49 - Voce riflessa

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Una delle cose che odiava e che le metteva a disagio era sempre stato l'essere sotto l'attenzione di molte persone e, purtroppo, se si era abbastanza ricchi e importanti la cosa era inevitabile. Kyra stava cercando disperatamente di non farsi notare tra le strade che stava percorrendo con Nissa e le loro madri anche se i suoi capelli bianchi erano assolutamente riconoscibili. E questo portava così tante donne, chi a vagare per le botteghe con amiche e chi con mariti a braccetto, a fermarla lungo la strada e a congratularsi con lei per il matrimonio a venire.

La cosa la stava seriamente stancando benché cercasse di non farlo a vedere, sorridendo e ringraziando sempre. Non aveva la più pallida idea di come fosse possibile che così tante persone sapessero del suo fidanzamento, o almeno in parte. Sarah non era solita ad esporre a tutti la vita della sua famiglia ma tutt'altro accadeva con sua sorella Delilah. Evidentemente, prima di partire, aveva sparso voci in giro. Era meglio se avesse detto che frequentavo una criminale, almeno sarebbero rimasti lontani da me! pensò sospirando rumorosamente e catturando l'attenzione della sua amica accanto.

– Non sopporti più stare qui vero?– ridacchiò la bionda sapendo già la risposta.

– Prima mi guardavano per il mio aspetto strano, poi per il mio carattere adatto ad una figlia di un Protettore e ora questo. Sembro essere così perfetta agli occhi altrui?–

Nissa l'abbracciò.

– Non ti preoccupare, hai me e so benissimo che sei anche una trasgressiva.–

– Non esageriamo.–

Nissa si guardò intorno come a controllare che nessuno potesse sentirle, nemmeno Sarah e Imir davanti a loro.

– Beh, dopo quello che hai fatto tra finire a letto con un'assassina, chiuderti in camera e rispondere ad Andreas.–

– Se io sono una trasgressiva Sheera cos'è?–

– Mh, giusto... Tu sei l'apprendista e lei la maestra, trovato.–

Kyra rise e la bionda si sentì un po' sollevata nell'essere riuscita a distrarre almeno per qualche istante la sua amica. Anche se la chiara iniziò a guardarsi intorno, in sé una sensazione strana che crebbe. Poi tutto intorno a sé cambiò, le case in pietra svanirono, le persone che camminavano con in testa dei cappelli a dir poco discutibili, il sole alto in cielo. Si era ritrovata in un campo in piena notte, un cielo stellato meraviglioso, lievi raggi lunari. E stesse in quel campo vide due figure e intorno a loro tante piccole lucciole a far loro compagnia. Riconobbe quelle due figure, erano le stesse che aveva visto una settimana prima.

– Perché continui a cercarmi? So che l'hai fatto in questi giorni.– disse una dal tono credo ma che sembrava nascondere molto altro. La seconda non rispose subito, per quale motivo? Sembrava tentennare.

– Non lo so ma... è come se potessi essere me stessa con te...– disse alla fine.

– Kyra?–

La voce di Nissa la riportò alla realtà facendola voltare verso di lei che sembrava preoccupata.

– Stai bene? Ti sei fermata e sembravi altrove.– aggiunse infatti. La chiara si guardò un attimo intorno confusa, le case erano sempre lì, lei era sempre a Stavira. Cos'era successo? Come aveva fatto ad isolarsi in così poco? E chi erano quelle ragazze?

– Sì, mi era sembrato di aver visto... non fa niente.– le rispose sorridendole.

– Ok...–

Sentì dal suo tono che l'altra non era molto convinta della cosa ma nessuno disse più nulla, raggiungendo le due donne in fretta.

– Wow!– si lasciarono sfuggire entrambe quando entrarono finalmente in una bottega. L'atmosfera era accogliente e calda, la luce regnava in ogni angolo di quell'enorme stanza piena di scaffali e scaffali in legno i cui scomparti erano zeppi di rotoli di stoffa colorata e pregiata. Poi libri ben riposti e tenuti con cura, nemmeno un foglio era sul pavimento anch'esso in legno e di buona fattura.

