare, non aveva ancora capito bene cosa portasse le persone ad essere attratte da lei fisicamente ma in parte le piaceva. E in parte, non resistette lei a quella ragazza, o meglio, al suo sangue. Lo sentiva scorrere nelle vene, il battito accelerato, le guance arrossate per l'imbarazzo. Kath era in sua balia, bloccata, immobile, ma era diverso da ciò che Sheera aveva visto negli occhi di Kyra. La differenza era abissale: la castana era solo una preda.

– Mi hai annoiata, sai? Sei solo presuntuosa all'esterno ma dentro... sei come tutti gli altri.– le disse prima di morderle il collo e sfamarsi un poco. Sentì un suo gemito di dolore che fece crescere in sé il proprio ego. E non sei alla sua altezza, nessuno lo è. Lei mi dava del filo da torcere...

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