Ma quello che catturava subito l'occhio era quella grande cupola di vetro sul soffitto che faceva entrare la luce del sole, così forte e calda per cui persino le candele, sparse un po' in giro, erano rimaste spente solo per far risaltare quella luce naturale splendente di cui alcune piante appoggiate qua e là si nutrivano. Il fatto che al centro della stanza non ci fosse nulla la rendeva ancora più grande e spaziosa di quel che già fosse.

– Ben arrivate signore!– disse un uomo tutto contento e allegro dal sorriso smagliante apparso da dietro una porta che si richiuse subito al suo passaggio. Ovviamente i suoi vestiti erano di tessuto pregiato come qualsiasi altro abitante di Stavira: camicia bianca, giacca in velluto blu a risaltare gli occhi di quell'uomo dello stesso colore come i pantaloni che indossava, scarpe lucide nere su cui ci si poteva addirittura specchiare. Sembrava tenerci alla sua figura, e anche tanto. Lo si vedeva anche dal ciuffo biondo di capelli sistemato rigorosamente in modo che non gli desse fastidio agli occhi.

– Buongiorno.– risposero loro come da educazione, ovviamente.

– È lei la fortunata, vero? Sei proprio uno splendore!– esclamò subito dopo, avvicinandosi a Kyra e girandole intorno come a studiarla. Questo provocò solo più disagio in lei. Avrebbe voluto scappare da lì, lasciarsi tutto alle spalle ma aveva contrattato con suo padre e, almeno per il momento, non poteva fare altro che assecondarlo fin dopo il fidanzamento. Quando aveva parlato di nuovo con Markan quella mattina lui aveva accettato alla sua proposta, vedendo un piccolo spiraglio di speranza nel suo futuro. E anche lei lo sperava davvero, per entrambi.

– Oh, scusate, che sbadato! Non mi sono presentato. Rimediamo subito!–

Lui prese la mano di Kyra delicatamente e le fece un baciamano elegante che avrebbe fatto invidia a chiunque.

– Piacere, mi chiamo Victor e non vedo l'ora di lavorare con un fiore di tale bellezza.–

La chiara non sapeva assolutamente cosa dire, era completamente in panico per quel suo modo di fare che non sopportava molto. Cosa avrebbe dovuto dirgli?

– La stai mettendo in imbarazzo.– disse una seconda voce maschile, subito dopo il suo proprietario apparì accanto all'altro. Era abbastanza diverso da Victor a partire dai vestiti comuni e non stravaganti, un'aria da ribelle ma sempre gentile. E anche di aspetto era il contrario dell'altro con capelli castani, pelle olivastra e occhi nocciola.

– Scusalo, non si rende conto di quello che fa a volte. Io sono Pièrre, è un piacere conoscerti finalmente, Sarah parla spesso di te.– disse con voce calda e un sorriso a Kyra che si sentì un po' più sollevata. Allora è qui che lei viene per farsi confezionare ogni abito per le occasioni speciali.

– Non fa niente.– disse, vedendo poi sua madre avvicinarsi ad un bancone poco distante dove vi erano svariati fogli appoggiati.

– Sarebbero questi giusto?– domandò e subito Victor la raggiunse tutto raggiante.

– Esatto, abbiamo già dei modelli di colori simili per vedere un po' cosa potrebbe starle meglio!–

Nissa e Kyra si guardarono e soffocarono una risata, quell'uomo era pieno di energia e sembrava un bambino per come iniziò a girare per la stanza con stoffe, e strumenti di sartoria con occhi luminosi. Si vedeva che amava il lavoro che faceva.

– Vieni pure.– disse invece Pièrre alla ragazza dai capelli bianchi che guardò un attimo la sua amica che le sorrise.

– Non me ne vado, tranquilla.–

Sorrise a quella frase, sapeva che fosse così. Così si voltò e seguì l'uomo verso un'altra stanza, probabilmente quella da dove i due erano spuntati fuori. Era spoglia rispetto all'altra, c'erano solo un paio di abiti posti su una panca di vario colore. Un po' si sentì fuori posto, non era abituata a farsi fare abiti su misura in quel modo. L'ultima volta qualcuno si era messo a prendere le misure del suo corpo con un nastro era stato quand'era bambina e già lì si era sentita in imbarazzo. Il provare abiti per ore ed ore era anche estenuante e sperava solo che trovassero qualcosa per la cerimonia di fidanzamento al più presto, volendo tornare a casa tra i libri e le ricerche che stava facendo da qualche giorno ormai.

– Questo materiale è sublime, leggero, semplice e perfetto, specialmente con la stagione calda che avvolgerà tutto il Regno Assoluto.– sentì dire quando si ritrovò di nuovo nella sala principale con un abito indosso dove Sarah, Imìr e Nissa stavano tranquille ad osservare dei fogli, forse dei bozzetti. E il modo di parlare di Victor aveva un qualcosa di poetico quasi, per non parlare di tutta quella sua euforia che metteva in qualsiasi cosa.

– Non ti sta proprio niente male sai?– le disse la sua amica avvicinandosi a lei e girandole intorno per guardare quella stoffa in ogni dettaglio. Era di un azzurro polvere con fiori ricamati in argento e sembrava che ogni singolo pezzo fosse stato cucito per il suo corpo. Non era nulla di troppo stravagante, partiva dalla spalla sinistra dove vi era una spilla e le avvolgeva il petto fino alla vita, lì dove una piccola cintura di foglie oro dava inizio ad una gonna leggera che arrivava quasi a terra. Sempre dalla spalla partiva un lembo chiaro che le cadeva fino all'orlo della gonna a coprirle parte del braccio.

– Non saprei, qualcosa non mi convince.– disse Pièrre osservandola.

– Di solito i colori chiari le stanno alla perfezione, anche questo non è da meno.– disse invece Sarah contenta. Evidentemente le piaceva vedere la figlia con quell'abito. Kyra però si sentiva strana.

– Su questo sono d'accordo ma manca quel qualcosa in più che la faccia brillare. Rimediamo subito!–

Victor per poco non la trascinò con sé, e per chissà quanto altro tempo lei si ritrovò a cambiare in continuazione abiti. I colori scuri non le piacevano facendola sentire oppressa, quelli troppo accesi sovrastavano i colori delicati degli occhi e dei capelli, ma anche quelli di tonalità chiara sembravano non essere degni di quella ragazza.

Rosa, blu, giallo, verde, bianco, crema, non seppe quanti colori provò, solo erano una marea, un'infinità. Si erano messi tutti a cercare quel colore perfetto tra i rotoli di stoffa mentre le ore passavano. Rosso, grigio, azzurro, poi tutte le sfumature di arancio possibili e immaginabili, e poi l'occhio le cadde su un colore in particolare quando si sedette esausta su una sedia mentre aspettava che sua madre e Victor discutevano: il viola.

Non era di una tonalità così scura, sembrava caldo e rassicurante, l'aveva attratta subito. Pièrre se ne era accorto e aveva modificato l'abito bianco che aveva indosso, rendendolo unico con l'aggiunta di ricami oro. Ormai era più che chiaro che quella fosse una richiesta della madre, lei adorava tutto quello che dava luce, brillava. Tutti rimasero incantati dal risultato.

– Direi che è stupendo! Hai avuto un'idea fantastica, non ci eravamo nemmeno accorti di questo splendido tessuto!– esclamò Nissa abbracciandola e facendola ridacchiare.

– Usiamo poco questo colore, non troviamo quasi mai persone a cui stia davvero bene.– disse Pièrre mentre finiva di cucire dei piccoli dettagli lungo la gonna morbida. Era davvero bravo nel suo lavoro.

– In realtà ho visto molta gente indossarlo.– disse Kyra confusa. Alla festa che aveva organizzato aveva visto donne dai linemaneti valorizzati da splendidi abiti.

– Oh, sì è ovvio. Ma non dovete solo guardare con occhi normali come un colore si abbini alla pelle e ai lineamenti di qualcuno valorizzandola.–

– In che senso?– domandò Nissa altrettanto confusa.

– Io e Victor ormai lavoriamo da anni qui e abbiamo sviluppato un'abilità che ci permette di vedere oltre. È complicato da spiegare ma vediamo se riesco a farmi capire. Prendiamo in esempio Kyra, questo stesso abito potrebbe stare perfettamente anche a te o a qualsiasi altra ragazza che potrebbe assomigliarle dall'aura blu, in quanto questo è un colore adatto a loro. Però, lei ha qualcosa in sé che la rende più viva e vera con il viola rispetto a te e ad altre, e ha a che fare sia con la magia che ognuno di noi ha sia con il carattere.–

– In pratica, stai dicendo che se io avessi un'aura gialla non risulterebbe così addosso a me?–

Kyra lo guardò stupita, davvero l'aura di un Salir aveva così tanto effetto su un qualcosa di apparentemente così semplice?

– Esatto. Potresti girarsi un attimo per favore?–

Lei eseguì e si voltò, ritrovandosi davanti uno specchio che, precedentemente, Victor le aveva portato. Si mise ad osservare ogni singolo ricamo scintillante, sentì la stoffa sotto le dita come le toccava la pelle con delicatezza. E poi si guardò in volto. Era sempre lo stesso, raggiante, splendido, non c'era alcuna traccia di dolore, forse perché lo mascherava bene. Ma che diamine...

I suoi occhi grigi per un attimo li vide diventare rossi e subito dopo tutto intorno a lei svanì lasciando spazio al buio più totale. Non c'era più la sua amica, sua madre, quella bottega dall'atmosfera calda, niente. Solo il nero assoluto e il proprio riflesso sullo specchio a pochi passi da lei, quel riflesso che iniziò a cambiare e prendere la forma di un ragazzo tenebroso e mai visto prima. La sua pelle era pallida, lineamenti spigolosi ma ammalianti, occhi come il sangue e maligni, capelli scuri come gli abiti indosso e la propria anima. Perché la vedeva più che chiaramente, era il nero assoluto. E tutto quello era solo nella sua testa.

– Bentrovata Kyra.– disse quel ragazzo con sorriso maligno. Non provò paura però, solo odio e ribrezzo, oltre al sentirsi come intrappolata.

– Ti trovo incantevole con questo splendido abito elegante. Degno di te.– continuò a dirle. Avrebbe voluto rispondergli, fargli delle domande ma non riusciva, era completamente bloccata da qualcosa. Forse dalla sua energia strana?

– E il viola, beh, il viola ti sta divinamente ma c'era da aspettarselo. Dico bene?–

Si avvicinò ancora tanto da sentire il suo respiro sulla sua pelle e la cosa le provocò solo un senso di odio profondo e anche... colpa. Per quale motivo? Non l'aveva mai visto un essere del genere che, con uno scatto, le strinse una mano alla gola con una forza fuori dal comune. E lei non riuscì a fare niente, immobile e alla disperata ricerca d'aria.

– Appena ti troverò, ti avrò. Sarà la tua fine. Che ne pensi?– le sussurrò all'orecchio. Qualcosa in lei si mosse, un calore si espanse e sentì tutta la sua energia scorrere nelle vene come non mai.

– Te lo puoi scordare.– gli disse a stento mentre vide i suoi occhi rossi farsi più irati e stringere la presa.

– Lo vedremo.–

Odiava il suo tocco sulla sua pelle rosea, odiava il suo sentirsi superiore, non lo sopportava. Lo voleva morto. Vattene! pensò, e subito dopo un raggio di pura luce li colpì e spazzando via ogni singola traccia di oscurità.

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